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35: Da Artalis

Terre di Alaron, Contea di Nevis

Ivy e Akùr si erano accomodati al tavolo di Artalis, che presto tornò da loro con delle tazze fumanti e un piatto di dolci. Ivy si accorse solo in quell'istante di quanto fosse affamata: sentì lo stomaco protestare alla sola vista dei biscotti.

-Prendi, cara, non fare complimenti!-, la esortò Artalis, per poi sedersi di fianco a loro.

Ivy, non riuscendo a resistere, prese un biscotto, mangiandolo in pochi istanti. Il suo sapore inusuale la deliziò all'istante: sapeva di zucchero, miele e mela, e Artalis sembrò compiaciuta di fronte ai suoi complimenti.

-Immagino che per te sarà difficile raccontarmi tutta la tua storia, non conoscendomi affatto. Ma per accogliere una richiesta difficile come arrivare da Iskender, ho bisogno di conoscerla.-, le spiegò Artalis, pazientemente, come se tenesse a non lasciar spazio ad alcun dubbio. Dovrò parlare a Grevor, il Conte di Istmil, il territorio confinante con il nostro. E' lui che si occupa delle spedizioni alla montagna di Iskender, perché si trova nel suo dominio. Ti farà avere una squadra di spedizione, ma sicuramente ti farà delle domande, vorrà sapere chi sei e perché vuoi raggiungere il Sommo Incantatore.-

-Conte?- le fece il verso Akùr. Artalis disegnò uno svolazzo in aria, noncurante..

-Sì, insomma, quasi Conte, quello che è, Akùr.-, sorrise sua madre, prima di aggiungere: -L'incoronazione è prevista tra un paio di giorni, quindi ci siamo quasi. Grevor di Istmil e Blez, la contessa di Nevis, la terra dove siamo ora, sono stati già eletti dal popolo, ma la festa è per noi un modo di onorare l'evento e dare un giorno di gioia a tutti.-, le spiegò Artalis, pazientemente. Ivy annuì, interessata da quella spiegazione: era evidente che le terre di Alaron fossero cambiate molto da ciò che lei e Brian avevano letto sul libro, ed era molto curiosa di scoprire le dinamiche della politica attuale. -Ti porterei da Grevor subito, Ivy, ma si trova dall'altra parte dell'isola. Sarebbe una perdita di tempo raggiungerlo ora, quando sarà lui stesso ad avvicinarsi alla nostra città entro la sera di dopodomani.
Ci basta soltanto aspettare un poco.-

-Capisco.-,mormorò Ivy, sentendosi inevitabilmente dispiaciuta, pur comprendendo la praticità di ciò che Artalis le aveva chiesto. -Nel frattempo, si potrebbe, non so, mettere magari qualche annuncio per cercare una persona?-

-Ma certo.-, la rassicurò Artalis. -A proposito, nel frattempo, ti andrebbe di spiegarci tutto?-

Ivy tacque per qualche istante, avvertendo la paura farsi strada in lei.

Poteva davvero rivelare informazioni del genere ad una sconosciuta? Artalis era gentile, stava facendo di tutto per metterla a proprio agio, e nei suoi occhi non c'era traccia di diffidenza. Ma di certo non stava immaginando che lei provenisse dalla Terra, da un luogo separato dall'isola, e che stesse per portare notizie tanto nefaste.

"E quindi? Cosa pensi di ottenere con tutte queste precauzioni? Non puoi trovare Iskender da sola, non sai niente di quest'isola, ti perderesti e non salveresti nessuno. E' da egoisti mettere in pericolo un intero mondo solo per la tua paura. E Brian chissà dov'è, quasi certamente in pericolo. Rifiutare un aiuto, adesso, non lo aiuterà."

Le parole, i racconti, tutto ciò che le era successo le sgorgarono dalle labbra come un fiume in piena. Mentre Artalis e Akùr ascoltavano, senza interromperla un solo istante, tutte le vicende di cui li stava mettendo al corrente, Ivy sentì la propria voce tremare.
Parlò dell'inizio della propria esistenza, della vita e della morte di suo padre, della permanenza a Dublino e del suo trasferimento a Cork, e poi della comparsa dei poteri. Raccontò del suo arrivo a Villa Rosenfer, di Brian, di Iskender e di ogni singola scoperta sul piano di Evan, fino al suo arrivo sull'isola. Quando ebbe finito si sentì sollevata da un enorme peso, e al contempo con l'animo in subbuglio per aver recuperato questioni e ricordi da cui voleva stare lontana.

Pensò di nuovo agli occhi di sua madre, iridi color acquamarina che per tanti anni l'avevano guardata come se fosse stata il suo faro faro, un appiglio a cui aggrapparsi, iridi che poi invece si erano fatte fredde, diverse, una volta svelata la sua vera identità. L'ultima volta che era riuscita a incrociare il suo sguardo, sua madre l'aveva guardata come se lei fosse stata peggio di una nemica: una sconosciuta, un oggetto da sfruttare, qualcuno impossibile da amare.

Ivy affondò le unghie nei palmi delle mani, tremando: aveva una gran voglia di urlare, di gridare quanto tutto fosse assurdo e ingiusto, e si trattenne solo per via dell'esasperazione. Era così stanca di tutta quella situazione. Aveva soltanto bisogno di riposare per un po', di sapere che Brian fosse sano e salvo e di appoggiare la testa contro alla sua spalla, di sentire che almeno per lui non era una sconosciuta, ma una persona vera, una persona che prima o poi si sarebbe rialzata.

Artalis e Akùr non parlarono per qualche istante, restando a fissarla colmi di stupore, mentre l'aria si riempiva di tensione.

Poi, Artalis fece una cosa che Ivy non si sarebbe mai aspettata.

Si alzò dalla sedia, le fece cenno di alzarsi e la abbracciò forte, stringendola a sé. Era una scena quasi buffa a vedersi, considerando che Artalis era veramente piccola, persino più bassa di Ivy.

-Scusami se mi permetto, Ivy, ma...mi dispiace così tanto. Hai solo diciotto anni ma hai davvero, davvero tanto sulle spalle. Anche troppo.- esclamò Artalis, scrutando con uno sguardo triste. -I piani di Evan che ci hai rivelato sembrano spaventosi, ma sono felice che tu sia qui ad avvertirci, ci dai una speranza per fermarli. Non abbiamo dovuto fronteggiare minacce da millenni, ma non ci fermeremo certo di fronte a questa!-

Raddrizzò la schiena con una certa fierezza, e nonostante il suo aspetto minuto, il suo sguardo lasciava trasparire una grande forza d'animo.

–Abbiamo paura, ma più della paura contano l'amore per la nostra terra e le nostre genti, e siamo determinati a proteggerle. Sono certa che troverai facilmente aiuto, una volta raccontata questa storia a chi di dovere. Otterrai l'appoggio che meriti, e spero anche la felicità, con il ritrovamento del tuo amico.-

-Grazie, Artalis-, sussurrò Ivy, tanto colpita da quelle parole da non sapere quasi cosa replicare. Per un attimo, d'istinto, si strinse a lei: non la conosceva bene, ma il suo abbraccio era stato un gesto di affetto così sincero da averla calmata per un istante.

-E di cosa? Grazie a te. Però, temo che tu abbia bisogno di ampliare la tua conoscenza delle nostre terre, per iniziare a viaggiare! Altrimenti sarà difficile per te capire dove stai andando, o cosa stai facendo.-, disse Artalis, scostandosi da lei con un sorriso. -Nel frattempo, ci penserò io a fare un annuncio per cercare il tuo amico Brian. Mi recherò negli uffici della città, tra poco. Tu hai bisogno di distrarti.-

-Siete così gentile, Ivy si sforzò di sorriderle gentilmente, grata delle sue premure. –In effetti, non mi sono ancora ambientata. Sono ancora tutta a pezzetti per il viaggio in terratreno... -

-Lo dicevo, io, che non era di qui!-, esclamò Akùr, con espressione particolarmente compiaciuta.

-Beh ... grazie anche a te, Akùr, per l'aiuto!-

Akùr le mandò un bacio con la mano, ed Ivy fu tentata di rimangiarsi ciò che aveva appena detto, ma si limitò a rivolgergli una smorfia.

-Beh, il terratreno scuote persino noi isolani!-, rise Artalis. –Avrai visto che qui ci sono tante specie diverse, molte anche mescolate tra loro. Ormai è difficile distinguerle perfettamente. Io sono prevalentemente una Gnoma, comunque, mentre Akùr è un Rowen, un essere delle rocce.-

-I miei genitori sono morti di febbre da ghiaccio quando ero piccolo-, aggiunse Akùr –Era un morbo parecchio diffuso durante la mia infanzia. Molte famiglie hanno uno o due figli adottivi, perché centinaia di genitori furono decimati.-

-Mi dispiace-, commentò sinceramente Ivy: di certo, poteva capire quanto male facesse perdere un genitore, e non lo avrebbe auguato a nessun altro. Lo guardò con rammarico, chiedendosi se non fosse per quel motivo che sembrava piuttosto fuori posto, quando parlava. Forse, aveva sfogato quel turbamento in una maniera che lei non era riuscita a comprenderla.–Sono felice che tu abbia trovato Artalis, allora.-

-E' un piacere averlo con noi. Akùr è diventato nostro figlio.-, convenne la Gnoma. –Io ho sposato un Fosfus, un essere fosforescente in grado di vedere al buio. I due bambini che hai visto giocare fuori sono i nostri figli. Penso che il resto delle lezioni sull'isola le impareresti meglio se qualcuno ti portasse a fare due passi in giro, hai bisogno di prendere una boccata d'aria. Io intanto posso cercare anche altre per aiutarti. Innanzitutto mi impegno a parlare della tua storia al Conte Grevor tra due giorni, durante l'Incoronazione.-, le promise Artalis. Andremo nella città della festa, verrai con noi e faremo la richiesta della spedizione.-

-Io non so davvero come ringraziarvi per l'aiu ... -

-Bene! Allora, andiamo a fare un giro? Vado a chiamare anche Haol e Ayslin!-, annunciò Akùr, interrompendola.

Allungò una mano sul tavolo, prendendo un foglietto e una penna e scribacchiando rapidamente qualcosa. Spalancò poi la finestra, e, sotto lo sguardo stupito di Ivy, soffiò sul biglietto, che si sollevò spontaneamente in volo verso una nuvola.

Akùr si diresse verso una parete, attraversandola come aveva fatto poco prima, mentre Artalis aprì la porta per Ivy.

Non appena mise piede in giardino, vide due creature bianche come la neve scendere dal cielo, talmente evanescenti da confondersi con l'aria.

Ivy le osservò meglio: ERANO aria, o meglio, vapore acqueo.

-Loro sono due Cloryn, esseri che vivono sulle nuvole e le manovrano.-, le sussurrò Akùr, mentre la prima creatura, una ragazza, metteva i piedi a terra. La sua figura riprese consistenza e definizione, nonostante la pelle mantenesse intatto l'incarnato chiaro. Aveva gli occhi azzurri come frammenti di cielo, un abito blu e i capelli che parevano fili di fumo bianco stretto in due folti codini. Il ragazzo che scese poco dopo aveva i suoi stessi lineamenti e colori, i capelli corti e un paio di occhiali tondi.

-HAOL, AYSLIN! Vi rubo un secondo, così vi spiego la questione di Ivy!-, esordì Artalis, prendendo da parte i due giovani non appena li vide comparire sulla soglia di casa. Li trascinò in un'altra stanza, e Ivy si chiese allarmata che cosa avrebbero pensato di lei una volta sentita tutta la storia. Tuttavia, le sue preoccupazioni scemarono notevolmente, vedendoli di ritorno dopo qualche minuto senza apparente turbamento.

-Beh, dunque, allora...BUONGIORNO!-, esclamò la ragazza, allegra, stiracchiando le braccia senza troppo contegno. Il ragazzo si aggiustò gli occhiali sul naso, rivolgendo ad Ivy e ad Akùr un saluto più pacato.

- Quindi tu sei Ivy, la Terrestre!- disse lui con un sorriso educato, porgendole la mano. –Io sono Haol, e lei è Ayslin, mia sorella.-

-E' veramente un piacere conoscerti!-, esclamò Ayslin, entusiasta dalla novità. I nuovi arrivati suscitarono un istintivo moto di simpatia in Ivy, che ricambiò i loro sorrisi.

-Il piacere è mio!-,rispose Ivy, con estremo sollievo. Non vedeva l'ora di conoscerli meglio: sembravano davvero avere un ottimo carattere

-Vieni, vieni, hai bisogno di un tour per la città.-, annunciò Ayslin, prendendo Ivy per un braccio e facendola sentire, dopo tutte quelle disavventure, un po' più sollevata. Se non altro era in compagnia di coetanei, con dei possibili amici in quel posto sconosciuto.

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