27: I nemici
Cork, Irlanda, 22 Aprile 1929
BRIAN E IVY
-Sono il pino di montagna più bello del mondo. E che pino!-
Brian si osservò le braccia cosparse di piccoli rami, fronde e aghi, e girò su se stesso, come incantato dall'essere totalmente ricoperto di vegetazione.
Ivy rise, scostandosi una foglia d'edera dagli occhi.
-Ce la fai a camminare?-
Brian aggrottò la fronte in una buffa smorfia, e mosse i primi passi verso la porta, mentre Ivy era ancora concentrata su di sé, guidando con una mano alcuni ramoscelli sulle vesti.
-Più o meno. Mi sento un tantino ... impacciato. Oh, Dio! Ora capisco perché gli alberi stanno sempre fermi ... -, commentò Brian, cercando di muovere la mano bloccata da germogli per aprire la maniglia.
Ivy lo osservò con una certa soddisfazione: visto da dietro, mascherato a quel modo, avrebbe potuto tranquillamente confondersi con la boscaglia. E se c'era qualcosa che riusciva a calmare, almeno un poco, il battito irregolare del suo cuore e l'ansia dovuta all'attesa, era sapere Brian al sicuro.
-Allora, arrivo! Gli alberi cavallerizzi sono pronti!-
Raggiunsero la stalla di corsa. Erano già le nove di sera, e il vento soffiava forte, inclemente, facendo frusciare le fronde che i due ragazzi avevano indosso.
Brian saltò sulla sella con l'agilità di chi era abituato ad avere a che fare con cavalli e lunghe passeggiate in campagna. Ivy non aveva metà della sua dimestichezza, impiegò decisamente più tempo e mollò per sbaglio un paio di calci al povero animale, che nitrì per protesta.
-Scusami!- esclamò a denti stretti, quando finalmente riuscì a sedersi e ad afferrare le briglie –Sto rallentando tutto e uccidendoti il cavallo ... -
Brian rise, facendole cenno di seguirla. –Devi chiedere scusa al cavallo! Vieni, seguiamo le scorciatoie. Papà ... ehm, Evan era diretto in città. Con quella carrozza non può essere andato tanto lontano.-
Ivy fece più in fretta che poté, cercando di calmare il respiro, sentendosi a disagio in groppa all'animale. Andava bene correre, arrampicarsi sugli alberi, ma in quel caso ... si sentiva la persona meno atletica del mondo.
-Certo che un alieno cattivo che va in missione in carrozza ... sembra quasi uno scherzo.-
"Beh, parlo proprio io che vado in missione con un cavallo che non so guidare e travestita da albero ... " stava per aggiungere, ma si trattenne.
-Già. Mio padre è sempre andato in carrozza ovunque.- Replicò Brian, imboccando un sentierino laterale, e tendendo le orecchie più che poté. Ivy lo seguì con qualche manovra impacciata, pregando che Evan si trovasse a poca distanza e non sentisse tutti i nitriti del povero cavallo.
-Non ha mai usato una macchina? Ricco com'è?-
-Mai.- Brian si fermò con un brusco scatto, tanto che l'amica quasi gli andò a sbattere contro.
-Ehi, che succ..?!.-
-Odore di fumo.- Brian inspirò lentamente, chiudendo gli occhi. –Fumo, fuoco e temporale.-
Per un attimo Ivy credette che tutti quei cambiamenti gli avessero spappolato il cervello. Annusò l'aria, ma non fiutò nulla. Poi ricordò, e sgranò gli occhi.
-L'ultima volta che hai detto una cosa simile è apparso Iskender. Pensi che sia tornato?-
-No ... no, questa volta è diverso, lo sento. Sento anche ... - scese dal cavallo, procedendo a piedi, cautamente. –Sento dolore ... - guardò Ivy negli occhi, scuotendo la testa.
-Dolore?-
-Non forte, come se avessi un fastidio, un formicolio alle braccia, che si diffonde lentamente nel resto del corpo.-
Ivy saltò giù, preoccupata. Sperava che il suo malessere non c'entrasse con i lampi che gli aveva scagliato poco prima l'Incantatrice.
-Vediamo ... - Brian si scostò lentamente una manica dal braccio, e Ivy dovette premere una mano sulla bocca per impedirsi di urlare.
-Ecco, ho sempre pensato che i tatuaggi non fossero brutti, ma questo ... -, commentò Brian con una smorfia, scoprendo un'ulteriore porzione di pelle e sfiorandola con la punta delle dita. Sembrava avere dei tizzoni ardenti al posto del braccio, che era diventato scuro, percorso da striature rosso incandescente. –... non è esattamente il mio stile!!-
Percorse una delle linee rosse con un polpastrello, e una vampata di fuoco esplose: Ivy pensò di vedere il suo amico carbonizzarsi in un batter d'occhio, ma ciò non accadde.
Si limitò a cadere a terra, mentre il fuoco iniziava a divorare la sua corazza di foglie, apparentemente senza ferirlo. Ivy non riusciva a capire da dove arrivassero quelle fiamme. Brian aveva preso a rotolarsi sull'erba, ricordando che il fuoco si estingueva più facilmente in quella maniera, ma, incredibilmente, lui non sembrava soffrire.
Ivy si inginocchiò alla sua altezza, tossendo per tutto quel fumo, per poter osservare meglio e capirci qualcosa. I cavalli, nel frattempo, erano già fuggiti, scalpitando e nitrendo, ma recuperarli non era la sua attuale priorità.
Socchiuse gli occhi, tenendosi a debita distanza. Un bagliore dorato, più vivido di tutti gli altri, divampava sul lato sinistro di Brian, ormai visibile sotto la giacca, ora che tutte le foglie si erano mutate in cenere.
-Credo di aver capito!-, urlò il ragazzo, affondando la mano nella tasca: dopo qualche istante estrasse la causa di tutto quello scompiglio.
La piuma delle ali di Alaron, dono che Iskender gli aveva dato per aiutarli, sembrava fatta di luce pura. Era talmente luminosa che rischiarava un'ampia porzione di bosco, e miriadi di scintille esplodevano senza controllo.
Ivy ricordò le parole di Iskender: "Più sarete vicini ai frammenti di zaffiro, più le piume brilleranno di oro. Fungono da localizzatore ... li troverete più facilmente. E vi aiuteranno ad abbattere le protezioni messe da Evan."
Anche Ivy cercò la sua piuma, trovandola in una tasca della gonna. La guardò attentamente: riluceva di un fragile bagliore giallo, nulla a che vedere con tutto il fuoco che aveva creato quella di Brian.
-Non so perché la tua abbia avuto una reazione del genere e la mia no, ma probabilmente siamo vicini a Evan. Senti, ma tu ... il fuoco ... -
Brian girò lo sguardo verso di lei. I suoi occhi sembravano due fiamme. Nelle sue iridi verdi danzavano pagliuzze dorate e scarlatte. Ivy quasi indietreggiò per lo spavento.
-Sai la tua abilità con le piante? Beh ... io penso di stare simpatico al fuoco!- Brian sembrava elettrizzato da quella scoperta. –Anche se non capisco come mai si manifesti tutto solo ora, e con questa piuma. Comunque ... (chiuse gli occhi, pensieroso, sfiorandosi le braccia ancora percorse da fiamme), Evan si trova a cinque minuti da qui. E non è solo. Avverto come ... presenze simili alla sua.-
-La riunione degli Incantatori di cui parlava Iskender!-, convenne Ivy.
-Andiamo.-
Ivy non aveva mai visto Brian tanto deciso in vita sua: si era messo a correre, senza fermarsi o guardarsi indietro, i piedi che sfrecciavano sul sentiero sassoso e impervio. Era tutto fin troppo veloce per lei: Brian che improvvisamente risvegliava qualche misterioso potere e partiva di corsa, apparentemente noncurante di farsi scoprire. Ma lui si era fidato di lei. Le venne istintivo fare lo stesso. Forse, la sua era una vera intuizione, non follia.
Gli corse dietro, poi lo affiancò, senza fermarsi un istante.
-So a cosa stai pensando ...-, disse Brian, con il respiro affannato. Correva in discesa, non esitava un istante, neppure quando i piedi trovavano ostacoli. –Che ti ho mentito, o cose del genere, e ti ho tenuto tutto nascosto. Ma non ne sapevo nulla, ti giuro, e non so che cosa sia tutta questa faccenda del fuoco. Credo sia collegato al potere della piuma, ma non capisco come.-
-No, no, non penso questo!-, si affrettò a dire Ivy. –Ma sei sicuro di sapere dove stiamo andando?-
-Sì. Non so come spiegartelo, ma sento come una calamita che mi attira da una parte della strada. E quell'odore di fuoco e temporale che ti dicevo prima è sempre più forte. Ho ... qualcosa in mente che mi dice di andare da quella parte, che là in fondo è pieno di Incantatori.-
Ivy non replicò nulla: non serviva sprecare fiato.
Poi, dopo pochi passi Brian le fece cenno di rallentare. Svoltò dietro un angolo, e Ivy sentì una folata di vento scompigliarle i capelli. Avanzò di un poco, lentamente, ma l'aria l'avvolse. L'avvertiva turbinare intorno a sé, trascinare verso una voragine indefinita. Si costrinse a tenere gli occhi aperti, ma improvvisamente fu tutto nebbia e umidità. L'atmosfera era gravida di polvere, e il freddo le immobilizzava il corpo. Le sembrò di non riuscire più a compiere alcun movimento.
-Non sembra un normale acquazzone ...-, riuscì a dire, nonostante le labbra congelate e tremanti. –E' come se qualcosa ti ... -
- ... attirasse verso il centro, ma allo stesso tempo ti tenesse fermo?-
Ivy annuì. Brian provò ad avanzare di un passo, ma subito qualcosa lo spinse indietro. Evitò una brutta caduta, atterrando sulle ginocchia, e restò per qualche istante a terra, mentre la sua espressione si faceva preoccupata.
-Hai presente che ... mio padre ha tutti quei dipendenti al mercato?-
-Sì, sì, me lo ricordo-, ribatté Ivy. –Ma che c'entra?-
-Beh, ecco. Alla faccia dei venditori di pomodori e vestiti. Chinati un attimo, guarda.-
Ivy si sedette di fianco a lui. Da quell'altezza, vide una cappa di vapore bianco coprire una zona poco distante. Più ci si abbassava, meno denso era il vapore, e più si riusciva a guardarci attraverso. Una foschia argentea avvolgeva le strade, i boschi e gli alberi davanti a loro: non c'era da stupirsi se lei e Brian non riuscivano a passare.
Sembrava che stesse andando in scena il diluvio universale: barriere di acqua e detriti si spingevano fino al cielo, e le nuvole avevano il colore dell'inchiostro.
E, immersi in quell'ambiente ostile, ma per nulla disturbati da ciò, c'erano decine e decine di Incantatori, con le ali spiegate.
-Sono quasi tutti i dipendenti di mio padre! E ... -
Ivy sbiancò: al fianco di Evan c'era sua madre, con un'espressione mai vista prima.
Aveva un sorriso affilato, perfido, che sembrava solcarle il viso come un graffio. I capelli, solitamente castani, erano scuri, striati da linee d'argento, legati in una lunga treccia. Le ali grigie e maestose sembravano solide, scolpite in pietra, e si agitavano al vento, in sincrono con quelle di Evan.
Persino Stephen - Evan era diverso. Sembrava più giovane, con i capelli che rilucevano di riflessi argentei, e le sue ali erano nere e piumate come quelle di un corvo.
-Vuoi un istantaneo cambio di look, parrucchiere gratis e occhi più luminosi? Prego, compila il modulo per diventare Incantatore!-, ironizzò Ivy, giusto per sdrammatizzare e allontanare la spiacevole sensazione di panico provata nel vedere la madre a quel modo.
Anche l'espressione di Brian era spaventata, ma riuscì a sorridere.
-E non dimentichiamoci delle ali retrattili!-
Ivy rise piano. –Noi però non le abbiamo ... E' uno dei tanti misteri.-
-Magari sbucano alla giovane età di centocinquant'anni-, ipotizzò Brian, scherzoso, continuando a scrutare la scena. –Riesci a sentire qualcosa?-
Ivy scosse il capo.
Brian si rigirava tra le mani la piuma, che continuava a bruciare e divampare. Ora che erano giunti a pochi passi da Evan, e probabilmente dai frammenti di zaffiro, le fiamme si erano fatte di oro e di varie sfumature di giallo.
-Siamo a un passo dallo scoprire qualcosa, e siamo bloccati qui!-, mugugnò a denti stretti, ma il suo sguardo non era quello di chi si arrendeva.
-Dobbiamo trovare il modo di passare. Forse la piuma può aiutarci.-, disse, dopo qualche istante di riflessione. –Uhm ... MA CERTO!-
Il suo viso si illuminò improvvisamente: " Le piume fungono da localizzatore, e vi aiuteranno ad abbattere le protezioni che ha messo Evan."-, citò Brian, alzandosi in piedi di scatto. Lanciò la piuma di fronte a sé, prima di dar tempo a Ivy di replicare qualunque cosa.
All'inizio sembrò non funzionare. Sul suo viso comparve un'espressione stizzita.
-Beh, molto uti ... -
Si interruppe di colpo: un varco si era aperto entro la tempesta, e la piuma si era nuovamente sollevata in aria, a portata di mano, intatta. Brian si affrettò a recuperarla, mentre osservava ammirato l'effetto che aveva provocato.
Una porta dalla cornice infuocata si stagliava nitida contro la nebbia. Era poco più alta di Brian, e sembrava schiudere un facile passaggio.
-Non ... ci avevo pensato.-, ammise Ivy, colpita. –Fantastico!-
Lui le diede una gomitata, sorridendo. –Siamo una squadra, no?-
Passò attraverso la porta, non senza un certo timore. Chiuse gli occhi, quasi temesse di prendersi un colpo in testa da un momento all'altro. Ma non accadde nulla. Si addentrò nella tempesta con facilità, e quando anche Ivy fu passata, la porta si richiuse alle loro spalle, tramutata di nuovo in nebbia.
-Spero non ci abbiano visti.-, bisbigliò Ivy, lanciando un'occhiata a Evan e al suo gruppo. Fortuna che il capo degli Incantatori sembrava troppo preso a parlare con la sua combriccola per badare a loro.
Muoveva le mani, dirigendo spire di vento in ogni direzione, e gli incantatori si raccoglievano via via tutti intorno, anch'essi con le mani in movimento. Ivy non poté fare a meno di notare quanto fossero eleganti e aggraziati, sospinti dalle correnti d'aria come se pesassero poco più della piuma che teneva tra le mani. A vedere tutte quelle ali e quei colori armoniosi, per un attimo veniva quasi da ammirare quelle figure.
Poi era la rabbia a dominare, non appena si ricordavano i malefici che erano pronti a compiere, il loro piano d'attacco contro un luogo innocente, il desiderio di devastazione di una terra creata apposta per essere pacifica. Era infinita la lista: c'era anche il sangue che avevano versato in passato e gli inganni che stavano tessendo.
-Temo che prendergli gli zaffiri non sarà affatto facile. Gli Incantatori sono tantissimi.-, osservò Brian. I pugni del ragazzo erano serrati in una stretta, e in uno di essi teneva la piuma.
-Già ... Ma a questo punto ci conviene fare ancora a modo nostro: tentare, avanzare, provare. Qualche potere lo abbiamo. E le piume dovrebbero dare qualche segnale. Fino ad ora lo hanno fatto ... -
Brian la guardò negli occhi, poi annuì. Si fece strada silenziosamente tra gli alberi ghiacciati, procedendo con cautela e nascondendosi dietro ad essi. Ivy indossava ancora le foglie, ma ora, con tutta quella neve, il verde non faceva che risaltare, così se ne disfece.
Nel frattempo, lo sguardo dei due ragazzi era puntato sul gruppo di Incantatori. Evan era al centro di tutti, mentre Jennifer, la madre di Ivy, si era messa in cerchio insieme a tutti gli altri.
Il padre di Brian parlava con un tono di voce molto animato, ma erano troppo distanti per coglierne le parole. Sotto di lui, aveva preso ad erigersi una spirale di fumo scuro, sulla quale l'oratore si sosteneva alla perfezione. Sembrava volersi innalzare al cospetto di tutti gli altri presenti.
-Oh, dunque, miei seguaci, ora che siete tutti qui, lasciate che vi racconti la questione dal principio.
Cominciamo col dire che l'isola di mio fratello, le Terre di Alaron, di certo non spiccano per vastità.-
La sua voce, quando finalmente giunse alle orecchie dei due amici, aveva un tono sorprendentemente calmo; gli Incantatori sotto di lui lo fissavano come se pendessero dalle sue labbra.
–Ma, nonostante ciò, le sue difese e il suo potenziale sono ammirevoli. Innumerevoli razze, discendenti dei primi terrestri, popolano l'isola e collaborano tra di loro, sfruttando le loro diversità. Lo spazio, per quanto esiguo, è magnificamente sfruttato: decine di strati e nuclei cittadini si sviluppano su quasi tutta la superficie. Ci sono case sulle montagne, sospese tra le nuvole, in fondo al mare e sugli alberi. Ci sono persino città scavate nel terreno, così profondamente che gli abitanti non sentono più il calore del sole, ma quello del centro della terra.-
Un mormorio confuso attraversò la folla degli Incantatori. Forse, proprio come Ivy e Brian, aspettavano che Evan giungesse al fulcro della questione.
-La magia, inoltre, ha trovato nell'Isola terreno favorevole, e la maggior parte dei suoi abitanti riesce a servirsene.- Evan si sedette sulla spirale di fumo, incrociò le gambe e scrutò la folla.
-E ... ? Signore, gli zaffiri! Cosa dob ...?-
Evan fulminò con lo sguardo l'Incantatore che l'aveva interrotto, e gli fece cenno di tacere. Ivy e Brian, stretti dietro ad alcuni alberi, ascoltavano con il cuore in gola.
-Non voglio alcuna interruzione! Se vogliamo attaccare un territorio dobbiamo conoscerlo: non voglio che vanifichiate tutte le scoperte che io e Sayula abbiamo fatto.-
La madre di Ivy, a quel punto, si levò in volo, affiancando Evan con un sorriso. Alla ragazza sembrò di ricevere un pugno nello stomaco.
Sayula? Beh, Iskender aveva detto che gli Incantatori avevano cambiato nome, quello era il problema minore. Ma vederla sorridere a quell'orribile Evan, sentire che lui la ringraziava per chissà quali servigi ... era quello ciò che aveva realmente fatto in tutti quegli anni, mentre fingeva di star male? Mentre Ivy viveva con l'angoscia nel cuore, temendo che soffrisse e crollasse di nuovo? Ivy sentì la rabbia divamparle dentro. Cercò di controllarsi, perché sentiva le mani pizzicare e voleva evitare che germogliasse una serra ambulante di rampicanti. Sentiva gli occhi bruciare di lacrime di delusione.
Poi avvertì la mano di Brian sfiorare la sua con delicatezza. Ebbe paura di ferirlo, perché nel palmo sentiva muovere le radici di una nuova pianta. Ma voltò ugualmente il capo per incrociare il suo sguardo. Si sentì imbarazzata, con quegli occhi lucidi di fronte a lui, ma il suo sorriso era gentile: si notava bene che anche l'amico cercava di contenere lo sconcerto provato nel vedere suo padre, Evan, in quelle condizioni. Ivy ricambiò d'istinto il sorriso, gli prese la mano e la strinse alla propria.
Fu Sayula a riprendere il discorso. -Cos'altro c'è, dunque, da aggiungere, sulle lontane terre di Alaron?- Ivy pensò a quanto sarebbe stato difficile pensare di dover chiamare sua madre in quel modo, in futuro. E separarsene.
–Dopo la grande guerra che ci annientò, esse sono prosperate da ogni punto di vista: organizzativo, economico, sociale e politico. Il territorio è diviso in due Contee, e la gente vive in una placida sicurezza. Alaron ha costruito una barriera protettiva contro possibili attacchi esterni, ostacolo tanto difficile da varcare che persino Evan, il nostro Signore, ha impiegato anni per riuscirvi.-
Sotto i lineamenti eleganti, perfetti, Evan parve compiacersi degli sguardi e delle parole ammirate dei suoi seguaci. Se Brian avesse potuto proferir parola, avrebbe esclamato qualcosa di molto simile a "Nemmeno del porridge condito con salsa di scarafaggi riuscirebbe a nausearmi a questo modo!".
-Quindi, come avrete tutti intuito, la gente nei territori di Alaron ha ottenuto, al prezzo dell'isolamento, una sicurezza e una pace invidiabili. Ma come alcune piccole crepe possono iniziare a rovinare un sistema perfetto dall'interno quando nessuno ancora le nota, una piccola falla nel loro mondo innescherà morte, distruzione e follia.-
Il sorriso di Evan, in modo inquietante, rendeva il suo viso ancora più perfetto, e, allo stesso tempo, freddo. –E' per questo che abbiamo ideato un piano per riprenderci l'isola artificiale di Alaron, creata con alcuni frammenti, a mio avviso totalmente sprecati, del pianeta errante Pangram, nostra casa originaria e nostra salvezza.-
La folla esultò ancora prima di sentire il piano, tanto che l'evidente rispetto e timore che aveva di Evan sembrò scemare per qualche istante.
-Sono riuscito a superare le barriere dopo moltissimo lavoro. Diciannove anni fa, uccisi la moglie di Alaron, la sirena Theralin, custode del cuore di zaffiro, il manufatto che regge l'equilibrio dell'isola. Feci a pezzi lo zaffiro, quel tanto che bastava per iniziare a diffondere disastri nelle loro terre: La malvagità si sta insinuando nei cuori degli individui dalle menti più malleabili. Gli invidiosi, i perfidi, gli approfittatori, perderanno anche gli ultimi barlumi di coscienza e diverranno i nuovi assassini.- Evan fece una breve pausa, aggiungendo, poco dopo, con tono soddisfatto: -Ho già trovato una persona, là, in grado di aiutarci. Sarà il nostro fedele sicario, in un territorio ormai in crisi.
Sapete..la materia dell'isola si è risvegliata grazie ai miei incantesimi: massi, terra, alberi, tutto ciò che era stabile e naturale ora è possibile fonte di panico e di incidenti. Mostri e creature malvagie continuano a nascere dai luoghi più inaspettati. E sapete perché ho fatto tutto ciò?-
C'erano brusii discordanti ovunque. Ivy e Brian si lanciavano occhiate sconcertate. Iskender aveva già spiegato loro il piano di Evan, ma sentire tutte quelle cose dal vivo era cento volte peggio: era la conferma dell' orribile verità che non avevano conosciuto per anni.
Drizzarono le orecchie: Evan aveva nominato gli zaffiri, qualcuno prima aveva chiesto degli zaffiri. Forse erano nei paraggi.
-L'ho fatto perché è più facile sconfiggere un luogo già martoriato e logorato da guerre civili e disastri naturali. La gente inizierà ad odiarsi, a scontrarsi, e quando noi riusciremo ad arrivarci, tra poche settimane, la nostra vittoria e la presa dell'isola sarà più facile. Dopo di che, la vecchia Pangram sarà nostra, pronta per i nostri scopi. La materia sarà lavorata e plasmata a nostro piacimento. D'altronde, siamo o non siamo NOI i padroni di QUALUNQUE frammento esistente del nostro vecchio, glorioso pianeta?-
Ora i brusii si erano mutati in grida entusiaste.
-E per quanto riguarda gli zaffiri...- - Evan si interruppe, sollevando una mano all'altezza del viso. Dopo qualche istante, un tornado vero e proprio l'avvolse e lo inghiottì. Di lui non era rimasta traccia, ma nessuno parve allarmarsi, eccetto Ivy e Brian. Difatti riapparve dopo una breve attesa, con uno scrigno blu tra le mani. Tutti gli Incantatori si alzarono in volo, sporgendosi per guardare, evidentemente impazienti. Evan mostrò a tutti il palmo contenente alcuni zaffiri, che emisero all'istante un bagliore blu.
-Finemente raffinati, dotati di automatico teletrasporto. Solo le barriere di Alaron ci impediscono di arrivare nell'isola. Sapete bene che, essendo noi dotati di "cuori impuri e malvagi"- a quelle parole gli Incantatori scoppiarono in fragorose risate -veniamo automaticamente respinti dalla barriera. Ma conoscete altrettanto bene il piano che ci permetterà di servirci dell' innocenza dei due ragazzini per arrivarci.-
-Avete fatto un eccellente lavoro con il ragazzo-, si complimentò un Incantatore biondo, mentre Brian aggrottava la fronte. –Veramente: sembra un qualunque moccioso irlandese! Mai visto un lavaggio mentale così adeguato, senza contare che in quanto a poteri...ora ne è totalmente privo.-
Evan sorrise. –Sì, concordo. Pensa che ad ogni lezione che gli davo, durante ogni singola operazione di matematica o apprendimento di qualsivoglia nozione, il suo cervello si allontanava dalla sua vera natura di Incantatore e di abitante dell'isola.-
-Ah, l'ho sempre detto, io, che la matematica fa male!-, esclamò disse Brian con tono ironico; ma subito dopo scosse il capo. –E' tutto vero, Ivy. Ma non capisco che cosa intenda per "abitante dell'isola": ho sempre vissuto sulla terra, io!-
Ivy, pur dispiaciuta, gli fece cenno di zittirsi. Evan aveva ripreso a parlare.
-Peccato che io non possa replicare lo stesso complimento a te, Sayula ...-, riprese Evan, voltandosi verso la madre di Ivy. –Uccidere tuo marito Jehan è stato un gesto furbo e inaspettato: abbiamo un intralcio in meno, indubbiamente. Ma Ivy, la piccola peste ... sei forse stata in grado di bloccare i suoi poteri dopo la morte di lui? NO! Hai presente quanto è rischioso per noi che lei li scopra? Vi ho fatte venire entrambe alla mia villa per tenervi sotto controllo. Naturalmente, la marmocchia ha socializzato con quello stupido di Brian. Buon per me. Li convinceremo più facilmente a collaborare con noi, insieme, se vanno tanto d'accordo. E tu sappi che non l'ho uccisa solo perché era prestabilito che mi servisse per il piano. Ma se non riesce a portarci all'isola, se si rivela inutile, io la ammazzo.-
Sayula non parve fare una piega. –Così come uccideremo il ragazzino se il teletrasporto non dovesse funzionare con lui. Avrebbero già scoperto troppe cose, non potremmo permetterci di tenerli in vita. -
Ivy si era stretta a Brian. Sentiva il potere pronto a sgorgarle dalle mani, e la rabbia divampare. Il suo volto era rigato dalle lacrime. Brian non l'aveva mai vista piangere, in tre anni che la conosceva, ma in quel momento sembrava a pezzi.
-E..mio padre. L'ha ucciso lei, e anche loro. Io..non so cosa dire..-
-E lo capisco. Sai cosa? Non me ne importa niente. Che mi vedano pure. Non voglio star fermo un minuto di pi... -
Brian dovette interrompersi, perché vide letteralmente il vuoto sotto di sé. Ivy riconobbe bene la mano che l'aveva agguantato: era la stessa che aveva lanciato lampi poche ore prima, la stessa che aveva provato a soffocarla.
-Ve l'avevo detto che sarei arrivata prima io!-, la canzonò l'Incantatrice dai capelli e dalle ali viola, che poi urlò a pieni polmoni:- EWAAAAN! SAYULA, AMICI! I DUE MOCCIOSI SANNO DEL PIANO! SI NASCONDEVANO QUIII!-
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