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19: Ripensamenti del passato


Terre di Alaron

DARFEL

Darfel avanzò di qualche passo, sul sentiero sassoso dell'Accampamento. Gli facevano male i piedi, le gambe e la testa, ma in quel momento non gli importava: gli bastava che l'oscurità della notte gli celasse ogni cosa.

In momenti come quello non voleva restare steso sul letto, a guardare le pareti della sua stanza, i loro colori vivaci e insopportabili. Solo avvertire una sorta di vuoto vischioso intorno a sé riusciva a farlo sentire in pace, quasi lasciarsi inghiottire dal buio notturno per qualche minuto potesse placare il caos disperato che aveva in testa.

Camminò ancora e ancora, le mani che di tanto in tanto sfioravano gli alberi circostanti, prima di fermarsi ai piedi di uno di essi.

Prese un ampio respiro, e, come sempre, si trattenne.

Le lacrime gli solcavano spesso le guance, tra le due e le quattro di notte, ma aveva imparato a essere silenzioso: non singhiozzava mai, non prendeva a pugni niente, e cercava di dare il meno fastidio possibile.

Aveva già constatato fin troppo bene cosa poteva succedere, quando qualcuno diventava un peso.

-Penso che dovresti urlare un po', ogni tanto.-

Darfel non sobbalzò nemmeno, quando sentì il suono di quella voce familiare. Era abituato a trovarlo lì, almeno un paio di volte a settimana, ogni volta che si faceva un incubo e passava qualche minuto all'aria aperta.

A quanto pareva, non era l'unico che non riusciva a dormire.

Faolan gli rivolse un cenno di saluto e si sedette di fianco a lui, senza guardarlo in faccia. Tenne gli occhi fissi verso il cielo per qualche istante, senza aggiungere altro. Respirava con leggerezza, come se avesse temuto di svegliare qualche creatura notturna.

-Hey, Faolan. Urlare, dici?- ripeté Darfel, a bassa voce, seguendo il suo sguardo. –Cosa intendi?-

Le stelle che riuscì a scorgere quella notte assomigliavano a delle pagliuzze dorate: erano un miraggio lontano e irraggiungibile, proprio come la serenità del suo animo, in quel momento.

-Ciao. Scusa, non volevo spaventarti.-, mormorò, gentilmente, per poi specificare: -Intendo "urlare", nel vero senso della parola.- spiegò, ammorbidendo il tono, per mostrare la sua comprensione. –Forse potrà suonarti stupido, ma..se ti tieni tutto dentro ancora per un po', finirai per esplodere, ecco cosa intendo.-

Darfel fu tentato di rispondergli che anche lui avrebbe dovuto seguire quel consiglio: era più che convinto che Faolan gli nascondesse qualcosa, a giudicare da come saltava su ogni volta che accennava al suo passato.

Ma Faolan, al contrario suo, non sembrava avere mai espresso il desiderio di sfogarsi, né aveva mai pianto, così Darfel aveva preferito sopprimere ogni curiosità, pur di non turbarlo ulteriormente. Faolan era una persona amante dei propri spazi: lo aveva compreso da tempo, e cercava di rispettarlo.

-Mi manca mia sorella.- ammise Darfel, dopo qualche istante. Quello non era difficile da dire: era vero, e non era certo una novità. Avevano passato fin troppe notti a ridosso di quegli alberi, e, di tanto in tanto, tra un discorso e l'altro, gli era capitato di parlare della sua gemella, quasi sperando che il peso del cosmo sopra di loro potesse schiacciare per sempre quei ricordi malinconici. –Tutto qui.-

A volte gli bastava chiudere gli occhi e posare la testa sul cuscino, per sentirsi come trafitto da un coltello. Per ricordare il suo volto sorridente, improvvisamente rimpiazzato dal suo ultimo sguardo di puro terrore. Per sentirsi in colpa per ogni singola cosa che quel giorno aveva visto e non avrebbe mai potuto mostrarle.

Era troppo tardi per tutto, ormai. Dalya non sarebbe diventata un'acrobata, come sognava fino a qualche mese prima. Non lo avrebbe mai invitato a nessuno spettacolo. Non si sarebbe mai congratulata con lui, il giorno in cui finalmente sarebbe diventato cavaliere, e non sarebbe nemmeno mai uscita a prendersi da bere con lui e Faolan, come tre vecchi amici.

Avrebbe voluto presentargli Faolan, così tanto. Avrebbe voluto che vedesse quanto lo faceva stare bene, che lo ringraziasse per tutto quanto. Invece, non avrebbe mai neanche potuto conoscerlo. 

Quell'insieme di consapevolezze, spesso, gli rendeva difficile persino il semplice respirare.

Lui si era salvato. Ma Dalya no.

E se fosse successo lo stesso a qualunque altra persona a lui vicina? Faolan, ad esempio?

Cosa avrebbe pensato, Faolan, scoprendo di stare lavorando con una persona così insicura e tentennante? Forse non gli avrebbe affidato degli incarichi importanti. O, peggio ancora, forse non si era ancora del tutto aperto nei propri confronti proprio perché aveva intuito quanto lui fosse fragile. Darfel si sentiva come se non stesse facendo abbastanza per Faolan, né per nessun altro. Non riusciva del tutto a voltare pagina, né a allontanare quei pensieri.

-Non è "tutto qui", credi che non me ne accorga?- lo riprese gentilmente Faolan, voltandosi verso di lui, scrutandolo con evidente preoccupazione e premura. Più passavano i mesi, e più a Darfel sembrava di scorgere nuovi dettagli del suo volto, di come mutava quando era in apprensione o contento: in quel momento, aveva la fronte aggrottata, gli occhi malinconici e attenti puntati su di lui. 

Per un istante, si sentì completamente messo alle strette: sperava di essere riuscito a nascondere abbastanza bene i propri sentimenti, ma Faolan era molto più abile del previsto a decifrarli. Poneva una cura così evidente, nei propri confronti, che Darfel a volte ne rimaneva spiazzato, nel senso più positivo possibile. Si sentiva così importante, per l'altro, da commuoversi. Quella notte, tuttavia, sperò che quella vicinanza che avevano creato non danneggiasse l'altro.

–Mi sembri più turbato del solito.- aggiunse Faolan, con accortezza. –E' successo qualcos'altro?-

Darfel trattenne appena il fiato. Di norma, in un momento del genere, non avrebbe voluto avere nessuno intorno, soprattutto qualcuno che continuava a fare domande. Ma con Faolan era diverso.  Poteva fidarsi completamente, di lui.

-Mi piace, questa nuova vita. Ti sono grato di ogni singola cosa, non solo del cibo che ti scrocco. Sono serio: non penso che avrei mai potuto avere di meglio. Quando giriamo e lavoriamo, mi diverto davvero, con te. E sono sempre felice, quando sono insieme a te.- incominciò Darfel, titubante, facendo uno sforzo immane per non abbassare lo sguardo. Non era facile parlare così apertamente di cosa provasse, soprattutto sapendo come voleva far concludere il discorso. –Quando scherzo e rido con te, io non fingo mai. Mai. Ma..tu non mi vedi sempre. E forse non sai che io non sono solo questo.-

Faolan sussultò appena, prima di tacere per qualche istante. Sul volto aveva un'espressione indecifrabile, simile a un sorriso compiaciuto, nascosto a stento. Tuttavia, si riscosse poco dopo, concentrandosi sulla loro conversazione. -Io..grazie. Lo stesso vale per me. Mi piace molto, passare del tempo con te, e non è mai un peso o uno sforzo, o una mera questione di lavoro.-, mormorò, prima di inclinare appena il capo, scrutandolo con espressione concentrata. -E cos'altro pensi di essere, di così terribile?- 

Sotto alla luce delle stelle, il volto di Faolan era illuminato da un bagliore argenteo, che metteva in risalto il colore deciso delle sue iridi, e la sua pelle azzurra. Le sue ciocche blu gli segnavano il 

-Sono anche debole e imperfetto. Shalenya non ha tutti i torti, quando dice che sono uno sfigato senza spina dorsale. Di giorno sono felice, ma di notte piango in continuazione, come un cretino. Mi sento in colpa per mia sorella. E..ho paura che un giorno mi fermerò, sbaglierò una mossa in un combattimento, e anche tu, come i miei genitori, ti accorgerai di quanto posso essere inutile, e allora forse ti stancherai di me. Non resterai. Non..non lo fa mai nessuno, forse non me lo merito nemmeno. Perché dovresti farlo tu?-

Dire quelle parole ad alta voce era persino peggio di tenersele dentro e lasciare che lo logorassero. Mai come in quel momento Darfel si era sentito fragile e imperfetto, svelandogli a quel modo le sue preoccupazioni più profonde. Forse Faolan si sarebbe infastidito, sentendolo lamentarsi a quel modo. Ma cos'altro poteva fare? Continuare a fingere gli sembrava davvero peggiore. Prese un respiro più ampio,e si sforzò di continuare a parlare.
-O peggio ancora, ho paura che non sarò mai abbastanza forte da difenderti. Cosa succederebbe se mettessi in pericolo anche a te, magari davanti a un mostro? Io...non voglio deludere più nessuno. Mi preoccupa questo. Voglio che tu sappia che posso sbagliare anch'io. Io..non sono coraggioso, forte, perfetto, come voglio farti credere negli ultimi mesi. Non mi sono davvero ripreso, cioè, non sempre, non completamente. E mi dispiace, perché mi hai aiutato così tanto che vorrei soltanto essere all'altezza di..ecco..poter fare lo stesso per te. Invece sono solo..questo. E ho paura che non basti. Non per una persona..-, esitò appena, cercando l'aggettivo giusto, per quanto potesse suonare ridicolo dirlo. -..meravigliosa come te.-

Faolan sgranò gli occhi, per un istante. Darfel spostò lo sguardo in fretta, preoccupato di averlo turbato, prima di avvertire le sue dita che gli scompigliavano i capelli e sussultare per la sorpresa. Per un istante si abbandonò a quel gesto e chiuse gli occhi, voltando il viso verso la sua mano. Quello di Faolan era un tocco lieve, ma riuscì presto a placargli tutti i demoni che aveva in testa, restituendogli una piacevole quiete. Dopo qualche momento di silenzio, tuttavia, Darfel si ritrasse, quasi spaventato dall'effetto rassicurante che l'altro era riuscito a sortirgli. Di norma, fidarsi di qualcuno a quel modo di qualcuno lo spaventava: era come impugnare un'arma a doppio taglio, e dare a qualcuno la possibilità di ferirti. Spesso parlava soltanto di argomenti più superficiali, spaventato dall'idea di svelarsi troppo. Ma in compagnia di Faolan, quei timori sembravano sempre sciogliersi come neve al sole, lasciandolo sempre più spiazzato. Come faceva una persona ad avere un simile potere su di lui?

-Pensi davvero che certe cose si dimentichino da un mese all'altro? Sarebbe più strano se ti fossi già scordato tutto. Sei una persona sensibile, Darfel, e non è una debolezza. Vuol dire che dai valore a chi ti sta intorno e a tutto ciò che fai. E' uno dei motivi per cui...-,esitò appena Faolan, prima di sorridergli e rimettersi in piedi, dandogli le spalle. -...mi piaci così tanto. Io ti ammiro d davvero tanto, dovresti saperlo.- 

La mano che pochi istanti prima lo aveva sfiorato si richiuse in un pugno, e Darfel avrebbe decisamente preferito non sentirne un'improvvisa e inspiegabile mancanza. Sviò lo sguardo in fretta da lui, affondando le unghie nei palmi delle mani. Improvvisamente si sentiva di nuovo scombussolato, persino più si prima, ma non più in maniera spiacevole. Il cuore gli stava martellando così forte, nel petto, da fargli quasi male. Non sapeva che cosa gli stesse prendendo, ma quelle nuove sensazioni erano decisamente difficili da gestire.
–E comunque, non devi sdebitarti con me in nessun modo: non ti ho salvato perché volevo qualcosa in cambio. Ti ho salvato perché volevo farlo, e sai..io sono felice che tu sia vivo, ogni singolo giorno. Vederti qui, parlarti, conoscerti, sapere che un po' alla volta ce la stai facendo, nonostante tutto..è l'unica cosa che desidero in cambio. Quindi non dire mai più che mi stancherò di te, o che non sei abbastanza. Vedo ogni giorno l'impegno che metti nel fare le cose, che siano per lavoro o in tutto il resto. Vedo tutti i tuoi sforzi, e penso che tu faccia decisamente più che abbastanza. E..sono fiero di te. Sei una persona straordinaria. Ti stimo molto, e ti prendo come esempio per tante cose. Faolan si ritrovò a sorridere, guardandolo negli occhi. La sua espressione solitamente rigida si ammorbidì, quando riuscì a sollevare gli angoli della bocca a un lieve sorriso.  -Anche tu, a me, dai sempre tanto coraggio e felicità. Sei il primo...che mi abbia mai fatto sentire a questo modo.-

 Darfel provò una fitta di gratitudine, che per un attimo lo fece sentire sia vulnerabile che felice: non si era reso conto di aver bisogno di sentire quelle parole, ma in quel momento seppe che erano abbastanza per consolarlo.

-E comunque, non mi interessa che tu sia perfetto. Anzi..se ci pensi, i perfettini di solito sono insopportabili, quindi dovresti essere contento di non esserlo. Anche i difetti rendono interessanti le persone. Non ti ricordi quanto ho riso, quando hai messo la torta nel posto sbagliato e le hai dato fuoco?-

Darfel replicò con un leggero sbuffo divertito, prima di lasciarlo proseguire.
-In un combattimento, comunque, può capitare di sbagliare. Così come in un sacco di altre cose.- la voce di Faolan, per un istante, si incrinò, come se avesse saputo bene di cosa stava parlando, e ne soffrisse ancora. –Ma ciò non toglie valore alle cose positive che hai fatto in passato. E tu, beh, ne hai fatte parecchie, di cose buone. O almeno, io la penso così. Non devi preoccuparti di deludermi, devi solo pensare a trovare la tua strada. Anche perché poi... insomma, non faccio così schifo da dover essere difeso, eh. Se ci fosse un mostro, sarei il primo a stenderlo. Cosa credi, di combattere meglio di me, adesso? Tiratela di meno.-

Darfel si affrettò a rialzarsi a propria volta, prima di accennare una risata.

-No, no, signor capo, non mi permetterei mai. O forse sì.- scherò Darfel, prima di domandargli, dopo qualche istante. -Senti, ma a te è mai servito urlare, come dici tu?-

-Sì.- ammise Faolan, gli occhi fissi verso un punto imprecisato del cielo, la postura di nuovo seria e composta. –A volte urlavo cose senza senso, davanti a un crepaccio, in montagna, dove non c'era nessuno. Avevo bisogno di sfogarmi. Ma è stato tanto tempo fa. Adesso va tutto bene.-

-Sei sicuro?- Darfel, improvvisamente, non aveva più voglia di muoversi e di camminare in fretta. Sarebbe rimasto lì per tutta la notte, se fosse servito a capire qualcosa di più dell'alone di malinconia di riservatezza che avvolgeva spesso l'amico.

Faolan gli aveva offerto una spalla, lo aveva aiutato. Gli veniva istintivo, cercare di fare lo stesso.

-Sì che sono sicuro.-, disse però Faolan, in fretta, non lasciandogli nessuno spazio a cui farlo avvicinare. Tuttavia, poco dopo, il suo tono si ammorbidì.–Vedrai, anche tu starai meglio. Ma nel frattempo, non devi preoccuparti di come ti vedo io. Se c'è una cosa certa, è che non vedo niente di negativo in te, Darfel, nè lo vedrò mai. Te l'ho detto, io..-,mormorò, esitando appena. -..penso che tu sia straordinario.-

-Un giorno sarò sempre felice come lo sono la maggior parte del tempo.- disse Darfel, con tono deciso. –Vedrai.-

-Non c'è mica fretta. Abbiamo tutto il tempo del mondo. Io non me ne andrò di certo, sarò qui per te.- Faolan girò i tacchi e diede chiaro segno di voler tornare indietro all'Accampamento, distanziandosi di qualche metro, e accennando un sorriso divertito. –Ora, però, fila a dormire. Sono le quattro di notte. Domani sarai rincoglionito, ci scommetto tutto.-

Darfel andò effettivamente a dormire, pochi minuti dopo. Ma per un po' rimase a guardare la figura dell'altro che si allontanava, il suo passo deciso.

Fin troppo deciso.

Aveva letto da qualche parte che le persone più gentili erano quelle che avevano sofferto di più.

Probabilmente, Darfel era uno dei pochi, su quell'isola, che avrebbe affibbiato l'aggettivo "gentile" a una persona Faolan, se ne rendeva conto. Ma era più che convinto che Faolan lo fosse sul serio, soltanto, non in maniera convenzionale: combatteva per proteggere le persone, e non si tirava mai indietro, quando si trattava di risollevargli il morale. Già soltanto quella sera, gli aveva trasmesso un pizzico di sicurezza in più.

Se Faolan non pensava abbastanza a sé stesso e nascondeva fin troppo, come gli era parso di capire da tempo, allora sarebbe stato lui ad aiutarlo, pensò Darfel, mentre rincasava silenziosamente nella sua stanza. A qualunque costo.

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