Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

10: L'ospedale


NOTA DELL'AUTORE: Hello, vi sta piacendo la storia?? :)

Fatemis apere se state ancora leggendo ;) <3 

Kieran

****

Terre di Alaron, contea di Istmil, ospedale.

DARFEL

-Sì, viene da molto lontano. Sì, è una vera fortuna che sia vivo..i miracoli succedono davvero, a volte. E'..assurdo. Ho avuto così tanta paura per lui, non ne hai idea.-

Darfel era sdraiato sul lettino di un ospedale, e la voce di Faolan gli giungeva ovattata, come un sussurro lontano. La sua mente era un intrico di pensieri disordinati; non riusciva nemmeno a tenere gli occhi aperti, a causa delle fitte di dolore che gli percorrevano la testa.
Nonostante ciò, voleva evitare di lamentarsi. Quel poco di coscienza che ancora si muoveva in lui non faceva che ripetergli che quel dolore gli sarebbe stato utile, in seguito: si trovava lì da qualche minuto, per un controllo medico a cui Faolan lo aveva accompagnato, ed erano state le magie curative a ridurlo in quello stato. Il cavaliere aveva voluto a tutti i costi fargli dare un'occhiata alle ferite infette, alla temperatura del suo corpo fin troppo elevata, e ora era nella stanza di fianco, a discutere con la sua amica curatrice che lo aveva appena guarito, una giovane di nome Nevaeh.
Darfel era riuscito a dare un'occhiata al suo volto, poco prima che le sue mani gli sfiorassero la testa e lo catturassero in un incantesimo: aveva i capelli rosa e gli occhi gentili. Gli aveva disinfettato i tagli delle braccia e delle gambe e lo aveva bendato, prima di concludere il suo lavoro. In quel momento, stava parlando delle sue condizioni di salute insieme al cavaliere.
La voce di Nevaeh era calma e rassicurante, e non faceva che ripetere che sì, c'era qualche infezione in corso nel suo corpo, e probabilmente anche qualche morso di insetto, ma che non era un problema: la magia avrebbe sistemato tutto, erano ancora in tempo per salvarlo. Ma non furono quelle parole a stupire Darfel: fu, piuttosto, il modo in cui Faolan rispondeva. Quando lo aveva salvato, nemmeno un paio d'ore prima, Faolan aveva parlato tutto il tempo con un tono piatto, quasi cauto, attento a non sfiorare note troppo alte o tremanti. In quel momento, invece, Darfel poteva distinguere chiaramente una certa inquietudine, nella sua voce leggermente spezzata, preoccupata.

Si rigirò appena nella brandina, stringendo un lembo del lenzuolo. Non riusciva ancora a capacitarsi di essere stato portato via dal deserto, né di avere di fianco, a pochi metri di distanza, una persona che palesasse a quel modo la sua preoccupazione per lui.
Dietro alle sue palpebre chiuse, il ricordo di Faolan che lo sollevava da terra e lo intimava a seguirlo era più vivido che mai. "Non mi sarai d'intralcio", gli aveva detto, con tutta la sicurezza del mondo.
Darfel riaprì gli occhi, prima di sbattere le palpebre e rendersi conto di quanto si fossero inumiditi. Per la prima volta dopo tanto tempo, aveva voglia di piangere soltanto per il sollievo: era come se qualcuno gli avesse levato un masso dal petto e potesse finalmente tornare a respirare con facilità.
Non c'erano più mostri, intorno a lui. Non c'erano più le distese di sabbia, così sterminate da fargli paura. Non c'erano più i luoghi dove aveva perso la gemella, per quanto sapesse che il ricordo di quel giorno non lo avrebbe mai abbandonato.

Si mise a sedere, ormai meno stordito. Avrebbe tanto voluto avere la forza di alzarsi, raggiungere Faolan e dirgli che non era successo nessun miracolo: era stato lui a salvarlo, non una misteriosa forza sconosciuta. Doveva rendersi conto della grandezza di quanto aveva fatto, riconoscere a sé stesso che aveva compiuto un'azione gentile. Perché quel ragazzo sembrava così restio a prendersi i propri meriti?
Darfel rammentò la sua espressione imbarazzata e perplessa, quando aveva iniziato a coprirlo di ringraziamenti, e per un attimo gli sfuggì un sorriso. Quel tipo era decisamente strano: faceva il cavaliere, salvava la popolazione civile...perché, allora, si comportava come se non fosse abituato a ricevere degli elogi?

In ogni caso, Darfel non riuscì ad alzarsi, in quel momento. Riuscì soltanto a restare lì, seduto e fermo, a pensare che finalmente riusciva a vedere una strada davanti a sé, a sentire l'animo scoppiare di gratitudine.
Qualche istante dopo, udì i passi di Faolan avvicinarsi a lui. Lo vide entrare nella stanza, con quel suo passo composto, e rivolgergli un cenno di saluto con la mano.
-Come ti senti?- Faolan fu una scheggia, a raggiungere la sua brandina. Si sedette in un angolo del materasso e cercò il suo sguardo con fermezza.
Stava seduto dritto come un fuso, con le mani ferme sulle ginocchia, quasi temesse di bruciare qualcosa soltanto sfiorandolo. A Darfel non sfuggì la stranezza della sua postura: sembrava una persona perennemente combattuta, intenta a trattenere una parte di sé. Per un attimo, provò una certa tristezza, a guardarlo: sembrava comportarsi come se fosse di troppo, eppure era proprio lui la causa della sua presenza in ospedale, della sua salvezza.

-Sto bene. Credo che tra un paio di minuti potrò anche alzarmi.- rispose Darfel, con un certo entusiasmo.
-Non esagerare, mi raccomando.- lo ammonì Faolan, apprensivo. –Dovrai dormire qua per una settimana e fare un controllo ogni mattina. Con la salute non si scherza, capito? Devi riprenderti.-
-Quindi, per il resto del tempo potrò già vedere l'Accampamento?- domandò Darfel,non riuscendo a trattenere la curiosità.
Gli piaceva quel nome: Accampamento. Gli faceva venire in mente un luogo in cui la gente costruiva delle tende, in cui finalmente trovava un posto per riposare dopo un lungo cammino. Una casa. La sua prima casa, dopo tanto tempo.
-Beh, ma certo, perché no? Puoi vederlo anche adesso, dall'alto. E' vicino all'ospedale, possiamo farci un giro. Ma non ti farei scendere le scale oggi, non hai abbastanza forze.- disse Faolan, dopo qualche istante. Si alzò in piedi, dopo avergli dato una lieve pacca sulla spalla, guardandolo in attesa che lo raggiungesse.
Darfel cercò di non alzarsi troppo in fretta, e lo seguì con un passo calmo e lento, per potersi riprendere.
Salutò Nevaeh e la ringraziò, prima di seguire Faolan. Camminarono per pochi minuti, prima di fermarsi di fronte a un parapetto di legno. Darfel si sporse leggermente, e spalancò gli occhi, quando riuscì ad ammirare il paesaggio sotto di loro. C'erano decine e decine di casupole incastonate tra delle rocce, spiazzi vuoti circondati da alberi, persone ridotte a chiazze di colori, viste da quella distanza. Un vulcano spento poco distante oscurava una parte dell'accampamento più sopraelevata, ma sembrava quasi un monte, da tanto era fermo e placido.
-Ecco, l'Accampamento è questo, non appena ti rimetterai potrai iniziare le lezioni. Ci sono ragazzi e ragazze da tutta l'isola. Là c'è l'Armeria e là la mensa, dove le reclute mangiano a pranzo e cena. Lì in fondo, invece, c'è una biblioteca, là la zona per allenarsi, e poi là, le strade per collegarsi alla città, e..-
Il tono di Faolan era rilassato e leggermente orgoglioso,mentre gli descriveva le varie zone dell'Accampamento. Darfel lo ascoltò con attenzione, lasciandosi trasportare dalle sue parole, dalle immagini dei giorni successivi che già stavano nascendo dentro alla sua testa. Per la prima volta dopo tanto tempo, sentiva finalmente di aver trovato un posto adatto a lui, e provò un certo conforto a quel pensiero.

-Le leggende raccontano che i gli eserciti di tanto tempo fa, quelli dei nostri antenati terrestri, fossero rigidi e regolati da una forte gerarchizzazione dei ruoli.- continuò a raccontare Faolan, con un tono paziente e allo stesso tempo appassionato, che sorprese e destò una certa ammirazione in Darfel. -Ma devi sapere che il mio esercito, invece, non richiede una disciplina ferrea, né costringe i soldati a maniere forti.- continuò il cavaliere. -Io sono il capo, è vero, ma non sono tanto diverso dagli altri. Io non sono una figura onnipotente. Semplicemente, faccio più esplorazioni di tutti gli altri, ho perfezionato il mio combattimento e passo parecchio tempo a studiare le armi. Decido io chi deve andare in un posto o in un altro, guido le missioni, ma non costringo nessuno a restare. Considerami un capo ma non un padrone, insomma.-
-E' per questo che mi hai detto che potrò scegliere fin quando continuare a essere un Cavaliere? E' una sorta di lavoro volontario?- gli domandò Darfel, sempre più incuriosito.

-Sì, più o meno. E' un lavoro pagato, ma non tiene prigioniero nessuno.- ribadì Faolan, più gentilmente, quasi avesse paura di farlo sentire forzato o sofferente a proporgli quel mestiere, tenendo gli occhi puntati sul paesaggio poco distante. –Chi è abbastanza coraggioso e gentile da voler mettere a rischio la sua vita per proteggerne altre, per quanto mi riguarda, merita sempre, sempre, una totale libertà di scelta. Anche quando la scelta è lasciar perdere e tornare a fare un lavoro più tranquillo.- proseguì, mordendosi appena il labbro inferiore, esitando. -Non è facile essere sempre forti. Non biasimo chi improvvisamente chi vuole andarsene. Non sono nessuno per giudicare le paure degli altri, ci tengo che tu lo sappia.-

-Quindi, se anche un giorno ti sentissi stanco, potresti tranquillamente passare il comando a qualcun altro e fare un altro lavoro, giusto?- non poté fare a meno di chiedergli Darfel, dopo qualche istante, non potendo fare a meno di ammirare l'apprensione che percepiva in ogni parola di Faolan. Era un capo giusto, rispettoso e compassionevole, lo si capiva non solo dalle sue parole, ma dal modo in cui le pronunciava, dalla premura in cui cercava di mettersi nei panni altrui senza forzarli in nulla. Lavorare insieme a lui gli sembrò ancora più interessante.

Peccato che messo di fronte alla sua domanda, Faolan perse quella scioltezza e si irrigidì di colpo, e Darfel non poté fare a meno di notare come, subito dopo, il suo tono di voce cambiò, tornando a farsi più spento, privo della felicità di poco prima.

-No, io non posso. Non potrei mai permettermelo.- disse Faolan, semplicemente, come per chiudere il discorso.

Darfel fu tentato di rispondergli che se credeva davvero che tutti potessero crollare, di tanto in tanto, forse avrebbe dovuto permettere anche a sé stesso di farlo.

Nonostante si conoscessero da poco tempo, Darfel aveva già cominciato a riconoscersi in certi comportamenti di Faolan, nel suo profondo senso del dovere, che forse proveniva da un grande senso di colpa o da una perdita incolmabile.

Ma si trattenne e non chiese nient'altro. Sapeva bene di non avere ancora la confidenza necessaria per capirlo meglio. E sperava soltanto di riuscire ad ottenerla negli anni a venire.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro