SPECIALE
Aprii il mio pacchetto di patatine e le mangiai con gusto, visto che eravamo in viaggio da più di 12 ore e stavo morendo di fame. "Ti prego." il mio fidanzato fece una smorfia guardandomi disgustato. "Se proprio devi, mastica con la bocca chiusa." mi riprese e alzai gli occhi al cielo.
"Mi sembra che ognuno possa masticare come vuole." sorrisi sotto il suo sguardo annoiato, annuì continuando a guardare la cartina. "Quanto manca alla prossima fermata?" chiesi guardando l'interno dell'autobus pieno di gente.
Io avevo proposto di prendere la macchina, ma no, Luke per il nostro anniversario voleva fare un'avventura usando i mezzi pubblici, che idea grandiosa. Ma chi ero io per dirgli di no? Lo amavo troppo per distruggere i suoi sogni da bambino.
"Michael abbi un po' di pazienza, la prossima fermata è la nostra." spiegò indicando una via sul foglio che teneva in mano da quasi mezz'ora. "Sono così emozionato!" urlacchiò.
"Non è il primo orfanotrofio che andiamo a visitare." feci una smorfia. "Insomma, abbiamo già Tarent con noi, non ti basta? Vuoi un altro bambino?" chiesi prendendo un altro po' di patatine.
"Tarent potrebbe sentirsi solo." Luke fece il labbruccio. "E poi adoro i bambini e so che nel profondo anche tu ne vuoi un altro." mi puntò il dito contro con fare accusatorio e alzai le spalle. "Adesso sbrighiamoci, è la nostra fermata." mi ricordò non appena l'autobus si fermò.
Una volta scesi da lì camminammo quasi 5 km per raggiungere l'orfanotrofio più vicino e tutto perché Luke preferiva usare la sua cartina invece che andare a chiedere indicazioni, ma era il nostro anniversario quindi lasciai perdere e lo seguii comunque.
Se non era amore quello, non sapevo cosa lo fosse.
"Ecco, guarda!" puntò verso un edificio violetto chiaro. "È quello." mi prese per mano e mi spinse dietro di lui fino a raggiungere l'entrata. Una volta dentro mi meravigliai di quanto fosse carino quel posto, pulito e spazioso.
Sicuramente non come certe case famiglia che avevamo visto in precedenza. Quella di Tarent in sé era una catapecchia.
"Buongiorno." il mio fidanzato si avvicinò alla reception. "Siamo qui per una possibile adozione." spiegò andando dritto al punto.
"Oh, benvenuti." la donna dietro la scrivania sorrise prendendo dei moduli. "Che piacere sentirvelo dire, prego, seguitemi." si alzò in piedi e si avvicinò a noi. "Il mio nome è Celia e sono l'assistente della titolare, e voi siete?"
"Luke." la donna gli porse la mano che lui scosse.
"Io sono Michael." risposi quando porse la mano a me. "Il fidanzato." sorrisi falsamente e lei annuì entusiasta.
"Beh, non si vedono coppie come voi da queste parti." ridacchiò e alzai un sopracciglio. Cosa c'era di divertente? Ci aveva praticamente insultati. "Prego, da questa parte, vi mostro i bambino presenti nell'Istituto." ci fece cenno di seguirla.
Passammo attraverso un lungo corridoio prima di raggiungere una sala enorme, alcuni bambini stavano lì a giocare, altri invece leggevano ai tavoli e altri ancora guardavano la tv. "Questa è la sala ricreativa, fuori fa troppo caldo e dentro c'è l'aria condizionata." spiegò brevemente Celia. "Abbiamo bambini dai due anni fino ai 16, sentitevi liberi di parlare con loro." ci sorrise indicandoli.
"Grazie." Luke annuì e lei camminò via lasciandoci da soli di fronte ad una ventina di bambini. "Da chi iniziamo?" chiese il biondo osservando la stanza.
"Da quelli più calmi." commentai. "Mi basta Tarent che fa casino tutto il giorno." lui ridacchiò e scosse la testa avvcinandosi ad un bambino che stava leggendo. "Ciao."
Questo alzò lo sguardo, i suoi occhi verdi squadrarono il mio ragazzo. "Ciao." rispose confuso corrugando le sopracciglia.
"Come ti chiami?" chiese ancora Luke.
"Fred." lui sorrise leggermente. "Siete qui per adottare?" domandò con una scintilla di speranza negli occhi e quando annuii lui batté le mani. "Che bello, era da tanto che nessuna veniva qui!" esclamò.
"Quanto anni hai?" chiesi cambiando argomento, lui spostò i suoi occhiali sul ponte del suo naso e mi guardò leggermente confuso, forse per i miei capelli blu o per i miei piercing? Bah, non che mi importasse.
"11." sorrise. "Sono qua da quando ne avevo 6."
"Sì tutto molto bello." presi Luke per mano e lo portai più in là. "Non mi ispira."
"Michael." sbuffò. "Non ti ha ispirato nessun bambino negli ultimi 4 orfanotrofi." borbottò e alzai gli occhi al cielo.
"Non è colpa mia, non sono quel tipo di bambino che vorrei avere." spiegai. "Sai cosa? Ho la vescica che sta esplodendo, il vado al bagno e tu continui a parare con questi mocciosi, va bene?" Mi tolsi il berretto passando una mano tra i capelli per poi rimetterlo, dovevo andare in bagno e in fretta.
"Va bene, torna qui non appena hai finito." Mi sorrise e si avvicinò ad un mucchio di bambini presi dalla televisione.
Io invece girai i tacchi e camminai lungo un corridoio pieno di porte, una di queste porte portava sicuramente dal bagno. I bambini, non ero mai stato un amante di quei affari succhia biberon e piscina pannolini. Per quanto amassi Tarent, ero felice fosse entrato nella mia vita, ero più che sicuro che mi bastava e mi avanzava. Lo portavo a scuola, lo lavavo, lo sfamavo, lo portavo al parco e giocavo con lui a palla. Tutte cose che non mi dispiacevano, ma era comunque dura fare il padre e prendere un altro bambino non mi sembrava una buona a idea.
A meno che non esistesse un bambino indipendente già a 3 anni, in quel caso ero più che aperto ad averne una ventina.
La mia vescica stava letteralmente esplodendo e nessuna porta aveva su il segno di essere un bagno. Mi fermai di fronte ad una grossa finestra, ai piedi di questa c'era una bambina seduta a terra mentre disegnava su un foglio, la guardai per un secondo, aveva i capelli castani lunghi e vestiva un abito rosa pallido, ormai a rischio fuoriuscita pipì decisi di avvicinarmi a lei. "Hey bimba." La chiamai e lei alzò lo sguardo su di me, i suoi occhi verde scuro mi squadrarono senza espressione, anzi, sembrava turbata dalla mia interruzione. "Sapresti dirmi dov'è il bagno?" Domandai e lei alzò il suo piccolo braccino indicandomi una porta poco più avanti. "Grazie."
Con questo corsi in bagno, una volta liberatomi dai miei pesi rilasciai un sospiro di sollievo e mi lavai le mani.
Mai più bere la soda durante i viaggi, mai più.
Una volta uscito presi un grosso respiro e camminai per tornare indietro, ma mi fermai notando quella bambina ancora ferma davanti a quella finestra, era così... strana, silenziosa. "Grazie ancora." Le sorrisi leggermente e lei alzò le spalle senza neanche guardarmi. Guardai il corridoio e poi lei per poi sbuffare.
Fai quello che devi fare, Michael.
"Come mai sei qui tutta sola?" Chiesi avvicinandomi e sedendomi di fronte a lei. Ancora una volta alzò le spalle, la fissai per qualche secondo, preso dalle sue mollette di Hello Kitty, poi sbattei leggermente le palpebre. "Ma parli?"
Lei alzò la testa di scatto guardandomi come se avessi appena bestemmiato di fronte ad una chiesa con dentro il papa. "Sì." Sussurrò corrugando le sopracciglia.
"Come ti chiami?" Ormai la curiosità mi stava invadendo, non si vedeva tutti i giorni una bambina così misteriosa.
"Charlotte." Rispose, fermò i suoi movimenti e lasciò cadere la sua matita a terra sospirando leggermente. "E tu?"
"Io sono Michael." Sorrisi porgendole la mano, i suoi occhietti fissarono l'anello che avevo sull'anulare prima di prenderla e stringerla. "Allora, piccola Charlotte, perché sei qua tutta sola quando tutti i mocciosi stanno dall'altra parte?"
"Mi annoio con loro." Borbottò. Il mio sguardo cadde sul suo disegno e lo presi in mano osservandolo attentamente. Essendo una bambina non era sicuramente brava a disegnare, ma ero più che sicuro che molti della sua età avrebbero potuto fare di peggio. "Quella è casa mia." Parlò dopo una pausa, in effetti c'era una casa e un cane, una donna dai capelli colorati di biondo e un uomo con i capelli neri e dalle strane forme presenti sul suo corpo.
"Ti manca?" Alzai lo sguardo su di lei, il suo viso era leggermente tondo con delle guance paffute. Lei scosse la testa, i suoi occhi fissi sulla finestra. "Quanti anni hai?"
"6." Rispose a bassa voce. "E tu?"
"24, sì lo so, ne dimostro molti di meno." Mi vantai e lei ridacchiò leggermente, aveva una risata carina. Sicuramente molto più dolce di altri bambini che ridevano come pazzi.
"Mi piacciono i tuoi capelli." Si alzò in piedi, era alta poco più di un metro, e si avvicinò a me toccando le punte che fuoriuscivano dal capello. "Sono blu." Disse sorpresa, le sue piccole mani che ispezionavano i miei capelli mentre ridacchiavo sotto i baffi. "Io li voglio rosa."
"Un bel colore." Sorrisi. "Che ne dici di viola?" Chiesi e lei spalancò gli occhi annuendo, presi una piccola fascia legata al mio polso e la slegai. "Girati." Lei fece come le avevo detto e presi una sua ciocca di capelli per poi legarle la fascia in modo che non cadesse. "Ecco fatto, ora hai i capelli viola."
"Grazie." Sorrise e si girò a guardarmi. "E questi?" Indicò il mio piercing al naso e all'orecchio. "Sono bellissimi." Sospirò ammaliata.
"Ti piacciono?" Risi. "Di solito i bambini si spaventano a guardarli."
"Anche il mio papà ne aveva uno." Sussurrò lei e spalancai gli occhi. "O almeno mi sembra." Per un attimo riuscii a vedere una scintilla di delusione nei suoi occhi prima che la coprisse con disinteresse. "Fanno male?" Toccò l'anellino al mio labbro.
"No, dopo un po' ti ci abitui." Le spiegai e lei annuì. "Da quanto tempo sei qui?"
"Non lo so." Mi fissò dritto negli occhi. "Tanti giorni."
Ridacchiai leggermente, il suo sorriso crebbe e mi alzai in piedi. "Voglio farti conoscere il mio fidanzato, ti va?"
"Fidanzato?" Chiese stranita, come la maggior parte dei bambini quando scoprivano la mia sessualità. "Non sei troppo grande per un fidanzato?" Chiese e mi bloccai.
La sua domanda non riguardava la mia sessualità o il fatto che avessi un ragazzo invece che una ragazza, ma bensì mi stava chiedendo se non fossi troppo vecchio per avere un fidanzato, quella ragazza era fantastica. "Probabile, ma non sono uno che segue le regole." Alzai le spalle e le porsi la mano. "Sono sicuro che ti piacerà."
"Va bene." Prese la mia mano e la strinse. "Anche lui ha i capelli belli e gli anellini?" Annuii e lei spalancò gli occhi felice, camminammo lungo il corridoio fino a raggiungere la sala piena di bambini.
"Michael!" Luke mi venne incontro con un bambino in braccio. "Questo è Silver, è così dolce ed educato!" Urlacchiò felice e spostai lo sguardo dal viso del mio fidanzato a quello del bambino che avrà avuto due anni.
"Luke." Cercai di essere più dolce possibile. "Capisci che un bambino di due anni non può essere educato dato che non può parlare più di tanto?" Chiesi e lui corrugò la fronte guardando il marmocchio.
"Quindi non ti chiami Silver?"
"Silver!" Rispose il bimbo battendo le mani e alzai gli occhi al cielo.
"Oops." Luke lo mise giù e sorrise. "Ok, hai vinto, possiamo tornare a casa senza-"
"Luke, amore, vorrei presentarti Charlotte." Lo interruppi e solo allora sembrò notare la bambina che cercava di nascondersi dietro la mia gamba. "Charlotte, lui è il mio fidanzato." Lo presentai e lei uscì dal suo nascondiglio.
"Ciao." Sussurrò a bassa voce. "Bello l'anello al labbro." Borbottò giocando con la gonna del suo vestito, lui si accovacciò di fronte a lei e le sorrise.
"Grazie, bei capelli." Si complimentò lui.
"Michael mi ha fatto i capelli viola." Ridacchiò lei mostrando la fascia tra i suoi ciuffi castani.
Luke guardò prima lei e poi me, annuii leggermente con un sorriso stampato in volto. "Che ne dici di venire a casa con noi? Ti piacerebbe avere anche un fratellone?" Chiese il biondo accarezzandole i capelli. Lei fece una piccola smorfia analizzando il suo viso per poi guardare verso di me.
"Ha anche lui i capelli belli e gli anellini?"
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