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Quella mattina arrivai a scuola usando di nuovo la mia vecchia bici e fu veramente una fortuna visto che Michael si era offerto di darmi un altro passaggio che avevo cortesemente rifiutato. Durante la strada avevo incontrato pure Harry, ormai anche lui veniva a scuola in bici, quindi c'eravamo messi d'accordo di fare la strada insieme.

Forse avrei dovuto informarmi su dove abitasse, magari avrei potuto dargli un passaggio col mio motorino un giorno, quando avrei passato l'esame per il patentino. Che non avevo ancora iniziato tra l'altro.

"Mai pensato di iscriverti ad un corso scolastico?" chiese Harry varcando le porte dell'istituto.

"No, tu?" chiesi di rimando corrugando la fronte. Passavamo la maggior parte del tempo a parlare anche di argomenti inutili che però tra di noi sembravano importanti.
Dovevo ammetterlo, era bello avere un amico, aspettavo con ansia la mattina per poterlo vedere e per potergli parlare. Anche se non gli avevo ancora raccontato di quello che era successo in palestra, stavo aspettando il momento giusto per potergli chiedere consiglio.

"Io sì in realtà, pensavo di iscrivermi al corso di teatro o di canto." disse e ridacchiai.

"Tu, andare al corso di teatro?" lo derisi. "Da dove arriva quest'idea?" chiesi divertita.

"Hey, neanche io avrei mai pensato che ti piacesse la musica rock." mi diede una pacca sulla spalla e arrossii. Beccata.
"In oltre sarei un attore stupendo, insomma, mi vedi?"

"Sì ti vedo." annuii. "E vedo anche un presuntuoso." alzai un sopracciglio e lui si girò.

"Dove?" chiese facendo finta di non capire che stavo parlando di lui, alzai gli occhi al cielo ma sorrisi alla sua stupidità.

"Ciao Cheryl." quella voce mi fece congelare sul posto ma mi girai verso di lui comunque.

"Oh, ehm, ciao Liam." mormorai con voce piccola. Perché con lui ero così timida? Era odioso.

"Indovina? Sono nella tua classe di arte." si appoggiò al mio armadietto con il suo braccio e risucchiai un sospiro.

"Cosa? Ma come?" venni interrotta dalla sua risata e arrossii presa alla sprovvista.

"A quanto pare hanno trovato un solo sostituto per insegnare arte e visto che è abbastanza impegnato gli hanno proposto di tenere più classi insieme in modo da riuscire a starci con gli impegni." spiegò. "E la mia classe è insieme alla tua." mi sorrise e io ricambiai impacciata.

"Ma non avrebbe più senso farvi stare con un'altra quinta?" accidenti a me e alla mia lingua lunga. Non potevo starmene buona e accettare il fatto che fosse nella mia classe e forse mi avrebbe notata più di quanto non stesse già facendo?

"Siamo l'unica quinta." ridacchiò e volli seppellirmi. "Sono sicuro che ci divertiremo tantissimo." mi diede una leggera pacca sulla spalla e se ne andò lasciandomi confusa e allegra in un certo senso.

"Era lui il presuntuoso che stavi guardando?" chiese Harry alle mie spalle e un brivido passò lungo tutta la mia schiena.

**

Entrai nella classe di arte e mi guardai intorno vedendo tutti i banchi vuoti tranne per quello del professore. Alla cattedra stava seduto un uomo che sembrava star disegnando su un quaderno, tossicchiai leggermente ed entrai cercando di attirare la sua attenzione, ma vedendo che non ci riuscivo mi diressi lentamente all'ultima fila e mi sedetti per poi decidere di presentarmi. "Buongiorno."

L'uomo alzò lo sguardo e rimasi colpita dal suo modo di essere, sicuramente differente rispetto a qualsiasi altro professore della mia scuola. Aveva i capelli neri abbastanza lunghi tenuti in un ciuffo, aveva un piercing al naso e indossava vestiti abbastanza giovanili. Una camicia semplice bianca con le maniche arrotolate fino ai gomiti che permettevano di vedere i suoi tatuaggi e dei jeans strappati. "Lei è?" chiese guardandomi con curiosità.

"Cheryl Hemmings." risposi. "Lei è il nuovo prof di arte?" chiesi sperando di poter che tipo di persona fosse caratterialmente.

"Cheryl, mi hanno già parlato di te, praticamente tutti i professori. Sì, io insegnerò arte quest'anno e se sei fortunata anche gli anni a seguire." si alzò dalla sedia e si avvicinò al mio banco attraversando l'aula con sguardo fisso. Aveva gli occhi color ambra, un miscuglio tra marrone e giallo.
"E per quanto tutti mi parlino bene di te, sono sicuro che tu sia come il resto degli studenti e non capisco perché sia entrata in aula prima del suono della campanella, non è permesso." mi rinfacciò e spalancai gli occhi.

Mi odia.

"Io, vede, io sono solita a entrare prima per prendere posto, nessun professore mi ha mai vietato di farlo." balbettai presa dalla sorpresa.

"Bene, ma non durante le mie ore, la prossima volta voglio che entri dopo il suono della campanella con il resto dei tuoi compagni, non accetto preferenze." annuii leggermente intimorita e lui mi sorrise. "Sono sicuro che ci intenderemo alla perfezione." in quell'esatto momento la campanella suonò e gli altri iniziarono ad entrare, solo allora il professore si decise a tornare alla cattedra.

"Ragazza del parco." Liam mi affiancò sorridendo. "È libero il posto di fianco al tuo?" chiese. Come se qualcuno volesse sedersi si fianco a me. Pensai ma mi limitai ad annuire. "È questo il nuovo professore?"

"Purtroppo." borbottai.

"Perché?" chiese curioso.

"Perché sono appena entrata e mi ha già ripresa, mi odia e non gli ho fatto niente." non era normale per me, non ero mai stata odiata da un professore.

"È un modo per metterti alla prova, lo fanno spesso, non preoccuparti." annuii e guardai come l'uomo scrisse alla lavagna.

"Buongiorno classe." si girò a guardare tutta la classe, beh, le due classi insieme. "Io sono Zayn Malik, ma per voi sarò sig. Malik o più semplicemente, professore." sorrise e batté le mani. "Direi che visto che è il primo giorno, possiamo anche conoscerci un po' e parlare di quello faremo in questi mesi."

"Che barba." sbuffò Liam di fianco a me. "Già non mi piace." non potei non dargli torto, Liam era simpatico alla fine, uno dei pochi con cui avrei voluto affrontare una conversione e mi piaceva.

"Partiamo dai due in fondo."

"Te l'ho detto che mi odia." sbottai e lui sorrise.

"Dovrei presentarmi o qualcosa del genere?" chiese Liam al prof con fare annoiato e lui gli fece un cenno col capo. "Bene. Sono Liam Payne, 19 anni, gioco nella squadra di calcio della scuola e... Faccio schifo a disegnare, mi spiacevoli." alzò le spalle e qualcuno fece una risata ma io mi limitai a sorridergli.

"Molto bene sig. Payne, sono sicuro che riusciremo a tirare fuori la vena artistica che c'è in lei." sembrava divertito dall'intervento del mio compagno di banco. "E tu, Cheryl? Cosa puoi dirci di te?"

Deglutii a fatica. Niente, non deve sapere niente che non sia già scritto nei registri. Liam posò una mano sulla mia schiena come a incoraggiarmi ed era strano, nessuno mi aveva mai incoraggiata a parlare prima d'ora. "I-io sono Cheryl Hemmings, ho 17 anni e adoro l'arte." mormorai e il sig. Malik incrociò le braccia interessato.

"A cosa precisamente dell'arte?" chiese grattandosi il mento accentuato da una leggera barba.

Mi costrinsi a non guardare il resto dei presenti e a cercare un modo per finire quella situazione imbarazzante. "L'espressione." risposi alzando un sopracciglio e lui annuì soddisfatto.

"Bene, continuiamo, tu con la coda bionda."

Sospirai e mi rilassai contro la sedia, erano poche le volte che intervenivo durante le lezioni e ogni volta era una fatica immensa per cercare di esprimere i miei pensieri senza agitarmi. "Hey, come stai?" chiese Liam di fianco a me in un sussurro.

"Come se avessi corso una maratona." risposi sincera e lui sembrò addolcirsi.

"Non ti piace parlare in pubblico, eh?" ridacchiò e io lo assecondai.

"Per niente, non sono proprio la migliore ad esprimere quello che penso."

"Perché?"

E in quel momento milioni di motivi invasero la mia mente. Fin da piccola mi ero tenuta dentro tutto quello che pensavo. Non dissi niente quando Michael e Luke mi colorarono la camera di rosa, non dissi niente quando Luke mi chiese di mangiare la sua pasta alla carbonara che sapeva di pesce. Non avevo mai detto a Trent cosa ne pensavo su tutta la questione del suo lavoro ideale, non avevo mai replicato quando i bambini alle elementari mi dicevano che non avevo la mamma, perché la verità era che non c'è l'avevo e non avrei mai risposto.

La mia paura più grande era di ferire ed essere ferita dalle mie stesse parole, come quando rifiutai la sorpresa di Harry, fu come se mi fossi rifiutata da sola.

"Non lo so." alzai le spalle. "Non sono abituata, ho da poco iniziato ad avere un amico, è tanto per me." spiegai.

"Beh, ora puoi dire di avere due amici." sorrise e io ricambiai sinceramente questa volta.

**

"Va bene ragazzi, per oggi è tutto. Ci vedremo tre volte a settimana e ho intenzione di dipingere e tanto, penso che cercherò di conoscervi meglio attraverso la pittura." spiegò il professor Malik facendo annuire tutti. "Ora potete pure andare a casa."

Ci alzammo e sentii tutti bisbigliare su quanto già adorassero l'insegnante, solo io gli stavo antipatica? Come se gli avessi fatto qualcosa tra l'altro. Uscii velocemente e andai al mio armadietto prendendo tutta la mia roba per poi uscire verso la mia bici. Quella giornata era stata una delle più dure e avevo voglia di andare a casa mia e di dormire.

"Come mai così in ritardo?" chiese Harry mentre sistemava la sua bici quando lo raggiunsi.

"Ho conosciuto il nuovo prof di arte." borbottai infastidita prendendo anche la mia bici.

"Il sig. Malik?" chiese e io annuii. "È abbastanza simpatico, no?"

"No!" alzai la voce. "Mi odia, non mi sopporta e non capisco il perché, nessuno mi ha mai odiata!"

"Va bene, calmati." cercò di farmi ragionare. "Vedrai che è così solo perché non ti conosce, appena vedrà quanto sei brava non potrà far altro che adorarti come io resto dei professori." gli sorrisi grata e annuii, per fortuna avevo lui, altrimenti mi sarei dovuta tenere tutto dentro e avrei finito con una crisi isterica nel sonno.

"Andiamo, sono stanchissima." montai sulla mia bici e insieme iniziammo a pedalare verso casa, probabilmente i miei genitori si sarebbero preoccupati per un mio ritardo e avrebbero chiamato la polizia se non l'FBI.

"Alla fine mi sono iscritto a canto." disse tornando al discorso di quella mattina.

"Allora dovrai farmi sentire quanto sei bravo a cantare." ridacchiai e lui scosse la testa.

"A dire il vero pensavo, e speravo, che ti iscrivessi anche tu." iniziai a tossire ripetutamente.

"Io non so cantare."

"Scommetto che non hai mai provato." alzai gli occhi al cielo.

"Non ci ho mai neanche voluto pro-"

"Attenta!" frenai bruscamente con la bici facendo sbilanciare il mio corpo in avanti e cadendo di lato rimpiangendo di aver messo i pantaloni bianchi quel giorno. "Stai bene." Harry scese dalla sua bici lasciandola cadere a terra e venendomi accanto.

"Non lo so." borbottai quando mi prese dalle braccia alzandomi. "Ahia." mormorai quando poggiai la gamba a terra.

"Cazzo." imprecò lui. "Hai rotto i pantaloni sul ginocchio, ti sei sbucciata." portai lo sguardo sul mio ginocchio costatando che aveva ragione.

Ma perché avevo frenato? Dallo spavento, Harry mi aveva urlato di stare attenta ma non sapevo a cosa. Spostai i miei occhi sulla mia bici a terra e di fianco a questa notai qualcosa.
Mi spostai gentilmente dalla presa di Harry e mi avvicinai fino a vedere una graziosa palla di pelo raghomitolata su sé stessa, probabilmente impaurita.

"Che cos'è?" chiese il riccio da dietro di me.

"Un cucciolo." sorrisi posando una mano sulla testa di questo che sobbalzò al contatto e mi guardò. Aveva il pelo tutto sporco e il suo corpo era ricoperto di fango, era così piccolo, avrà avuto qualche mese. "È una volpe." realizzai quando alzò le orecchie guardandomi con fare curioso.

"Lasciamola nel bosco, probabilmente si sarà presa." mi suggerì Harry ma scossi la testa.

"Guardala, ha un piccolo buchetto vicino alla punta dell'orecchio." notai. "Starà scappando dai cacciatori, non posso riportarla lì." mi faceva male il solo pensiero.

"Cher, guardala, è sporca e selvatica, non è un animale domestico, cosa vuoi fare?" guardai come il cucciolo mi annusava il braccio e quando la presi in braccio non fece molta resistenza.

"Non ha neanche la forza per ribellarsi, non posso semplicemente lasciarla lì a morire." commentai alzandomi da terra. "La porterò a casa, la farò mangiare e poi la riporterò nel bosco, in un posto in cui sono sicura che non la troveranno." decisi, presi la bici e la rialzai per poi mettere il cucciolo nel cestino, di sicuro non avrei pedalato di nuovo con il dolore che avevo al ginocchio.

"Come vuoi, ma se ti morderà non venire a piangere da me." sbuffai una risata e scossi la testa.

"Camminerò fino a casa, se vuoi andare avanti vai pure."

"E lasciarti sola? No, rischieresti di portare a casa l'intero bosco, resto con te." sorrisi alla sua stupidità

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