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"Ok, il fatto è questo:
Ho trovato lavoro come tatuatore proprio ieri sera, solo che il mio capo non sembrava molto convinto quando gli ho detto che i tatuaggi sono la mia passione." Iniziò a parlare Trent, aprii leggermente gli occhi per ritrovarmelo sdraiato di fianco a me, corrugai la fronte ma rimasi in silenzio, magari se ne andrà da solo.
"Forse per il fatto che non ho tatuaggi, in effetti non ha tutti i torti. Così gli ho detto che oggi glielo avrei dimostrato tatuando il primo cliente che fosse entrato nel suo negozio."
Passai una mano sulla faccia e mi diedi un piccolo schiaffo sulla guancia. Non è un sogno. Eppure mi era già capitato di sognare Trent parlare della sua vita privata e di questa sua mania per la ricerca del lavoro della sua vita, ma non pensavo che i miei sogni potessero essere così realistici. "Trent... perché sei qui?" Bisbigliai con voce rauca sperando che se ne andasse al più presto.
"Oh sei sveglia." Si alzò di scatto stropicciando la mia coperta. "Di solito non ti svegli così presto..."
"Cosa?" Chiesi ancora mezza confusa da quello che stava succedendo.
"Uh, tutto questo è un sogno e tu non ne avrai memoria." Parlò avvicinando il suo viso al mio e muovendo le mani in uno strano modo, non sapevo chi fosse più ridicolo, Trent mentre provava a "ipnotizzarmi" o io che lo ascoltavo.
"Davvero, perché sei qui alle-" mi girai verso la sveglia. "-6:15 del mattino? La sveglia suonerà tra un quarto d'ora circa." bofonchiai chiudendo di nuovo gli occhi.
"Per sfogarmi con te." disse con fare ovvio.
"Ma io stavo dormendo." lo osservai mentre si allontanava verso la porta.
"Lo so." alzò le spalle e uscì dalla mia camera facendomi tirare un sospiro esasperato.
Che bella mattinata.
Spensi direttamente la sveglia e decisi di alzarmi, sbadigliai rumorosamente e mi diressi verso il bagno pronta a lavarmi.
**
"Sei in anticipo questa mattina." Mi fece notare Luke non appena mi sedetti a tavola pronta a mangiare il mio solito yogurt.
"Qualcuno mi ha svegliata presto." Alzai gli occhi al cielo prendendo il cucchiaio pronta a fare colazione. "Dovrei chiudere a chiave la mia stanza d'ora in poi." Riflettei.
"Si può fare." Commentò Micheal bevendo il suo caffè prima di sorridermi. "Visto che abbiamo tempo che ne dici se il tuo vecchio ti accompagnasse a scuola? Così non devi faticare con quella vecchia bici." Disse con voce dolce e mi vennero i brividi.
Mi immagino già la scena. Arrivo a scuola con Michael e Harry lo vede, papà mi chiede chi sia il ragazzo e vuole andare a presentarsi. No, non può accadere. Mandai giù lo yogurt a fatica e sentii le mai tremare. Avevo sempre nascosto la mia famiglia a chiunque, la preside sapeva che io avevo un padre, Luke, e uno zio, Michael, che vivevano con me perché mia madre non aveva voluto occuparsi di me.
"Che bella idea papà." Finsi un sorriso. "Ma non voglio scomodarti e poi preferisco la bici. In oltre penso che dopo scuola andrò a iscrivermi ad un corso per fare la patente per il motorino." Cercai una scusa valida.
"Nessun problema tesoro, verrò a prenderti io stesso e poi andremo a trovare una buona scuola, su, prendi lo zaino e andiamo." Si alzò dalla sedia e andò in camera sua per mettersi la sua giacca.
"Papà." Provai a lamentarmi ma Luke scosse la testa.
"È una bellissima idea, sono sicuro che non ti dispiaccia farti accompagnare per una volta." Posò una mano sulla mia spalla. "Vai a prendere le tue cose." Mi incoraggiò e mi alzai da tavola sbuffando. No, non fatemi questo.
**
"È da una vita che non vado nella tua scuola." Iniziò una conversazione facendomi sentire a disagio. "Forse perché la mia bellissima figlia è praticamente la prima della classe." Disse con orgoglio.
"Papà, non mi interessa, lo sai." Borbottai giocando con la mia gonna bianca. "Ascolta, puoi lasciarmi vicino al parcheggio?" Chiesi con voce flebile. Nessuno mi avrebbe vista uscire dall'auto, avrei potuto fingere di essere venuta a piedi.
"Ma è lontano dall'entrata." Si fermò ad un semaforo rosso guardandomi sospettoso.
"Sì... ma, papà, lo sai che... insomma, gli adolescenti... non è proprio il massimo farsi accompagnare." Inventai balbettando leggermente. "Ho 17 anni, non credo sia il massimo farsi vedere con i genitori." Mi guardò in silenzio per qualche secondo e poi fece ripartire l'auto senza dire niente.
Per una volta il silenzio mi spaventava. Non era mai successo ma sapevo che se Michael si fosse fatto vedere con me, non sarebbe passato molto inosservato e la gente avrebbe iniziato a parlare. E per gente intendevo Harry.
Arrivammo di fianco al parcheggio e le mie preghiere sembrarono essere state ascoltate visto che l'auto si fermò e papà sospirò. "Va bene, buona giornata tesoro, ti aspetto qui all'uscita. Non vorrei mai che qualcuno pensasse che la mia bambina è una cocca di papà, anche se lo è." Mi pizzicò leggermente la guancia e sorrisi.
"Grazie pa', a dopo allora." Gli stampai un bacio sulla guancia e uscii velocemente prima che cambiasse idea.
Camminai a passi veloci fino all'entrata e con mia sorpresa trovai Harry lì ad aspettarmi, oh no, se papà passasse di qui con l'auto e mi vedesse parlare con lui, mi farebbe fin troppe domande. Lui mi sorrise venendomi incontro e io mi sforzai a ricambiare mentre dentro di me urlavo a pieni polmoni.
"Hey, che dici se più tardi andiamo-" lo fermai di colpo e gli feci cenno di seguirmi.
"Possiamo entrare prima? Devo sistemare le mie cose nell'armadietto." Trovai una scusa e lui annuì confuso seguendomi all'interno della scuola.
"Stavo dicendo, che ne dici se invece che mangiare qui in mensa non andiamo invece al bar qui vicino?" Chiese sorridendomi e mi misi a pensare, non era una cattiva idea e in più avrei dovuto passare del tempo con lui per essere definita sua amica, giusto?
"Uh, sì, mi sembra una bella idea." Annuii aprendo il mio armadietto e mettendo dentro le uniche cose che non mi servivano. "Basta che torniamo prima del suono dell campanella." Gli puntai un dito contro con fare minaccioso, un po' come facevo quando ero con mio fratello, forse lui era l'unico che mi aveva vista nei momenti giocosi e dolci.
"Se ci tieni." Alzò le spalle. "Che cos'hai alla prima ora?" Chiese guardando il proprio orario che aveva sul cellulare.
"Educazione fisica, farò meglio a sbrigarmi." Borbottai alzando gli occhi al cielo, non ero male come giocatrice ma non andavo pazza per gli sport, non ne avevo mai trovato uno che mi piacesse. "Tu?"
"Arte." Sbuffò. "La mia classe di arte fa schifo, il professore è assente e praticamente non si fa niente." Si lamentò e capii la sua situazione visto che praticamente la mia era uguale.
"Lo so, a inizio anno il professor. Chang ha ricevuto una richiesta di lavoro in un liceo artistico a Londra e non ha perso tempo andandosene, il problema è che non ci sono molti docenti disposti a venire a Holmes Chapel." Spiegai, camminammo fianco a fianco verso la mia palestra. "Ma dicono che abbiano trovato qualcuno, arriverà tra qualche giorno immagino."
"L'importante è che mi insegni a disegnare qualcosa che non sia uno scarabocchio." Sbuffò facendomi ridacchiare. "Ora vado, manca poco al suono della campanella, ci vediamo più tardi." Fece un cenno con la mano e ricambiai con un cenno col capo per poi entrare negli spogliatoi femminili.
Aprii il mio armadietto dello spogliatoio e presi la divisa per poi andare in bagno a cambiarmi. Chi era quel sano di mente che metteva l'ora di educazione fisica alla prima ora del mattino?
**
"Okay ragazzi, partiamo con cinque minuti di corsa e visto che manca una mia collega, faremo lezione con i ragazzi dell'ultimo anno." Urlò il professor. Sky a gran voce per poi soffiare nel suo fischietto. "Forza mezze seghe!"
Alzai gli occhi al cielo e cominciai a correre mantenendo la mia andata. Mi lasciavo tranquillamente superare dagli altri che correvano come pazzi parlando tra di loro mentre io cercavo di non alzare gli occhi al cielo ogni due per tre sopratutto alle voci acute delle ragazze che parlavano dei ragazzi di quinta.
"Hey, ragazza del parco." Un corpo mi raggiunse e il mio cuore sembrò prendere un colpo. Mi spaventava solo alzare lo sguardo ma decisi di farlo lo stesso.
"Ciao." Mormorai insicura, perché mi stava rivolgendo ancora la parola? Avevo fatto una figuraccia l'altro giorno al parco e mi sentivo in estremo imbarazzo davanti a lui.
"Quindi fai il terzo anno." Commentò sorridendo, sembrava un sorriso dolce. "Avrei detto prima o seconda." Non pensare niente di male. "Mi stavo preoccupando sai, di solito non ci provo con le primine, ma visto che sei di terza posso anche non preoccuparmi." Quasi inciampai sui miei stessi passi.
"Come scusa?" Chiesi con una voce leggermente più alta ma cercai di mascherarla con un colpo di tosse.
"Sì insomma, sei carina e vedo che sei anche libera, insomma, un pensierino potrei farcelo." Alzò le spalle e mi superò raggiungendo un suo amico lasciandomi di stucco e con il cuore che batteva a mille.
Potrei interessargli, nessuno mi aveva mai detto una cosa del genere. Beh, Harry mi voleva come amica ma era ovvio che lui non mi interessasse veramente e neanche io gli interessavo in quel modo, quindi Liam era il primo ragazzo a cui piacessi, forse. Quindi cosa avrei dovuto fare? In senso, Liam era veramente un bel ragazzo e mi piaceva abbastanza, forse anche da prima che lo "conoscessi" e mi sarebbe piaciuto magari farci amicizia. Quindi avrei dovuto farmi notare... in qualche modo.
I miei pensieri vennero messi da parte quando il professore soffiò nel fischietto facendoci fermare tutti, poi prese un po' di fiato e parlò/urlò. "Ho deciso che giochiamo a basket! Visto che siamo in tanti, facciamo quattro squadre!" Poi prese un foglio con su scritti tutti i nomi. "Capitani: Shein, Payne, O'Brien e Janison. Fate le squadre e in campo!"
I quattro ragazzi si fecero avanti e decisero chi iniziava a prendere per primo. Per primi scelsero tra i maschi e poi dovettero prendere le femmine nonostante alcuni commenti da parte di alcuni che pensavano che le donne facessero pena a basket.
"Ok, inizio io." Disse Liam sorridendo e guardandoci una ad una, il suo sguardo incontrò il mio ma lo distolsi subito. Non prendere me, prendi qualcuno più bravo. Pensai in ansia. "Cheryl, nella mia squadra." Mi indicò per poi farmi cenno di andare verso di lui, nella palestra calò il silenzio e probabilmente tutti si stavano chiedendo perché avesse scelto proprio me, insomma, la ragazza che passava inosservata a chiunque.
"Bravo Payne, mi piace il tuo modo di fare per far partecipare tutti." Lo complimentò il prof. "Hemmings, vai pure." Mi incitò e io annuii per poi raggiungere Liam che mi fece cenno di battergli il cinque, e lo feci, le nostre mani si toccarono e sentii come fossero ruvide e grande rispetto alle mie piccole e lisce, eppure non mi dispiacque.
Dopo aver formato le quattro squadre dovevamo decidere chi giocava e chi rimaneva in panchina, morivo dalla voglia di offrirmi per stare in panchina ma rimasi zitta a fissare gli altri che parlavano tra di loro. "Sentite qua." Propose Liam. "Tu, tu, tu, tu e tu." Indicò 5 ragazzi. "Voi state in panchina e sostituite gli atri nel secondo tempo, noi altri siamo in campo. Le ragazze marcano le ragazze e i ragazzi marcano i ragazzi, tutto chiaro?" Chiese e tutti annuimmo. "Perfetto, in campo."
Ci piazzammo in campo e l'insegnante fischiò per dare inizio alla partita. Partì Liam prendendo subito la palla e partì spedito verso il canestro avversario con alcuni compagni che lo seguivano, io rimasi ferma nella nostra parte del campo, forse avrei fatto prima a restare nella difesa e on disturbare i veri giocatori.
Poi però gli avversari rubarono la palla e toccò a loro venire verso di noi, con me c'erano ancora due ragazze e un ragazzo ma non sembravano molto interessati al gioco. Decisi, a malincuore, di farmi avanti e provare a prendere la palla, ma questa era tenuta da un ragazzo di quinta e Liam aveva detto che le ragazze dovevano marcare solo le ragazze.
Mi morsi il labbro riflettendo a cosa fare ma solo quando me lo ritrovai davanti mi feci prendere dall'istinto e gli andai incontro riuscendo, sorprendentemente, a prendere palla e corsi a grande velocità cercando di raggiungere i miei compagni. Avevo il cuore a mille e le gambe molli, probabilmente dalla fifa del momento, ma cercai di resistere.
"Passa!" Urlò felice Liam facendomi notare di essere libero. Mi fermai e vidi tutti gli altri intorno a me ma presi coraggio e buttai la palla il più in là possibile prima di sentire qualcuno venirmi addosso e farmi cadere all'indietro.
"Stop! Fallo!" Urlò il professore facendosi largo tra i ragazzi per raggiungermi. "Hemmings, tutto bene?" Chiese preoccupato aiutandomi ad alzarmi.
"Sì." Mormorai ancora stordita, provai a fare un passo in avanti ma finii solo per cadere sulle ginocchia, eppure non mi faceva male niente.
"Sei solo un po' confusa dal colpo improvviso, qualcuno l'accompagni in bagno a lavarsi la faccia, noi continuiamo la partita." Dichiarò girandosi verso gli altri. "E questo fallo costerà 3 punti alla squadra e un tiro a canestro." Urlò arrabbiato.
Mi alzai di nuovo e portai le mani alle tempie massaggiandole. "Cheryl." Liam mi raggiunse. "Vuoi che ti accompagno?" Chiese anche lui preoccupato ma scossi la testa.
"Sto bene davvero, andrò a sedermi in panchina e basta." Forse avrei dovuto farlo già da prima.
"La prossima volta devi ascoltarmi, ti avevo detto di marcare solo le ragazze proprio per un motivo." Ma non sembrava arrabbiato, più che altro intenerito dalla mia condizione. "Comunque niente male... per una ragazza." Mi fece l'occhiolino e tornò in campo lasciandomi ancora più confusa per prima.
**
Lasciai tutti i miei libri nell'armadietto e tirai fuori solo la mia borsa col portafogli e il mio panino che sarebbe stato anche il mio pranzo. La mattina era passata abbastanza in fretta e non vedevo l'ora di andare a mangiare, volevo provare a parlare con Harry così come vedevo fare agli amici quindi aprirmi e raccontargli di quello che mi era successo in palestra. Essendo un ragazzo avrebbe saputo come aiutarmi.
Da Harry:
Ti aspetto all'uscita vicino al parcheggio delle bici, sbrigati xx.
Lessi il messaggio e allungai il passo decisa più che mai a far funzionare quest'amicizia e a provare ad essere una ragazza come le altre, perché per una volta potevo provarci. Controllavo intanto di avere le cuffie nella borsa e uscii dalla porta principale ritrovandomi poco dopo addosso ad una ragazza.
"Oddio, scusami." Si scusò lei facendo un passo indietro e osservandomi.
"Niente, non stavo guardando." Ammisi alzando le spalle, non avevo mai visto quella ragazza nella mia scuola. Era abbastanza particolare, aveva i capelli castani con uno shatush biondo, gli occhi tra un marrone mischiato col verde e le guance con piccole lentiggini. Feci per aprire bocca ma lei mi fermò.
"Ora devo andare, tu non mi hai mai vista qui." Fece uno strano movimento con le mani e corse via facendomi rimanere completamente a bocca aperta. Forse c'era veramente qualcuno come Trent al mondo.
Scossi la testa come per togliere dalla testa quella scena e raggiunsi Harry, stava fermo vicino alle bici mentre smanettava con il cellulare, quando mi vide corrugò la fronte.
"Come mai ci hai messo tanto?"
"Ho appena visto una delle ragazze più bizzarre del mondo." Communicai e lui rise.
"Mai quanto te."
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