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Chiusi il catenaccio della mia bici e mi affrettai ad entrare nella scuola, quella mattina mi ero ritrovata la gomma della bici a terra e ci avevo messo un quarto d'ora per gonfiarla, non era da me arrivare insieme agli altri alunni ma penso che esista il giorno che da uno strappo alla regola. Arrivai al mio armadietto e ci misi dentro la mia borsa insieme al mio capello e alla giacca per poi prendere i libri che mi servivano e chiudere il tutto. Le mie ballerine sembravano scivolare sulle piastrelle lucide del corridoio finché non arrivai alla mia classe ed entrai sospirando, l'ultima campanella non era ancora suonata.
Andai a sedermi al mio solito posto in fondo e ignorai le occhiate confuse da parte dei miei compagni, quel giorno indossavo una semplice gonna nera a pieghe e una camicetta rosa, niente di diverso rispetto agli altri giorni. Alla prima ora avevo matematica e al suono della campanella il professore entrò frettolosamente nella classe salutando. Il mio sguardo si posò sul banco attaccato al mio, non c'era nessuno, come sempre d'altronde.
Harry il giorno prima aveva tanto parlato di amicizia e del fatto che volesse essere mio amico e di dargli una possibilità e alla fine non si presenta neanche, bah chi lo capisce è bravo. Feci finta di niente e presi il quaderno pronta a scrivere appunti. Di sicuro non mi sarei lasciata influenzare da questo, mi aveva chiesto una possibilità e io gliela stavo dando, poi toccava a lui vedere se utilizzarla o sprecarla, la mia vita sarebbe comunque andata avanti con o senza di lui.
Quel pomeriggio sarebbero tornati i miei e mio fratello, questo perché Luke era talmente stressato riguardo a quel pranzo di famiglia che decise di voler tornare prima per iniziare a cucinare le portante (Che nessuno avrebbe mangiato sicuro), in oltre Trent era stato quasi cacciato perché aveva chiesto di lavorare come bagnino e ha finito per salvare un bambino che stava semplicemente giocando con una paperella nell'acqua, dopo questo il bambino scoppiò a piangere e ovviamente mio fratello venne considerato colpevole di tutto. Ovviamente.
La lezione andava avanti normalmente e rimasi concentrata durante la spiegazione, dopo un'ora ci fu il cambio dell'ora e arrivò la mia prof preferita, quella di letteratura. Aveva un sorriso a dipingerle le labbra dipinte di rosso dal suo solito rossetto, sembrava più felice del solito e non capivo neanche il perché. Si sedette alla cattedra e ci chiese di prendere il libro per iniziare a leggere qualcosa riguardo alle poesie visto che era il prossimo argomento che avremmo affrontato. "Cheryl, puoi venire qui un attimo?" Mi chiese, annuii sperando che non volesse iniziare a chiacchierare con me in quel momento visto che non volevo studiare a casa e avrei preferito fare tutto in classe.
Camminai velocemente fino alla sua cattedra e le sorrisi dolcemente come mio solito. "Sì?" Chiesi.
"Ascolta, avrei bisogno che tu andassi nell'aula professori, nel mio armadietto ci dovrebbe essere la mia borsa, me la potresti portare per favore?" Nella mia mente si formarono milioni di scuse per le quali non avrei potuto andare, ma il problema era un altro. Dire di no ad un professore era come scavarsi la fossa da soli. Così decisi di annuire lentamente e mi allontanai uscendo dalla classe.
Magari una passeggiata per i corridoi mi avrebbe fatto bene, mi avrebbe schiarito le idee e mi avrebbe permesso di riprendermi dalla settimana faticosa che stavo vivendo. In giro si potevano notare gli alunni di quinta che fumavano in giardino o quelli che cercavano di saltare le prime ore nascondendosi nei bagni, erano quelle persone che mi facevano ridere perché invece di affrontare i loro problemi preferivano nascondersi. Girai l'angolo e arrivai finalmente nell'aula professori, aprii la porta e rimasi ferma a osservare la stanza sbigottita.
"Sorpresa!" Mi voltai verso Harry che era in piedi di fianco al tavolo, non sapevo cosa fare. Come bisognava reagire in queste occasioni? Probabilmente sorridendo e ringraziando magari amiche saltellando dalla felicità, ma perché io non lo stavo facendo? Forse perché non avevo chiesto nulla del genere. "Non ti piace?"
Riportai lo sguardo sul cartellone che diceva:"Tanti auguri piccola Cher", mi sentivo più in colpa che felice. "Lo so, la scrittura non è delle migliori e alla fine non ci stavano le ultime lettere del tuo nome, ma non volevo togliere il piccola." Spiegò facendo qualche passo verso di me. "E ho portato dei pasticcini, direttamente dal panificio migliore di tutta Holmes Chapel." Mi sorrise mettendo in mostra le sue ue fossette.
"Perché?" Fu l'unica cosa che riuscii a chiedere guardandolo confusa.
"Un uccellino mi ha detto che qualche giorno fa era il tuo compleanno e tra amici ci si fanno gli auguri, non pensi?" Venne sempre più vicino a me guardandomi insistentemente negli occhi, ma io non avrei accettato di alzare lo sguardo da quel cartellone scritto a mano di un rosa perla, aveva usato i colori che più mi piacevano.
Era questo che voleva dire essere amici? Dover ricordare il compleanno dell'altro e fargli queste sorprese? Condividere momenti gioiosi e conoscere meglio l'altro? Perché questa cosa mi spaventava tanto? "Non posso rimanere qui in ogni caso, la prof mi aspetta, faresti meglio a togliere tutto prima che qualcuno si arrabbi e-"
"Wow, certe volte ti preferisco quando non parli e ti limiti a quello sguardo spaventato. Tranquilla, ho chiesto a tutti i professori ed erano d'accordo e felici del fatto che anche tu avessi una vita sociale, quindi siediti, rilassati e mangia qualche pasticcino." Posò le mani sulle mie spalle facendomi rabbrividire, mi spostai e lasciai che le sue braccia cadessero lungo i suoi fianchi.
"Come faccio a sapere che non mi stai dicendo una bugia per trattenermi dalla lezione?" Chiesi alzando un sopracciglio.
"Se inizi già a non fidarti di me non andremo molto lontano, non mi conosci, lascia che ti dimostri che potrei essere un buon amico." Tutto questo non aveva senso, perché avrebbe dovuto voler essere mio amico, perché continuava a provarci? Mi leccai le labbra pensando sul da farsi, c'era in ballo la mia fiducia e il mio rendimento scolastico.
Potevo credergli e rimanere, poi avrei scoperto se mi aveva mentito o meno. Oppure, avrei potuto rifiutare e tornare in classe senza la paura di star rischiando qualcosa.
Mi avvicinai all'armadietto della professoressa e lo aprì prendendo di conseguenza la sua borsa. "Faresti meglio a togliere tutto prima che arrivi un professore." Mormorai dandogli le spalle e uscendo dall'aula.
Non mi seguì, non lo sentii chiamarmi o comunque uscire dalla porta quindi diedi per scontato che ne rimase deluso. Sentii un groppo in gola mentre a passi lenti strisciavo le ballerine sul pavimento.
Che cos'ho di sbagliato? Perché non riesco a fare amicizia e non riesco ad accettare gli altri. Quando rientrai in classe notai come la prof mi guardò, addolorata, un sorriso falso pieno di pietà mentre poggiavo la sua borsa sulla cattedra. "Pensavo saresti tornata più tardi." Mi fece intendere che sapeva e che voleva che saltassi la sua ora.
"Non ho tempo da perdere." Risposi abbattuta tornando al mio banco.
**
Il pomeriggio non riuscii a fare un passo in casa che venni subito accerchiata da Luke, Micheal e Trent che mi strinsero in un abbraccio caloroso, sorrisi. Questo era il motivo per cui sorridevo tutti i giorni, per la mia famiglia. "Amoruccio fatti vedere, ci sei mancata tutto questo tempo!" La felicità che provava il biondo per qualunque cosa facesse mi dava la gioia di essere sua figlia. Così non mi ritrassi quando mi spettinò leggermente i capelli per poi mettere le sue mani sulle mie guance per strizzarle. "Ovviamente rimani sempre bellissima." Mi diede un bacio sul,a fronte.
"Grazie." Ridacchiai baciandogli la guancia, poi mi girai verso Micheal che stava controllando la casa con occhio vigile.
"Nessun segno di festa o di alcol." Disse pensieroso per poi sorridermi. "Sei sempre la più obbediente." Mi diede un buffetto sulla guancia. "Almeno la tua adolescenza è più calma di quella di tuo fratello."
A proposito di lui, non appena mi girai verso di lui corsi ad abbracciarlo allacciando le braccia dietro il suo collo e lui mi prese al volo sostenendomi dalle cosce. "Anche tu mi sei mancata piccoletta."
"Già, senza di me sei quasi stato buttato fuori dalle terme." Lo derisi scompigliando leggermente i suoi capelli biondi simili a quelli di Luke.
"Te l'hanno detto allora." Brontolò come un bambino. "Tanto ho già capito quale sarà il mio lavoro, la mia professione." Fece con fare fiero.
Mi mise a terra e alzai gli occhi al cielo. "Sentiamo, quale?"
"Lo psicologo."
E quando scoppiai a ridere lo vidi gonfiare le guance e imbronciarsi per poi prendere uno dei cuscini sul divano e lanciarmelo scontro, proprio allora partì la nostra lotta con i cuscini. Questo era l'unico modo in cui riuscivo ad essere felice, una sorpresa non era niente in confronto all'effetto verso la mia famiglia.
In ogni caso nella mia mente il ricordo di quel cartellone continuava a tormentarmi chiedendomi di tornare l'indomani da Harry e parlargli.
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