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La casa di Liam era praticamente dall'altra parte della città, ma lui aveva la macchina, per cui non ci volle molto per arrivarci, quasi dimenticavo che aveva 19 anni. Ero abituata a mio fratello che aveva preso la patente solo dopo due anni di tentativi, ancora oggi diffidavo quando mi dava dei passaggi, ma non c'era un altro modo fino ai 18.
"Sicuro che non sono di disturbo?" chiesi guardando la grande casa davanti alla quale stava parcheggiando. Quella di Kendall e indubbiamente enorme, ma questa era tutta un'altra cosa. Liam mi aveva detto che i suoi erano benestanti ma pensavo a un altro tipo di "benestanti", soprattutto in questa città.
"Stai tranquilla, sono che ti ho invitata." disse scendendo dall'auto e io feci lo stesso ritrovandomi davanti alla villa, deglutii il groppo in gola. Mi sentivo indubbiamente a disagio, già con Niall era stato difficile convivere. "Vieni." mi prese per mano e insieme entrammo.
Non volli neanche guardami intorno, la cosa mi avrebbe solo resa più nervosa e quasi quasi mi mancava la pace e la tranquillità che avevo trovato in Irlanda. "Non pensavo casa tua fosse così." spezzai il silenzio che si era creato.
"Non è niente di che." alzò le spalle e arrivammo finalmente nella sua stanza. Era normale, né troppo grande né troppo piccola, aveva le pareti bianche e una grande finestra che si affacciava sulla strada. Per il resto c'era un letto singolo, una scrivania in legno, un armadio nero laccato e un mobiletto nel quale stavano esposti dei modellini di macchine sportive che da quel che avevo capito erano la sua passione. "Benvenuta in camera Payne."
"E' molto carina." annuii andando a sedermi sul suo letto. "Ora per favore puoi spiegarmi?" chiesi e lui mi seguì sedendosi di fianco a me.
"Sei arrabbiata?" chiese e ci pensai. Non riuscivo ad essere arrabbiata e poi per cosa? Perché avevo scoperto che sia Liam che Harry conoscevano una ragazza che probabilmente era la causa principale del loro odio? No, io non ero quel tipo di ragazza. Scossi lentamente la testa e lui sospirò guardandomi preoccupato. "Come fai a sapere di Kylie?"
"In realtà è stato mio cugino a trovarla attraverso Instagram, hai una foto con lei sul suo profilo e poi segue anche Harry, tra l'altro il suo cognome è lo stesso di Kendall e si assomigliano, quindi abbiamo fatto 1 più 1." spiegai. "Voglio solo capire che c'entra lei con te e Harry."
"Non è facile da spiegare." passò una mano tra i capelli. "E' successo tre anni fa, ai tempi avevo 16 anni e lei ne aveva 15, la stessa età di Harry." annuii corrugando le sopracciglia incitandolo ad andare avanti. "Lei e lui andavano nella stessa classe, per questo si conoscevano."
"Impossibile, Harry è un ripetente, per questo è con me in classe." mi lasciai sfuggire. "Tra l'altro lui era in un'altra città con suo padre."
"Tutto questo è stato prima che si trasferisse. Ai tempi sembrava un ragazzo a posto. Continuando il discorso, io conoscevo Kylie attraverso sua sorella, Kendall, la mia migliore amica. Io e Kendall ci vedevamo regolarmente e quando andavo a casa sua mi capitava di vedere anche lei." spiegò. "Sembrava una ragazza dolce e carina, così le chiesi di uscire con me, non era niente di troppo serio, ma dopo un paio di appuntamenti capii che mi piaceva veramente e le chiesi di mettersi con me."
"E Harry cosa c'entra in tutto questo?" chiesi e lui alzò la mano come a farmi cenno di aspettare.
"La voce si sparse a scuola, tutti sapevano di noi e insieme a loro anche Harry lo venne a sapere, più tardi venni a conoscenza della sua piccola cotta per la mia ragazza, ma non me ne preoccupai, insomma, sapevo che lei non mi avrebbe tradito." mi prese una mano iniziò a giocare con le mie dita. "Qualche mese dopo loro due finirono insieme in un progetto scolastico e dovettero vedersi a casa di Harry. Lui ne approfittò e le disse tante bugie. Le disse che uscivo con altre ragazze e che mi vedeva le sere in discoteca, che facevo girare voci riguardo al fatto che la stavo semplicemente usando e lei, come ogni altra ragazzina, si spaventò. Così mi lasciò. Ma lei divenne furba, capì che sia io che lui le andavamo dietro come cagnolini e lo usò a suo vantaggio. Un giorno usciva con me e quello dopo con lui, continuò così per un paio di mesi finché non mi decisi a parlare con Harry e ci mettemmo d'accordo. Avrebbe scelto lei con chi stare, andammo a chiederlo a lei e Kylie ovviamente scelse a me per varie ragioni:
Sono più grande di un anno, sono benestante mentre Harry aveva problemi economici a causa della separazione dei suoi, insomma scelse il miglior partito. Ma Harry non si arrese e continuò a uscire con lei alle mie spalle e lei non si preoccupava di quello che le dicevo o pensavo. Era passato ormai un anno, io ne avevo 17, Harry e Kylie invece ne avevano 16. Le cose stavano perdendo il controllo, così intervennero Kendall e Gemma Styles."
"Gemma? Sapeva di tutto questo?"
Lui annuì impercettibilmente. "Allora frequentava ancora la nostra scuola e le erano giunte le voci. Così parlò con Harry, ma lui non volle sapere niente, ricordo che litigarono e quasi non si parlavano. Gemma però era intelligente e furba, parlò col padre e la madre convincendoli del fatto che una pausa gli avrebbe fatto bene, così il padre lo portò con sé a Londra. Sembrava tutto finito con Harry fuori dai piani, ma Kendall era stanca e stufa della sorella e di tutti i suoi guai che stavano mettendo in cattiva luce la loro famiglia. Le fece un regalo, una chirurgia plastica alle labbra e un provino a modella che lei accettò volentieri, peccato che il provino era da fare in America, ma questo non la fermò e in men che non si dica si trasferì con l'aiuto dei genitori e ora lavora lì." finì di raccontare e lo guardai negli occhi. "Non ebbe neanche la decenza di salutarci."
Nella mia mente l'idea di un piccolo Harry che parlava con una ragazzina dicendole cose false su Liam continuava a persistere, eppure mi sembra così strano. Chiusi gi occhi.
Vedevo chiaramente l'immagine di Harry parlare e dire cose come:"Ho visto Liam l'altro giorno in discoteca, stava parlando con i suoi amici di te e di come ti sta usando.", sapevo benissimo che era tutto nella mia testa eppure non potevo credere che poteva essere successo qualcosa del genere.
"Hai paura che dica anche a me queste cose?" chiesi riaprendo gli occhi e il mio ragazzo annuì velocemente facendomi sospirare.
"Lui non mi ha mai detto niente su di te, anzi, diceva di non conoscerti bene." parlai a bassa voce. "Non penso lo rifarà." alzai le spalle.
"Cheryl, non lo conosci come l'ho conosciuto io. Promettimi che farai attenzione con lui." posò entrambe le sue mani sulle mie cosce guardandomi dritta negli occhi.
Corrugai le sopracciglia e mi morsi leggermente il labbro pensando. Harry non l'avrebbe fatto, ne ero sicura. E anche se ci provasse non gli crederei più di tanto, giusto?
Credevo di più a Liam o a Harry?
"Te lo prometto." mi alzai velocemente. "Forse è meglio che vada." dissi andando verso la porta della stanza.
"Non resti per cena?" chiese preoccupato.
"Magari la prossima volta." declinai gentilmente l'offerta fingendo un sorriso. "Allora, io vado."
"Vuoi che ti riaccompagni con la macchina?" chiese. "Tra poco farà buio."
"Sopravviverò." alzai le spalle. Forse fare boxe serviva a qualcosa dopo tutto. "Voglio camminare e... Riflettere." lui annuì e non disse niente per cui lo presi come un saluto e uscì dalla stanza.
**
Liam aveva ragione, fuori era già buio e io non ero neanche a metà strada, non ero particolarmente fiera della mia decisione, ma l'ultima cosa che volevo era stare con lui e tenermi quella confusione in testa. Preferivo camminare e pensare a tutto quello che stava succedendo.
L'agitazione di Gemma, Harry, Liam e persino della madre di Harry. Adesso sembravano avere un senso compiuto, ma chi ero io per incolpare una persona? Non ero arrabbiata e di certo non avrei messo fine alla mia amicizia con la famiglia Styles.
Ma volevo avere almeno una conferma dal diretto interessato, perché se era vero, la cosa era grave e in qualche modo avrei dovuto aiutarlo.
A quanto pare nei giorni in cui ero stata via aveva piovuto, potevo capirlo dalle pozzanghere ai bordi della strada, probabilmente avrebbe piovuto anche quella notte, potevo sentire quella leggera brezza che era l'odore della pioggia.
Sbuffai allungando il passo sperando di arrivare almeno in tempo per la cena, alcune macchine passavano di tanto ma non prestai veramente attenzione. Finché una di queste non prese in pieno una grossa pozzanghera facendo schizzare tutta l'acqua fangosa e sporca su di me.
Spalancai gli occhi e la bocca osservando i miei vestiti bagnati e poi portai lo sguardo sulla macchina gialla che continuava diretta verso la sua strada. "Figli di puttana." borbottai e mi scioccai di me stessa. Non ero solita a insultare così qualcuno.
Forse stare con Niall non agevolava la mia buona educazione.
Non feci in tempo a fare un altro passo che un'altra macchina mi schizzò passando di nuovo nella stessa pozzanghera. "Va bene, cos'altro?" urlai ormai infuriata e in men che non si dica iniziò a piovere.
Se prima avevo i vestiti leggermente bagnati, adesso ero totalmente bagnata. Potevo sentire i pesci nuotare nelle mie scarpe tanta acqua avevano raccolto.
Iniziai quindi a correre con la borsa poggiata sulla testa sperando di non prendermi la febbre o peggio, mi mancava solo ammalarmi.
Smisi di correre dopo qualche metro decidendo che ormai ero troppo bagnata per potermene preoccupare e continuai a camminare. Solo allora una macchina accostò di fianco a me e il vetro del finestrino si abbassò. "Serve un passaggio?" chiese il sig. Malik e annuii lentamente, questo bastò a fargli aprire la portiera e mi rifugiai velocemente dentro la vettura.
"La ringrazio." sospirai mettendo la cintura e ringraziando Dio per la fortuna. "Mi dispiace, le sto bagnando il sedile." borbottai e lui mise in moto.
"Non fa niente, non è importante." rispose scuotendo la testa. "Come mai da queste parti? Abiti dall'altra parte se non sbaglio." chiese incuriosito.
"Ero a casa... Di un amico." finii la frase incerta. "Non mi andava di scomodarlo chiedendogli un passaggio, ma poi ha iniziato a piovere." spiegai strizzando i capelli sperando che si asciugassero velocemente.
"Mhm." mormorò tenendo lo sguardo sulla strada.
"E lei?"
"Ero andato a vedere un altro orfanotrofio." borbottò passando una mano tra i capelli leggermente spettinati.
"E?" chiesi incuriosita.
"Nessuna traccia di lei." sembrava triste, quasi afflitto. Non potevo dargli torto.
"Deve volerle molto bene." sorrisi e lui annuì lentamente.
"Sai, quand'è nata è stato il giorno più bello della mia vita, quasi non ci potevo credere." parlò con voce smorzata e lo guardai, non sapevo cosa fosse successo né perché ci tenessi tanto a saperlo. Sapevo solo che mi ricordava alcuni momenti quando ero ancora nella casa famiglia aspettando che qualcuno mi adottasse. Non ricordavo molto, avevo solo 3 anni e mezzo, ma potevo ricordare la sensazione di mancanza, perché tutt'oggi persisteva quando pensavo alla mia vera madre e al fatto che mi avesse abbandonata.
"Mi dispiace." mormorai. Un po' mi sentivo gelosa, quella ragazza aveva il padre biologico che la cercava dovunque, mentre i miri probabilmente non volevano saperne niente di me, ecco perché non mi ero mai messa a cercarli veramente.
"A volte vorrei fosse con me." mormorò.
"Beh, non lo è." sputai acida e guardai fuori dal finestrino, non mi andava proprio giù. "Mi scusi, non volevo offenderla." mi scusa comunque gurandomi a osservarlo.
"Hai detto la verità, probabilmente non la vedrò più, ma va bene così. Spero solo abbia una vita migliore." parcheggiò la macchina di fronte a casa mia e mi sorrise. "Ci vediamo a scuola." annuii e uscii velocemente correndo sotto la pioggia fino a raggiungere la poeta di casa mia.
Bussai più volte e finalmente Michael e Luke mi aprirono, non appena mi videro mi abbracciarono insieme. "Eravamo così preoccupati." disse il biondo dandomi un bacio sulla fronte e gli sorrisi.
"Non farlo mai più, non riuscivo a mangiare a causa della preoccupazione, è una sensazione orribile." Michael mi spettinò i capelli, che erano già messi male, e mi baciò la guancia.
"Scusate, non pensavo avrebbe piovuto." mi scusai.
"Non fa niente, sei giusto in tempo per la cena!" esclamò Luke ed entrambi entrarono dentro, mi girai per chiudere la porta e con mio grande stupore la macchina del sig. Malik era ancora lì parcheggiata. Chiusi lentamente la porta con il cuore che batteva a mille.
Speravo solo non avesse visto niente.
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