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"Ed è stato allora che-" continuò Liam ma lo anticipai alzando gli occhi al cielo.
"Che hai preso la palla e l'hai messa nel canestro facendo punto." lui mi guardò sorridente e annuì velocemente.
"Esatto, e così ho fatto vincere la squadra." lasciò un bacio sulla mia tempia e mi avvicinò a lui. Non sapevo come sentirmi, felice o impaurita. Impaurita da tutti quei pensieri che continuavano a riempirmi la testa. "Dovresti venire ad una delle mie partite, ti farei avere i posti in prima fila."
"Mi piacerebbe." mormorai mentre continuavamo a passeggiare lungo il marciapiede. Cercavo di non fare caso al fatto che una sua mano fosse sul mio fianco e che pian piano stesse scendendo più giù, mi faceva tornare in mente il giorno della festa. Mi veniva da arrossire al solo pensiero.
"Ieri non hai risposto al mio messaggio." disse dopo un po' facendomi venire voglia di sotterrarmi, avevo volutamente ignorato il suo messaggio e ora non potevo fare lo stesso con lui, anche se in realtà era quello che volevo.
"Ah, sì, l'ho letto di sfuggita perché ero al pigiama party delle ragazze." risposi mentendo, lui annuì comprensivo e sentii una fitta allo stomaco per quello che avevo appena fatto. Mentire. Non ero per niente una ragazza che mentiva.
"Allora te lo richiedo." sorrise girandosi a guardarmi e sforzai un sorriso. Ti prego no. "Cheryl Hemmings, vorresti venire con me al Prom?" lo chiese guardandomi negli occhi, sembrava sicuro di ricevere una risposta positiva e chi poteva biasimarlo? Non gli avrei mai risposto di no.
"Certo, Liam James Payne." ridacchiai e lui spalancò gli occhi, aprì la bocca pronto a chiederlo ma io lo anticipai. "C'è scritto sulla tua patente, che mi hai mostrato fieramente il giorno del nostro primo appuntamento." gli ricordai.
"Pensavo non l'avessi notato." borbottò e alzai le spalle, continuammo a camminare lungo una via piuttosto silenziosa e decisi che quello era il momento giusto per parlargli.
"Liam, non ti ho mai chiesto come mai ti sia interessato a me così all'improvviso." dissi e lui mi guardò confuso. "In senso, sono tre anni che frequentiamo la stessa scuola." specificai.
"Ah sì." si grattò il retro del collo. "Non lo so, non ti avevo mai notata fino al giorno in cui eri andata al parco e ti avevo colpita con la palla, non sono molto bravo con i dettagli." disse imbarazzato e annuii leggermente.
"Sai sono felice, quest'anno sta andando per il meglio." me ne uscii provando un metodo meno diretto per ricevere risposte. "Ho conosciuto Harry e ora siamo migliori amici, poi ho conosciuto sua sorella Gamma e mi sono fidanzata con te e ho fatto amicizia con Kendall e Gigi." finsi un sorriso abbracciandolo e lui ricambiò debolmente.
"Uhm, già." sentivo il suo nervosismo. "In realtà." tossicchiò staccandomi leggermente da lui. "Vorrei tu stessi lontana da Harry."
Corrugai la fronte e spalancai la bocca sorpresa. "Cosa?" chiesi. "Perché mai?"
"Vedi, non girano belle voci su di lui." spiegò e scossi la testa.
"Harry è una delle persone più gentili che abbia mai incontrato." lo difesi e Liam posò una mano sulla mia spalla.
"Cheryl, non te lo starei dicendo se lui fosse veramente buono, ti prego di fare attenzione con lui e di stargli lontano, non girano belle voci su di voi." mi avvertii e annuii, tanto non lo avrei veramente ascoltato.
Dovevo andare a fondo di questa storia.
**
"Papà! Sono tornata!" Urlai entrando in casa e sbattendo la porta. "Papà? Trent? Ci siete?" Chiesi e non sentii risposta, allora mi girai e chiusi a chiave visto che non mi sentivo al sicuro a stare da sola in casa, mi incamminai verso la mia stanza ma prima che potessi salire le scale notai una strana macchia sul divano.
Mi avvicinai al mobile e osservai attentamente, poteva essere una macchia di tè o caffè o anche pipì di Roxy per quel che ne sapevo, quindi avrei fatto meglio a non toccarla con le mani e pulirla subito prima che si espandesse o peggio ancora, asciugasse facendo rimanere la puzza.
Andai in cucina a cercare lo spruzzino ma non rimasi sorpresa dalla sua assenza, Luke non lo lasciava mai in un luogo preciso, lo lasciava dove capitava e dove sapeva che l'avrebbe trovato.
"Uffa, dove sarà lo spruzzino?" Mi lamentai a bassa voce continuando ad aprire le piccole porte della credenza e degli altri mobiletti.
"Non sotto al tavolo." Sentii mormorare e scattai con lo sguardo verso il tavolo.
Oh no. Oh no, no no no no. Perché non ci avevo pensato prima? Se nessuno era in casa com'era possibile che questa fosse aperta senza chiave? Questo voleva dire che qualcuno aveva scassinato la serratura e quel qualcuno adesso non voleva che io lo trovassi, oppure voleva e magari voleva uccidermi.
Con il groppo in gola mi avvicinai al frigo dove Luke poggiava sempre la scopa e la presi in mano come protezione. In oltre facevo boxe, non doveva essere così difficile, giusto?
Feci piccoli passi e lenti verso il tavolo e quando ci arrivai alzai in alto la scopa pronta a colpire. "Ti do tre secondi per uscire prima che io chiami la polizia, o ti prenda a calci, dipende da come mi è più comodo." Spiegai e sospirai cercando di calmarmi. "Uno..."
"Non c'è nessuno in casa oltre te." Parlò di nuovo la voce facendomi corrugare le sopracciglia.
"Due..." continuai.
"Davvero, sei sola e al sicuro, io sono solo la voce nella tua testa."
"Tre!" Mi avvicinai pronta ad alzare la tovaglia che copriva il sotto del tavolo ma da questo uscì un uomo che velocemente cercò di proteggersi portando le mani davanti al suo viso.
"Va bene, picchiami, ma fai piano, e non mirare alla faccia, è il mio lato buono." Mi fermai a fissarlo per un attimo. Niente armi, coltelli o pistole con lui. Aveva solo un buffo zaino a forma di panda e indossava una felpa smanicata nera con dei jeans.
"Chi sei?" Chiesi continuando a tenere la scopa in fase d'attacco.
"Sono Calum." Mormorò e abbassò le mani permettendomi di osservare il suo viso, sembrava cinese, o giapponese oppure coreano? Non ne avevo idea, sapevo solo che aveva gli occhi a mandorla marroni e un naso leggermente a patata.
"Cosa ci fai qui?" Chiesi ancora.
"Non sono un ladro!" Urlò e lo fissai malamente.
"Ah no? Hai scassinato casa mia, sei entrato senza il permesso di nessuno e ti sei nascosto sotto al tavolo. Per niente sospetto direi, lascia giù la refurtiva e forse ti lascerò andare." Negoziai e lui scosse la testa.
"Non sono un fottuto ladro!" Ripeté e portai più in alto il manico di scopa cercando di intimidirlo. Lui chiuse gli occhi e si preparò ad un attacco, che però non avvenne. "Ahia! Che male, ti prego basta!"
"Guarda che non ti ho ancora colpito!" Urlai ormai stufa di quella situazione. "Dimmi cosa vuoi!"
"Ok ok." Si sedette su una sedia a tavola, senza il mio permesso tra l'altro, e sospirò. "Sono venuto a far visita ai miei amici Luke e Michael." Lo guardai ancora sospetta e appoggiai la scopa vicino al tavolo per poi sedermi di fianco a lui. "Abitavano qui anche quando ero giovane e mi sono appena ritrasferito qui."
"E come sei entrato?" Sbuffai e lui tirò fuori una chiave che presi ed esaminai, presi anche la mia e le ispezionai. Erano uguali. "Vuoi dirmi che hai la chiave di casa mia?" Sbottai.
"Sei la figlia di Luke e Michael? La piccola Cheryl?" Chiese spalancando gli occhi e io annuii leggermente. "Ma sei cresciuta tantissimo! Non ti ricordi di me, io facevo spesso visita ai tuoi genitori e spesso ti facevo da babysitter, a te e anche a tuo fratello ovviamente." Disse, ma io non ricordavo nulla del genere. "Hai ancora la cicatrice sul piede?" Chiese e lo osservai confusa.
"Quella sulla caviglia?"
"Sì! Ricordo perfettamente quel giorno! Io stavo allo skatepark con te e Trent solo che non volevo starvi dietro allora mi avevo lasciati su una panchina mente mi dilettavo con il mio bellissimo skateboard, solo che tu eri affamata e stavi vendendo da me a dirmelo, ma io come un ritardato ti ho investita con lo skate e ti ho procurato la cica-" si fermò capendo che non avrebbe dovuto finire la storiella e tossicchiò leggermente mentre lo guardavo sempre più confusa. "Sì insomma, ero un ottimi babysitter."
Nello stesso momento sentii la porta di casa aprirsi e ben presto le figure di Luke e Michael si fecero spazio nella cucina. "Cheryl siamo andati a fare la spesa e-" Michael si fermò non appena posò gli occhi sul nostro "ospite". "Calum, sei proprio tu?" Chiese prima di aprire le braccia e abbracciare l'intruso.
"Oh mio Dio, sono passati anni!" Anche Luke si unì all'abbraccio e rimasi scioccata nel vedere che avesse detto la verità. "Dov'eri finito?"
"Da mia nonna per un po', sapete la distanza da me la consumava ed erano i suoi ultimi anni di vita." Disse e Michael posò una mano sulla sua spalla.
"Eh già, la Cina è distante."
"Ma se abitava a Londra!"
In tutto questo mi alzai in piedi e richiamai l'attenzione su di me. "Non sto capendo." Dissi semplicemente e in un battibaleno Luke si era messo di fianco a me e mi stava accarezzando i capelli.
"Vedi tesoro, quando eravamo giovani avevamo una band, i Five Seconds of Summer." Disse con fare drammatico e spalancai la bocca sorpresa prima di richiuderla quando sentii il resto. "Però non avevamo tanto successo, suonavamo giusto a qualche serata nei bar, niente di che." Spiegò e Calum annuì con vigore prima di prendere un mp4 dal suo zaino e porgermelo.
"Qua ci sono tutte le nostre canzoni se volessi ascoltarle." Annuii non molto convinta e risposi l'aggeggio in tasca.
"Calum era uno di noi." Continuò papà. "Eravamo io, tuo padre Michael, Calum e Ashton. Ah, che bei vecchi tempi. Se ritrovassimo Ashton potremmo fare una piccola rimpatriata tra vecchi colleghi."
"Ashton." Mi misi a pensare. "Cognome?"
"Irwin." Disse in coro i tre.
"Forse so dove trovarlo." Sorrisi e tutti gli occhi furono puntati su di me. "Ma prima, papà, devo parlarvi." Presi i due dall'orecchio e li portai in sala.
"Dicci tesoro." Parlò Luke liberandosi dalla mia presa.
"In questo periodo mi sento un po' stanca, stavo pensando di staccare un po' e andare da qualche parte se siete d'accordo." Spiegai cercando di persuaderli.
"E dove vorresti andare?" Chiese Michael accigliato.
"Da Niall." Risposi. "Vi prego, ho solo bisogno di un paio di giorni." Li implorai mettendo su la faccia da cucciolo e loro si guardarono per qualche attimo prima di annuire contemporaneamente. "Grazie grazie! Siete i migliori genitori della storia!" Urlacchiai abbracciandoli.
Dalla cucina sentimmo la voce di Calum urlare un:"Posso prendere la sua stanza in questi giorni?" E capii che probabilmente le cose stavano cambiando.
E non sapevo se questo mi avrebbe aiutata.
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