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"Ecco questo è l'indirizzo, ho trovato la ragazza di cui mi stava parlando." dissi porgendo il foglio al professore che lo prese con mani tremanti.

"I-io, non so come ringraziarti." balbettò sorridendo timidamente, i suoi occhi erano leggermente umidi e capii che ci teneva veramente a quella persona.

"Si figuri, mi basta un grazie." sorrisi e lui ricambiò per poi tossicchiare leggermente. "Quindi, come sta andando il tuo progetto?" chiese e tirai fuori il foglio su cui avevi fatto la bozza iniziale di quello che sarebbe stato il risultato.

"Eccolo, questa è solo una prima bozza che ho già iniziato a riprodurre su tela." spiegai e lasciai che il sig. Malik lo prendesse e lo esaminasse con cautela.

"Interessante, una volpe eh?" tracciò alcune linee con le sue dita. "Hai un metodo molto intricato e... quasi simile a..." si fermò e mi guardò. "Da chi hai imparato a disegnare?"

"Nessuno, se provasse a chiedere ai miei genitori di disegnare probabilmente farebbero uno stick man deformato." Scherzai e ripresi il foglio. "Grazie dell'attenzione e spero di averla aiutata, mi faccia sapere com'è andata." Lo salutai e camminai velocemente verso l'aula di letteratura.

**

"Buongiorno ragazzi e bentornati al nostro corso. Ho saputo che ci sono stato dei nuovi iscritti, potete fare un passo avanti e presentarvi?" Chiese la signora Cakes, la conoscevo solo perché faceva anche il corso di teatro a cui mi ero iscritta in prima, ma lo lasciai subito quando mi disse di volermi dare la parte di un maschio.

"Sono Harry." disse semplicemente Harry stando di fianco a me davanti all'intera classe. Nessuno disse niente, anzi, nessuno sembrava prestargli molta attenzione.

"Io sono Cheryl." feci un piccolo saluto con la mano e in quell'esatto momento partirono piccoli mormorii che fecero sparire il silenzio che si era creato.

"Ok, visto che tra due mesi circa ci sarà il ballo, abbiamo deciso di lavorare per intrattenere le persone durante la festa, ci sarà un DJ ma starà lì poco tempo per cui ognuno di voi dovrà avere due o più canzoni da cantare quella sera. Marshall, vieni qui." richiamò un ragazzo alto e snello, un poco pallido e con gli occhi azzurri chiaro. "Spiega cosa fate e includeteli nel gruppo, io torno a lavorare al computer." disse e tornò alla cattedra lasciandoci da soli con quello che doveva essere Marshall.

Lui sorrise e ci porse la mano. "Piacere, sono Marshall Lockwood, vi dò il benvenuto nel corso di canto!" esclamò con un sorriso entusiasta. "Chiamato anche il corso dei belli." Disse.

"Davvero?" Chiese Harry corrugando le sopracciglia.

"Beh, noi ci auto definiamo così." Ridacchiò e feci lo stesso, mi stava simpatico. Invece il riccio sbuffò. "Adesso vi spiego cos'abbiamo pensato di fare." Estrasse il suo piccolo iPod da... un marsupio arancione che non avevo notato. Non avevo mai visto qualcuno indossare un marsupio, forse solo l'idraulico che era venuto a casa mia settimana scorsa. "Ognuno di noi canterà due, tre canzoni massimo. Potete scegliere voi il genere e tutto."

"Le canzoni possono essere anche non conosciute?" Chiesi interessata.

"Sì, abbiamo ragazze e ragazzi che scrivono le proprie canzoni, venite." Ci portò in un angolo della grande sala dove stava la pianola, io e il mio amico lo seguimmo senza fare domande. Seduta davanti alla tastiera c'era una ragazza con i capelli biondo platino, quasi bianchi e gli occhi blu, stava provando qualche nota. "Lei è Anne Marie, scrive le sue canzoni." Ce la presentò.

"Piacere, io sono-" iniziai ma lei mi interruppe suonando un tasto della pianola emettendo una nota abbastanza acuta.

"Sei la fidanzata di Payne." Mi sorrise leggermente. "Lo sappiamo tutti, o almeno, ti ho vista con loro la mattina dietro la scuola."

"Uhm, sì." Mi morsi il labbro quando notai Harry guardarmi male con la coda dell'occhio. "Che genere di canzoni scrivi?" Chiesi per cambiare discorso.

"Generalmente scrivo canzoni sulla friend-zone." Alzò le spalle e la guardai confusa.

"Oh, wow, come mai questo tema alquanto... cattivo?" Chiesi e lei indicò Marshall.

"È tutta colpa sua." Sputò. Si alzò e raccolse i suoi spartiti per poi metterli nella sua tracolla. "È lui che mi ispira per le mie canzoni."

"Che cosa carina." Lo derise Harry. "Cosa fai di preciso per aiutarla?"

Marshall sorrise. "Anne Marie, io ti amo."

Lei spalancò gli occhi e sbuffò. "Tu dici di amarmi, io dico che sei pazzo.
Non siamo più che amici.
Non sei il mio ragazzo, più come un fratello." Disse lei intonando una piccola melodia per poi girare sui propri tacchi e andarsene salutandoci con un cenno della mano.

"Non era-?" Iniziò Harry ma lo spilungone lo interruppe annuendo.

"Sì è una sua canzone." Sbattei velocemente le palpebre.

"Io non so scrivere canzoni." Mormorai inquieta.

"Oh tranquilla, puoi anche fare una cover!" Batté le mani lui e ci fece cenno di seguirlo.

"Quindi la cosa con la biondina, sì insomma, come mai?" Chiese Harry mentre lo seguivamo attraverso la sala.

"Ci conosciamo da quando avevo 10 anni. A 12 ho iniziato ad amarla e lei pensa di non ricambiare, ma quest'anno al ballo le dedicherò una canzone che le farà cambiare idea." Ci spiegò fiero.

"Quante altre volte ci hai provato?" Domandai per esserne sicura.

"Solo 72." Scrollò le spalle. "Sento che la 73 sarà quella buona." Sorrise e non volli commentare la sua idea nonostante non fosse tanto male. "Lei è Danila." Si fermò davanti ad una ragazza dai capelli castani e lunghi, questa stava con le cuffie te alle orecchie e fece un semplice cenno di saluto non smettendo di canticchiare a bassa voce. "Lei adora fare le cover, penso che stia studiando l'accento di Shakira per poterlo eguagliare al meglio."

"Bello." Feci una smorfia. "Possiamo cantare qualsiasi cosa?" Mi accertai.

"Sì, una volta scelte le canzoni basta riferirle alla professoressa che scarica le basi sul computer che useremo al ballo, invece se preferisci suonare uno strumento puoi prenderli in prestito." Spiegò e annuii, non sapevo suonare niente. Il canto e la musica in generale non era il mio forte però provare non mi avrebbe fatto male.

**

"Andiamo Roxy non posso essere così male." Mi lamentai con la mia volpe. "Era solo una piccola stonatura." Borbottai ma lei continuava a restare a terra con le orecchie distese verso il basso, probabilmente impaurita dalla mia voce acuta. "Sì beh, non è che tu sia più brava di me a cantare." Le feci la linguaccia. "Stupida volpe." Lei si alzò e uscì dalla stanza scodinzolando la sua coda con fare offeso. "Oh andiamo! Non puoi fare la prima donna in questo modo!"
A inseguii giù per le scale e la vidi uscire in guardino.

Sbuffai e uscii anch'io, lei stava seduta sul prato con le orecchie tese e lo sguardo fisso davanti a lei, mi sedetti davanti a lei. "Non fare l'offesa, lo sai che non ti volevo offendere." Dissi guardandola di profilo. "E tu pensa che ti sto pure parlando, ci sono persone che mi prenderebbero per pazza." Lei non si mosse di un millimetro, allora confusa puntai lo sguardo nella stessa direzione del suo e vidi più in là il signor. Malik camminare sul marciapiede.

Mi alzai in piedi e velocemente raggiunsi la staccionata che faceva da confine al mio giardino. "Professore!" Urlai agitando una mano in aria, il diretto interessato alzò lo sguardo e quando mi vide mi salutò con un cenno della testa e mi raggiunse attraversando la strada vuota. "Cosa ci fa da queste parti?" Chiesi mostrando un piccolo sorriso, ma quando si avvicinò di più vidi che stava piangendo ed entrai nel panico. "Cos'è successo?"

"Niente." Sforzò un sorriso nonostante le lacrime che scorrevano lungo le sue guance. "Sono andato all'indirizzo che mi hai dato, ma non era lei la Charlotte che sto cercando." Spiegò e aprii la bocca non sapendo cosa dire, era l'unica che assomigliava alla descrizione che mi aveva dato.

"Vuole entrare a parlarne? Magari posso offrirle un tè?" Chiesi.

"Non penso i tuoi la vedrebbero come una buona cosa." Cercò di scherzare ma alzai le spalle.

"I miei non sono a casa, sono... alla partita di calcio di mio fratello." Mentii. L'avevano accompagnato dalla psicologa, io ci sarei dovuta andare il giorno dopo, ma non avevo intenzione di dirlo a nessuno.

"Allora va bene." Così gli feci raggiungere l'entrata e lo lasciai entrare e sedere sul divano del mio salotto mentre mettevo l'acqua a bollire per il tè.

"Non vorrei sembrarle un'impicciona." Iniziai sedendomi sulla poltrona di fronte al divano in modo da poterlo guardare in faccia. Ormai le lacrime si erano asciugate quasi del tutto e i suoi occhi non erano più tanto arrossati. "Ma come mai sta cercando questa ragazza?"

"Cara Cheryl, anch'io sono stato giovane sai, ho fatto errori. Errori di cui mi pento tutt'oggi, ma l'errore più bello che io abbia mai fatto da giovane è stato quello di dare alla vita una bambina. Ma sono stato altrettanto stupido da perderla, questo è il mio errore più grande che cerco di correggere dopo tutti questi anni." Spiegò passando una mano tra i suoi capelli.

"Ma non ha risposto alla mia domanda." Affermai corrugando la fronte e lui sorride leggermente.

"La Charlotte che sto cercando è speciale. Diversa da tutte le altre, la Charlotte che sto cercando io è mia figlia." E nello stesso momento che pronunciò queste parole sentii il bollitore avvertirmi che l'acqua stava bollendo.

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