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"Gonna o pantaloni?" Chiesi al telefono, Liam in videochiamata mi scrutò attentamente corrugando le sopracciglia.
"Non sarebbe una domanda da fare ad una ragazza?" Chiese ridendo e sorrisi.
"Il problema è che vado a cena da lei, non posso chiederle consigli, tu sei il secondo che mi è venuto in mente, mio fratello al momento è allo skate park." Spiegai sedendomi sul letto.
"Beh, dipende, chi ci sarà alla cena?" Chiese e mi fermai a pensare.
"Lei, sua madre e forse anche suo fratello." Lui mise un piccolo broncio ma lo tranquillizzai subito. "Mi ha detto che è più piccolo di lei, quanti anni avrà? 13, 14?"
"Allora vada pure per la gonna, l'importante è che ti senti comoda."
"Certo, pensavo quindi ad una gonna nera e un top a strisce, o dici che è troppo?" Sospirai. "Sono nervosa, spero di fare una buona impressione."
"Stai scherzando spero, tutti ti adorano, non vedo il perché qualcuno dovrebbe odiarti." rise e sospirai. Con Louis era stato facile farmi odiare.
"Forse è meglio che vada, devo ancora andare a compare una torta o un dolce." spiegai e lui annuì.
"A domani bellissima." mi salutò e sorrisi spegnendo la video chiamata.
Lasciai il telefono da parte e mi vestiti rapidamente con gonna e camicetta, decisi di non truccarmi se non per un filo di mascara e raccolsi i capelli in una treccia laterale.
Presi con me una borsetta dove mettere soldi e telefono ed uscii di casa. Da quanto avevo capito casa sua era qualche via più giù della mia, eppure non me n'ero mai accorta. Forse perché non ero una che usciva molto a socializzare.
Prima però mi fermai ad una panetteria piuttosto famosa da quelle parti, facevano dei dolci buonissimi. Entrai e mi diressi al bancone osservando le varie torte esposte.
"Ma tu guarda, chi non muore si rivede." la voce di Harry mi fece sobbalzare, mi girai a guardarlo e sospirai nel vederlo fermo con una faccia seria intendo a fissarmi arrabbiato. Mi ricordava tanto il primo giorno che l'avevo visto: imbronciato, rude e di pessimo umore.
"Già, non sapevo lavorassi nella pametteria." dissi indicando il grembiule che teneva in mano.
"Ho appena finito il turno, adesso torno a casa. E tu? Non sei una che esce spesso." alzò le spalle con fare indaffarato. "Ah giusto, adesso sei una popolare, a quanto pare le cose cambiano."
"Non avercela con me." la mia voce sembrò quasi implorarlo. "Ho provato a chiamarti un sacco di volte, volevo chiarire il nostro litigio ma tu non me ne hai dato l'occasione." spiegai cercando di avvicinarmi a lui, ma Harry fece un passo indietro e mi fulminò con lo sguardo.
"Perché invece non ti preoccupi di quello che devi fare? Ben vestita come sei probabilmente avrai un appuntamento con Payne." sputò il suo cognome con tale odio che mi lasciò esterrefatta.
"Cos'hai contro di lui?" chiesi ormai stufa dei suoi modo di fare. "No, sai cosa? Hai ragione, ho di meglio da fare." gli voltai la schiena e tornai a scegliere un dolce, poco dopo sentii i suoi passi allontanarsi e la porta del negozio sbattere.
Se n'era andato.
"Buonasera. Come posso aiutarla?" chiese una donna piuttosto paffutella dietro il bancone. Mi fermai ad osservarla e mi resi conto che in tutto quel tempo non avevo neanche guardato quei dolci a causa del riccio.
**
Mi sistemai di nuovo la gonna e sospirai prima di suonare il campanello. Passai alcuni attimi guardandomi attorno, avevo la sensazione di aver già visto quella casa ma non mi veniva in mente dove.
"Sei qui!" Gemma aprì la porta urlando e correndo ad abbracciarmi.
"Sì." risi. "Attenta alla torta."
"Oddio, non dovevi." la prese dalle mie mani e mi fissò per qualche secondo. "Sono veramente felice che tu sia qui, voglio solo che tu sappia che c'è anche un amico di mio fratello in modo che non si senta solo, non è un problema, vero?"
Scossi la testa. "Certo che no, più siamo meglio è." alzai le spalle. Due ragazzini, che male avrebbero mai potuto fare?
"Okay, va bene, se ti infastidiscono basta che lo dici e li mandiamo via, diciamo che sono molto stupidi e tendono a prendere in giro le persone... Diverse da loro." spiegò.
"Loro sanno...?"
"Sì." annuii e sospirai.
"Non fa niente, era ovvio." alzai le spalle. "Entriamo?" proposi e lei annuì sorridendo.
Così la seguii fino al salotto, casa sua sembrava più piccola della mia, il salotto era abbastanza rustico, un divano marrone e una tv appoggiata su un ripiano con delle foto di famiglia. Il pavimento ricoperto da una moquette morbida grigia.
"È arrivata!" urlò Gemma poggiando il dolce che avevo comprato su un tavolino di fianco all'entrata della cucina.
Dalle scale scese una donna bassina e minuta. Aveva gli occhi verde scuro e un sorriso radiante mentre mi veniva incontro a braccia aperte. "È un piacere conoscerti, cara. Sono Anne, la madre di Gemma." mi abbracciò e ricambiai felice.
"Vi assomigliate molto!" esclamai per niente sorpresa. Si vedeva che erano madre e figlia, mentre io ero completamente diversa dai miei genitori e anche da mio fratello. "È un piacere conoscerla, sono Cheryl."
"Il piacere è tutto nostro, tra poco arriveranno anche quei due diavoli." ridacchiò.
"Diavoli a chi?" sentii una voce bassa e roca pronunciare dalle scale, ci girammo tutte e tre in contemporanea e rimasi totalmente spiazzata. "Cheryl?"
"Harry?" chiesi con gli occhi spalancati e dietro questo vidi Louis raggiungerlo. Cosa?
"Vi conoscete?" chiese Gemma facendo un passo in avanti.
"Io-" iniziai ma venni bloccata dal riccio.
"Cosa ci fai qui? Non dirmi che sei tu l'amichetta di mia sorella. Quella depressa con i genitori gay." sputò guardandomi dritta negli occhi.
Era la prima volta dopo tanto tempo che volevo piangere.
"Harry!" Gemma urlò posando una mano sulla mia spalle. "Non insultare la mia migliore amica." disse sbuffando dal naso.
"Vorrai dire la mia migliore amica." Harry fece lo stesso raggiungendola con un passo e trovandosi l'uno davanti all'altro.
Che cosa stava succedendo?
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