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"Oggi vi lascio un'altra ora per continuare il vostro progetto, ma la prossima volta spiegherò un po' in modo che chi di voi deve fare gli esami quest'anno possa arrivarci preparato." disse il sig. Malik sedendosi sulla cattedra. "Tra qualche minuto passerò per vedere a che punto siete."
Di fianco a me Liam sembrava veramente in difficoltà con il suo disegno, avevo scoperto da poco che stava provando a riprodurre un'auto sportiva. Da quanto mi aveva detto fin da piccolo era un appassionato di macchine e di modellini, quella che stava disegnando era una SLR Mercedes-Benz, non ne capivo molto ma sembrava veramente bella.
"Cosa disegni tu?" chiese il moro allungando il collo verso la mia tela dove stavo finendo la bozza del mio "quadro". "Aspetta, fammi indovinare." si mise a pensare osservando le righe che avevo fatto con la mia matita. "È un fuoco?"
"Quasi, non del tutto sbagliato, non del tutto giusto." ridacchiai continuando il mio lavoro, non ci avevo pensato molto in realtà, mi era venuto spontaneo.
"Hemmings può venire qui un attimo." mi richiamò il professore e alzai gli occhi al cielo.
"A dopo." mi sorrise Liam e gli feci un cenno con la testa per poi raggiungere la cattedra del sig. Malik.
"Sì?" chiesi sperando che non volesse riprendermi per qualcosa, non avevo fatto niente di male da quello che ricordavo.
"Posso parlarti un attimo in privato?" chiese dando un'occhiata ad alcune ragazze in prima fila che ci guardavano curiose.
"Certo."
"Ragazzi vi lascio un momento da soli, non voglio sentire parlare, concentratevi solo su quello che state facendo. Passerò più tardi a dare un'occhiata." istruì per uscire dalla classe seguito da me.
Camminammo per il corridoio e immaginai ci stessimo dirigendo verso l'aula insegnanti visto che al momento doveva essere vuota.
"Cheryl!" Ashton mi venne incontro preoccupato. "Sta mattina non mi hai portato Roxy." disse col fiatone fermandosi di fronte a me.
"Ah sì, la sta tenendo d'occhio mio fratello a casa." risposi e vidi il suo sguardo rattristirsi. "Ma la porto domani sicuro." gli sorrisi e lui ricambiò.
"Lei non dovrebbe essere al lavoro?" chiese il professore guardandolo confuso.
"Uhm, sì infatti. Penso andrò nello stanzino degli attrezzi a fare un po' di ordine." tradotto in parole povere voleva dire che stava andando a dormire.
Così lo superammo e arrivammo all'aula dove tutti i professori si riunivano quando non avevano niente da fare, al momento era vuota per cui vi entrammo e andai a sedermi su una delle prime sedie che adocchiai. Lui fece lo stesso sedendosi di fronte a me e accavallando le gambe.
"Ti ho chiesto di venire qui con me per due motivi sostanzialmente." disse ritirandosi la manica della camicia a quadrati che indossava quel giorno insieme ad un paio di jeans leggermente scoloriti.
Mi piaceva molto il suo piercing sul naso, aveva un non so che di familiare. Probabilmente perché i miei genitori avevano dei piercing.
"Mi dica pure." annuii curiosa di sapere cosa volesse da me.
"Il primo motivo è perché sono leggermente preoccupato per te, quando sono arrivato qui ho conosciuto una ragazzina vestita in maniera adorabile che aveva paura di ricambiare anche solo uno sguardo, mentre quella mi trovo davanti adesso è un'adolescente che pende dalle labbra di un ragazzo e che cerca di mostrarsi forte davanti agli altri." spiegò indicandomi e alzai gli occhi al cielo.
"È tutto a posto, davvero. È un piccolo cambiamento per trovare la vera me, non c'è bisogno che si preoccupi." feci un gesto con la mano come a indicarli di lasciar perdere.
"Ma non sono solo io, tutti i professori ne parlano. In molti pensavano che non saresti mai cambiata e invece." fece un sorrisino forzato. "Non ho niente contro questo tuo modo di esprimerti, insegno pur sempre arte ed espressività, ma dovresti rivedere un attimo le tue amicizie."
"Questo perché?"
"Perché la signorina Hadid e la signorina Jenner non hanno proprio delle buone reputazioni qui e stare con loro la mattina a fumare non è il miglior modo di portare avanti un'adolescenza sana."
"Io la ringrazio davvero per il suo tempo, ma ho dei genitori che si prendono già cura di me, so quello che faccio." passai una mano tra i capelli. "Qual'è il secondo motivo per cui voleva parlarmi?" chiesi poi dopo un momento di pausa.
"Ah già." si grattò leggermente la barba. "Ho bisogno di aiuto, vedi qui a scuola l'unica studentessa con cui riesco a parlare come una persona normale sei tu e quindi ti chiedo un grande favore."
"Mi dica." corrugai la fronte osservandolo mentre si leccava le labbra pronto a spiegare.
"Io non sono di queste parti, sono venuto qui proprio con un motivo ben preciso: trovare una persona a me molto cara." intrecciò le sue dita giocando con un anello. "Mi chiedevo se potessi aiutarmi dato che abiti qui da tempo immagino tu conosca un po' tutti in zona."
"Non sono una che fa molte conoscenze con il quartiere ma posso informarmi volendo." questa faccenda sembrava interessante, non capitava tutti i giorni che un professore ti chiedesse un aiuto nel vano tentativo di trovare una persona misteriosa. "Come si chiama la persona in questione?"
"Charlotte." disse con un sorriso sulle labbra, sembrava volere davvero tanto bene a questa ragazza. "È una ragazza più o meno della tua stessa età, pensavo potesse frequentare questa scuola ma non c'è traccia di lei." spiegò e annuii.
"Non sa per caso il cognome o qualcosa in particolare?" cercai di avere qualche dettaglio in più.
"Purtroppo non so quale sia il suo cognome, so solo che dovrebbe abitare qui a Holmes Chapel."
"Farò del mio meglio." sorrisi alzandomi, mi ringraziò e insieme tornammo nella classe dove tutti gli studenti ci guardavano confusi e curiosi.
**
"Sono felice tu sia venuta." mi salutò Tracy non appena misi piede nel suo studio. "Sembri... Diversa."
"Sì, certo. Salve anche a lei." ironizzai sedendomi davanti alla sua scrivania.
"Allora, tuo padre mi ha detto che hai iniziato ad uscire di più." iniziò a parlare squadrandomi da testa a piedi.
"Già." sforzai le labbra in una linea sottile guardandola di sfuggita.
"Ti va di raccontarmi qualcosa in particolare?" chiese curiosa e alzai le spalle.
"Ho iniziato a praticare sport." dissi alzando le sopracciglia e lei mi sorrise radiosa.
"E com'è andata?"
"Hemmings, hai forza in quelle braccette da gallina e questo mi piace, però sei svogliata e fai pena."
"Lo so." risposi guardando i guantoni sulle mie mani.
"Però lo cambieremo, alla prossima." mi sorrise e rimasi a bocca aperta.
"Ho sbagliato metà degli esercizi, non ho tecnica e voglia, perché mi vuole ancora allenare?" chiesi allargando le braccia mentre tutti i presenti mi guardavano scioccati.
"Perché se tirassi fuori un po' di grinta saresti mille volte meglio di tutti questi imbecilli senza tette e con un pene." indicò i maschi intorno. "E io sono bravo a tirare fuori la grinta dalle persone." mi sorrise e mi allungò la mano. "Chiamami Mark d'ora in poi."
"Va bene." mormorai corrugando le sopracciglia e stringendogli la mano.
"Bene, insomma, non sono ancora abituata ma so che se mi impegnerò potrò non odiarlo."
"Bene." annuì. "E che mi dici delle tue amicizie?"
"Poche e buone." commentai.
"Cheryl ho bisogno che mi parli, dimmi di te, di chi sei e di cosa vuoi." disse e sembrava abbastanza scocciata dai miei modi di fare.
"Non sono abituata a parlare con degli sconosciuti, se vuole sapere su di me dovrà impegnarsi di più." borbottai e lei si alzò.
"Perfetto, vieni con me." andò verso la porta e mi fece cenno con il capo quando rimasi ferma al mio posto confusa. "Su, alzati."
"Va bene." mormorai e mi alzai seguendola.
Cosa stava succedendo?
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