8. Pink hair and colorful eggs
Quando mi svegliai il mattino successivo pensai che quello che ricordavo della notte precedente fosse tutto frutto della mia immaginazione, un sogno che era solo sembrato un po' troppo reale. Poi assaporai l'odore di salsedine sulla mia pelle, a conferma che non avevo affatto sognato. Mi portai due dita alla bocca a sforare con i polpastrelli le labbra. E quei baci, anche quelli erano stati veri?
Mi accorsi che Michael non era nella stanza, sentii il rumore dell'acqua scrosciante provenire dalla porta del bagno e mi tornò in mente anche lo scherzo che avevo progettato il giorno prima. Mi salì il panico, ora avevo due scelte: affrontare Mike che sarebbe uscito a momenti dalla doccia o far finta di nulla e negare ogni cosa, in entrambi i casi sarebbe stato furioso. Optai per la seconda.
Legai velocemente i capelli in uno chignon scomposto e mi precipitai al piano inferiore, in veranda trovai mamma e Marvin fare colazione mentre Daryl leggeva il giornale, mi accomodai al tavolo con loro dando a tutti il "buongiorno" e una "felice Pasqua". Mamma iniziò ad elencarmi il programma della giornata, ma non riuscì a darle molta retta perché nella mia testa avevo solo un pensiero fisso che mi tormentava: lo scherzo a Michael.
Mi accorsi che l'acqua della doccia aveva smesso di scendere e, in attesa del fatidico momento in cui si sarebbe guardato allo specchio, cercai di pensare positivo e sperai che il colore, essendo vecchio lo shampoo, non avesse attecchito sui suoi capelli castani. Attesi un urlo o almeno un'imprecazione che però non arrivò e così credetti che le mie "preghiere" erano state esaudite.
«'Giorno.» fece Mike raggiungendoci.
Io davo le spalle alla porta, notai solo mia madre fare una faccia strana e Daryl con praticamente gli occhi fuori dalle orbite; iniziai a sudare freddo. Mi girai cercando di mantenere la calma, quando li vidi rimasi schioccata: che cazzo avevo combinato? Il colore non solo aveva preso magnificamente, ma sulla testa di Michael spiccavano dei fantastici capelli fucsia.
«Bhe, perché avete tutti quella faccia?» chiese sedendosi al tavolo e versandosi i cereali in una tazza con del latte.
«Sembri un uovo di Pasqua!» commentò divertito mio fratello, mentre l'aria veniva riempita dalle sue risate.
«Marvin!» cerco di zittirlo mia madre, poi si rivolse al ragazzo che sembrava non capire il motivo della reazione del bambino, «Michael, caro, cosa hai fatto ai capelli?»
«Ai capelli? Nulla, perché?» rispose l'interessato. Iniziai a torturarmi l'interno della guancia mentre Mike afferrava un cucchiaio e osservava la sua immagine riflessa sulla concavità della posata. «Oh porca tr...» commentò correndo nel bagno per guardarsi meglio allo specchio.
Lo raggiunsi, cercando di trovare una scusa plausibile. Restai ferma sulla porta osservandolo mentre si torturava i capelli visibilmente sconvolto; poi Mike mi notò nel riflesso dello specchio e si voltò imperando su di me. «TU! Sei stata tu a farmi questo?»
Aveva capito tutto, e io non avevo alcuna via di fuga. «Michael, posso spiegare.» dissi mettendo le mani davanti per difendermi, «Giuro, non era mia intenzione.»
«Non me ne fotte un cazzo!» era livido di rabbia e ormai mi sovrastava in tutto il suo metro e novanta. «Sarò lo zimbello della scuola ora!»
«Si può sistemare,» cercai di tranquillizzarlo, «ti faccio una tinta del tuo colore.»
«No. Tu non ti avvicini mai più ai miei capelli! E a me.» detto ciò se ne andò facendo intendere che per quella giornata non mi sarei dovuta avvicinare a lui, cosa che comunque avrei fatto per fargli sbollentare un po' la rabbia.
Nonostante quell'episodio, mamma ci obbligò a seguire il programma della giornata, così ci sedemmo al tavolino di plastica in veranda mentre lei ci porgeva un pacco contenente uova di polistirolo e delle tempere per dare via alla nostra "vena creativa". Marvin afferrò subito un ovetto e con il pennello in mano iniziò a dipingerlo di verde, io feci lo stesso prendendo la tempera rosa ed evitando di incrociare lo sguardo di Michael che sapevo ancora infuriato.
Dopo aver dato un'ultima pennellata finale guardai soddisfatta il mio lavoro: avevo disegnato alla bene e meglio un fiore arancione su sfondo azzurro, posai l'uovo che avevo in mano accanto a quello che avevo decorato poco prima con strisce concentriche rosa e gialle, e ne presi il terzo e ultimo dal pacco. Guardai sul tavolo difronte a Marvin su cui sostavano due uova già finite: una verde a pois bianchi e una ricoperta da strisce di diversi colori, gli stessi che risaltavano anche sulle mani e sul viso del bambino intento a disegnare un simpatico coniglietto su un altro uovo. Spostai poi lo sguardo su Michael che invece ne aveva decorato uno solo con del rosso sgargiante e una grossa "M" nera sul davanti, due uova bianche giacevano anonime davanti a lui.
«Avete finito ragazzi?» chiese mia madre avvicinandosi a noi.
Marvin annuì energicamente mostrandole le tre uova che aveva decorato, ottenendo l'apprezzamento della donna. Io posai quello che non avevo ancora iniziato e inspirai a fondo accorgendomi solo all'ora dell'odore di barbecue che riempiva l'aria, mi venne l'acquolina in bocca.
«È ora di pranzo, Daryl ha grigliato tutta la mattinata.» spiegò, «Venite a mangiare?»
Ci alzammo tutti e tre in piedi correndo verso il tavolo apparecchiato sulla sabbia, quasi come dei selvaggi che non mangiano da secoli.
«Le avete lavate le mani?» ci domandò mia madre ridendo, conoscendo già la risposta.
Così, dopo aver cercato inutilmente di mentire negando l'evidenza, ci recammo con la stessa energia al bagno superandosi a vicenda per poter arrivare primi al tavolo, con la paura che qualcuno potesse finire la quantità industriale di carne che Darly aveva grigliato egregiamente. In quel contesto sembravamo degli animali e immaginai che chiunque avesse visto la scesa da fuori avrebbe sicuramente riso di gusto, come appunto stavano facendo i due adulti che ci stavano aspettando per iniziare a mangiare.
La giornata di Pasqua era continuata con vari giochi sulla spiaggia, mia madre ci aveva severamente vietato di fare il bagno perché tra una chiacchiera e un'altra avevamo finito di pranzare che erano le tre passate, e quindi ci eravamo dovuti inventare altri passatempi, dopo aver ovviamente aperto le tre uova di cioccolato (una grande per Marvin e due più piccole per me e Michael) che la mamma aveva comprato al supermercato qualche giorno prima.
Avevamo fatto una gara di castelli di sabbia con giudice mamma che aveva ovviamente fatto vincere Marvin che era stato aiutato da Daryl, anche perché io e Michael finimmo per distruggerci a vicenda le nostre opere lasciandole così incompiute. Avevamo poi fatto una partita a Beach Volley "maschi contro femmine" mentre il bambino riposava, dove avevamo stracciato padre e figlio. E avevamo continuato con altri giochi come tiro alla fune e ruba bandiera fino al tramonto.
Dopo aver optato di non fare cena, essendo ancora pieni come uova (per restare in tema) dal pranzo, avevamo deciso di continuare la serata con la visione di un DVD. Gli adulti ci avevano mandato avanti per rimane un po' soli e affidandoci l'incarico di scegliere, ma si era accesa una polemica su quale fosse il film più adatto da vedere tutti insieme.
«Io voglio vedere Rise of Guardians!» aveva esordito il mio fratellino con già la custodia in mano.
«Sì, mi piace.» gli diedi corda io. Adoravo quel cartone animato e, sebbene non potessi ammetterlo apertamente, avevo una amore platonico per il personaggio di Jack Frost.
«Ma non c'entra nulla con oggi.» si era lamentato invece Michael per andarmi appositamente contro.
«Ti sbagli!»
«Ma se è un film sul Natale.» continuò, fissando gli occhi verdi colmi di sfida nei miei azzurri che ricambiavano pienamente.
«Errato: si svolge nel periodo di Pasqua.» gli feci notare.
«Ma se c'è Santa Claus.» cercò di ribadire.
Stavo per replicare, ma intervenne mio fratello iniziando ad elencare tutti i personaggi presenti nel lungometraggio. Nel pieno della discussione erano rientrati mia madre e Daryl.
«Non vi possiamo lasciare soli un secondo che già iniziare a litigare voi due.» ci apostrofò l'uomo riferendosi a me e Michael, scuotendo poi teatralmente la testa. Ovviamente non era veramente arrabbiato, più che altro divertito.
«Non riusciamo a scegliere: idee contrastanti.» ammisi, nascondendo il leggero imbarazzo nell'essere stati colti in fragrante.
«Che cosa volevi guardare?» chiese la mamma al bambino, che le mostrò la custodia del DVD stretta tra le manine. «Per me va bene. Daryl?» si voltò verso il compagno che annuì.
Non potei fare a meno di esultare quando alla fine la proposta di Marvin era uscita vittoriosa con addirittura doppio pollice in su da parte dei genitori; ed era ovviamente felice di rivedere il mio adorato "ragazzo del gelo".
* * *
Mi rigirai tra le coperte, come stavo facendo da quando mi ero coricata, senza riuscire a prendere sonno. Nella mia testa si susseguivano troppi pensieri, troppe domande, troppi ricordi, troppe fantasie per riuscire anche solo a chiudere gli occhi. Stesa sul letto mi misi a fissare il soffitto inclinato, poi spostai l'attenzione sul mio coinquilino che, a differenza mia, dormiva beatamente dandomi le spalle. Mi rabbuiai nel rammentare che quella sera non mi aveva degnata di un solo sguardo, nemmeno una parola (a parte la piccola discussione sul film), mi aveva evitato per tutta la giornata.
Capivo che Michael fosse arrabbiato con me ed effettivamente ne aveva tutte le ragioni, ma non credevo arrivasse a togliermi il saluto. Non eravamo mai andati d'accordo, questo è vero, ma da quando era iniziato tutto ci eravamo sempre dati il "buongiorno" e la "buona notte" cordialmente, fingendo di riuscire a sopportarci in quell'insolita convivenza forzata. Ora la situazione sembrava essere precipitata al punto di partenza e sapevo di esserne io la causa.
Mi alzai dal mio giaciglio disfatto e sgattaiolai fuori dalla finestra, non ho idea se nell'aprirla feci appositamente rumore ma notai con la coda dell'occhio che Mike si era mosso. Mi sedetti raccogliendo le gambe al petto, assaporando l'odore di salsedine e la frescura della notte sulla pelle, rilassandomi con il suono delle onde nelle orecchie.
Accesi il telefono che mi ero portata dietro e che avevo tenuto spento per tutto il giorno trovandoci diversi messaggi di auguri di "buona Pasqua" che mi adoperai a rispondere ringraziando e ricambiando l'augurio. L'ultima chat era quella di Daniel, l'aprii sorridendo: avevamo fatto diverse uscite passando molto tempo assieme, ma non sapevo se potevo affermare che avevamo una relazione.
Mi rattristai all'astante: ero felice che mi avesse invitato e mi dispiaceva dovergli dire di no essendo ancora in vacanza fino all'undici.
Feci per rispondere quando una figura si sedette vicino a me facendomi sussultare. «Si invertono le parti, eh?» chiese ironicamente Michael senza incrociare il mio sguardo, in pochi secondi il silenzio tornò tra noi.
Detti un'ultima occhiata alla chat aperta, bloccando poi lo schermo e posando il cellulare in grembo. Dan poteva aspettare.
«Tu mi odi, vero?» formulai la domanda che mi frullava in testa da tempo con una semplicità che spiazzò anche me.
Il ragazzo mi fissò a metà tra la curiosità e la sorpresa, «Perché lo pensi?»
Espirai rumorosamente dal naso socchiudendo gli occhi, «Per i tuoi capelli.» risposi ricordandogli che ora sulla sua testa spiccava una chioma fucsia ben visibile anche al buio, «Giuro, mi dispiace sul serio.» mi scusai nuovamente.
«Non preoccuparti, non è la fine del mondo.» mi rassicurò, «E poi, dai, ammetto che me lo sono meritato anche un po'.» continuò facendomi l'occhiolino e rubandomi un sorriso.
Sbloccai il cellulare propensa a rispondere a Daniel, e mi accorsi che era appena iniziato il primo giorno di un nuovo mese. «Bhe, puoi considerarlo un "pesce d'Aprile" in anticipo.» scherzai, «Sai, non ti sta nemmeno così male: ti dona il rosa!»
Michael rise brevemente, poi forse si accorse di come fissavo lo schermo ed iniziò ad interessarsi al mio smartphone: «Con chi messaggi?»
«Oh, nessuno.» risposi arrossendo bloccando nuovamente il telefonino.
«Dai, chi è?» chiese visibilmente incuriosito e nella sua voce riuscii anche percepire una leggera nota di gelosia, ma pensai di essermelo immaginato. Michael non poteva essere geloso, sicuramente non di me.
«Daniel Honeycutt.» mi decisi a rispondere, «Mi ha invitato ad una festa, ma tanto non ci posso andare.» sospirai dispiaciuta.
«Perché no?»
«Perché è il sei,» spiegai pazientemente, «e noi quel giorno siamo ancora qui.»
«Non puoi tornare a casa prima?» chiese dando voce a quello che avevo già pensato io.
Scossi la testa: «Non mi sembra giusto farvi fare meno vacanze.»
«Esiste il treno.» suggerì.
Negai di nuovo con la testa, «Mamma non si fiderebbe a lasciarmi andare da sola.»
«Se è questo l'unico problema allora ti posso accompagnare io;» lo guardai sbalordita, «domani parlo con Rose-Anne e cerco di convincerla.» concluse iniziando ad avviarsi verso la finestra.
«Mike,» lo fermai, «perché lo fai?»
«Per cercare di rimediare al male che ti ho fatto.» rispose sinceramente, guardandomi dritto negli occhi, prima di rientrare in casa.
Ero senza parole: Michael mi aveva preso completamente alla sprovvista, non mi sarei mai aspettata nulla di simile da lui.
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ANGOLO AUTRICE
Manca un giorno alla notte che amo di può al mondo, siete pronti a festeggiare Halloween?
Io mi vestirò da Jack Skeletron, e voi? Fatemi sapere che sono curiosa!
Ma torniamo al capitolo:
Finalmente il nostro unicorno colorato (alias Clifford) ha i capelli tinti come tutte noi lo conosciamo, vi è piaciuta la scelta del colore?
Chissà perché questo suo cambio di comportamento, quanti votano a favore che Michael è bipolare? 🙆
Il capitolo che segue ho deciso di pubblicarlo insieme a questo perché è relativamente corto trattandosi di un pov's Mike, ovvero una parte della storia vista da parte sua, e le stessa cosa farò con gli altri capitoli così.
Penso di aver detto tutto, quindi buona lettura....
...e un terrificante Halloween a tutti!
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