Capitolo 8
Quando entro in casa i miei genitori non ci sono, vado in cucina per preparare da mangiare dato che sono le 2 del pomeriggio e la fame inizia a farsi sentire.
Arrivo davanti al frigo trovo un biglietto scritto da mia madre.
《Siamo dovuti andare a Roma per il nonno, speriamo di tornare per la cena.》
Una giornata in casa da sola, niente male.
Mi preparo da mangiare e vado sul divano a guardare un film, quando mi arriva un messaggio.
"Siamo due idioti." è Francesco.
"Che è successo?"
"Hai lasciato il tuo vestito qui."
Come ho fatto ad essere così stupida!
"Te lo porto?"
"Sì grazie."
Non mi dispiace per niente l'idea di rivederlo.
Poco dopo il campanello suona, vado alla porta e gli apro.
《Grazie Frà.》
《Niente, adesso dammi i miei vestiti.》
《Sì, certo.》
Lo faccio entrare e vado in camera per togliermi i vestiti. Li tolgo e metto una maglietta abbastanza lunga da coprirmi fino a metà coscie. Ammetto di averlo fatto di proposito.
《Sei da sola?》
《Sì, sono andati a Roma.》
Gli do i suoi vestiti e lui mi squadra da capo a piedi.
《E quando tornano?》
《Non lo so.》mento《Be', questi sono i tuoi vestiti, quella è la porta da dove sei entrato. Adesso vattene.》
《Di già? Abbiamo tutta casa a disposizione, tutto il giorno... e se tornano i tuoi e ci vedono insieme, tanto meglio...》
Mi prende per i fianchi, mi appoggia al muro e struscia il suo bacino contro il mio.
《Francesco...》
《Vuoi piccola? So che lo vuoi.》
《No, non voglio.》
Mette una mano sul mio petto.
《Il battito del tuo cuore afferma il contrario.》
Avvicina le sue labbra al mio collo e morde leggermente.
《Francesco, non sono una delle tue troiette, smettila.》dico ansimando.
《No che non lo sei. Se lo fossi a quest'ora saresti già sotto di me e grideresti il mio nome.》dice spingendo sempre di più.
《Basta, staccati.》dico buttandolo indietro.
È visibilmente sorpreso e un po' turbato.
《Sai piccola stronza che se non ti avrò io, non ti avrà mai nessuno?》
《Queste frasi non funzionano con me.》
《A no? Lo vedremo.》
Prende i suoi vestiti e se ne va sbattendo la porta. Vado in camera e tiro fuori i libri per studiare.
Forse non aveva tutti i torti, forse avrei voluto veramente provare a... Ma che sto dicendo!
Lui non m'interessa, non voglio niente da lui.
Che me ne farei di uno in quel modo? Con quel piercing sul labbro, quei tatuaggi magnificamente tatuati sui suoi muscoli e... basta, basta! Non devo più pensarci. È così che le ragazze cascano nella sua trappola, non voglio succeda anche a me.
Il display del telefono si illumina.
È un messaggio da Elena.
"Ieri sei andata via con Pierozzi."
"Sì."
"Dove sei ora?"
"A casa."
"Non dirmi che avete fatto sesso."
"No no! Solo preliminari, credo."
"Come credi?"
"Non so niente di queste cose."
"Ho capito. Da quanto sei a casa?"
"Da una o due ore."
"Cosa dici!?"
"È la verità. Ho dormito lì."
"Oddio, domani nevica allora! Questa è nuova."
"E non è tutto. C'è dell'altro."
"Cosa?"
"Mi ha detto ti amo. Ha detto di non averlo mai detto, ma non ne sono sicura."
"Cazzo! Per quello che so non l'ha mai detto."
"Non me ne fido però."
"È difficile fidarsi di quelli come lui."
"Non é difficile fidarsi di quelli come lui. È difficile fidarsi di lui."
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