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Capitolo 3

Mi prende per un polso e mi trascina dentro casa sua. Quando entriamo le luci sono tutte spente e dalle finestre non passa un raggio di sole. Fa entrare prima me e mi butta verso quello che credo sia il divano facendomi sbattere un fianco contro qualcosa di appuntito.
《Brutto idiota, mi hai fatto male!》
《Ma che urli!》
《Mi hai fatto sbattere contro... non so cosa.》
《Capirai!》resto immobile sul divano mentre lo sento allontanarsi. Apre una persiana facendo entrare un po' di luce e ora posso guardare la stanza. Non è grandissima ed è molto buia nonostante la luce sia entrata.
《Io vado a farmi una doccia, te fai quello che ti pare.》
《Mi hai portata qui per niente? Allora lasciami andare a casa.》
《A casa no, i nostri si aspettano che passeremo la giornata insieme.》mi si avvicina e io indietreggio fin dove mi è possibile.《E sinceramente mi piace stare da solo con te.》è così vicino che riesco a sentire il puzzo di fumo. Mi dà un bacio sulla guancia e mi dà un pugno su un fianco.
《Cazzo Frà!》
《Non dirmi che ti ho fatto male, perché non ci credo.》
《Sì invece, proprio il fianco dove ho sbattuto.》fa spallucce e se ne va al piano superiore dove credo si trovi il bagno.
Appena sento scendere l'acqua mi alzo lentamente e vado verso la porta per uscire.
《Che cazzo.》la porta è chiusa a chiave, mi giro per la stanza e inizio a cercare la chiave, dovrà essere qui per forza.
Non so dove iniziare a cercarla questa maledetta chiave, non conosco la casa e mi sento spaesata.
Mi avvicino al tavolo e alzo i libri e le magliette per vedere se c'è, ma niente. Vedo un piattino su uno scaffale, magari è là dentro. Eccola! Be', è un mazzo con molte chiavi. Ma chi è? San Pietro?
Prendo il mazzo di chiavi e vado alla porta. Provo con una chiave, ma non entra. Provo con un'altra, questa entra ma non gira. Un'altra per girare a momenti si spacca nella serratura.
L'acqua si ferma e mi assale il panico. Voglio uscire da qui ma non trovo la chiave.
Provo con un'altra. Non entra, la giro e adesso entra. Mi tremano le mani quando sento aprirsi la porta del bagno. Giro la chiave verso destra ma ho appena chiuso più di prima. Giro velocemente verso sinistra due volte, sento un click, prendo lo zaino, apro la porta e mi fiondo fuori.
Apro il cancello e inizio a camminare velocemente senza voltarmi. Non so dove andare, la casa è in campagna e non riesco ad orientarmi. Provo a ricordare la strada che abbiamo fatto per venire e prendo la strada a sinistra.
《Diana!》merda! Ma come ha fatto ad arrivare così in fretta?《Vieni qui! Subito!》ma che sono un cane? Mi giro per vedere dove è, proprio dietro di me. Mi prende per i polsi e mi avvicina a lui.
《Lasciami Francesco!》
《Dove stavi andando?》
《Lasciami Frà, mi stai facendo male!》
《Ti faccio male? Ti faccio male?》urla più forte.
《Sì!》mi lascia un polso e mi porta a casa. Provo a tenere i piedi piantati per terra e per un po' ci riesco.
《Muoviti bastarda!》
《Francesco lasciami. Che ti ho fatto?》
《Sta zitta!》mi lascia il polso e provo a scappare, ma con un braccio mi prende per il bacino, mi solleva da terra e mi porta a casa. Ormai smetto di divincolarmi dalla sua presa, è tutto inutile.
Quando arriviamo apre la porta con un calcio, mi porta in camera sua e mi butta sul letto. Appena esce dalla stanza mi guardo i polsi e le altri parti del corpo. Qualunque parte che lui ha toccato è piena di lividi. Il fianco dove ho sbattuto e dove mi ha tirato il pugno è viola e gonfio e i polsi sono segnati dalle sue dita. Accarezzo i polsi delicatamente e mi escono delle lacrime dal dolore. Alzo lo sguardo e mi vedo nello specchio posizionato davanti al letto. La mia pelle segnata dai suoi segni, be', i suoi e quelli di altri ragazzi, i capelli rossi che cadono sulle spalle e i miei occhi azzurri ormai anche essi rossi dal pianto. Sono così piccola e impotente in mezzo a tutto quello che mi circonda e che mi sta lentamente schiacciando.
《Cosa piangi?》
《Mi hai fatto male.》
《Non è la prima volta, e non sarà neanche l'ultima.》neanche l'ultima, so che è una promessa e le lacrime escono più forti di prima.
《Cosa... cosa ti ho fatto di male per meritarmi tutto questo?》
《Niente, mi piace e basta. Fammi vedere.》
《Cosa?》
《I lividi, so che te li ho fatti. Sei così delicata.》mi prende le mani e guarda i polsi, poi mette le mani sui miei fianchi e abbassa i jeans.
《Che fai?》
《Ho detto che voglio vedere i lividi. Quale fianco è?》
《Il destro. Non...》metto le mie mani sopra le sue per fermarlo e sento come un brivido.
《Non voglio vederti in mutande tranquilla, non me ne frega niente.》abbassa i jeans e inizia a guardare i lividi.《Ti faccio così male?》mi chiede accarezzando i lividi e facendomi muovere per il dolore.
《Sì. Che gusto ci provi?》
《Non pensavo di farti così male.》si alza e esce di nuovo.
Mi sdraio e chiudo gli occhi, non ce la faccio più con lui. Quando eravamo piccoli ci facevamo degli scherzi a vicenda, le classiche spinte che si danno i bambini senza farsi male, ma quando si accorse di essere più forte iniziò a prendere il sopravvento. È tornato, ha qualcosa in mano ma non capisco cosa. Sale sul letto e si sdraia accanto a me. Ora riesco a vedere cos'è, cotone e disinfettante.
《Cosa vuoi fare?》gli chiedo piena di paura. Lui non risponde, inumidisce il dischetto di cotone e lo appoggia sui lividi.《Guarda che non fa niente per i lividi questa roba.》gli ricordo.
《Per i lividi no, ma per i tagli sì.》
《Quali tagli?》abbasso lo sguarda, lui sposta il dischetto e mi fa vedere un po' di sangue. Neanche mi ero accorta che mi aveva fatto un taglio.
《Non mi dici neanche grazie Dia?》
《E di cosa?》
《Mi sto prendendo cura di te.》
《Certo, come no.》
《Cosa vuoi che faccia così la smetti di essere una stronza?》
《Devi smettere di farmi male.》
Va bene, ci proverò.》

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