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Capitolo 11

Helium
-Sia

L'ho sentita la frase sussurrata da Emiliano poco prima che mi addormentassi.
"Sei tutte quelle cose che non riesco mai a dirti".
Avrei voluto urlagli che anche per me è così, che anche io sento quello che sente lui, ormai è palpabile.
Ma ho dovuto mantenere un minimo di dignità, deve darmi delle spiegazioni prima di fare qualsiasi cosa.
Il suo comportamento mi ha ferita parecchio ed è colpa sua se adesso sono qui, sdraiata in una pozza di sudore.
Fortunatamente la febbre è scesa, la nausea è diminuita e il mal di stomaco pian piano sta scomparendo anche se mi sento uno schifo.
Mi sento come quelle palline di gelato sciolte sull'asfalto.
Una poltiglia di dubbia consistenza.
Ecco, sono io adesso.
Mi sono svegliata da qualche minuto ormai e di Emiliano nessuna traccia.
Non so che ore sono, immagino sia notte fonda se non quasi l'alba.
Neanche il tempo di pensarlo che la porta si apre piano, facendo spuntare il volto più bello del mondo.
<<Sei sveglia?>>
<<Sì.>>
Chiude la porta alle proprie spalle e si siede ai piedi del mio letto.
<<Che ore sono?>>
<< Esattamente le 3:24.>>
Ah pensavo fosse più tardi.
Annuisco e mi sistemo sul letto mentre lui mi osserva con quei suoi occhi blu.
<<Dobbiamo parlare.>>
<<No. Tu devi parlare, io devo capire che cazzo di problema hai.>>
Chiude gli occhi per un attimo, si passa la mano sugli occhi e tra i capelli e poi mi fissa.
<<Sai perché ti ho detto quelle cose in macchina?>>
Nego con la testa.
<<Perché mio padre mi ha detto che l'ex compagno di mia madre, il padre di Gabriele, è uscito di prigione.>>
Come?
Sono davvero infastidita da questa informazione, quell'uomo meriterebbe di marcire dietro le sbarre.
<<Per di più vuole suo figlio, lo pretende.>>
Alzo un sopracciglio ma decido di non interrompere il suo racconto. Sento che c'è dell'altro.
<<Mi ha minacciato. Ha detto che sa chi sei, che potrebbe prendersela con te per ferire me e questa cosa non può accadere.>>
Un brivido attraversa il mio corpo e ora tutto mi è più chiaro.
<<Pensavo che allontanandoti, non ti avrebbe notata quindi non avrei messo in pericolo un'altra vita oltre quella dei miei amici e dei miei fratelli...>>
Ora capisco il suo comportamento.
Se solo l'avessi saputo prima, gli avrei impedito tutto questo.
Lo avrei aiutato e gli sarei stata vicina.
<<Io ci tengo a te.>>
Il mio cuore perde un battito e subito dopo inizia a battere all'impazzata.
<<Anche io.>>
Lui alza lo sguardo su di me ed i suoi occhi sono illuminati da una luce nuova, sono ancora più belli così.
<<Però ti prego. Non allontanarmi mai più. Spiegami la situazione e la affrontiamo insieme.>>
Alza un sopracciglio e sorride.
<<Insieme?>>
Io arrossisco capendo la sua allusione e scosto lo sguardo da lui.
Maledetto.
<<Mi piace come suona questa parola. Insieme.>>
Alzo gli occhi al cielo e gli lancio il cuscino su cui ho sbavato mentre dormivo.
Lui scoppia a ridere e inaspettamente mi lascia un bacio all'angolo della bocca.
Smetto di ridere solo perché mi viene da piangere dalla felicità.
Mi sento stupida ma per me è un gesto troppo carino.
<<Mi hai perdonato quindi?>>
Il suo volto è troppo vicino al mio e la tentazione di baciarlo è tanta.
Ma no.
<<No levati.>>
Lo spintono sul petto e metto il broncio, incrociando le braccia al petto.
<<Come no?>>
Nego con la testa.
<<Troppo semplice. Arrivi, dici quattro cose e pretendo di essere perdonato quando io ho pianto due giorni di fila, mi sono ingozzata di sushi e mi sono sentita pure male per colpa tua.>>
Ovviamente accompagno tutto da gesti frenetici con le mani che lo fanno sorridere.
Ma che te ridi.
<<Però il destino ti ha portato da me.>>
Alzo gli occhi al cielo e sbruffo.
Ancora con questo destino...
<<Veramente è stato il sushi.>>
Ridacchia e scuote la testa, regalandomi un sorriso che difficilmente dimenticherò.
Ah, beata figaggine.
<<Quindi come posso farmi perdonare?>>
Alzo le spalle e faccio l'indifferente.
Non deve capire che l'ho già perdonato, sarebbe troppo facile.
Deve penare un pochino, se no non c'è gusto.
<<Come ti pare, non è detto che accada però.>>
Lui si avvicina di nuovo, molto pericolosamente, ed inizia a fissarmi.
<<Pizza, spiaggia e stelle?>>
Trattengo un sorriso e faccio finta di pensarci.
Questo posso considerarlo un primo appuntamento vero e proprio??
<<Ho una sorpresa per te.>>
<<Addirittura... Bhe, allora non posso dire no.>>
Emiliano mi guarda, alza un sopracciglio e mi spinge per la spalla facendomi ridacchiare.
<<Ma smettila.>>
Il nostro momento magico viene interrotto dalla tirocinante che sta bussando alla porta.
Emiliano sbruffa ed alza gli occhi al cielo.
<<Perché deve essere fastidiosa come una spina nel piede?>>
Trattengo una risata e lo spingo via dal mio letto, è pur sempre in servizio.
<<Lavora scansafatiche.>>
Mi sorride e va verso la porta.
Con la mano sulla maniglia si gira e mi guarda.
<<Mi prendo la serata libera. Passo a prenderti per le otto, così vediamo la fine del tramonto.>>
Annuisco e gli sorrido.
L'ultima cosa che vedo prima che la porta si chiuda completamente è il suo occhiolino.
Aiuto.
A I U T O.
Mi risdraio sul letto, con un sorriso che va da orecchio a orecchio, e in poco tempo mi addormento.

Sento qualcuno che mi sta accarezzando i capelli.
Chi è che mi sta infastidendo durante il mio risveglio?
Davanti mi ritrovo ovviamente Emiliano, che mi sta sorridendo mentre continua ad accarezzarmi.
<<Smettila, mi sento un cane.>>
Lui scoppia a ridere mentre io mi giro su un fianco, dandogli le spalle, per continuare a dormire.
Che palle, ho sonno.
<<Sei la ragazza meno romantica che abbia mai conosciuto.>>
Sbruffo e tiro una manata a caso, prendendolo sul braccio.
<<Non è vero. Sei tu che non sai fare le carezze! Quelle le fai ad un cane.>>
Sento che continua a ridacchiare mentre va verso la finestra per aprirla.
L'aria di prima mattina mi fa sentire subito meglio.
<<Che ore sono?>>
<<Le sette. Come ti senti?>>
Mi tiro a sedere e mi porto le ginocchia al petto.
Come è comodo stare seduti così!
<<Bene, come se non avessi più niente.>>
Annuisce e solo adesso noto che la sua divisa ha lasciato spazio a degli short e una maglia.
È figo pure con le occhiaie.
<<Perfetto. Allora ti misuro la febbre e appena finisce la flebo, ti accompagno a casa.>>
Mi accompagna a casa?
Addirittura.
Wow.
Esce dalla stanza e dopo qualche secondo torna con un termometro, con lo sguardo mi chiede il permesso e io faccio cenno di sì.
Dopo qualche minuto di imbarazzo totale e di silenzio, il termometro suona e lui lo osserva.
<<Okay, 36.8. Aspettiamo qualche minuto e poi possiamo andare. Dico a Pietro di preparare tutti i documenti.>>
Sono confusa da questo comportamento.
Sta notte non era così. Ora mi sembra quasi ansioso di andare via, come se volesse sbarazzarsi di me il prima possibile.
<<Guarda che non sei obbligato ad accompagnarmi a casa.>>
Si ferma di botto e si gira a guardarmi.
Io evito il suo sguardo perché non mi piace quando fa così.
<<Ma io voglio.>>
<<Sembra che tu voglia sbarazzarti di me.>>
Aggrotta le sopracciglia e viene a sedersi davanti a me.
Abbasso la testa e fisso le mie mani posate sulle ginocchia.
<<Perché pensi questo?>>
<<Non lo so, mi sembrava così.>>
Un suo dito mi alza il volto e mi costringe a guardarlo.
<<No fidati non è così, passerei tutte le mie giornate con te.>>
Ed ecco che il mio povero cuore salta un altro battito.
Continuando così, morirò presto.
<<Mi dispiace se ti ho dato questa impressione ma volevo solo portarti a fare colazione.>>
Ora mi sento in colpa...
Questa mia costante insicurezza mi porta a pensare che tutti vogliano sbarazzarsi di me, quando così non è.
Mi sento anche stupida tra l'altro.
<<Scusami. È colpa della mia insicurezza.>>
<<Tranquilla. Con me non hai niente di cui essere insicura, se mi dai fastidio te lo dico ma mi sembra difficile come cosa.>>
Ridacchiamo finché dalla porta non spunta un altro infermiere, mi pare si chiami Pietro.
L'ho già visto quando mia sorella ha partorito.
<<Scusate il disturbo, i documenti sono pronti e Lara può uscire. Tuo padre mi ha dato questa borsa per te, è qui fuori che ti sta aspettando.>>
<<Grazie mille!>>
Emiliano me la porge ed esce dalla stanza insieme all'altro infermiere.
Apro la borsa e noto che mio padre ha preso dei vestiti a caso.
Una gonna, fortunatamente non da sera, e un top.
Io dovrei andare a fare colazione così?
Quasi quasi mi tengo i vestiti con cui ho dormito.
Alzo gli occhi al cielo e mi cambio velocemente, mi sistemo i capelli con le mani ma avrò sicuramente un nido di uccelli in testa.
Quando esco dalla stanza, trovo Emiliano appoggiato al muro davanti alla porta.
Mi sta squadrando da testa a piedi e io mi sento leggermente in imbarazzo.
Ma leggermente eh.
<<Ehm... Tieni, i tuoi documenti.>>
Afferro i documenti trattenendo un sorriso.
Evitando il suo sguardo che mi sta imbarazzano un sacco, vado verso la sala d'aspetto.
Mio padre è seduto su una sedia e si sta per addormentare.
Che carino che è.
<<Papà?>>
Apre gli occhi di scatto e mi sorride, stropicciandosi gli occhi.
<<Come ti senti?>>
Mi stringe tra le sue braccia forti e, come sempre, mi sento al sicuro.
Anche perché lui è la mia casa.
<<Meglio.>>
Mi lascia un bacio sulla fronte e guarda dietro di me, in modo sospettoso.
Oh no.
<<Tu sei?>>
Sotterratemi.
<<Emiliano, piacere.>>
Mio padre assottiglia lo sguardo e stringe la mano che Emiliano gli stava porgendo.
Aiuto.
<<E che ci fai qui, con mia figlia?>>
Mi porto una mano sugli occhi in segno di disperazione.
Perché sia lui che mio fratello devono fare così.
Perché?
<<Sono infermiere in questo pronto soccorso e amico di Lara.>>
Mio padre si tranquillizza subito e ricollega il volto di Emiliano al giorno in cui mia sorella ha partorito. Sicuramente starà succedendo questo nella sua mente.
Vedo le rotelline girare da qui.
<<Ah sì! C'eri anche quando mia figlia ha dato alla luce mia nipote!>>
Ecco appunto.
Emiliano sorride e io mi sento male.
Perché è bello pure in queste situazioni imbarazzanti e dopo un turno di notte?
Come fa?
<<Sì, ero qui. Come sempre tra l'altro.>>
<<Difficile la vita da infermiere?>>
<<Abbastanza. È anche molto stancante ma almeno da soddisfazione. Sono contento di poter aiutare chi ha bisogno.>>
Vedo l'espressione di mio padre mutare in pochissimi secondi, da sospettoso a fiero.
Mi riserva un occhiata e capisco che Emiliano è approvato.
Lo sarebbe stato comunque senza il suo consenso eh.
<<Capisco, ti fa onore ciò che hai detto. Fatto sta, vi lascio andare. Buona giornata Emiliano. Ciao amore mio.>>
Mio padre stringe la mano ad Emiliano e lascia un bacio tra i miei capelli.
<<Ciao papi.>>
Sospiro di sollievo quando finalmente usciamo da quell'ospedale.
<<Simpatico tuo padre.>>
<<No. Imbarazzante.>>
Lui scoppia a ridere ed io arrossisco di nuovo.
Quando sono con lui prendo le sembianze di un pomodoro.
Sono un pomodoro-fontana.
Che bello.

Abbiamo appena ordinato la colazione in un bar vicino l'ospedale.
Io sto evitando palesemente il suo sguardo, solo perché mi mette in imbarazzo il modo in cui mi guarda.
Quando noto che il suo sguardo si concentra su qualcuno dietro di me e si incupisce, capisco che c'è qualcosa che non va.
Mi giro anche io e noto che c'è un signore che ci fissa, appoggiato ad un muretto dall'altra parte della strada.
Il suo sorrisetto mi mette un ansia assurda.
<<Lara...>>
Presto di nuovo attenzione ad Emiliano e vedo l'angoscia nei suoi occhi.
Okay, calma.
<<Chi è?>>
<<L'ex di mia madre.>>
Un brivido attraversa la mia spina dorsale.
Merda.
<<Vuoi che andiamo via?>>
<<No. Non ho paura di lui e finché sei con me non ti succederà niente.>>
Annuisco e cerco un modo per distrarlo e cambiare argomento.
<<Allora. Dove mi porti sta sera?>>
Il suo sguardo si tranquillizza e sorride di nuovo.
Mi sento molto più tranquilla anche io ora che lui lo è.
<<Sorpresa.>>
<<Odio le sorprese. Sono troppo curiosa.>>
Veniamo interrotti dalla cameriera che ci porta le nostre ordinazioni.
Neanche il tempo di poggiare le cose sul tavolo che io ho già iniziato a mangiare.
Ho troppa fame.
<<Mh, che buono questo cornetto...>>
Mi lecco lo zucchero a velo dalle labbra, attirando l'attenzione di Emiliano.
Che bello che è.
Lui si schiarisce la voce e beve un goccio d'acqua.
<<Dicevamo.>>
<<Sì?>>
<<Non posso dirtelo, è una sorpresa. Sappi solo che mi sono preso una serata libera per cercare di farmi perdonare.>>
Alzo gli occhi al cielo e finisco la mia colazione provocando un suo sorriso.
Mangio come se non avessi visto cibo per una settimana, però è davvero buono.
<<Vado a pagare.>>
Aggrotto le sopracciglia e inizio a cercare il mio portafoglio.
<<Aspetta, ti do la mia metà.>>
<<Non esiste. Pago io.>>
Neanche il tempo di obiettare che è già entrato dentro.
Sbruffo infastidita.
Afferro il mio telefono e controllo i messaggi.
A parte mia sorella e le mie amiche che mi mandano meme su Instagram, nessuno mi ha cercata.
Poco importa, colui che volevo mi cercasse sta uscendo proprio in questo momento dalla porta del bar in tutta la sua figaggine.
Mi alzo ed afferro la mia borsa.
Sto andando verso Emiliano che è qualche metro più avanti, quando una mano afferra il mio gomito.
L'ansia si impossessa del mio corpo e aumenta quando guardo in faccia colui che ha osato sfiorarmi.
L'ex della madre di Emiliano.
<<Ti è caduto questo dolcezza. Dovresti stare più attenta alle cose.>>
Mi sta porgendo la felpa leggera che avevo appoggiato sullo schienale della sedia.
<<Grazie...>>
<<Che cazzo vuoi?>>
Emiliano si mette tra me e questo uomo che puzza incredibilmente di alcool.
<<Chi si rivede! Bella la tua amichetta. Certo, la gonna di prima mattina mi fa pensare cose poco caste ma posso rimediare da solo per adesso.>>
La nausea aumenta di colpo e, istintivamente, prendo la mano di Emiliano che la stringe.
<<Fottiti.>>
<<Fallo fare dalla tua amichetta.>>
Emiliano fa per scagliarsi contro questo uomo ma riesco a tirarlo per la mano, solo per puro caso.
<<Lascia stare. Andiamo via.>>
Non so per quale grazia divina, convinco Emiliano a seguirmi.
È stata un'impresa ardua ma ci sono riuscita.
Sento il suo malumore come se fosse mio ma non voglio che questa giornata si rovini, sta sera dobbiamo stare insieme porca paletta!
La cosa positiva è che sta continuando a tenermi la mano anche se è di cattivo umore e non smette neanche un attimo di guardarsi intorno con fare sospettoso.
Devo ammettere che quel tizio mi ha inquietato abbastanza.
<<Capisci perché ti ho allontanata all'inizio? Semplicemente non volevo metterti in una situazione del genere. E se fossi stata sola? Non ci voglio neanche pensare.>>
Deglutisco e decido di non rispondere.
Ha ragione su tutto ma io... Io voglio stare con lui.
Sono pronta a prendere i rischi che ne comporta.
Non è colpa sua se questo tizio è fuori peggio di un balcone oppure se suo padre è uno stronzo.
Perché dovrebbe affrontare tutto questo da solo se io sono disposta a stargli vicino?
Pensa più agli altri che a se stesso e molto probabilmente sarei stata in pericolo comunque visto che già sapeva chi ero prima di adesso.
<<Ti accompagno a casa.>>
Annuisco in silenzio e torniamo verso l'ospedale, probabilmente per prendere l'auto.
Quando mi lascia la mano capisco che ha bisogno di un attimo, del suo tempo.
Ci rimango un po' male ma lo capisco.
Io probabilmente sarei scappata da questa città.
Come minimo.

Siamo quasi vicino alla macchina quando il mio telefono inizia a vibrare.
Che palle pure la mia tutor ci si deve mettere oggi?
<<Pronto?>>
<<Lara, buongiorno. Necessito di un'ultima relazione sui progressi del paziente Gabriele Russo. Potresti andare ora?>>
Alzo gli occhi al cielo, attirando l'attenzione di Emiliano.
<<Sì, certo. Entro che ora dovrei consegnarla?>>
<<Il prima possibile.>>
<<D'accordo.>>
Neanche il tempo di finire la frase che ha già attaccato.
La odio, mio dio se la odio.
Sbruffo infastidita e getto il telefono nella borsa.
<<Tutto okay?>>
<<Sì. Devo venire a casa tua. Ultima relazione sui progressi fatti da tuo fratello e la devo anche consegnare il prima possibile. Quella stronza.>>
Salgo in macchina e in men che non si dica siamo sotto casa di Emiliano.
Mentre saliamo le scale, il suo volto è leggermente preoccupato ma in modo diverso rispetto a prima.
<<Che devi dirmi?>>
Lui mi guarda con un sopracciglio alzato e si arrende poco dopo al mio sguardo indagatore.
<<C'è mia nonna. Lei è molto esuberante ed è convinta che io e te dobbiamo sposarci.>>
Strabuzzo gli occhi e lo guardo stralunata.
<<Come?>>
<<Ho detto che mia nonna...>>
Lo fermo con una mano, facendo arrestare la nostra salita verso il suo appartamento.
<<Ho capito che hai detto ma la mia domanda è: tua nonna come fa a sapere della mia esistenza?>>
Emiliano diventa rosso in faccia e io trattengo un sorriso e una risata quando inizia a balbettare cose senza senso.
<<Le ho parlato di te okay?>>
Nascondo il sorriso e riprendo a salire le scale.
Ha parlato di me a sua nonna!
Sono scioccata e contenta allo stesso tempo, non me lo aspettavo da lui.
Ho capito che non ama raccontare i fatti suoi agli altri quindi è strano che abbia raccontato di una sua amica a sua nonna.
Bhu, io sono contenta comunque.

Appena apre la porta di casa, una vecchietta molto carina ci si para davanti.
<<A stura t'arricogli?>>
Oddio ma è siciliana!
Io amo la Sicilia, la gente, i profumi, i colori e l'accoglienza di quei posti fantastici!
Per non parlare del cibo.
Ho fatto colazione meno di un'ora fa e già ho fame al sol pensiero.
<<Ho finito ora di lavorare nonna! Camilla e Gabriele? Tutto okay?>>
Sua nonna annuisce e posa lo sguardo su di me.
I suoi occhi si addolciscono ancora di più e mi sorride amorevole.
<<Ciao, io sono Lucia la nonna di questo maleducato che neanche ci ha presentate! Tu sei Lara?>>
Oddio allora le ha parlato veramente di me...
<<Sì, piacere!>>
Lei rifiuta la mia mano per stringermi direttamente a sé.
La stringo a mia volta con un sorriso sul volto, che si allarga quando vedo Emiliano imbarazzato.
Troppo imbarazzo oggi.
<<Ho sentito la voce di Lara!>>
Camilla arriva quasi correndo dalla sua stanza e mi salta quasi addosso quando mi vede.
Scoppio a ridere, sembra che non ci vediamo da una vita.
<<Che ci fai qui?!>>
<<Devo scrivere l'ultima relazione sui progressi di tuo fratello, è sveglio?>>
<<No, però possiamo svegliarlo. Così vedi come fa colazione.>>
Annuisco.
Devo ricordare di appuntare questo particolare.
Mangia di nuovo in maniera regolare.
<<Bene. Ti aspetto qui mentre sistemo ciò che mi serve.>>
Camilla va a svegliare suo fratello e io inizio a cercare il block notes e una penna.
Mi sento osservata ma faccio finta che nessuno mi stia guardando.
Mica ci sono Emiliano e sua nonna che mi stanno fissando da cinque minuti abbondanti.
No assolutamente.
<<Emiliano mi presti una penna? Non riesco a trovarla.>>
<<Vado a prendertela.>>
Sua nonna si avvicina e mi sorride.
<<Gioia ma di che stavi parlando prima con Camilla?>>
<<Io sono la psicologa tirocinante di Gabriele e devo fare l'ultima relazione sui suoi progressi.>>
<<Mi! Già così giovane sei pissicologa?
Ridacchio e annuisco.
<<Sì, sono psicologa.>>
Emiliano entra nel salone con due penne una blu e una nera.
Prendo quella blu, mi siedo sul divano e inizio ad appuntare il nome di Gabriele ed il giorno.

Il piccoletto entra in salone felice ma ancora addormentato e mi viene a salutare con un bacio sulla guancia.
Che carino che è.
Tutto suo fratello.
<<Come stai?>>
<<Io sto bene e tu?>>
<<Io ho sonno però sto bene.>>
Sorrido alla sua affermazione e lo conduco in cucina, seguita da suo fratello, sua sorella e sua nonna.
Emiliano gli dà un bacio sulla testa e gli chiede cosa vuole per colazione.
Mangia latte e cereali come se non avesse mai avuto quel momento di pausa dal cibo nella sua vita.
Appunto tutto sul block notes e continuo ad osservare i suoi comportamenti.
Sicuramente è più tranquillo.
Parla e ride, sono cose che prima non faceva.
Appunto anche questo.
<<Lara, lo sai che ho fatto un disegno bellissimo?>>
<<Sono curiosa ora, che hai disegnato?>>
Scende dallo sgabello e corre verso il salone, per poi tornare con un foglio in mano.
Me lo porge e sono contenta di vedere un soggetto diverso dalle macchine.
Ha disegnato se stesso tra i suoi due fratelli, tutti si tengono per mano e sono sorridenti.
Sopra a caratteri cubitali c'è scritto FAMIGLIA.
<<Quella è la prima parola che ho imparato a scrivere! Ti piace?>>
<<È bellissimo. Posso fargli una foto?>>
Lui annuisce fiero e con la coda dell'occhio vedo che tutti stanno sorridendo.
Sono riuscita a fare stare meglio questo bambino.
Il mio cuore scoppia di gioia e per la prima volta posso dire di essere orgogliosa di me stessa.

Scatto la foto al disegno e continuo a guardarlo.
<<Fai brutti sogni la notte?>>
<<Non più! Però ho paura del buio.>>
<<Anche io. Però non dirlo a nessuno va bene?>>
Lui ridacchia e annuisce con uno sguardo furbo negli occhi.
<<Cosa hai fatto in questi giorni che non ci siamo visti?>>
Ci pensa un attimo e poi sorride felice.
Che sono belli i bambini.
<<Ho imparato a scrivere qualche parola, ho giocato a calcio con Emiliano, sono andato in bici e sono anche caduto al parcogiochi. Guarda!>>
Mi mostra la sua ferita da guerra tutto orgoglioso e io gli scompiglio i capelli.
<<Ti sei divertito tanto allora!>>
<<Sì! La nonna mi ha anche insegnato a fare i biscotti ma non sono bravissimo.>>
<<Imparerai con il tempo, sta tranquillo. Ti va di fare un disegno di là mentre parlo con tuo fratello e tua sorella?>>
Lui annuisce e corre nell'altra stanza, lasciandoci soli.
<<Allora?>>
Camilla ci tiene particolarmente a suo fratello ma a volte è troppo apprensiva.
<<Bhe, non presenta più alcun disturbo. Socievole, mangia, dorme tranquillo e parla anche. Mi sembra tutto okay. Se vedete qualche comportamento strano però ditelo, a me o alla mia tutor.>>
Annuiscono entrambe e la nonna mi sorride grata.
Sorrido di rimando e prendo il mio block notes.
<<Io vado, devo finire la relazione e sono già le undici.>>
<<Va bene! Sicura che posso disturbarti se vedo qualcosa di strano?>>
<<Sì Cami, però non essere troppo apprensiva. Okay?>>
Lei annuisce, mi abbraccia e mi ringrazia.
Vado a prendere le mie cose che ho abbandonato sul divano, saluto Gabriele con un bacio sulla testa e ottengo un sorriso a trentadue denti.
La signora Lucia mi saluta con la mano ed Emiliano mi accompagna alla porta.
<<Sicura che vai a piedi?>>
<<Sì, sei stanco e sta sera dobbiamo uscire. Ricordi?>>
Ridacchia e si passa una mano tra i capelli.
Vorrei farlo anche io ma non mi pare il caso.
<<Hai ragione. Se ti senti seguita o altro, chiamami okay?>>
Annuisco e lo saluto con la mano andando verso le scale.
<<Lara.>>
Mi giro verso di lui e lo guardo.
<<Scrivimi quando sei a casa.>>
Sorrido e inizio a scendere le scale del condominio.
Mi sento fortunata ad avere qualcuno a cui importa di me.
Lui è come se fosse il mio elio, sto bene con lui e mi sento rinata da quando l'ho conosciuto.
Damiano sta pian piano abbandonando la mia mente. E con lui anche tutti i nostri ricordi.

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