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Cap. 8 - Visita non programmata.

Mentre Sogghynho, Kikuto e Nerhino camminavano per le strade di Milano, il calore del sole pomeridiano li avvolgeva, ma i loro occhiali da sole scuri li proteggevano dai raggi diretti, conferendo loro un'aria di mistero e intrigo. 

I riflessi dei grattacieli moderni si mescolavano con le storiche facciate dei palazzi, creando un contrasto affascinante che rispecchiava la loro stessa natura: giovani vampiri che cercavano di farsi strada in un mondo che cambiava rapidamente.

Sogghynho si guardò intorno, «Milano è davvero vibrante, non credete?», disse, un sorriso che si allargava sul suo volto. Kikuto annuì, mentre Nerhino si fermava per osservare un murales colorato che abbelliva un muro vicino, ispirato da un artista locale.

Il profumo del caffè e delle pasticcerie si mescolava con l'aria calda di Milano, mentre il brusio della città faceva da sottofondo alle conversazioni di Sogghynho, Kikuto e Nerhino.

Ben presto, la gente cominciò a notarli. Soprattutto i fan, riconoscendoli, si avvicinarono emozionati, «I RedGreenBlue! Sogghynho! Kikuto! Nerhino!», urlavano, cercando di farsi strada tra la folla. Alcuni si affrettarono a estrarre i telefoni per scattare foto, mentre altri cercavano di ottenere autografi, con le mani tremanti per l'emozione.

«Non posso credere che siano proprio loro!», esclamò una ragazza, col viso illuminato da un sorriso quando vide l'affascinante vocalist, «Puoi fare una foto con me?».

Sogghynho si fermò, accettando di posare con lei, ma quando abbassò un attimo gli occhiali per sorriderle, l'effetto fu immediato: la ragazza si bloccò, e i suoi occhi si aprirono con sorpresa e ammirazione. In un attimo, cadde all'indietro, svenuta per l'emozione.

«Oh no, non di nuovo!», esclamò Kikuto ridendo, mentre Nerhino scuoteva la testa, «Dovremmo iniziare a portare con noi un medico!».

«Tacete, ho solo dimenticato di spruzzare lo spray per rendermi visibile nelle foto», li riprese.

Il chitarrista e il batterista tacquero, «Il solito, almeno noi lo ricordiamo», commentò Nerhino.

Sogghynho si riaggiustò gli occhiali, ma una nuova folla di fan si stava già radunando attorno a loro, attratta dall'energia contagiosa del momento. Kikuto, divertito, cominciò a scattare selfie con i fan, mentre Nerhino si dedicava a distribuire autografi.

L'atmosfera era elettrica, e ogni volta che Sogghynho abbassava gli occhiali, un'ondata di entusiasmo si diffondeva tra le ragazze e i ragazzi che li circondavano.

Mentre si spostavano in una zona più tranquilla per riprendere fiato, Sogghynho si fermò per ammirare un negozio di dischi vintage, «Guardate, ragazzi! Dobbiamo entrare!».

Nerhino annuì entusiasta, «Sì, andiamo!».

Entrarono nel negozio, l'aria profumata di carta e vinile li avvolse. E mentre esaminava una copertina, Sogghynho sentì una presenza dietro di lui. Si voltò e vide una ragazza, visibilmente emozionata, che lo guardava con occhi sognanti.

«Posso avere un autografo?», chiese timidamente.

Sogghynho le sorrise, «Certo, ma solo se mi racconti qual è la tua canzone preferita», disse poi, firmando il disco che aveva in mano.

Mentre il vocalist parlava con la ragazza, Kikuto e Nerhino approfittarono per un giro e trovarono un vinile dei primi anni '80, una band italiana che aveva influenzato molti artisti della loro generazione, «Questo è un pezzo di storia!», esclamò Kikuto, brandendolo come un trofeo.

«Prendiamolo! Sarà la colonna sonora della nostra tournée!», rispose Nerhino.

«O delle nostre notti fiammeggianti, bocconcino», sussurrò Kikuto, avvicinandosi per baciare il chitarrista che lo spinse in avanti, «Profilo basso, giapponesino».

Dopo aver acquistato il vinile, i tre uscirono dal negozio e si ritrovarono di nuovo avvolti dalla vivace atmosfera di Milano. Continuarono a camminare, condividendo risate e commenti sui vinili che avevano appena acquistato, quando un vociare animato attirò la loro attenzione.

«Ma dai, Charlette, lasciami fare!», disse una ragazza dai capelli tinti di un blu scuro e lisci, evidentemente eccitata. Era Valeria Colombi, e il suo viso era illuminato dall'euforia.

«No, Valery, non posso!», rispose Charlotte Bianchi, con un'espressione di disinteresse sul viso. I suoi capelli biondi fluttuavano leggermente nella brezza, e sembrava più interessata a controllare il telefono piuttosto che partecipare alla conversazione, «Non capisco perché tu sia così presa. Sono solo la solita pop band del cavolo!».

Valeria si avvicinò, visibilmente frustrata, «Ma sono i RedGreenBlue! Guarda! Non capita tutti i giorni di avere l'opportunità di incontrarli! Dobbiamo andare da loro e chiedere un autografo! E verrai con me anche al concerto!».

«E se io non voglio?», ribatté Charlotte, alzando le spalle, «Poi, potrebbe essere imbarazzante. E a me sinceramente non frega nulla!».

Sogghynho, che si era fermato insieme ai suoi amici per ascoltare la discussione, si scambiò uno sguardo divertito con loro.

«Pensate siano altre fan?», sussurrò Kikuto a Nerhino, cercando di trattenere una risata.

Nerhino sorrise, «Direi proprio di sì. Guarda, quella ragazza coi capelli blu sembra sul punto di esplodere di entusiasmo. Credo che sia il momento giusto per intervenire!».

Non fecero in tempo a avvicinarsi che, all'improvviso, Charlotte afferrò il braccio di Valeria e la tirò via con violenza, portandola lontano dalla scena, «Andiamo, Valery! Non abbiamo tempo da perdere con queste sciocchezze!».

Sogghynho si grattò il mento, guardando la scena con uno sguardo riflessivo, «Hmm, quella ragazza bionda sembrava non essere una nostra fan», commentò, scuotendo la testa.

«Sì, sembra più interessata a far finta di essere indifferente, ti somiglia, Sogh», aggiunse Kikuto, «L'altra invece no, anzi, aveva anche i capelli dello stesso blu dei miei occhi e sembrava avere un carattere simile al mio, mi intriga...».

«Da deficiente insopportabile?», stuzzicò Nerhino.

«Rischi la scopata in pubblico, figlioccio di Dracula, taci», lo provocò in ricambio.

Sogghynho scoppiò a ridere, «Beh, sembra che abbiate trovato un punto in comune!».

Kikuto sospirò, «Ma dai, io sono molto più affascinante di qualsiasi altro vampiro da film!».

«Andiamo alla villa, abbiamo bisogno di riposare. Manca ancora un mese al concerto e dobbiamo pensare a come adattarci meglio agli umani. Primo: mi devo ricordare lo spray. Secondo, seguirò l'odore di quella ragazza bionda apparentemente nostra hater. Voglio solo un pochino divertirmi, non aspettatemi per cena, stanotte», disse Sogghynho, ridendo.

Così, dopo aver preso in giro i suoi amici, il vocalist cominciò a seguire il profumo di Charlotte che si mescolava all'aria frizzante di Milano. Era un odore dolce e fresco, che lo guidò attraverso le strade affollate, fino a quando non si trovò davanti a un piccolo condominio. Senza pensarci troppo, salì le scale e si fermò davanti a una porta con un numero 23 scritto in oro.

Furtivamente usò i suoi poteri e aprì la porta d'ingresso fino a raggiungere l'appartamento ed entrare usando la stessa tecnica, dopodiché si fermò nel corridoio nei pressi della camera di Charlotte dove era impegnata a discutere con la sua amica Valeria.

La sua unica fortuna era la non presenza dei genitori della ragazza.

«Non posso credere che non ti sia piaciuto!», lamentava Valeria, con il volto arrossato dall'ira, «Volevo solo un autografo, e tu hai tirato via la mia armatura di fan!».

Charlotte, seduta sul letto, scrollò le spalle con indifferenza, «Non capisco perché tu sia così presa. Sono solo una band di gay incalliti!».

Valeria sbuffò, guardandola con delusione, «Ma non è quello che conta! La musica è ciò che importa! È l'arte, l'emozione che trasmettono. Devi smettere di pensare a queste stupidaggini!».

Charlotte alzò gli occhi al cielo, «Sì, ok, la musica, ma sono sempre gli stessi ragazzi che si credono chissà chi. Non capisco perché tu sia così presa!».

«Perché sono talentuosi, Charlotte!», rispose Valeria, agitandosi, «E perché non capita tutti i giorni di incontrare qualcuno del loro calibro! Ah, è tardi, devo tornare a casa, a domani».

Valeria decise di alzarsi e andarsene.

Sogghynho, che aveva ascoltato tutta la conversazione da un angolo nascosto del corridoio, si sentì intrigato e divertito. Tuttavia, mentre si preparava a entrare nella stanza, udì un rumore familiare provenire dal corridoio: i genitori di Charlotte stavano tornando a casa.

«Oh no, no, no...», pensò, ritirandosi furtivamente, «Va bene. Ci vedremo stanotte, tesoro».

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