Cap. 3 - La svolta del nuovo brano.
«Magnetico, eh?», ridacchiò Sogghynho, lanciando uno sguardo scherzoso a Nerhino. «Sei sicuro che non stai reagendo solo all'impronta blu sul tuo polso?».
«No, è più di quello», rispose Nerhino, fissando il cielo mentre camminavano verso l'aula per l'ultima lezione serale, «Mi ha dato una sensazione che non provavo da tempo. Mi sento eccitato e ispirato, ma anche un po' nervoso. C'è qualcosa in Kikuto che mi spinge a volerlo conoscere meglio, sia come musicista che come vampiro».
Sogghynho alzò un sopracciglio verde, «Beh, mi sembra che tu abbia già fatto un'ottima impressione su di lui. Ricorda solo che stai andando lì per fare musica, non per farti distrarre».
Nerhino annuì, cercando di mantenere il controllo dei propri sentimenti, «Hai ragione. La musica è la nostra priorità. Però non posso negare che una parte di me è davvero entusiasta di lavorare con Kikuto. Spero solo che la nostra collaborazione vada bene».
Le lezioni finalmente erano giunte al termine, e Nerhino e Sogghynho uscirono dall'aula immersi nei loro pensieri. Nerhino, in particolare, non riusciva a smettere di pensare all'imminente sessione in studio con Kikuto.
La piccola macchia blu sul suo polso, ancora ben visibile, sembrava pulsare ogni volta che il suo sguardo vi si posava sopra, come se quella traccia fosse più di un semplice segno.
«Allora, sei pronto?» chiese Sogghynho, «Stiamo per incontrare Kikuto, e non ti voglio vedere sognante durante le prove. Il sogno era il tuo di fare un band, e dobbiamo realizzarlo!».
«Sì, sì, sono pronto!», rispose Nerhino, cercando di nascondere l'agitazione, «È solo che... non posso fare a meno di pensare a come andrà. Non solo musicalmente, ma anche a tutto il resto».
Sogghynho sospirò, scrollando le spalle, «Guarda, lo capisco. Kikuto ha un'aura strana e affascinante, non lo nego. Ma non possiamo perdere di vista ciò che è importante: la musica. Se questa collaborazione funziona, potremmo davvero portare la nostra band a un altro livello».
Nerhino annuì, anche se dentro di sé sapeva che non sarebbe stato così facile separare la professionalità dalla tempesta di emozioni che sentiva crescere, «Hai ragione. La musica è tutto, e dobbiamo restare concentrati su questo. Però per mille canini, Sogh! C'è qualcosa in lui, qualcosa che mi attrae in modo che non riesco a spiegare!».
Sogghynho lo guardò per un momento, poi rise, «Sei un caso disperato, lo sai? Ma sai cosa? Forse questa scintilla che senti potrebbe essere utile per la nostra creatività. A volte, lavorare con qualcuno che ti scuote un po' può portare a risultati inaspettati».
Mentre parlavano, si incamminarono verso lo studio di Kikuto, il sole ormai era calato e la città si avvolse nella luce soffusa dei lampioni. C'era un'eccitazione nell'aria, come se tutto ciò che li attendeva fosse avvolto da un alone di mistero e possibilità.
Arrivati allo studio, Nerhino si fermò un attimo sulla soglia, respirando profondamente prima di bussare alla porta, «Eccoci», mormorò, quasi più per se stesso che per Sogghynho.
La porta si aprì lentamente, rivelando Kikuto dall'altra parte. I suoi occhi blu brillavano nella semioscurità dello studio, e un sorriso enigmatico si disegnò sulle sue labbra, «Siete in perfetto orario,» disse con tono calmo, facendo un gesto per invitarli a entrare, «Spero che siate pronti a fare sul serio. Abbiamo molto lavoro da fare, e non ho intenzione di perdere tempo».
Kikuto guardò Nerhino e sorrise, «Ciao, bocconcino».
Nerhino sentì il viso scaldarsi all'istante al sentire quel soprannome dalle labbra di Kikuto, mentre cercava di nascondere il rossore sotto un sorriso nervoso, «Ehi... ciao...».
Sogghynho lanciò un'occhiata rapida a Nerhino, con un sorrisetto appena accennato sulle labbra, prima di voltarsi verso Kikuto. «Beh, mi farebbe piacere entrare e cominciare le prove, se non sei troppo occupato a corteggiare il chitarrista».
Kikuto rise sotto voce, scuotendo la testa mentre li guidava all'interno, «Non preoccuparti, Sogghynho prestigioso Darkmoor, so bene qual è il nostro obiettivo. Ma ammetto che mi piace vedere Nerhino un po' a disagio... rende tutto più interessante».
Kikuto pizzicò la testa rossa di Nerhino, «E vederlo così mi fa godere... così posso smettere di criticare il vampiro più stronzo della Transilvania solo perché il suo figlioccio è un fico».
Nerhino alzò gli occhi al cielo, cercando di non lasciarsi prendere dall'imbarazzo. «Non c'è bisogno di tirare in ballo il mio padrino ogni volta. Lui non ha niente a che fare con la band».
Kikuto sogghignò, con un lampo malizioso negli occhi blu, «Forse no, ma non è facile ignorare che porti dentro di te un po' del suo fascino oscuro. Dovresti usarlo a tuo vantaggio, sai? Il figlioccio di Dracula che suona la chitarra? Sarebbe... mostruosamente perfetto».
Kikuto si avvicinò a Nerhino così tanto che l'altro poteva sentire il suo respiro caldo, ma poi si fermò e si ritirò con un sorriso malizioso, «Però, prima di iniziare con la musica, avete qualcos'altro da farmi sentire oltre il magnifico riff del chitarrista fico?».
Nerhino, ancora scosso dalla vicinanza di Kikuto, si allontanò un passo, «Sì, abbiamo un paio di idee che abbiamo lavorato e alcune bozze che volevamo farti ascoltare. Speriamo che possano ispirarti quanto sono ispiranti per noi».
Sogghynho, cercando di cambiare il focus, entrò più all'interno e tirò fuori un paio di fogli e il suo bass guitar dalla tasca della custodia del suo basso, poi si guardò attorno. Lo studio di Kikuto era un ambiente cupo e affascinante, perfetto riflesso della sua personalità.
Le pareti erano dipinte in tonalità scure, con qualche simbolo antico sparso qua e là. Al centro della stanza invece c'era la batteria imponente di Kikuto, accanto alla quale si trovavano diverse chitarre, amplificatori, e una tastiera.
L'illuminazione era soffusa, con lampade basse che gettavano una luce morbida e intima. Un tavolo di legno, coperto da spartiti e vecchi vinili, dominava un angolo della stanza vicino a un divano in pelle nera.
«Abbiamo preparato una versione grezza di un brano su cui stiamo lavorando. C'è ancora molto da fare, ma pensavamo che il tuo contributo potesse fare la differenza», disse Sogghynho.
Kikuto annuì, dirigendosi verso la sua batteria e mettendo le mani sui tamburi, «Bene, allora iniziamo. Cominciate a suonare e cantare e io vedrò di aggiungermi con la batteria».
I due si misero subito al lavoro, con Nerhino che suonò il riff principale della canzone e Sogghynho che, seduto sul divano con il basso in mano, si unì e iniziò a cantare qualche strofa.
Kikuto, con le bacchette in mano, ascoltò con attenzione, poi, dopo un paio di giri, iniziò a battere il tempo con precisione e passione, le sue bacchette schioccarono sulle pelli e sui piatti con un ritmo che si adattava perfettamente al pezzo. Il suono della batteria sembrava fondersi con il resto della musica, aggiungendo una nuova dimensione al brano.
Quando terminarono, Kikuto si fermò e si girò verso di loro con un sorriso soddisfatto, «Questo è davvero promettente. La struttura del pezzo è solida e la vostra sinergia è evidente. Ho alcune idee su come migliorare la dinamica e aggiungere un po' di variazione nei ritmi della batteria. Però miglioriamo il testo, perché mi sembra un po' confuso. Voi che tema avevate in mente?».
«A dire il vero ho pensato a tanti temi, come il non volerci montare la testa, "We're not superstars, we're just you all are", e il tema della nostra natura, "Thirsty of blood, but human in my heart", ma a lui non piace soprattutto per il "heart"».
«Non ha tutti i torti, il bocconcino! Ci vuole una svolta al testo», rispose Kikuto.
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