23 ottobre
» Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it
» prompt: presagio
» rating: giallo
» parole: 497
Aspindza, Georgia
La regina Tamara osservava il fianco del monte Erusheli, trovandolo nudo nel suo splendore.
Il re le aveva consegnato il benestare: ben presto, la città sarebbe stata edificata, anzi, cavata nella viva roccia. La città di Tamara.
L'avrebbe chiamata "Vardzia", o "Colei nel ventre della Terra". Quella parte di montagna avrebbe ospitato monaci, scalpellini e chiunque altro avesse voluto soggiornarvi. Era il progetto che Tamara aveva sognato per anni, ora avviato alla realtà.
«Maestà, re Giorgio terzo è già al cospetto del Sommo sacerdote. La attendiamo.» Una serva vestita di stracci le si prostrò ai piedi.
Tamara si fissò i sandali ingioiellati, prendendo un bel respiro di auto-incoraggiamento. Teneva molto a quell'incontro, era emozionata, ma certa che avrebbe ottenuto un esito positivo da parte della Chiesa. Afferrò i lembi dell'abito setoso e si mosse in direzione del tendone reale, piazzato al centro della vallata brulla.
«Sua luminosa grazia» l'accolse il religioso.
Tamara gettò un'occhiata al marito, sbragato su una seduta foderata di pelli e pellicce. Il solito sguardo vacuo di Giorgio non lasciava trapelare nessuna buona nuova. Non c'era scaramanzia sulla sua faccia lunga, né alcuna traccia di fede cristiana. Ma Tamara amava il Cristo per tutti e due.
La regina sedette composta, interrogando il sacerdote. «Quali notizie dal tuo ritiro spirituale?»
Il Sommo imitò il comportamento della donna, accomodandosi stancamente. Il volto rugoso era solcato da un velo di sudore. «Vostra maestà, sarò diretto: ho sognato un asino morto... con una corda al collo. Mi trovavo in Israele. Le mosche deponevano le loro sudicie uova negli occhi della povera bestia, e gli avvoltoi divoravano la carcassa. L'odore era terribile. Altezza, io le suggerisco di rinunciare immediatamente all'ambizione di Vardzia.»
Tamara tacque per alcuni minuti, la bocca ridotta a una pallida fessura. «Che genere di presagio è questo?»
«Morte, o, probabilmente, tradimento. L'asino strangolato è il simbolo del Giuda» rivelò l'ecclesiastico, passandosi una mano grassoccia sulla barba. «Dio non sembra approvare la profanazione del monte Erusheli, altezza. E ci sono guai di corte in arrivo.»
Re Giorgio alzò un sopracciglio, tanto per fare qualcosa. Non gli importava granché dei piccoli drammi coniugali. Ma Tamara, prevedibilmente, si agitò, attirando l'attenzione di lui.
«Marito, facciamo qualcosa! Aumentiamo la sicurezza nell'area degli scavi e licenziamo qualunque servo sospetto. Nessuno ci tradirà,» buttò un'occhiata sdegnata al sacerdote «e questo è tutto! Ora va'!»
«Ma, sua grazia...»
«Sparisci. I tuoi deliri cattolici mi snervano.» Tamara rinnegò la sua stessa fede. Perché Vardzia era ormai come una gravidanza, per lei, come una figlia concettuale che avrebbe sopperito alla mancanza di una reale.
La città-monastero di Vardzia iniziò a prendere forma. Il fianco di Erusheli fu deturpato, raschiato, escavato e modellato secondo i dettami della regina. Qualche intoppo rallentò l'opera architettonica, specialmente quando gli operai iniziarono a morire di peste, e una talpa nella corte comunicò al regno nemico la vulnerabile posizione dei regnanti georgiani. Re Giorgio terzo e la regina Tamara furono assassinati in una località che avrebbe dovuto restare segreta.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro