12 ottobre
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Grasberg, Nuova Guinea
«Signor McMoran, abbiamo trovato altri di quei selvaggi alla Baby Cave, a nord del giacimento.»
«Pigmei del cazzo. Falli sistemare dai militari, e se ci sono donne o bambine, be', lasciatele ai miei operai. Avranno un po' di svago dal duro lavoro.»
«Chiaro, signore.» Il manutentore si ritirò dal gazebo privato del suo padrone, tornando ai lavori di scavo.
Annoiato, John McMoran contemplò il suo pacchiano anello da ventiquattro carati. Sbuffò e sedette su una poltrona improvvisata, a intrecci di canapa. Non c'era nessuno a poterlo biasimare, vedeva lo stesso scenario ogni giorno: l'immensa miniera di suo padre, come un occhio scavato a gradoni nel profondo ventre roccioso di quelle terre fertili e incivili. C'era ancora molto, troppo da esplorare, ma l'ereditiero non aveva nessuna voglia di scoperchiare i pericolosi segreti della Nuova Guinea.
Così, erano gli stessi segreti ad andare da McMoran.
Come si dice: "Se Maometto non va alla montagna..." pensava John, a proposito dei pigmei.
Non erano dei veri esseri umani, per lui, piuttosto somigliavano a scimmie fastidiose. Incredibilmente bassi, tarchiati, con quegli occhietti porcini e le nudità in bella vista. No, pensava John, non sono umani. Sono meno delle bestie. Fornicare con una di quelle quasi-donne... Cristo, che schifo.
Non credeva di fare torto a nessuno, lasciando che gli americani stuprassero le indigene e che scavatrici ed esplosivi sventrassero il creato. John McMoran era il classico statunitense padrone del mondo, senza Dio e senza una morale universale. Piuttosto, chiamava erroneamente "pigmei" quelle tribù, poiché appunto simili a quelle del centro Africa ― anche lì Jhon McMoran aveva messo le mani, autorizzato ad estrarre caolinite e graniti da spedire in America.
Anche lì, a Grasberg, in uno dei posti equatoriali più sperduti, McMoran non aveva nessun limite di gestione. Avrebbe estratto tutti i metalli preziosi che i suoi sarebbero riusciti a cavare, sterminato qualunque gruppo di indigeni si fosse messo in mezzo, convinto che si stessero contendendo la medesima risorsa naturale.
McMoran ignorava molte cose. Non sapeva che dell'oro, agli indigeni, non importava proprio niente.
Ignorava che quelle cave, quella terra un tempo vergine e incontaminata, celava i resti di una civiltà che solo gli indigeni avevano il diritto di riesumare.
Proprio lì, a Grasberg, esistevano materie e verità immobili nel tempo, che solo i nativi conoscevano e tentavano ― disperatamente, invano ― di proteggere dagli invasori. Verità infinitamente più importanti dell'oro, ma quelli come McMoran non l'avrebbero mai compreso.
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