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1 ottobre

» Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it
» prompt: vino
» rating: arancione
» parole: 499




Granada, Spagna


Le porte dell'obitorio si spalancarono con un clangore assordante.

A grandi falcate, il dottor Sanchez raggiunse la sua assistente, china sul cadavere più fresco della sala.

«Oi, pequeña, cosa abbiamo in caldo?»

La donna sorrise, civettuola. «E non chiamarmi in quel modo, Josè! Ho vent'anni per gamba, accidenti. Comunque, il menù della serata prevede un bel maschio latino di ventisei anni. Guarda che roba... Quanta bellezza sprecata.»

Il vegliardo contemplò il corpo latteo, totalmente nudo sul gelido metallo della lettiga. Bluastre vene sottili ne solcavano la pelle tirata, appartenuta a un giovane uomo di notevole grazia. La dottoressa Ramirez, infatti, non faceva che sacramentare contro il destino di quella ghiotta carne data in pasto al Tristo Mietitore.

«Bene, bene. Una volta tanto, non ci tocca aprire qualche vecchio incartapecorito come me. Causa della morte?» chiese Josè, sistemandosi i guanti in lattice cominciò a tastare il ventre della vittima.

«Non credo che sarà necessaria un'autopsia. Le analisi del sangue la dicono lunga» commentò Mercedes, continuando a osservare attentamente il ragazzo e a compilare la scheda del decesso.

Il dottor Sanchez sbirciò il plico tra le mani dell'altra. «Morte dopo un coma etilico? Santa mierda, ma che si è scolato?» rabbrividì, stringendosi nel camice. Aveva sempre odiato il gelo pungente di quei sotterranei.

«Amarone della Valpolicella, caro mio, il vino italiano più caro in circolazione! Ah, che ne sappiamo, noi comuni mortali» sospirò, tirando il lenzuolo sulle gambe del morto.

Josè batté le palpebre rugose e cadenti, strabuzzando dietro a un paio di lenti spesse mezza falange. «Che figlio di papà! Ma un fegato deboluccio, eh.»

Mercedes gli buttò uno sguardo eloquente, parlando poi con meno entusiasmo: «La Scientifica gli ha trovato anche uno psicofarmaco abbastanza... pesante, ecco.»

Josè ammutolì, poi realizzò. «Morto nel sonno, quindi.»

«Che Dio lo abbia in gloria» concluse la dottoressa, spingendo la testata metallica della lettiga e incassando il corpo nella muraglia di loculi.

Più tardi, a notte fonda, il dottor Sanchez faceva quello che sapeva fare meglio: girovagare senza una meta per i luminosi vicoli di Granada.

Un mite vento del sud alitava verso il centro della città, mettendo in circolo zaffate di spezie locali, odore di brace spenta e birra stagnante tra le fessure dei sanpietrini. C'era qualche pub ancora aperto, a quell'ora, e ben presto Josè cedette alla tentazione. L'Odore di mosto era acre, ma piacevole; a Josè piaceva rallentare in vicinanza delle cantine vinicole, solo per poter sniffare e ricordare i bei tempi delle vendemmie a piedi nudi.

S'infilò in un localino simile a una catacomba arredata, scendendo le scalette pericolosamente scheggiate. Accomodatosi al bancone, il barista alzò e abbassò il mento mulatto, sorridendo con occhi stanchi.

«Cosa le faccio, signore? Un cocktail, una birra?»

«Sono vecchio per queste stronzate» ridacchiò Josè, scatarrando subito dopo. «Vino, piuttosto. Dammi del vino.»

«A lei la carta, allora.»

Il dottor Sanchez non degnò l'elenco di un solo sguardo. «Metti via, ragazzo, e portami un calice di Amarone della Valpolicella. È buono da morire.»

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