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CAPITOLO XXIII

Elisabeth continuava a fissare Peter, ancora non riusciva a credere di avercelo lì davanti, era talmente frastornata che per qualche secondo non seppe cosa fare… dobbiamo andare via… si ripeté nella mente, così chiamò Dave, Peter trasalì, ma si ricompose non appena capì che Ellie lo aveva chiamato per supplicarlo, con una scusa, di lasciarla andare via e che il giorno dopo avrebbe fatto il doppio turno e sistemato la dispensa – ok… - sbuffò poco convinto l’uomo, che doveva essere abituato a richieste del genere e dopo aver guardato malamente Peter lasciò che i due fidanzati uscissero dal locale. – Sai che qui non ci tornerai vero? – le domandò Peter mentre si allontanavano a passo svelto, ma senza attirare troppo l’attenzione – so che mi spiegherai tutto – rispose Elisabeth guardandolo con un’espressione strana e triste allo stesso tempo, poi non si parlarono più fino a che non salirono in macchina, una berlina blu che Peter disse di aver noleggiato. – Dove andiamo? – chiese Elisabeth non appena Grant accese il motore della vettura – in un posto dove staremo al sicuro, dove non c’è estradizione – Ellie sobbalzò – estradizione?! Mi sto fidando di te, mi sono sempre fidata di te e ti ho appena detto che so che mi spiegherai tutto… ma… diamine… che sta succedendo Peter? – disse mentre l’esasperazione la mangiava e consumava da dentro, quella situazione era surreale – ti prego… dimmi che sta succedendo perché davvero io non ci sto capendo niente! – esplose poi, oramai era in preda all’isteria, ma Peter continuava a guidare, era come se non la sentisse – dimmelo! Dimmelo ora, diamine! – urlò la ragazza fuori di se, ora non  sapeva più a che cosa pensare – stai calma – disse Peter con estrema tranquillità e freddezza – andrà tutto bene. Siamo finiti in una brutta situazione, che ora non riesci a comprendere, ma ti spiegherò tutto… esattamente come promesso – Elisabeth lo guardò senza parole: era più enigmatico del solito, così cupo e determinato a portare a termine chissà quale cosa… eppure si fidò nuovamente delle sue parole, non riusciva e non poteva fare altro…
Guidarono per chilometri e chilometri fino a che, verso le sei di sera, non si fermarono in una stazione di servizio per riposarsi e mangiare qualcosa. – Allora, vuoi ancora sapere perché stiamo andando via da New York? – domandò Peter guardandola, aveva uno sguardo strano e i suoi occhi grigio-azzurri erano più scuri del solito – certo… - rispose Elisabeth – e poi me lo hai promesso - - bene – disse Peter – ma questa è una storia che in parte già conosci… -

22 Dicembre 2007, circa un anno prima della partenza per NYC di Elisabeth

Era una giornata come tante, la scuola finita e le vacanze Natalizie iniziate! Quell’anno sarebbero andati tutti insieme a trovare una sorella di suo padre, sua zia Amethyst, a Boston. Presero un aereo e poi dall’aeroporto di Boston un taxi. Un maledetto, maledettissimo taxi. Di quel giorno, di quel momento orribile, ricorda solo lo schianto, forte e violentissimo… il buio… il silenzio…

Quando si svegliò, in una candida e sterile camera d’ospedale le dissero che il conducente e suo padre erano in gravissime condizioni, mentre lei e sua madre, che erano sedute dietro al momento dell’impatto, erano fuori pericolo.

È solo una parola preceduta da un aggettivo superlativo: gravissime condizioni.

Gravissime condizioni
Gravissime condizioni

La combinazione letale di queste due parole la perseguitò per giorni, settimane…

Suo padre ce la fece, l’autista no.

Come si esce da un trauma simile? Elisabeth non lo sapeva, ma in qualche modo lei e sua madre ce la fecero, lo stesso, però, non si poteva dire del padre che era irrimediabilmente cambiato.

Cambiamento.

Un’altra parola che aveva uno strano effetto su Elisabeth: da un lato odiava i cambiamenti, soprattutto quelli riguardanti la sua famiglia dal giorno dell'incidente … ma dall’altro lei cercava il cambiamento, non poteva continuare a vivere in quel modo, non più.

-Tu… come fai a saperlo? – chiese Elisabeth esterrefatta sentendosi raccontare una parte dolorosa e che aveva tentato di archiviare della sua vita – e poi cosa centra con tutto questo? - - io so tutto di te, del tuo passato… e so anche che in questo momento ti pare ingiusto, perché io non mi sono mai aperto con te, ma… a tempo debito ti prometto che pareggeremo i conti e credimi se ti dico che è da quell’incidente che tutto è cominciato… - rispose Peter guardandola dritta negli occhi – e come? Spiegati meglio… - disse Ellie decisa, voleva delle risposte e le voleva subito – ti racconterò tutto non appena saliremo in macchina e ripartiremo, abbiamo già perso fin troppo tempo qui…– acconsentì Grant, dopodiché si guardò distrattamente in giro, come per assicurarsi che non ci fossero problemi, poi si girò verso Elisabeth che annuì sapendo che non aveva scelta e lo seguì all’interno della berlina blu non appena lui si alzò per raggiungerla e metterla in moto. 

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