CAPITOLO XIV
Elisabeth incominciò a pensare alle diverse alternative che aveva: sapeva di non poter andare a Chicago, non aveva il tempo di raggiungere Scarlett là, e non poteva nemmeno fare un giro a Central Park e scavare milioni di buche sperando di trovare la scatola con dentro i suoi spartiti, i testi e i disegni dell'amica. Alla fine decise che avrebbe scritto delle nuove canzoni, sperando che l'ispirazione non le venisse a mancare proprio ora che ne aveva più bisogno! Guardò l'orologio e constatò che era già quasi la una, fuori splendeva un sole bellissimo e caldo, era una giornata perfetta per andare fuori a fare una passeggiato, oppure, come nel suo caso, scrivere canzoni. Alla fine Ellie decise di darsi una rinfrescata, vestirsi e uscire; fu pronta (stranamente) in pochissimi minuti, era troppo agitata e allo stesso tempo emozionata all'idea di tornare a scrivere canzoni! E prima di varcare la soglia della porta e chiudersela alle spalle afferrò borsa e occhiali da sole, tralasciando l'ombrellino "portatile" uno di quelli abbastanza piccoli da poterli mettere tranquillamente in borsetta, dato che era certa che, con una giornata così tremendamente bella, non avrebbe di certo piovuto.
Una volta fuori incominciò a guardarsi in giro, sperando che l'ispirazione l'avrebbe improvvisamente travolta mentre camminava, ma nulla! Il taccuino che teneva in mano rimaneva tristemente e inesorabilmente vuoto. Andò a Central Park, si sedette su una panchina, provò a scrivere qualcosa ma le sembrava di essere paralizzata o per qualche strano motivo, di non essere più in grado di comporre canzoni. Era bloccata. Terribilmente bloccata. Non ricordavo fosse così difficile... pensò Elisabeth sconsolata e sbuffò, facendo spostare un ciuffo nero dalla sua fronte, completamente frustrata dalla situazione che si trovava ad affrontare. Scrivere una canzone non è facile come sembra, lo aveva dimenticato e le serviva una mano, doveva proprio ammetterlo. La mano di un altro musicista, di un altro cantante. Edward. Quel nome fluttuò nella sua mente con una inaspettata facilità e leggerezza. Edward pensò Ellie dovrei chiamarlo? Lui è l'unico che può aiutarmi... ma come lo contatto? Non ho il suo numero... alla fine le venne in mente che John era suo amico così decise di chiedere a lui, anche se sapeva che le avrebbe fatto un sacco di domande. Optò per un semplice messaggio, così da evitare una chiacchierata diretta e aspettò la risposta dell'amico per minuti che le sembrarono ore. Era stranamente agitata, quando si trattava di Edward tutto prendeva una piega insolita e non le piaceva. Alla fine John rispose: nel messaggio c'era il numero che le serviva accompagnato da un irriverente scritta:
Non so a cosa ti serve...
ma lo
scoprirò presto...
Elisabeth sorrise, l'amico era incorreggibile, eppure sapeva che avrebbe mantenuto la promessa. Salvò il numero di Edward e senza rimandare oltre lo chiamò. Il cellulare incominciò a squillare e il cuore a battere senza ritegno... uno squillo, due, tre... sembrava non dover rispondere mai, ma proprio un attimo prima che Ellie decidesse di chiudere la chiamata Edward rispose, la sua voce era vagamente indagatoria, del resto stava rispondendo a un numero sconosciuto. Elisabeth si fece riconoscere e poté distinguere, dalla voce di lui, che era profondamente sorpreso ma anche felice; la ragazza gli spiegò tutto d'un fiato, sperando che lui non la mandasse a quel paese. Edward si prese qualche secondo per pensarci su, facendola fremere per la tensione, poi chiese allegramente dove lei fosse in quel momento, così da poterla raggiungere. – Central Park – rispose Ellie e cercò di fargli capire in quale zona del parco si trovasse esattamente; Edward rimase ad ascoltare in silenzio, poi le disse che conosceva il posto e di aspettarlo: sarebbe arrivato nel minor tempo possibile. Passò un quarto d'ora, si avvicinavano le due del pomeriggio e Elisabeth incominciò a domandarsi se stesse aspettando in vano, se Edward le avesse dato buca... stava pensando di tornarsene a casa quando lo vide comparire in lontananza da dietro un albero. – Hey! – lo salutò scuotendo la mano per farsi vedere, poi decise di alzarsi e di andargli in contro – grazie per essere venuto – disse Elisabeth non appena lo raggiunse – ringraziami quando avremo finito di scrivere almeno una canzone – ammiccò lui raggiante e poi aggiunse – conosco un posto perfetto per questo genere di "emergenze" - - ah sì?- domando Ellie – si – rispose Edward, poi la guardò con quel suo sguardo strano e magnetico – è stato lì che ho trovato l'ispirazione per la mia prima canzone... - il ragazzo continuava a guardarla, tenendo alta la tensione, sembrava divertirsi a tenergli nascosto il luogo dove aveva intenzione di portarla – allora?- incalzò Elisabeth impaziente, non riusciva proprio a reggere quella situazione – mi vuoi dire che razza di posto è? – il ragazzo continuò a fissarla e poi si decise a parlare, svelando finalmente il nome del suo posto magico, e con semplicità disarmante disse – Top of the Rock – facendo sobbalzare Ellie, che proprio non se lo aspettava – Top of the Rock? – ripeté – sul serio?- - mai stato così serio – rispose Edward e poi aggiunse – allora andiamo? – Elisabeth lo guardò e annuì. E sia pensò, poi lo seguì fuori da Central Park sperando di aver fatto la cosa giusta chiamandolo.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro