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CAPITOLO II


"il locale più in vista di New York" pensò Peter ci sono miriadi di posti "in" qui, ma conosco bene la mia città e so che lei può, deve essere là... si, in quel locale di cui si parla tanto da alcuni mesi. È la, me lo sento. Grant chiamò un taxi: sapeva di dover andare dall'altra parte di New York.



La tensione saliva, tra poco toccava a lei. Ce la puoi fare Ellie, ce la puoi fare... continuava a ripetersi questa cantilena in testa per farsi coraggio niente panico, andrà tutto bene... niente panico...



-Ma insomma non può andare un po' più veloce?! – sbraitò fremente Peter mentre non la smetteva di far tamburellare la mano destra sul finestrino



Oh mamma... Elisabeth sobbalzò sentendo pronunciare il suo nome ora tocca proprio a me...



-Bene, finalmente! Ecco a lei e tenga pure il resto! – il taxista guardò lo strano cliente sbigottito – ormai non c'è più religione – disse e se ne andò via, mentre dallo specchietto retrovisore lo osservava  precipitarsi come una furia dentro ad un locale, il più in vista di New York dicono...



Delle luci accecanti la illuminarono, non riusciva a vedere nulla, ma sapeva cosa doveva fare: cantare, far sentire la sua voce a tutte quelle persone.



-hey, mi scusi... - - dice a me?- chiese lo sconosciuto – si, si a lei. Ha già cantato Ellie? - - se si riferisce a Elisabeth Cavendish l'hanno appena chiamata – fece una piccola pausa – eccola, è appena salita sul palco - -si, la vedo. Grazie amico – e tirò una pacca sulla spalla al suo sconosciuto interlocutore – la conosci? – gli chiese lui – si - - sembra simpatica... ed è anche brava! – Peter fissava il palco senza distogliere lo sguardo nemmeno per un secondo da Ellie – si. È stupenda – disse poi senza guardare il signore a cui aveva chiesto informazioni che, dal canto suo, aveva oramai perso interesse nella conversazione e si era rituffato nel suo cocktail alcolico, molto alcolico.



Non appena iniziò a cantare si sentì come liberata da ogni cosa, era leggera tanto quanto una nuvola, c'erano solo lei e la musica, nient'altro, nulla che potesse rovinare quell'idillio così meraviglioso e assolutamente perfetto! Quando cantava mente, corpo e anima erano davvero un'unica cosa ed era la sensazione migliore del mondo... se solo avesse potuto avrebbe spiccato il volo... ma in realtà era come se lo stesse facendo, lei in quel momento stava volando! Si, ed era tutto magnificamente perfetto... tutto esattamente come avrebbe dovuto essere.



Elisabeth Cavendish pensò Peter, poi la guardò un'ultima volta e prima di andarsene e chiamare il taxi disse a bassa voce – ci vediamo domani Ellie – e lasciò il locale.



-Brava, complimenti ragazza – le disse il "presentatore" prima che lei scendesse dal palco – grazie – Ellie gli sorrise un po' stanca – scommetto che il proprietario ti richiama - -speriamo – ribatté la ragazza e con un cenno della mano lo salutò, poi andò a riprendere le proprie cose e uscì dal locale: un vento gelido la investì non appena fu fuori, costringendola a stringersi nel cappottino di pelle che si era portata. Si avviò verso la fermata del pullman e quando arrivò notò che c'era un altro ragazzo che lo stava aspettando: alto, capelli ricci, sembrerebbe biondi... aveva un' aria familiare... dove lo aveva già visto? Mah si! Ogni tanto la mattina prende l'autobus con me! Ma che ci fa qui? Si chiese e così, sperando di non spaventarlo, visto che si era fatta una certa ora,  glielo domandò – potrei farti la stessa domanda – gli rispose il ragazzo guardandola tra il perplesso e il divertito – ah... si... è che... - Ellie si sentì all'improvviso imbarazzatissima – prendiamo il pullman insieme. Ti ho riconosciuta . – la anticipò lui, salvandola dalla vergogna che la stava letteralmente paralizzando –si, si esatto! – esclamò lei sollevata  - il mio nome è John – si presentò il ragazzo porgendole la mano – Elisabeth... ma tutti mi chiamano Ellie - - piacere di conoscerti Ellie – ed entrambi scoppiarono a ridere mentre salivano sul pullman che finalmente era arrivato. – Così eri al bar di fronte a sentire un amico suonare... - disse Elisabeth – esatto - - bhe, non tutti attraverserebbero mezza New York per questo. Il tuo amico è fortunato - - perché? Tu non avevi nessuno li con te? – le chiese John guardandola sorpreso – no... ma è solo che tutti i miei amici lavorano la sera, sai...stando in un bar si lavora fino a tardi e non avevano il tempo di venire.... E la mia migliore amica... lei... bhe, lei è a Chicago quindi... -  - non poteva venire – la anticipò il ragazzo – già – annuì Ellie  – siamo arrivati – aggiunse poi dando un' occhiata fuori dal finestrino. Entrambi  scesero dal pullman – è stato un piacere conoscerti – disse John prima di andarsene – ci vediamo domani – e la salutò con un cenno della mano – a domani – ricambiò lei e si avviò verso casa.


Una volta arrivata si tolse i vestiti e si buttò letteralmente nel letto ancora truccata, non aveva alcuna voglia di andare in bagno e passarsi il latte detergente sul viso, era troppo stanca e la mattina avrebbe dovuto alzarsi presto, molto presto.



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