Capitolo uno
È freddo, la neve ormai copre ogni cosa, è un gelido inferno bianco, questo.
Tengo la mano premuta sulla spalla e sento il sangue scorrermi tra le dita, la neve sotto di me non è più bianca, non smetto di sanguinare nonostante la fasciatura provvisoria, lo sguardo è fisso sulle gocce di sangue che scivolano incessantemente lungo il mio corpo. Lo vedo, è arrivato senza far rumore, ed ora è qui, qualche metro davanti a me.
Si avvicina correndo, sa che non è lui a farmi paura, sa che l'ho riconosciuto.
Vede la neve rossa sotto di me e il suo sguardo diventa cupo e impaurito, avvicina il muso e vedo i suoi occhi verde smeraldo scurirsi, diventare più pungenti e aggressivi.
Capisce che non può rimanere qui, che è contro la sua natura.
Eppure rimane immobile, cercando di frenare l'istinto.
In lontananza sento la voce di mio padre, anche lui la sente, meglio di me.
Una frazione di secondo per lanciarmi l'ultimo sguardo triste e sparisce tra la nebbia di quella lurida giornata d'inverno.
Vengo spesso qui.
Anche se i miei cercano di impedirmelo, quando sono a lavoro faccio lunghe e rilassanti passeggiate nel bosco che circonda la mia casa.
Cinque anni sono passati, cinque anni nella speranza di rivedere i suoi occhi, di sentire il suo alito caldo, di accarezzare il suo pelo grigiastro.
Se lo avessi rivisto lo avrei riconosciuto, anche a metri di distanza, era unico.
È unico.
Mi siedo sulla mia pietra ed apro lo zaino per prendere il mio libro.Poggio la testa sull'albero e comincio a leggere.
Non metto le cuffiette perché non mi servono.
Amo la voce del bosco, il suo corpo possente e forte, i suoi gioielli.
Tutto qui appartiene al bosco e ormai anche io mi sento tale.
La tranquillità che si era creata tra me e i miei pensieri si ruppe quando partì "Lettera" dei avet brothers della suoneria del cellulare.
Lo sfilo dalla tasca e sento lo scricchiolio dei rami poco lontano.
Penso subito a lui, poi però torno al cellulare e rispondo, è mamma:
-Ehi mamma.
- Luna dove sei ?
Merda, di solito non tornano mai prima di una settimana, devono aver anticipato per la cena di domani.Non posso dirgli dove sono realmente.
-A casa di Marghe.
No risponde, non si fida.Cerco di cambiare discorso.
-Siete già tornati?
-Si, devo prepararmi per domani.
-Ah ok.
-Come mai tutto questo silenzio?
-Margherita è in cucina a pregare le crêpes.
-Ok, torna presto che domani devi essere stupenda.
-Va bene.Ciao.
-Ciao.
Le chiamate con mia madre sono sempre le stesse.
Raccomandazioni, prenotazioni...a malapena mi avverte quando parte e a volte se ne sta via per settimane.
Lanciò il telefono nello zaino e torno sulla storia troppo sdolcinata del libro che sto leggendo.Non mi piace, quindi mentre i miei occhi rincorrono le parole stampate su carta , la mia mente viaggia tra gli alberi di questo bosco.
Il suo viaggio si blocca quando ricordo lo scricchiolio di quando ha squillato il telefono.
Chiudo delicatamente e senza far rumore il libro è lo appoggio sulla pietra gelida.
Mi alzo e mi avvicino in punta di piedi verso il cespuglio in cui mi sembrava di aver udito il rumore.
So che ormai è tardi per trovarci qualcosa o ...qualcuno. Ho sempre sperato di fare qualche grande scoperta, nonostante i 20 anni d'età.
Tengo le mani in tasca perché comincia a far freddo.
Mi sporgo dietro al cespuglio e a terra vedo dei vestiti.
Comincio a preoccuparmi.
Che sia stato un killer inesperto che ha tentato di eliminare le prove? O una coppia moltooo accanita...(Nonostante la serietà del momento non sono capace di frenare la mia mente perversa...)
Non dovrei farlo ma li raccolgo e li porto alla mia postazione per trovare loro un significato logico.
Il pensiero del lupo sparisce è cerco altre possibilità.
La delusione tuttavia non lascia spazio a idee brillanti e mi rassegno all'idea che non mi verrà un'illuminazione.
Infondo, anche se la curiosità è rimasta, il gioco dell'investigatrice l'ho lasciato a quanto avevo dieci anni.
Abbandono quegli stralci di stoffa a terra e Comincio a mettere dentro la roba.
Oggi non è stato un pomeriggio come gli altri, il bosco stavolta mi ha rifiutato e non sono riuscita a rilassarmi.Forse è per via della cena di lavoro dei miei genitori, a cui sono stata costretta a partecipare, di domani.
Mi alzo dopo aver messo tutto nello zaino mi incammino verso casa, quando sento uno sparo echeggiare nell'aria.
Sobbalzo e poi rimango immobile per qualche secondo, non è niente di che visto che in quest'area la caccia non è vietata.
Eppure mi sento in pericolo e torno al riparo sotto il mio albero.
Con la coda dell'occhio lo vedo in lontananza.È bellissimo.
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