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Capitolo tre.

Come cazzo ha fatto a sparire così? Senza farsi vedere.
L'ho perso un'altra volta.
Il suo piano per scappare sarebbe stato perfetto, se solo la soffice neve non lo avesse tradito.
Mi cade lo sguardo su delle gocce di sangue che portano verso la fine del bosco, verso casa mia.
Seguo la traccia e iniziò a correre in quella direzione.
Penso a cosa potrebbe succedere se trovassi altri lupi, se mi attaccassero, se lui stesso lo facesse.
Ricordo bene il dolore delle zanne che ti lacerano la pelle, il bruciore del disinfettante, quello dei punti per richiudere la ferita, il sapore aspro delle lacrime.
Non voglio riviverlo, non voglio che riaccada.
Eppure mi hanno cresciuta così, con la convinzione di seguire il cuore, 'di essere coraggiosi, di non rimpiangersi addosso e di cogliere l'attimo.
Le gocce a tratti spariscono, ma a quel punto seguo la neve, lacerata dalle zampe di un lupo che sento conoscere da sempre.
La traccia che stavo seguendo termina dietro un ammasso di erbacce e cespugli vari.
Mi fermo, non ho il coraggio di guardare oltre a quelle piante.
Sobbalzo quando il cespuglio si muove.
Prendo la situazione in mano e mi sporgo.
Sbarro gli occhi quando vedo un ragazzo rannicchiato a terra.
Nonostante sia in posizione fetale si vede che dev'essere più alto di me, con una corporatura robusta e con un fisico pazzesco, che si nota dai pettorali scolpiti.
Sono confusa.
Non capisco se sia più strano che io abbia trovato un ragazzo nudo in un bosco con meno 3°, che sia bellissimo, o che sia ferito in un fianco, proprio come il lupo.
Non può essere, che cosa mi passa per la testa?
Cerco di scacciare quel pensiero stupido e torno sul ragazzo.
Che sia un vero ragazzo o altro, gli spasmi che ha suggeriscono che a diretto contatto con la neve non stia molto bene.
Mi accascio su di lui in preda al panico:
-Ok, aspetta...
Cerco di ragionare, mi sfilo di nuovo il giubbetto semi bagnato e glielo metto sopra:
-Tranquillo, ora ti porto al caldo.
Dico tranquillo a lui (che neanche so se parli la mia lingua), mentre qui quella in preda all'ansia sono io, e poi dove lo porto al caldo?
Che tarda che sono, i miei genitori sono tornati e quindi non posso portarlo a casa.
E poi quel cazzo di cacciatore?Se torna?
Il ragazzo tiene gli occhi chiusi, da una parte spero li apra per vedere se sta meglio, dall'altra ho una paura terribile che lo faccia, se i suoi occhi dovessero essere verdi, avrei la conferma al mio presentimento.
Tra le mie idee si fa spazio l'unica che potrebbe salvargli la vita.
È un rischio, ma d'altronde oggi di rischi ne ho passati fin troppi.
Lo lascio lì coperto alla meglio che potevo e corro verso la mia macchina poco distante.
Nel frattempo chiamo mia madre.
-Mamma.
-Dimmi.
-Rimango a cena da Margehrita.
-Cosa? No devi prepararti!
-Lo faccio con lei, ciao scusa
-Tu non fai un bel nien...
Non la lascio finire e riattacco.
Non so se ha capito che a vent'anni non sono più sotto il suo controllo.
Arrivò al pick-up salgo e accendo il motore e i riscaldamenti.
Fortunatamente oggi ho la macchina di mio padre. Sennò nella mia vecchia .... A malapena c'entravo io.
Mi fermo e apro lo sportello... ora come ce lo faccio salire?
La situazione assume una piega ironica.
Deve alzarsi.
Torno su di lui e lo scuoto:
-Dai alzati, alzati.
Lo incito ripetutamente e finalmente apre gli occhi.
Non pensò a niente mentre vengo trascinata nel verde immenso delle sue iridi.
L'adrenalina tuttavia mi riporta alla realtà.
Che sia un licantropo o non devo salvarlo per il bene della mia coscienza.
È impaurito e lo si capisce dal suo sguardo, mi fissa e trema, mentre gli spasmi continuano a percuoterlo.

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