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Capitolo cinque.

Lo guardo dormire, Gli occhi sono rilassati, sembrano quasi socchiusi.
Le guance sono ancora rosse per il freddo, le labbra carnose sono socchiuse e screpolate.
Si muove e apre lentamente gli occhi.
Mi raddrizzo sulla sedia e stento a non svenire.
Inizialmente sembra spaventato, forse perché non ricorda quello che è successo.
Poi si rilassa e si mette a sedere, con la schiena contro il bracciolo del divano.
-Grazie.
Rimango in silenzio non sapendo come rispondere.
-So che sei spaventata, ma non devi esserlo, non ti farò del male.

Non sono spaventata, più che altro mi definirei stupita, quasi incazzata.
-Come faccio a esserne sicura?
Forse non avrei dovuto dirlo...
Rimane in silenzio e abbassa lo sguardo.
-Non posso farti del male.
-Lo hai già fatto una volta, come so che non lo rifarai?
Possiamo dire addio alla mia lucidità.
A quelle parole il suo sguardo torna su di me, ha gli occhi lucidi.
-Ho avuto molte opportunità per farlo, ogni volta che uscivi per andare sull'altalena, o tutte le volte che vai al bosco di nascosto.
Stringo la tazza che ho in mano e lui lo nota.
-Non potevo farmi vedere, non avevo la certezza che mi avresri riconosciuto, che non mi avresti ucciso.
Una lacrima sporca di mascara mi riga la guancia e scende giù scivolando fino al collo della maglia.
Mi alzo e vado verso la cucina per appogiare la tazza.
Lo sento gemere.
Mi volto e lo vedo tenersi il fianco con le mani.
-Cazzo.Scusa non sapevo cosa fare e l'ho solo disinfettara.Ho pensato che sarebbe stato meglio non chiamare l'ospedale.
-Affianco al frigo.Chiama Rick.
Vado e vedo un foglio sporco attaccato al frigorifero.
Ci sono dei nomi con dei numeri.
Sfilo il telefono dalla tasca e digito il numero sotto il nome di Rick.
-Pronto.
-Chi è?
-Sono Lucy...emm
Non so cosa dire e lancio un'occhiata al ragazzo:
-Cam, mi chiamo Cam.
Ho gia sentito quel nome...
-Sono qui con Cam, è ferito.
-Alla casa?
-S...
Esito un po', ma poi vedo Cam fammi cenno con la testa di sì.
-Sì.
-Arrivo grazie.
Riattacco mentre torno da Cam.
-Fa male?
-Un po'...non è la prima volta.
-E Rick? Chi è?
Che razza di domande faccio? Non è il momento di fare l'incazzata perché un licantropo con tutte le capacità di uccidermi non si è più fatto vedere dopo cinque anni dal giorno in cui il suo branco mi ha semi sbranato.
Ok, infondo non ha sbagliato, non posso sapere come avrei reagito.
-È mio padre...in teoria padrino ma non vedo il motivo di chiamarlo così.
Ho il cervello spento, c'è stato proprio un black-out, non so bene come rispondere:
-Ok.
Che diamine!Possibile che solo dopo aver parlato mi rendo conto delle cazzate che dico?
Mi giro per prendere la cassetta dei medicinali sopra il frigo.
nonostante i tentativi di sembrare tranquilla, la mia espressione deve avermi tradito perché Cam dice preoccupato:
-Tranquilla posso resistere.
-Nel bosco non hai resistito, non voglio che succeda anche ora, non è un bello spettacolo vederti vittima di spasmi continui.
Rimane per un po' a pensare mentre si tortura le mani:
-Qui dentro è caldo, gli spasmi non erano per la ferita, ma per il freddo, o meglio per il fatto che esso scatena in me...
-In poche parole quand'è freddo diventi lupo.
Non sono una persona che ama i giri di parole, ma adesso non mi sembrava il caso di essere così diretta, magari lui voleva alleggerire la situazione, ma tutte quelle parole non fanno altro che confondermi di più.
-Esatto.
-È stato lo sparo a...
Non riesco a finire la frase che squilla il telefono di casa . mi precipito verso il telefono e guardo Cam come per chiedere il permesso.
-Rispondi.
Alzo la cornetta e metto in vivavoce :
-Pronto.
-Cam scu...
È una voce femminile, non è Rick. Guardo Cam alzare gli occhi al cielo.

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