Capitolo 13
Davanti ai miei occhi una piccola casetta in mattoni con persiane e portone in legno scuro.
Le finestre erano incorniciate da travi e decorate con tende a fiorellini blu.
Ai lati dell'entrata stavano vetrine poco più grandi di finestre, con dolci vari esposti, rischiai di prendere il diabete solo a guardarle.
Davvero molto graziosa.
Sopra l'uscio c'era una grossa tavola rustica in legno, su cui fronteggiava la scritta in grassetto azzurro" Waf &Fel"...davvero originale come nome.
Ci avicinammo e Cam aprì la porta facendomi gesto con il braccio di entrare:
-Prego.
Lo sorpasso ringraziando.
L'interno era accogliente, caldo e sulle tonalità dell'azzurro carta da zucchero.
C'erano vari tavolini rotondi, ricoperti di stoffa e chiffon panna.
Sembrava molto più un ristorante che un bar.
Ci sedemmo al tavolo più vicino e Cam mi porse il menù rosa confetto, lo afferrai :
-Non sono mai stata qui.
-Tra un po' vedrai cosa ti sei persa, cosa prendi?
Diedi un veloce sguardo ai dolci e alle bevande, scritte in un corsivo elegante sul menù.
Ordinammo e pochi minuti dopo cominciammo a mangiare:
-Come hai conosciuto questo posto?
-Da piccolo mi ci portava Ben, ci venivamo la domenica, quando non eravamo...
Affogo una risata nel boccone di waffle con cioccolata che avevo in bocca.
Cam è perfetto in questo momento, lo sguardo limpido e sereno, ogni volta che sorride anche i suoi occhi e l'intero corpo lo fa.
Impieghiamo circa tre quarti per divorare dolci e latte, dopo di che usciamo di corsa a causa della pioggia.
Non abbiamo usato la "solita tecnica" e fortunatamente non è servita.
Sta volta entro dalla parte del guidatore e sbatto velocemente la portiera, chiudendo la sicura.
Cam tenta di aprire e poi sale di là:
-Astuta la ragazza.
-Eh no?
-Hahah non ti facevo così...
-Così come?
Allaccio la cintura e metto in moto, sinceramente preoccupata per la risposta che riceverò.
Spesso la mia ironia mi ha permesso di essere molto socievole, ma alcuni lo trovano troppo...Spavaldo.
Prendo confidenza velocemente, quindi tendo a scherzare e canzonare subito.
Cam si sta scuotendo i capelli con le mani, liberandoli dall'acqua:
-Mmm...
Sembra davvero intento a trovare l'aggettivo giusto per descrivermi e la cosa un po' mi fa piacere:
-Così. -ora Cam mi guarda sorridente, siamo entrambi immobili.
L'unico rimore presente è il ticchettio della pioggia sul vetro dell'auto.
Esco dal parcheggio, imbocco la strada verso casa.
Scelgo questo momento per togliermi un dubbio:
-Com'è che non...nel senso...ora è abbastanza freddo.
Il suo sorriso svanisce e sembra scocciato a parlare di questo, tuttavia risponde, se vuole che resti devo sapere di più:
-In genere succede quando ci sono almeno meno tre gradi.
-Peró oggi non è successo-lo interrompo indicando i gradi segnati in rosso sul display del pick-up.
Sono meno quattro gradi.
Travis rimane in silenzio, gli lancio un'occhiata per vedere dove sta guardando.
Me.Ecco cosa sta guardando.
Rorno a fissare la strada analizzando mentalmente l'immagine del suo volto su di me.
Aveva lo sguardo perso, come se stesse pensando a qualcos'altro, mentre però guarda me.
Probabilmente non se n'è neanche accorto.
Eppure quello sguardo mi provoca sensazioni che solo un'altra persona prima d'ora era riuscita a provocare.
Mi manda in crisi, mi chiedo se lo faccia apposta, se gli piaccio, se è solo distratto o se gli viene spontaneo.
Mi chiedo cosa vede e cosa vorrebbe vedere.
Così solo per saperlo, non per cambiare, ma per sapere cosa mi manca.
Gliel'ho chiesto una volta, a Jax, cos'era che non andava in me.Lui mi disse che ero perfetta, ma gli altri non lo capivano.
Amai quelle parole, e me le ripetei quando mi insultavano, quando il ragazzo che mi piaceva mi dava buca.
Poi non ci fu più l'occasione di ripeterla, ci eravamo dichiarati. Essere perfetta solo per lui, valeva più di esserlo per il mondo intero.
Ecco, mi ero persa di nuovo nei miei pensieri.
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