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Ospedale


•Theo•
Shailene stava urlando il mio nome. Quello me lo ricordo. Poi il tonfo e lei che cade a terra, immobile.
Mentre picchiavo Ansel non sentivo più nulla, se non la mia rabbia che cresceva sempre di più. Ora l'adrenalina se n'è andata e sento ogni cosa con chiarezza.
Mi giro verso di lei e la sollevo da terra. Un brivido mi corre lungo tutto il corpo.
Non può essere morta. No, mi rifiuto di pensarlo anche solo per un secondo.
Ansel tenta di avvicinarsi.
-NON TI SEMBRA DI AVER FATTO GIÀ ABBASTANZA DANNI, EH? VATTENE O TI FACCIO ANDARE VIA IO. E NON AVVICINARTI MAI PIÙ! - gli grido.
Rimane impassibile,poi si mette a correre e scompare dietro l'angolo.
Le lacrime bagnano le mie guance e scendono come un fiume in piena.
Osservo la ragazza tra le mie braccia, priva di vita, e so che non posso farcela da solo.
Devo chiamare un'ambulanza.
Nel frattempo alcuni passanti si sono fermati a guardare.
-QUALCUNO CHIAMI UN'AMBULANZA, CAZZO!- qui non si tratta solo di questioni d'amore, si tratta di vita o di morte. Non realizzo subito che anche io sto facendo la stessa cosa, ovvero sono qua fermo a dare ordini. Una donna si riscuote e prende il cellulare. Non capisco cosa dice perchè parla in olandese, ma posso intuirne il significato.
Non riesco a dire se stia respirando o meno.
Due minuti dopo sento la sirena dell'ambulanza che si avvicina, sempre più forte. Mi fanno male le orecchie, ma ho problemi più grandi a cui devo far fronte.
La appoggio delicatamente a terra e mi prendo la testa fra le mani.
Di colpo le sirene smettono di suonare e fatico a sentire quello che i medici gridano, finchè uno non si inginocchia accanto a me.
-Signore, dobbiamo portarla all'ospedale. Le dispiacerebbe venire? Abbiamo bisogno di alcuni chiarimenti sulla ragazza.
Non mi era neanche passato per la mente di rimanere qui mentee la portavano via. Non so come ma riesco ad alzarmi e a salire sul veicolo, con tutta la gente attorno che mi guarda. Non c'è dubbio che saremo su tutti i giornali.
Un duro colpo per la nostra reputazione. Per colpa di chi poi? Di un deficiente.
Ma soprattutto un duro colpo per Shai. Non posso vivere senza di lei.
La depositano e la legano su un lettino. Le mettono una maschera per l'ossigeno sulla bocca e vederla così mi fa venire voglia di piangere, finchè non mi rendo conto che sto già piangendo.
-Nome della donna?- mi chiedono.
-Shailene Woodley.
-Età?
-21 anni.
-Mi racconti cosa è successo.
E così gli racconto tutto. Tralascio il motivo per cui potrei avere torto, ovvero che lei magari aveva voluto uscire con lui, ma sicuramente non baciarlo.
-Ce la farà?- riesco a domandare con un filo di voce.
L'uomo allarga la braccia e scuote la testa.
-Non ne abbiamo idea.-mi risponde. - Potrebbe essere una semplice botta o potrebbe rimanere in coma. Non lo so.
Shailene. In coma. Immobile. Non poter più risentire la sua voce. Niente più sorrisi. Niente.
Voglio tornare indietro e fare in modo che nulla di questo sia accaduto. Cancellare tutto e rifarlo in un altro modo. Partire prima, arrivare prima che Ansel tentasse di baciarla.
Chiudo gli occhi per cercare di non crollare a pezzi. Ma il pezzo più importante della mia vita potrebbe essersene andato per sempre.
È difficile essere ottimisti in questi casi, tendi a vedere solo il peggio, come o questo o quest'altro potrebbe andare storto.
Avrei preferito essere io al suo posto. Non voglio che soffra.
E anche se non mi ama più starò al suo fianco. Qualunque cosa accada.
Senza che me ne accorga siamo arrivati all'ospedale e stanno trasportando Shai su una barella. Li seguo all'entrata e vorrei seguirli ancora, vedere dove stanno andando, ma uno dei guardiani mi blocca.
-Mi spiace, signore. Deve aspettare nella sala d'attesa, anche se glielo sconsiglio. Ci vorranno almeno 3 ore per l'operazione. Se vuole lasciarci il suo numero la chiameremo in caso ci fosse qualche svolta.
Andarmene? No. Non ho nemmeno un posto dove stare, ma non la lascerei sola per niente al mondo.
-Aspetterò.
Faccio per andarmene, ma lui mi blocca.
-Mi potrebbe dire come si chiama? Al termine dell'operazione la avviseremo.
-James. Theo James.
Annuisce e lascia andare il mio braccio.
Vago per i corridoi senza una meta precisa. Non ho idea di dove sia la sala d'aspetto. Una ragazza bionda, forse un'infermiera mi si avvicina.
-Ha bisogno di aiuto?
Si, è un'infermiera.
-La sala d'aspetto?- non mi sforzo nemmeno più di essere gentile, semplicemnte non ce la faccio.
-Venga. La accompagno.
Non so che cosa mi spinga a seguirla, l'unica cosa che vorrei sarebbe sdraiarmi qui, in uno dei corridoi e non rialzarmi mai più.
Nella sala c'è solo un uomo, avrà 40 anni, dall'aria triste e dal volto rigato di lacrime.
Mi siedo lontano da lui per evitare che faccia domande e chiudo gli occhi per scacciare la realtà dalla mia mente.
Ripercorro tutti i momenti passati con Shai, i nostri alti e bassi.
Dal primo sguardo al primo bacio. Dalla prima volta in cui l'ho abbracciata all'ultima, prima che partisse.
Mi si stringe il cuore se ripenso alle ultime parole che mi ha detto quella volta.
-Ti amo.
È tutto quello che mi rimane, quello a cui posso aggrapparmi.
Un semplice: ti amo, che per me significa molto di più.
Non so quanto tempo passa da quando mi sono seduto a quando un dottore chiama il mio nome. Alzo di scatto la testa.
-Sono io.
-Venga con me, signor James, ho delle cose da dirle.
Ci siamo, penso. È morta. Ne sono certo. Ma ciò che esce dalla sua bocca non è ciò che avevo tanto temuto.
-La signora Shailene è stata operata d'urgenza, come credo che lei sappia. È viva. O meglio, è in coma. Ma dovrebbe riprendersi. Il problema è che potrebbero volerci ore, giorni, mesi o persino anni. Non ne abbiamo idea. Se vuole può vederla e parlarle. Di solito aiuta in questi casi sentire la voce di una persona cara.
Mi sembra di essere in un film. Ma si, ora urleranno stop e Shai verrà da me, sorridendo e mi chiederà cosa mangeremo per cena. Certo.
Ci metto qualche minuto a realizzare che questo non accadrà e mi chiedo se sono pronto per vederla, collegata a chissà quali macchinari, immobile, non la ragazza che conosco.
Ma non ho altra scelta.
Mi faccio forza e seguo l' uomo, sempre che si possa definire tale dato che sembra solo un ragazzo. Si ferma davanti ad una porta e mi guarda.
All'inizio non capisco perchè, poi mi fa un cenno verso la porta.
-P-posso?-la mia voce trema ma non sento bisogno di piangere. Non ora. Devo essere forte per lei.
Il dottore annuisce.
Con le ultime energie che mi rimangono entro.

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Voi non avete idea di quanto sia difficile questi capitoli senza piangere.
NON.NE.AVETE.IDEA.

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