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Chapter 10 - Introducing

Finite le lezioni, Cami e le sue due nuove amiche andarono in mensa.

Scendendo la scalinata che portava ai piani superiori, si arrivava in quell'atrio enorme dove da una parte in fondo c'era il punto accoglienza e dalla parte opposta un ampio spazio vuoto , subito di fronte all'entrata dell'edificio.

Svoltando subito a destra dalla scalinata e percorrendo quel corridoio, si arrivava a una mensa che Cami non poté che definire enorme nella sua testa.

Tutto nell'Accademia era grande. I tavoli erano grandi, le vetrate che davano una vista di New York erano grandi, il banco che correva lungo tutta la parete sinistra e da cui si prendeva il cibo era grande.

- Venite a sedervi con noi? - chiesero Austin e Justin, affiancando le tre ragazze mentre si mettevano in fila per il pranzo.

- Okay. - rispose Cami, contenta.

Al tavolo c'erano lei, Lauren, Halsey, Austin, Justin e due ragazzi che Cami non conosceva, uno biondo e uno moro.

- Austin, tu sei del secondo anno, giusto? - gli chiese Cami.

Lui annuì.

- Anche Ally è del secondo anno. Mi ha detto che questa settimana solo quelli del primo anno vengono a scuola, ma a quanto pare non è vero...

- Lei ha passato tutti i test l'anno scorso, con ottimi risultati. Io non sono ancora riuscito a passare coreografia: non sono capace di "metterci originalità" - Austin imitò il suo professore.

- Sei stato bocciato? - chiese Cami, con un sorriso.

- Sì, in pratica.

- Anche noi siamo stati bocciati in coreografia. Quell'uomo è un mostro. - disse Justin, indicando sé stesso e il moro sconosciuto.

Cami ridacchiò, poi diede un'occhiata ai ragazzi.

Il biondo aveva gli occhi azzurri, le labbra sottili e leggermente rosate e dei lineamenti poco accentuati, che rivelavano un aspetto gradevole ma che non riusciva a spiccare.

Il moro invece aveva qualcosa di caratteristico. Forse era la spigolosità mascolina della mascella, forse era il verde pungente degli occhi o forse la curva particolare che assumevano le sue labbra fini quando sorrideva.

Austin si accorse che Cami li stava guardando.

- Perché non facciamo un giro di presentazioni? - disse subito dopo.

Sei paia di occhi si rivolsero a lui all'istante, vivaci e attenti.

- Okay, inizio io, afferrato. - rise - Mi chiamo Austin, frequento il secondo anno e oltre a cantare mi piace giocare a pallacanestro. La mia ragazza si chiama Ally e si unirà a noi lunedì.

Volse lo sguardo a Justin.

- Io... Sono Justin, frequento il terzo anno, sono single, mi piacciono gli sport in generale, sono single, - lanciò un'occhiata significativa alle ragazze - farò il modello e... Ah, sono single.

- Se è per questo sei anche un idiota, ma sorvoliamo. - osservò il moro di fianco a lui.

- Ehi, ho solo detto che sono single!

- Seh, okay. Comunque, io sono Dan e Austin è mio fratello. Sono al terzo anno e condivido più di metà dei miei corsi con questo single e futuro modello, nonché cantante di successo e re del mondo. Ho detto bene, Jus?

- Hai detto benissimo. - confermò l'amico, con un largo sorriso.

- Oh e preferisco i libri allo sport, anche se il calcio non mi dispiace affatto. - aggiunse Dan.

A questo punto tutti guardarono il biondo sconosciuto.

- Ahm... Io mi chiamo Ryan e sono al terzo anno, ma frequento molti corsi del secondo. Fieramente, ho passato coreografia e anzi, mi piace un sacco. Adoro giocare a golf e... penso sia tutto.

- Mr. Noia ha finito. Tocca a voi ragazze. - Justin fece l'occhiolino.

Halsey, Lauren e Cami si scambiarono degli sguardi indecisi.

Per ordine toccava a Halsey, quindi si fece avanti.

- Mi chiamo Halsey, anagramma di Ashley, mia sorella maggiore, che tra parentesi non sopporto. Il fatto che la cosa sia reciproca è puramente logico. Saltando la parte della mia vita in cui vivere aveva un significato diverso per me rispetto agli altri, giungiamo a questo autunno, quando ho deciso di dare un senso alla mia esistenza facendo la cosa che ho scoperto essere più piacevole: fare musica.

- Eri orfica, lo sappiamo tutti. - disse Lauren.

- Orfica? Cos'è, una moda stile hippie? - chiese Justin.

Lauren si batté una mano sulla fronte.

- No, stupido ignorante. L'orfismo è una religione antica in cui credevano alcuni intellettuali e filosofi greci, che consisteva nell'attuare pratiche per distaccare l'anima dal corpo, visto che il corpo era considerato la prigione dell'anima. Per liberare l'anima c'erano usanze diverse, mutate anche nel tempo: orgie entusiastiche, completo assortimento nello studio delle scienze e della filosofia, ebbrezza e via dicendo.

- E questo cosa c'entra?

- Se per lei vivere aveva un significato diverso dagli altri, vuol dire che il suo scopo non era vivere, ma l'alternativa, cioè morire. E gli orfici puntavano effettivamente alla morte, per liberare appunto l'anima. Ha un senso, vedi?

- No che non ce l'ha! E' una gigantesca cazzata! - rise Justin.

Austin osservò Lauren affascinato.

- Da quando studi filosofia? - le chiese.

Lei abbassò lo sguardo, arrossendo immediatamente.

- Io... Non... Non è che studio filosofia, solo... Solo che mio nonno era fissato con Platone e i grandi uomini di quel periodo... Sai, Socrate, Aristotele... E mi raccontava tante cose. L'estate scorsa è venuta fuori questa cosa dell'orfismo e... Diciamo che... Mi è rimasta impressa, insomma.

- Wow. Affascinante. - Jus finse entusiasmo, palesemente ironico.

- Zitto, lascia che la filosofa si presenti. - lo rimproverò Dan.

Lauren guardò Halsey.

- Tranquilla, gli sport mi fanno schifo. Vai pure, zappaterra. - disse Halsey, scherzosamente.

- Grazie, troppo gentile. Il mio nome è Lauren, sono venuta qui a New York quest'estate e frequento il primo anno. Vengo da Redington - un'occhiata intensa a Halsey - e ho un fratellino di sette anni che vive ancora là con mia madre. Mi piace cantare, suonare la chitarra, il pianoforte e stare all'aria aperta. E adoro i biscotti. - sorrise.

Cami rise, anche a lei piacevano un sacco i biscotti.

- Io sono Camila, ma preferisco il diminutivo Cami. In ritardo di ben due giorni, sono venuta qui faticosamente da Phoenix, stressando mia madre e il mio migliore amico. Mi sono beccata la stanza che non dovevo beccare, perché il mio compagno di stanza è un pochino viziato e ora devo sperare che non si trasformi in un carabiniere attento a dove poggio i piedi. Per mia fortuna, l'unica cosa buona del giorno del mio arrivo è stato l'incontro con questo angioletto - indicò Austin - che mi ha gentilmente aiutata, andando contro il buon senso degli estranei e contro la frustrazione della sua ragazza. Ovviamente sono del primo anno, amo cantare e tutto quello che riguarda la messa in scena di uno spettacolo. Nel tempo libero cerco di leggere più che posso e sono quella che potreste trovare seduta sull'erba con la schiena appoggiata al tronco di un albero, con le cuffie nelle orecchie e gli occhi su un libro o fissi al cielo. Sono quella che canta un motivetto praticamente sempre, anche mentre fa la lavatrice. - si fermò inspirando, poi guardò ognuno dei suoi commensali e abbassò lo sguardo, prendendo una forchettata di pasta e portandosela alla bocca.

Erano tutti in silenzio, con un lieve sorriso sulle labbra.

In quello stranissimo momento di imbarazzo, Lauren si lasciò scappare un mezzo risolino e poi nessuno riuscì a trattenersi. Scoppiarono tutti a ridere.

Cami sono capiva il senso. Li guardava ridere cercando di afferrare quello che le era sfuggito.

Rivolse un'occhiata interrogativa a Halsey, ma lei scosse il capo e continuò a ridere con gli altri.

- Ahm... Okay... E' tutto normale, certo... - sussurrò Cami a sé stessa, cercando di convincersi.

In quel momento distolse lo sguardo dal suo tavolo.

Una frazione di secondo.

Due occhi infuocati.

Calò il gelo tra loro due.

Lei, succube di quegli occhi luminosi, non riusciva a guardare altrove.

Lui, incazzato nero, continuava a scrutarla duramente.

Le girava la testa: aveva dimenticato di respirare.

***

- Che cosa si fa di solito quando non si è a lezione? Quanto si può stare fuori dall'Accademia? - chiese Cami.

- Beh, si può uscire in giro per New York, si può studiare in una delle biblioteche o nelle salette, si può andare a fare lezioni di recupero pomeridiane oppure usare le aule vuote per esercitarsi in qualcosa. Solo che se esci, devi tornare prima delle nove. Alle nove l'Accademia serra l'ingresso e non si può più entrare, a eccezione del sabato, quando vengono messe due guardie fuori dalle porte d'ingresso per garantire la sicurezza. In tal caso le porte sono aperte tutta la notte. - rispose Austin.

Camminarono fianco a fianco per il corridoio del secondo piano, mentre lui le mostrava la caffetteria e le salette adiacenti.

- E se non si riuscisse a tornare per le nove?

- Si rimane chiusi fuori. - disse lui prontamente.

Lei si spaventò.

- Tranquilla, sei fortunata perché ti ho presentato Ally. Se dovessi rimanere fuori, puoi sempre rivolgerti a lei, le ho chiesto espressamente di essere gentile con te. - sorrise.

- E se Ally non potesse aiutarmi?

- Quanto sei tragica. Al massimo paghi una notte nella costosissima New York, dai! Non morirai mica per una piccola spesa così.

- Non conosci nessun altro di New York?

- Mio fratello e io alloggiamo in un loft a Brooklyn. Ho solo pensato che ti saresti trovata meglio con Ally. - ammise Austin.

- Uhm, okay. Grazie mille, come sempre.

Austin le fece l'occhiolino e la salutò, per poi scendere la scalinata e uscire dall'Accademia.

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I LIVE FOR DANGER!

Questo capitolo è più lungo degli altri, ve ne siete accorte?

So che manca un po' d'azione, ma è importante contestualizzare, sennò diventa tutto incoerente e buttato a caso. Quindi... abbiate pazienza! Spero non sia noioso.

Xoxo

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