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Quella notte le città parevano delle piccole malattie ed il mare era solo.
Nessuno, tranne me, lo osservava. Scompariva sotto il bagliore delle stelle, mentre il buio circondava ogni cosa e il girasole reclinava il capo (il sole, avvizzito, non poteva alimentarlo).
L'inverno era passato, e la primavera iniziava a far frizzare un po' l'aria di nuova energia. Il buio sembrava più chiaro del solito, grazie alla luna che brillava limpida nella notte.
Che piacevole sensazione la brezza leggera, carica di iodio che giungeva dal mare, la sabbia fresca nella quale affondavano, a ritmo costante, i piedi.
Il silenzio della notte, la solitudine che solo una spiaggia deserta, dopo il tramonto può donarti, riportandoti in pace con il mondo intero, purificando e salvando, nel silenzio opprimente, la tua anima e facendo nascere un sorriso sulle labbra.
Una conchiglia fu risucchiata dallo sciabordio spumoso che scandiva, metodico, il ritmo della battaglia, ed il mio respiro la seguì verso fondali inesplorati.
Quella notte io, un uomo come molti altri, sprofondai nel mare, abbandonando il mio fragile corpo, per poi diventare uno spirito magico, un guizzo luminoso nel tenue azzurro del mare calmo. Diventai un uomo dell'oceano.
La sirena mi vide. Conosceva gli uomini, li aveva visti cambiare e aveva visto i loro volti svanire nei mulinelli. Aveva cercato di salvarli, a volte. Altre volte era fuggita. L'evoluzione, alcuni di loro, li aveva resi simili alle bestie, sconsiderati. Alcuni, forse, li aveva amati, o almeno aveva creduto di farlo.
"Benvenuto nel mondo delle sirene" mi disse, accogliendomi nel suo mondo.
"Tu chi sei, mia signora?"
"Qui sono solo Anna, amico mio. Qui, in questa immensità salata di libertà, in questo deserto di malachite sotto cui nuotano delfini di luce, non esistono padroni o schiavi. Esistono solo uomini, e basta"
"Posso fare qualcosa?" Anna smise di nuotare e mi fissò con una scintilla maliziosa negli occhi "tranne cose sconce" precisai, capendola al volo.
"Dimmi il tuo nome"
"Leslie".
Passammo insieme tutta la notte, ma Anna mi informò che dovevo scegliere se restare lì o tornare alla mia vita. Ognuno poteva scegliere da solo il proprio destino, giorno per giorno... anche sbagliando.
Odiavo il grigio, mi dava l'idea di essere una sfumatura senza senso, simile a tutte quelle persone che non sapevano scegliere tra due semplici opzioni. Era una tonalità stupida ed insignificante. Avrebbe dovuto decidere se essere bianco o nero, buono o cattivo.
Ora io ero come il grigio.
"Gerim ad lû" (c'è ancora tempo) mi disse.
Avevo imparato che il mare, in fondo, si comportava proprio come il grigio. Poteva essere crudele, eppure aveva il pregio di risultare rilassante. Poteva divertire ma, in alcuni casi, era capace addirittura di uccidere.
Tutti gli uomini erano un po' come il grigio: un uomo non poteva comportarsi sempre allo stesso modo, o tutto bianco o tutto nero.
Ad un passo dal giorno, un riflesso di luna illuminò il confine tra dove ero e dove volevo essere. Ero poco o niente, ma ero. Questo solo contava.
Anna mi aveva insegnato che non esisteva tesoro più grande dell'amore, che con i soldi non ottenevo le cose davvero necessarie per vivere, escluso il cibo.
"Puoi smettere di apparire" mi disse "potresti rinnegare la tua esistenza labile, ma la luna no. La luna continuerà a fare la luna, senza pretese, perché è innamorata del suo ruolo".
Allora capii. La mia vita era segnata dal desiderio di ricchezza. Non ero mai riuscito ad offrire niente di più che una vita semplice, ma una vita di sacrifici. Lei non aveva mai avuto rimpianti, lei cantava e sorrideva sempre, anche quando niente andava bene. Era il mio fiore cresciuto sul cemento, la risposta ad ogni dubbio, la stella che illuminava le notti buie.
Alla fine, vinse su tutto il miracolo che solo l'amore poteva donare alla vita.
"Ora vado. Questa notte mi hai fatto sognare e mi hai fatto capire che la luce, dovunque essa provenga, non è mai solo riflesso" e le lacrime le rigarono il viso, senza però spegnere il suo meraviglioso sorriso.
"Poi tutto torna come prima" mi dissi, guardando il mare.
"Ma non è più la stessa cosa" sussurrò una voce lontana, quando mi asciugai l'ultima lacrima, prima di tornare a casa.
Le cose accadono. Le persone se ne vanno, ma a volte ritornano.
Tornano le stagioni, il sole sorge ogni mattina. I sentimenti tornano, ma a questo proposito, preferisco credere che non se ne siano mai andati...
"... ed ecco perché non sono tornato a casa questa notte, amore"
"E questo è successo prima o dopo la sbornia colossale che hai preso?"
FINE
Chiedo umilmente perdono per l'utilizzo improprio della "lingua elfica", ma quella frase dovevo usarla in qualche modo... ed ecco un fantasy ultramerdoso. Purtroppo non son riuscita a far di meglio, ma credetemi è davvero difficile.
A presto con la prossima (ed ultima) OS del Boss.
Baci. R.
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