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Felice era così triste, di una tristezza così tragica ed eroica che, per sopportare quel peso gravoso comunemente chiamato vita, aveva deciso di affidarsi completamente all'ironia.
Insomma, non era uno sportivo. Preferiva stare in casa e leggere storie di avventure e, quando lo diceva, le ragazze gli chiedevano "Ma sei gay?". Lui sapeva benissimo che anche se un ragazzo non andava in moto, non faceva sport o altre "cose da maschio" non era per forza omosessuale. Tuttavia, era cosciente di essere, forse, troppo sensibile e dolce.
Probabilmente era per quel motivo che le sue ragazze lo lasciavano.
Quando succedeva, si chiudeva in camera ad ascoltare "Teorema" con le cuffie e la musica a palla (#Comefarsimale).
"Ma se ti fa così schifo il mondo, perché non provi a cambiarlo invece di arrenderti in questo modo?" gli chiese il suo amico, ma Felice rise di nuovo, eppure Harry non pensava di aver fatto un'osservazione stupida.
"Non lo so, è quello che tutti vorrebbero, d'altronde. Ho paura che questa società orrenda abbia fatto marcire il cervello anche a me e te" rispose.
"La vita è bella, è come una pubblicità vivente, dove se bevi l'acqua in bottiglia trovi sempre qualcuno che ti chiede se conosci Del Piero" provò a spiegargli Harry.
"Ma a me non è mai capitato di parlare con un canarino!".
Gli occhi del ragazzo erano spenti, allucinati. Fendevano l'aria come se fosse svuotata di tutto, mentre continuava a parlare. "Io voglio una vita diversa, Harry. Io voglio la libertà e il mare. Devo trovare il modo di costruire la mia esistenza solamente su me stesso. E, forse, è anche per questa mancanza che quasi non mi riconosco".
"Cos'è il momento introspezione? Chi siamo, dove andiamo, qual è il nostro scopo?" chiese Harry.
"Non dire stronzate" sbuffò. "Ma che cavolo sono nato a fare?" chiese più a sé stesso che all'amico, e il non trovare una risposta lo irritò abbastanza da fargli proclamare che, basta, si sarebbe suicidato.
Fu così colpito da quel pensiero che, per un breve istante, fu felice (di nome e di fatto), per poi tornare alla realtà. Quel breve istante di felicità si spense "La vita fa veramente schifo!".
E ancora, quando ormai nulla aveva senso, chiese a Miral di scappare con lui. L'altro si limitò a calare il capo sul suo petto, annuendo.
****
Un'altra camera di motel ed un caffè che sembrava acqua sporca e che sputò nella tazza del cesso.
Non ebbe il coraggio di guardarsi allo specchio, quando si sciacquò il viso, ma tirò un pugno a sé stesso.
La superficie lucida si crepò, piccole vene trovarono il loro spazio tra i vetri e si riempirono del suo sangue. Aveva le nocche spaccate.
Quella notte non dormì, ma si strattonò le corde vocali gridando nel cuscino troppo sottile, ed aspettò la comparsa di un livido sulla mano.
Ma la sua serendipità si manifestò attraverso una brezza persistente che baciava un'acqua morbida, pungente... o attraverso la notizia della nascita del suo fratellino.
In famiglia dicevano che la nascita di un bambino era l'evento più importante che potesse esistere, ma lui era convinto che ciò dipendesse anche da dove ed in che famiglia ciò succedesse. Dovette ricredersi quando vide per la prima volta il nuovo arrivato.
Felice aveva serrato la mascella, lottando contro sé stesso e la voglia che aveva di cedere a quell'amore così perfetto, ma quel bambino allegro riusciva a vedere, senza il minimo sforzo, tutto ciò che nessuno aveva modo di immaginare.
Lui, che in tutta la vita aveva provato il peso dell'inadeguatezza, si sentiva ora un eletto, uno che aveva uno scopo. Perché ci sono due tipi di persone. Quelle che ricordano guardando verso l'amore, e quelle che ricordano senza guardare, vedendo, e basta.
"Sto rinunciando a qualcosa d'importante, ti sto ponendo al di sopra di tutto e questo perché io ti amo più di quanto possa amare i miei sogni, i miei desideri, la mia stessa vita" disse al suo fratellino, che sorrise. Sorrise con qualsiasi organo, con qualsiasi pezzo della sua anima che trovava strada facendo, cercando lui e un'altra fermata per il treno maledetto.
Era davvero felice, adesso, perché aveva contribuito alla felicità di un bambino (soprattutto quel bambino) con un semplice lecca-lecca. D'altronde, a quell'età, la felicità è data dalle piccole cose.
Fu così che Felice capì che ogni traguardo è il punto di partenza che dà inizio ad un'eternità fatta di vuoto.
FINE
Eccoci con la seconda OS.
Che dire? Spero sia di vostro gradimento. Personalmente, non so perchè, la adoro. So che non è un granché ma mi piace da morire ahahaa.
Tornando a noi, avevo fatto una promessa e la manterrò.
La nostra annarella78 ha più o meno capito cosa è successo, ma non conosce i retroscena.
Premettendo che mi sono svegliata con qualche messaggio da parte di alcuni concorrenti, ne ho trovato uno che avrei dovuto valutare meglio. Il messaggio di questo concorrente, di cui non farò il nome, mi è stato mandato ieri e diceva questo:
Col senno di poi, ho capito che era una profezia... o una iattura.
Comunque, vestita di tutto punto in giro per la città e in procinto di vagare per uffici (per la precisione anagrafe, ufficio scuola e ufficio di collocamento), mentre attraversavo la strada mi si è rotta la scarpa. Rimasta appiedata, davanti ad un bel po' di gente e dovendo portare a termine le commissioni, mia madre è entrata nel primo negozio trovato (un tutto 99 cent) e mi ha preso l'unico paio di scarpe col mio numero (35).
Ripropongo la foto.
Ovviamente non ero molto credibile con queste cose ai piedi.
La sfiga non è finita lì perché, per leggere un messaggio, ho preso una pianta in pieno volto... che dolore e che figura di merda.
Concludendo, vado nell'ufficio di collocamento alla ricerca di un parente che lavora lì.
Fermo un impiegato e gli chiedo se quel giorno era in ufficio.
Quello mi guarda e mi ride in faccia.
Ci credete che era lui la persona che stavo cercando?
Ebbene sì. Era lui.
Ora, mi volete bene?
Io ho condiviso l'ennesima fdm con tutti voi, confermando il mio titolo di regina delle figure di merda.
Mi consolate con una vostra plateale figuraccia?
Baci. R.
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