Parte senza titolo 70
Sono sugli spalti e guardo Prisca che si allena. Tra non molto potrò riprendere anche io. Le mie gambe fremono.
«Prisca, più energia su quella gamba destra», urla Monia. Poi guarda nella mia direzione e strizza l'occhio.
Ho parlato a lungo con Monia e con lo psicologo. Voglio affrontare questa gara. Non sarà di certo uno come Robin a fermarmi.
Continuo a fare incubi e tutti riguardano lui. Ogni notte lo affronto nel sonno e ogni notte ne esco sconfitta. Non so come gestire questa cosa. Mi hanno detto che è tornato in prigione, e che ci rimarrà per molto tempo.
Sono sollevata, ma non mi basta. Mi sono sentita vulnerabile come mai in vita mia e adesso so che il mondo può davvero essere un brutto posto.
Ma non per questo devo rinunciare ai miei sogni.
Prisca mi ha raccontato che dopo avermi lasciata, è andata alla Polizia.
Ma quando è tornata a casa, Ross mi stava cercando, sconvolta: io non ero ancora tornata e lei iniziava a preoccuparsi. Prisca ha parlato con Geo, ma lui non aveva la minima idea di dove fosse Robin. Hanno allertato ancora la Polizia, e si sono messi a cercarmi. Ma è stato solo quando ho chiamato Paolo che sono potuti intervenire. Sono rabbrividita. Se non fossi riuscita a ricordarmi dove mi aveva portato Robin, a quest'ora non sarei qui.
Paolo mi raggiunge sugli spalti. In questi giorni abbiamo parlato un sacco. Ci fa bene ricordare quei brutti momenti. Siamo stati completamente sinceri l'uno con l'altra. Lui ha di nuovo lasciato Ester e questa volta lei ha deciso che non si farà più prendere in giro. Dice che non l'ha fatto per me, ma si è reso conto di non provare niente di forte per lei.
Abbiamo sistemato di nuovo le mie cose nella casa sull'albero, ma non ho ancora avuto le forze per andarci. Mi sento molto debole e sto risparmiando le energie per riabilitarmi del tutto. Quel ghiaccio che ho davanti a me è tutta la mia vita e fremo all'idea di poter tornare ad allenarmi. Ora capisco davvero cosa provava Prisca, quando ci guardava da qui. Ma lei ha dovuto aspettare molto di più di quello che attenderò io.
«Come ti senti, oggi?», chiede Paolo.
«Sempre meglio», rispondo.
«Mi fa piacere. Mio padre è partito per il Giappone. Starà via per un po'»
«Puoi venire da noi tutte le volte che vuoi, lo sai.»
«Speravo lo dicessi. E... Laura. Ovviamente alla gara ci sarò»
Mi giro a guardarlo, lui e la sua pelle bianca e luccicante.
«Anche io speravo lo dicessi»
Ci stringiamo la mano.
«L'hai più sentito?»
«Chi?»
«Geo.»
Scuoto la testa.
«Neanche un messaggio. Non sai che paura quando Robin mi ha detto che Geo non c'era più. Ma poi l'ho visto in ospedale e il mio cuore ha avuto un sussulto. Ma tutti gli hanno lasciato credere che io non mi ricordo di lui, come gli avevo detto in ospedale»
«Per quanto odi Geo, è una cosa orribile da dire»
«Ross trova sempre delle soluzioni orribili per proteggermi. Per lei Geo è una minaccia, dopo quello che è successo»
«Non posso biasimarla. Che hai intenzione di fare?»
«Pensavo di passare alla Tana dell'Orso più tardi. Devo parlargli»
«Vuoi che ti accompagni?»
«Sai già qual è la risposta»
«E tu sai che dovevo chiedertelo lo stesso»
Quando entro alla Tana dell'Orso, scorgo Geo intento a sciacquare alcuni bicchieri.
Ha la testa china sul lavandino e lo sguardo triste.
Alza gli occhi e mi vede. Noto che cerca di trattenere l'emozione.
«Ciao», dice «cosa ti porto?»
«Un the al limone», rispondo.
Lui si lascia andare a un mezzo sorriso.
Rimango un po' delusa quando lo vedo stappare una lattina e versare il contenuto in un bicchiere.
«Eccoti», dice «sono due euro»
Metto la moneta sul tavolo. Finge che io sia una cliente come le altre, perché Ross gli avrà detto che non ricordo più nemmeno chi sia. Mi fa tenerezza, questa cosa e al tempo stesso provo quasi rabbia. Geo, ma davvero pensi che potrei dimenticarmi di te? Pensi ancora di proteggermi allontanandomi dalla tua vita?
Ci sono solo io, nel pub.
Fingo di guardare la televisione mentre bevo e ogni tanto lo sbircio con la coda dell'occhio. Anche lui mi osserva. Ma rimane a distanza. Mia madre deve avergli fatto una di quelle prediche che non si scordano tanto facilmente.
Dopo un po' che sorseggio, mi metto a fissarlo in maniera spudorata. Lui sembra quasi imbarazzato. Mi viene vicino.
«Posso fare qualcos'altro per te?»
Sorrido.
«Mi hanno detto che una volta io e te stavamo insieme», rispondo. Cerco di metterlo alla prova. Voglio vedere se resiste. Se è davvero convinto che io non mi ricordi di lui, sono curiosa di capire come si comporta.
Mi guarda dritto negli occhi. Sta cercando di capire se lo sto prendendo in giro. Si siede al tavolo con me e si sistema i capelli.
«Chi te lo ha detto?»
«La mia amica Prisca. Voglio sapere se è vero»
Evidentemente sono una brava attrice, perché si passa la lingua sulle labbra e cerca le parole da usare.
«E' vero. Ma non è andata a finire bene perché io sono una persona di merda»
«Mi hai fatto soffrire?»
«Molto. E più volte. Deve essere per questo che il tuo cervello ha deciso di non ricordarsi più di me»
«Ma ti amavo?»
«Un sacco», risponde.
Sta in silenzio un attimo, poi aggiunge: «E anche io. Solo che non sono riuscito a dimostrartelo come avrei dovuto»
«Raccontami cosa è successo, ti prego»
«Laura, non credo sia il caso. Vederti qui mi fa stare male. Sapere che non staremo più insieme mi fa impazzire. E poi mi hanno detto che è meglio se stiamo lontani»
«Chi te l'ha detto?»
Lui fa un gesto con la mano.
«Non ha importanza», dice.
Mia madre l'ha istruito proprio bene.
«Sì che ne ha. Per me ne ha moltissima»
«Sei una incorreggibile testona»
Sto per tradirmi dicendo che conosco un altro testone, ma mi mordo la lingua.
«Che cosa vuoi sapere?», chiede.
«Tutto quello che ti va di dirmi»
Si vede che sta soffrendo. Ma voglio prendermi la mia piccola vendetta.
«Ci siamo conosciuti in un giorno che somiglia a oggi. Tu sei entrata qui. Avevi il fiato corto perché eri scappata da qualcosa. Mi hai chiesto da bere e io ti ho preparato un cocktail»
«Ti piace fare cocktail?»
«Mi piaceva molto, sì»
«E poi?»
«Abbiamo iniziato a frequentarci. E più ti conoscevo più mi piacevi. Eri speciale. Poi ti ho confidato il mio passato. Hai saputo di Stella, la mia sorellina che è morta per colpa di Robin. Poi è comparso Robin. E da lì è cambiato tutto»
Un brivido mi percorre la schiena. Il pensiero di Robin mi gioca ancora dei brutti scherzi.
«Chi è Robin?»
«Il ragazzo che ti ha rapita. Lui... Mi stava ricattando. Se io non avessi partecipato ai suoi traffici di droga, ti avrebbe fatto del male»
«Che cosa?». Quasi urlo.
«Per questo ti ho allontanato. Volevo proteggerti. Poi un giorno tu ci hai seguito. Insieme a Prisca. Io vi ho viste, ma avevo paura che Robin vi facesse male. Però in quel momento ho capito che dovevo smetterla di fare il suo burattino. Mi stava rovinando la vita. E stava mettendo in pericolo la tua»
«Capisco», mormoro.
«Adesso immagino che avrai la testa molto confusa»
«No», rispondo «ora è tutto molto più chiaro. Dopo quello che è successo a Stella, non potevi permetterti di sbagliarti ancora. Ma ho una domanda»
Geo mi guarda sempre più sgomento.
«Perché non mi hai più cercata dopo che Robin è tornato in carcere?»
«Perché non voglio farti soffrire. Ho capito che ci sono persone in grado di proteggerti. E io no. Non voglio che tu stia male. Voglio che tu sia il più felice possibile. Anche se questo significa stare lontana da me»
Finisco il mio the e lo guardo ancora un istante.
Tiene gli occhi bassi. Le nostre mani sono vicine, ma non si sfiorano.
«Hai parlato anche con Paolo?», chiedo.
«Gli ho detto che è lui la persona più idonea a starti accanto»
Scoppio a ridere.
«Da quando in qua sono gli altri a decidere della mia vita?»
«Laura», dice Geo «davvero non ricordi niente di me, neanche un dettaglio?»
Trattengo il respiro. Ma non è ancora il momento.
«Ricordo solo delle immagini confuse»
«Dimmele, ti prego»
«Ricordo un ragazzo che ti somiglia, che urla ti amo e riceve un secchiello di acqua gelida in testa»
«Anche io ricordo perfettamente quel momento»
«Ricordo un nastro che lega i nostri polsi. Un albero di ulivo in riva al lago. Una casa buia e la mano calda di qualcuno sulla mia fronte. Ricordo...»
Sento che le mie guance si infiammano.
«Ricordo la sensazione di calore tra le cosce quando questo ragazzo mi bacia...»
«Quel ragazzo sono io», bisbiglia Geo, con rammarico.
Mi alzo in piedi. Lui mi guarda con aria disperata.
«Addio, Geo.»
«Addio, Laura», risponde. Ma è proteso con tutto il corpo verso di me. Muovo qualche passo verso la porta, poi la chiudo a chiave.
Mi volto verso di lui. Adesso la sua espressione è confusa.
«Acqua marina», bisbiglio.
«Che cosa?»
«Hai capito benissimo. Voglio il colore acqua marina»
Geo continua a guardarmi perplesso. Io sorrido. Prendo la rincorsa e gli salto in braccio.
«Davvero pensavi che mi sarei mai potuta dimenticare di te?», gli bisbiglio in un orecchio.
Lui apre la bocca, poi mi lascia cadere a terra e scoppia a piangere.
«Geo», mormoro «cosa c'è?»
E' scosso da forti singhiozzi. Non l'ho mai visto così. Torno ad abbracciarlo e questa volta lui mi stringe forte. Talmente forte che sento quasi male.
«Ho temuto di perderti. E ho capito in quel momento di quanto la mia vita fosse in bianco e nero senza di te»
«Ho pensato che era meglio lasciarti in pace», ammetto «ma io non riesco a starti lontana»
Geo mi bacia le labbra e mi tiene per i capelli.
«Credo che chiuderò, per stasera», mi dice «perché ho intenzione di baciarti fino a che non ne potrai più»
Mi prende di nuovo in braccio e mi fa roteare per la stanza.
Ridiamo. Ci baciamo. Finiamo stesi sul pavimento. Questo è Geo. Il brivido di follia che non mi basta mai.
Acquamarina. Il sapore salato della tua pelle quando assaggio il tuo corpo. Acquamarina. L'onda che sale e scende, nel mare sconfinato dei tuoi cambi d'umore.Voglio fare un triplo axel sul tuo cuore e cadere in posizione perfetta sulletue labbra. Acquamarina. Limpida come lo è adesso il nostro amore.
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