Cap 7
«Laura, aspetta!»
Paolo mi raggiunge correndo. Di solito prendiamo il treno insieme. Questa mattina non so perché, ma non l'ho aspettato.
«Hai un aspetto orribile», gli dico e continuo a camminare.
«Lo so... Il fatto è che...»
Mi guarda un attimo, poi tace.
«Oh, ma anche tu non sei messa meglio!»
Abbasso gli occhi.
«Ieri ho pianto un po'»
«Potevamo vederci. Sai che io ci sono, per te»
Ci prendiamo per mano e saliamo sul treno.
Ci sediamo uno di fronte all'altra e poco dopo sentiamo Prisca e le altre che chiacchierano nello scompartimento dietro al nostro.
«E poi ha chiamato la mammina ed è andata via», sghignazza Teresa.
«Ma perché, che è successo?». Questa è la voce di Ester.
«Non sopporta che Prisca abbia ricominciato a gareggiare», spiega un'altra.
Paolo si alza, infuriato, ma io lo blocco prendendolo per un braccio e gli intimo di tacere. Prisca non ha detto nulla. Vorrei tanto vedere la sua espressione in questo momento.
«Non capisco, Laura è classificata per la Coppa Italia», dice Ester «non ha niente da temere»
«Ora che c'è Prisca, ha tutto da temere», ribatte quella leccaculo di Teresa. Le darei una sberla.
Quando ci alziamo e Teresa incrocia il mio sguardo, fa una faccia buffa, poi si allontana di fretta.
Prisca mi fissa, seria, e non dice niente.
Ogni volta che i nostri sguardi si incrociano ho l'impressione che ci sia qualcosa che mi nasconde.
«Teresa era viola quando si è accorta della gaffes», mi sussurra Paolo.
«Immagino, ma non mi importa quello che dice lei»
«E fai bene»
«Non andrò agli allenamenti per un po'», lo informo.
«Che cosa?», risponde lui. Sta quasi urlando. Ancora pochi passi e dobbiamo entrare a scuola.
«Ieri non ci vedevo bene. Okay, in realtà è un po' che la mia vista è calata, ma ieri mi è servita come scusa. Solo che Ross ha pensato bene di portarmi dal dottore e si sono accorti che ho perso troppe diottrie. Mi hanno consigliato di non fare sforzi. Poi ripeterò i controlli»
«Mi dispiace, Laura», mormora Paolo «se avessi saputo, non ti avrei forzato»
Scuoto la testa.
«Non essere ridicolo», bisbiglio «non è mica colpa tua»
Lui mi prende il viso tra le mani.
«Io sono il tuo ragazzo. Qualsiasi cosa ti succeda di male, mi sento responsabile. Ma questo ormai lo dovresti sapere»
Dai, Diglielo, Laura. Digli che ieri hai visto Geo e che hai provato ancora quel casino nel cuore. Prima di essere il tuo ragazzo è ancora il tuo migliore amico. Ha il diritto di saperlo. Diglielo.
«Certo, ma in questo caso non hai nessuna colpa»
«Invece sì»
La campanella della prima ora suona e ci affrettiamo a entrare. Non ce l'ho fatta a dirglielo. In fondo, non sono sicura che rivedrò Geo. E poi non abbiamo fatto niente di male.
Mentre la prof spiega, sbircio l'espressione di Paolo. Sembra molto teso. Che sospetti qualcosa? Continua a guardare il cellulare e non è per niente concentrato.
Che c'è? Gli scrivo.
Niente.
Non mentire a me.
Non è il momento di parlarne.
Ma è successo qualcosa di grave?
Forse sì e forse no.
Come sei misterioso.
Cerca di seguire la lezione, almeno tu.
Alzo gli occhi al cielo e mi sforzo di stare attenta.
Alla fine dell'intervallo, Paolo non rientra in classe.
Mi guardo intorno smarrita. Sono andata in bagno e lui stava parlando con un nostro compagno. Quando sono tornata, non c'era già più. Non è da lui non avvisarmi.
In altre circostanze avrei chiesto a Prisca, ma adesso mi taglierei la mano pur di non farle sapere che non so che fine abbia fatto il mio ragazzo. Prego che qualcuno dei compagni dica qualcosa, ma come al solito ognuno si fa gli affari suoi.
Alla fine della quinta ora sto ancora pensando se scrivergli un messaggio o se fare l'offesa. Dopotutto, ho cercato di capire cosa avesse, ma lui mi ha esclusa dal suo mondo.
Quando suona la campanella, raduno le mie cose e guardo il suo banco vuoto.
Poi mi avvio verso l'uscita.
E mi trovo davanti Geo.
Sembra imbarazzato. Non è in moto.
«Non sapevo se venire o no», mi confessa.
Sto per rispondergli, quando Prisca ci passa davanti.
«Ciao Geo», dice, con aria maliziosa.
«Ciao Prisca», risponde lui con un'occhiataccia.
«So che non devi andare agli allenamenti e così mi chiedevo se ti andava di fare un giro per Lecco, prima di tornare a casa»
«Ecco, io...»
«Come non detto. Ho fatto male a venire. Di sicuro Paolo ti sta aspettando»
«No, Paolo è uscito all'intervallo»
«Come mai?»
Sorrido e cerco di ignorare la domanda. Lo prendo sottobraccio.
«Dove vuoi andare a mangiare?»
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