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Cap 6

Mi guarda come se stesse vedendo un fantasma del passato. Ha le occhiaie ed è molto più magro di come lo ricordavo. Porta la barba più lunga e indossa il solito giubbotto di pelle. E' sempre irrimediabilmente bello.

«Mi parevi una sagoma famigliare», dice.

Appoggia il casco sulla moto. Non so bene cosa fare. Sono mesi che non ci vediamo.

«Io invece non avevo riconosciuto il rombo della tua moto», rispondo.

Geo fa un passo verso di me. Si guarda intorno, come per paura che qualcuno ci possa vedere.

Io mi avvicino.

«Hai appena pianto», dice lui.

«Che acuta osservazione», rispondo io e tiro su col naso.

«Avrei voglia di abbracciarti, ma non so se mi è permesso»

«Per quanto mi riguarda», dico, con dolcezza «tu puoi fare quello che vuoi»

Si avvicina e il suo profumo mi travolge. Giubbotto di pelle, fragranza alla menta, odore di vento. E' tornato Geo.

Allarga le braccia e io scompaio tutta dentro di lui.

Lo stringo a mia volta e sento il suo respiro farsi più accelerato.

«Quanto mi sei mancata», sussurra.

«Anche tu», rispondo.

«Non sei più venuta alla Tana dell'Orso», dice.

«Perché sarei dovuta venire? Sto cercando di evitarti»

Lui mi prende per le spalle.

«Anche io, Laura. Ma sapevo che prima o poi ti avrei incontrata. Anzi, mi stupisco che non sia successo prima. Aspettavo quel giorno con paura e impazienza. Non so dirti quale dei due sentimenti avesse la meglio»

«Io speravo di non vederti più», mento.

«Ogni volta», continua Geo «mi immaginavo di vederti. Magari con Paolo. Magari felice. Oppure su una foto di giornale, con il tuo ultimo trofeo»

«Ti prego», mi schermisco «non parliamo del pattinaggio»

«Ma non ero pronto a questo», continua Geo. «Non ero pronto a vederti in lacrime, in riva al lago. Mi ha fatto male. Non posso lasciarti così»

Guardo i suoi occhi neri. Luccicano come allora. E' sempre Geo. Sono sempre io.

«Ti va se ci sediamo su quella panchina e mi racconti un po' come stanno andando le cose?», propone.

Annuisco.

Mi sembra strano essere qui con lui dopo tutto questo tempo.

Ci sediamo e le nostre mani si sfiorano. Guardiamo entrambi il lago, senza dire nulla, per un po'.

«Come vanno gli allenamenti?», mi chiede, rompendo il silenzio.

«Una merda», rispondo «Prisca mi sta addosso e lei è la migliore»

Geo scuote la testa.

«Sei tu la migliore»,.

Mi viene da piangere.

Da quando mi hai abbandonato, non sono più la stessa. Credevo di volare da sola, invece sotto di me c'eri tu. Eri la mia forza. Ora non lo so. Sono una farfalla dalle ali rotte.

«Non fare quello sguardo triste, ti prego», mormora Geo «sono immune a tutto, tranne che a quello sguardo»

Poi mi metto a piangere.

Lo sapevo che sarebbe finita così.

Geo mi stringe forte e lascia che mi sfoghi. Bacia le mie lacrime e mi accarezza i capelli.

«Quanto mi manchi», mormora.

«Anche tu», rispondo.

Rimaniamo abbracciati per un tempo interminabile, senza dire niente. Ci accarezziamo e basta.

Poi Geo dice: «E Paolo?»

Le mie labbra tremano di nuovo.

«Paolo c'è», rispondo «e ci sarà sempre»

«Però sei qui a piangere da sola», dice lui, stizzito.

«Non sono sola», rispondo «adesso ci sei tu»

Adesso che sei tornato, non puoi pensare di andare via. Adesso che sei qui, il mio cuore ha trovato la strada. Non posso perderti di nuovo. Non voglio che ti allontani da me.

«Sì, adesso sono qui», risponde Geo. E sembra stiaprendendo una decisione importante.     

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