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Cap 50

«Ho sete», mormoro.

Qualcuno mi porge dell'acqua. E' buio, quindi presumo che sia notte fonda. Ma potrebbe essere uno scherzo dei miei occhi.

«Come ti senti?», chiede la voce.

«Meglio, grazie. Cosa è successo?»

«Non ricordi?»

«Non molto»

«Fuori c'è tua madre. Forse è meglio che te lo dica lei»

«Tu chi sei?»

«Sono Geo, Laura. Non ti ricordi di me?»

Sbatto le palpebre. Il nome Geo mi fa pensare a qualcosa di grande. Immenso. Di totalmente fuori controllo. Il mio Geo. La persona per cui ho perso la testa. Ma sono troppo debole per ammettere che ricordo ogni singolo dettaglio di lui.

«In questo momento non mi ricordo praticamente niente, Geo.»

Non so perché l'ho. Forse temevo volesse parlarmi.

Mi sfiora una guancia e mi pare trattenga un singhiozzo.

Esce dalla stanza senza dire niente.

Mia mamma viene subito accanto al mio letto.

«Ross», mormoro e sento che devo chiedere scusa, ma lei mi anticipa.

«Piccola disgraziata», dice Ross e al posto di fare il suo rumore con la gola, scoppia a piangere.

Mi abbraccia.

«Ross, raccontami quello che è successo», le chiedo.

Lei mi prende una mano.

«Forse dovresti riposare ancora un po'»

Dietro mia madre, compare Prisca. Ha due occhiaie terribili.

«Prisca», sussurro.

Anche lei scoppia a piangere.

«Ragazze, ma se fossi morta che avreste fatto? Una festa?»

Ma Prisca non ride.

«Potrai mai perdonarmi, Laura?»

«Parteciperai al mio posto alla Coppa Italia?»

«No, ma che dici?»

«Allora credo che potrò perdonarti»

Prisca mi butta le braccia al collo. Io non ho la minima idea di quello che abbia fatto, ma sento che è sincera.

» «Geo è venuto a trovarmi, ma ho finto di non sapere chi fosse. Non lo so perché»

«Sei impazzita?», chiede Prisca, scandalizzata.

«No. Ma ho bisogno di un po' di tempo per pensare a tutto quello che è successo»

Mia madre e Prisca si lanciano un'occhiata d'intesa. Devo stare attenta a quelle due: stanno tramando qualcosa.

Mi addormento di nuovo.

E' strano come i sogni abbiano una loro velocità. La mia vita si riavvolge su un nastro che va a mille e tra i volti che compaiono come in un film ecco anche quello di Geo.

«Che colore vuoi?», mi chiede.

Ha un sorrisetto furbo e due occhi talmente scuri che sembrano pozzi neri.

«L'arcobaleno», rispondo.

«Tu vuoi tutto, Laura. Non ti accontenti mai»

Ci abbracciamo. Geo fa scivolare una mano sul mio corpo nudo.

Rosso. Il colore dell'abbraccio. Dell'abbandono. Dell'intimità. Rosso sangue, rosso carminio, rosso Valentino, rosso fuoco. Geo e il fuoco nel fare l'amore.

Geo è il ragazzo per cui ho perso la testa.

Verde. Verde è speranza e sconfitta insieme. Il colore della resa e della vittoria. Verdi sono le foglie degli alberi e il campo da tennis. Verde è il primo bacio con Geo.

Geo è il ragazzo con cui ho fatto l'amore.

Viola. Magia e complicità. Sguardo intenso. Malinconia.

Geo è il ragazzo per cui ho perso l'amicizia con Paolo.

Il nastro si riavvolge e rivedo anche Robin.

Mi metto a urlare e mi sveglio di colpo.

«Aiuto!», grida la mia bocca.

Mario si alza e suona il campanello.

Guardo mio padre e mi tranquillizzo.

Lui mi stringe le mani.

«Ci sono io, con te. Non può succederti più niente di brutto»

«Mi ricordo di lui, papà. Aveva un cattivo odore. Mi ha legata. Mi ha detto delle cose orribili...»

«Lo so, tesoro», mormora mio padre. Gli leggo negli occhi una rabbia che non avevo mai visto.

Sono tutte stanche, le persone che ho accanto. Mentre io ero inconsapevole, devono aver lottato per me.

«Ma perché hai suonato il campanello? Ho fatto solo un incubo»

«Così, l'infermiera di turno è carina», scherza mio padre.

Sorrido.

«E' bello vederti sorridere»

«E' bello che tu sia qui per me. E' bello averti come papà»

«Al prossimo incubo, non farmi così spaventare. Che non ho mica il pugno di ferro come tua madre»

Scoppiamo a ridere. Mi stringe forte la mano.

Tutti i ricordi sono al loro posto, adesso. Non è facile mandare giù tutto. Ma ci posso provare.

«Papà?»

«Dimmi, tesoro»

«Non vedo l'ora di tornare a pattinare»


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