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Cap 45


«Monia, hai un minuto?», chiedo alla mia allenatrice.

«Anche due per te, lo sai»

Tiro un sospiro di sollievo. Dopo le ultime vicende, non mi aspettavo tanta disponibilità.

«Vorrei farti vedere il mio long program»

Monia inarca un sopracciglio.

«E quando l'avresti preparato? Qui finora ho visto solo sequenze di passi e salti da far inorridire qualsiasi giudice»

«Mi ha aiutato Prisca»

Monia scuote la testa, rivolgendo alla mia amica uno sguardo di bonario rimprovero.

«Mi stai dicendo che vuoi lei come allenatrice?»

«No, ti sto solo dicendo che i tuoi rimproveri mi hanno fatto bene e sono pronta a mettermi di nuovo in gioco»

«Allora oggi sono tutta per te»

«Dici davvero?»

Monia annuisce.

«Ma non devi deludermi. Voglio vedere la Laura che ho imparato a conoscere l'anno scorso. Non una ragazzina piagnucolosa»

«Certo. Ce la metterò tutta, vedrai»

Mi posiziono al centro e fingo di ascoltare la musica, che tra l'altro non ho ancora scelto.

Deve essere qualcosa di struggente all'inizio, ma che poi diventi incalzante e quasi aggressiva.

Monia non mi stacca gli occhi di dosso. Prisca trattiene il fiato.

Inizio con un angelo. E' il mio modo di confondere tutti. Persino me stessa. Non sono più la ragazzina che vede in bianco e nero. Sono una che manda giù biglie di dolore quotidiane e impara a usarle per sopravvivere.

Allungo le braccia con delicatezza e stendo la gamba destra. Quando sono in questa posizione e la mia mano tocca il pattino, non vorrei mai lasciarlo.

Mi volto e mi preparo per il triplo toe loop, a cui faccio seguire il doppio axel. Sento la perfezione sotto le lame. E' una sensazione bellissima. Continuo con la sequenza di salti e mi rendo conto che è come se stessi pattinando in una bolla. Ci sono solo io.

Amo il bianco del ghiaccio, che mi accompagnerà per tutta la vita. L'odore di questo stadio, dal legno della balaustra al freddo delle lame. Il sapore ferroso del sangue quando qualcuno si taglia. Il ghiaccio è il mio modo per sentire i colori. Sarà sempre così.

Eseguo la mia prima trottola e sorrido. Non sono aggressiva come un leopardo, ma forse è anche giusto che quello che sento mentre pattino cambi ogni volta. E' un mix di emozioni che formano un cocktail mai assaggiato prima, tanto per dirla alla Geo.

Procedo con la sequenza di passi e dentro la mia testa la musica va più veloce.

Poi è il tempo di eseguire l'ultima trottola.

Chiudo gli occhi.

Dicono che per girare bisogna scegliere un punto fisso e guardarlo sempre. Sono d'accordo. Solo che quel punto è dentro la mia testa.

Uno spazio di nero dove posso mantenere l'equilibrio.

Una trottola cieca, che però non sbanda, perché ha la forza di un leone dentro di sé.

Stendo le braccia e riapro gli occhi, guardando in alto.

La luce mi ferisce, ma rimango un attimo ancora con lo sguardo all'insù.

«Sì», grida Monia, interrompendo la magia. «Sì, Laura, è proprio questo che intendevo!»

Batte le mani, eccitata.

Teresa e Martina mi lanciano occhiate colme di invidia.

Prisca pattina verso di me e mi abbraccia.

«Lo sapevo che ce l'avresti fatta.».

«C'è ancora molto da migliorare», si intromette Monia «ma abbiamo tutto il tempo. Non pensavo che potessi fare un cambiamento radicale in così poco tempo. Invece mi hai sorpreso ancora una volta»

«Sono contenta, Monia»

«Devi essere fiera di te. E soprattutto, adesso non puoi adagiarti sugli allori. Questa coreografia devi migliorarla, farla sempre più tua. Molti salti sono perfetti tecnicamente, adesso, ma non sono collegati tra loro. Capisci quello che intendo?»

«Credo di sì»

«Per vincere non serve essere impeccabli in tutti i salti. Il punteggio tecnico è importante, certo, ma se arrivi a toccare le corde dell'espressività, solo allora potrai dire di essere una vera pattinatrice. E tu sei sulla buona strada, Laura»

Prisca annuisce. Sta ascoltando le parole di Monia con molta attenzione. E' diventata più umile, da quando ha avuto l'incidente. E la sua dedizione sta dando ottimi frutti.

«Anche tu sei sulla strada giusta», le sussurra Monia.

Per quanto potrò migliorare, Prisca rimarrà sempre un passo avanti a me.

Ma non importa. Senza di lei non sarei riuscita a fare neanche metà di quella coreografia.

Sto per dirglielo, ma Prisca mi interrompe: «Non provare a dirmi grazie. Ricorda che io non ho fatto niente: quella che ha pattinato così bene, oggi, sei stata tu»

Poi torna ad allenarsi.

Monia mi guarda e non resiste: mi abbraccia.

«Prisca ha ragione. Sei solo tu che puoi fare del bene a te stessa. Tienilo sempre a mente. Nel ghiaccio e fuori di qui»

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