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Cap 4


«Laura, che fai, dormi?», chiede Monia. «Non ti è concesso un secondo di tregua, se vuoi continuare ad allenarti.»

Annuisco.

Riprendo a pattinare, ma sto boccheggiando. L'ansia si è impadronita di me. Non riesco a pensare ad altro che alle parole di Prisca.

Lei mi sfreccia davanti, bellissima, col suo fisico atletico e i suoi lunghi capelli.

Sto guardando un'estranea. Un'amica che si è allontanata da me giorno dopo giorno, passo dopo passo. E adesso non la riconosco più.

M vengono in mente tutti i bei momenti passati insieme. Dalla firma del gesso, quando ancora ci odiavamo, alla pattinata insieme a Saint Moritz. Dagli allenamenti estenuanti a cui mi sottoponeva al suo discorso per farmi credere in me stessa.

E di colpo capisco.

Non ho più la parte più forte di me. Ero convinta di aver trovato un mio equilibrio, ma mi sbagliavo. Vivo ancora nella sua ombra. Mentre pattino, confronto i miei movimenti con i suoi e mi sento sempre una perdente.

Non posso brillare, ora che la vera stella del ghiaccio è tornata.

Le gambe si fanno molli e devo sedermi a tutti i costi.

Monia scuote la testa, ma non corre in mio aiuto. Mi ignora, semplicemente. Io continuo a fissare Prisca e le sue evoluzioni. Se io ero una farfalla, lei adesso è uno splendido cigno. E contro Prisca non ho mai avuto alcuna possibilità. Sono stata un ripiego per lei, per passare le sue giornate. Ma anche per Monia. Stava solo aspettando che la vera campionessa si rimettesse in forze.

Penso a quello stupido fumetto di Paolo: l'eroina del ghiaccio. E mi sento presa per il culo da tutti. Mi sembra che gli sguardi che fino a qualche ora fa erano di ammirazione, si siano trasformati in smorfie di pietà.

Prendo il telefono e compongo il numero di Ross.

«Mamma», mormoro «dove sei?»

«Avete già finito? E' successo qualcosa?»

«Puoi venire a prendermi?»

«Laura, rispondi, stai bene?»

«Non molto», dico e tanto per essere più convincente, aggiungo: «Ci vedo un po' male»

«Arrivo subito, tesoro. Non fare sforzi di nessun tipo»

Monia pattina verso di me.

«Che c'è?», mi chiede «qualche problema?»

Mi sforzo di non guardarla negli occhi.

«Sì, ho qualcosa agli occhi. Preferisco smettere, per oggi»

Monia mi fissa, scettica.

Attendo che faccia una delle sue prediche. Su come devo resistere anche quando tutto va storto. O sulle mie capacità. Ho bisogno che dica qualcosa che mi spinga a ributtarmi sul ghiaccio.

«Molto bene», dice infine, «ci vediamo quando ti sentirai meglio. Nelle tue condizioni, non mi sento di insistere»

Poi si gira e impreca contro Teresa.

Nelle tue condizioni.

Ha usato veramente quelle parole. Mi rimbombano nella testa. Sono una malata. Una diversa. Una mezza cieca. Fino a qui è stato solo un gioco, ma adesso si fa sul serio. E io sono tagliata fuori.

Prisca si gira verso di me e per un attimo i nostri sguardi si incrociano.

Mi pare voglia venire nella mia direzione e dirmi qualcosa, ma l'allenatrice la rimbrotta e lei si volta ancora e si concentra sulla sua trottola.

«Eccoti qui», dice Ross.

«Ciao», rispondo.

«Dai, vai a prendere le tue cose, che ce ne andiamo»

«Okay»

Monia fa un cenno a mia madre. Lei non ricambia. Non la saluta neppure. Scende negli spogliatoi con me e attende che mi cambi.

Quando saliamo in macchina, le squilla il telefono.

«E' Gioia», la informo «vuoi che risponda io?»

E' da un po' che la mamma di Prisca non si presenta a casa nostra.

Ross fa un gesto stizzito e mette in moto.

«Richiamerà più tardi, se ha bisogno. Ora abbiamo cose più importanti da fare»

«Sarebbe?», chiedo, allarmata.

«Ti porto a Lecco. Voglio che il dottore ti dia una controllata»

«Ma così, senza prendere appuntamento?»

«Diamine, sono anni che ci conosce, ormai»

Certo. Per la diversa, tutti fanno un'eccezione.

Mi accoccolo sul sedile e mi sforzo di non piangere. Ross non deve vedere quanto sono abbattuta. Il rumore con la gola che fa sempre quando è in ansia è l'unico suono che disturba il nostro silenzio.

«Mi chiedo se forse non sarebbe il caso di rallentare un po', con gli allenamenti»

«Cosa?», domando. Non è questo ciò di cui avrei bisogno.

«Leggevo un articolo su una rivista di psicologia. Lo sai che lo stress diminuisce la vista? Forse sei semplicemente stressata»

«Forse sì», mormoro. E guardo fuori dal finestrino.

O forse, dopotutto, la vera stella del ghiaccio èdavvero tornata. 

Quando un'amica ti delude, è allora che il mondo perde colore...

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