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Cap 34

Oggi non sono per niente concentrata.

Monia mi ha già rimproverato due volte. Credo sia stata colpa della nottataccia. Sono persino più distratta di Teresa.

Prisca sta dando il meglio di sé. La guardo mentre esegue una meravigliosa trottola e lascia che il suo corpo si sposi perfettamente con il ghiaccio. Lei è sempre stata la migliore.

Monia mi chiama.

«Laura, ti vedo persa», dice «e mi sembri lontana anni luce dalla ragazza che aveva trovato quella meravigliosa coreografia sulla farfalla. Ci stai lavorando?»

«Sì», mento.

«L'insegnante di danza cosa dice?»

«Siamo a buon punto», mento.

In realtà non vado da giorni a lezione di danza.

«Più ti guardo, più penso che il pattinaggio per certe persone sia lo specchio della loro anima»

«In che senso?»

«Quando pattinano, non riescono a nascondere niente di quello che sta succedendo nella loro vita. E tu, Laura, ne sei l'esempio più plateale. Questa cosa può farti arrivare molto in alto. Oppure distruggerti»

Entrambe guardiamo Prisca.

«No, lei non è così», mi dice Monia.

«Tu credi?»

«Prisca lascia fuori il dolore in allenamento e lo fa entrare nel suo corpo solo quando le serve. Ma per farlo ha dovuto rimanere ferma quasi un anno»

«Mi stai dicendo che dovrei cadere e rompermi una gamba anch'io?»

«Ti sto dicendo che devi seguire il tuo percorso senza confrontarti con nessuno. E quando sei qui, possibilmente, lasciare fuori ciò che ti disturba. Anche la stanchezza»

Come se fosse facile. Annuisco e mi allontano, ma in realtà la mia mente rimane aggrappata alla balaustra. E' solo il mio corpo che si muove in maniera meccanica.

Provo un triplo toe loop e cado per l'ennesima volta.

«Laura, ma non ti arrendi mai?», mi sfotte Martina. «Io fossi in te oggi avrei già rinunciato»

Vorrei ringhiarle che lei non ha nessuna idea di cosa significhi essere me. Ma decido di tacere.

Prisca mi si avvicina e mi aiuta ad alzarmi.

«Ma cosa diavolo è successo ieri notte? Mi sembravi felice. Adesso invece sei uno zombie»

«Ho solo dormito poco», sussurro «ma grazie per avermelo chiesto»

«Figurati,» ribatte Prisca «quanto vorrei avere anche io notti di fuoco come te. Forse rinuncerei anche a qualche allenamento»

Mi strizza l'occhio e riprende a pattinare. Sappiamo entrambe che non è vero. Non rinuncerebbe mai a stare sul ghiaccio. Nemmeno per Nic. Pattinerebbe anche senza gambe, se trovasse il modo.

Lasciare fuori le preoccupazioni dalla pista da ghiaccio. Sembra impossibile.

Con Geo ho scambiato giusto qualche messaggio e non è mi è stato di conforto.

Come stai piccola? Mi ha scritto.

Ti ho già detto che non devi più chiamarmi cosi.

Allora sei ancora arrabbiata?

Certo che lo sono. Non mi passerà tanto in fretta.

Mi dispiace per tutto. Vorrei abbracciarti. Ti fermi da me anche stanotte?

Non mi fermerò più da te finché non capisco quello che sta succedendo.

Laura...

Ora devo allenarmi. Ho due occhiaie da paura.

Sbando sul ghiaccio. Sbando per Geo.

Non riesco a lasciarlo fuori da questo allenamento.

«Laura, le mani! La testa! Ma cosa stai combinando?»

La testa, Laura. La testa. Cosa sto facendo? Ho speso tutta l'infanzia a cercare un posto che fosse solo mio, in cui stare bene, e l'ho trovato sulla pista del pattinaggio. E adesso cosa mi succede?

Non voglio credere che l'amore abbia questo potere distruttivo.

La mia trottola si ferma a metà. E' tutta sghemba, come me.

Può capitare a tutti una giornata storta, ma da quando è tornato Geo, a me succede una volta sì e una sì.

Provo di nuovo a saltare e mi accorgo di avere il cuore in gola. Ho paura di cadere. Allargo le braccia e sbircio l'espressione di Monia: è inorridita.

Sembra che io sia tornata indietro anni luce.

Prisca mi pattina vicino, preoccupata.

«Vuoi un consiglio?», mi dice. «Smetti. Almeno per un po'»

Ma Monia, come se avesse capito, mi urla: «Non fermarti, Laura. Voglio vedere una sequenza decente entro la fine di quest'ora»

Annuisco e ringrazio Prisca con lo sguardo.

Lei scuote la testa.

Salto di nuovo e stavolta mi do un'eccessiva spinta.

Cado e sento un dolore lancinante al ginocchio, nonostante le ginocchiere. Ma mi rialzo al volo, come si deve fare.

Tutto, nel pattinaggio artistico, è ordine, disciplina, impegno.

Nella mia testa c'è una guerra e io sono la regina di un esercito che sta andando alla morte.

Eseguo un angelo e chiudo gli occhi. Il buio mi aiuta a non precipitare.

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