13. IL RAMEN.
Una volta in cucina, Sir Kita prese la mano di Joka e lo condusse verso il tavolo, illuminato dalla luce del sole che filtrava attraverso le tende. La stanza era calda e accogliente, e il profumo di cibo delizioso riempiva l'aria.
«Siediti», disse gentilmente Sir Kita, spingendo una sedia verso Joka.
Joka si sedette, sentendo il calore del legno contro la pelle nuda.
Intanto Sir Kita si mise al lavoro con abilità e grazia.
Prese ingredienti freschi e aromatici, mescolando sapientemente spezie e aromi in una sinfonia culinaria che prometteva di deliziare i sensi.
Joka osservava affascinato, ammirando la sua maestria mentre si muoveva con sicurezza tra i fornelli e gli utensili da cucina. C'era qualcosa di ipnotico nel modo in cui il preside si dedicava alla preparazione del pasto, come se ogni gesto fosse una danza orchestrata con perfezione.
«Mi piace guardarti cucinare», disse Joka, con tono leggermente sognante.
Sir Kita rispose senza voltarsi, «È una delle mie passioni, è anche questa una forma d'arte, sai?».
«Proprio come il tuo corpo...», replicò Joka, ammirando la nudità di Kita.
Quando finalmente egli mise il cibo sul tavolo, due piatti identici, ciò che si presentava era un'opera d'arte di colori e sapori. Joka guardò il piatto con ammirazione, prese una porzione del cibo e lo assaggiò, lasciandosi trasportare dal gusto delizioso che esplodeva in bocca.
«È delizioso, cos'é?», commentò.
«Gli umani lo chiamerebbero ramen, io invece lo chiamo 'Oscuro Ramita', una delizia solo mia di brevetto dove ho unito i termini 'ramen' e 'Kita', mettendoci un po' di creatività, per mezzi termini», rispose Sir Kita, sedendosi di fronte a Joka.
Joka assaggiò un altro boccone, lasciandosi trasportare dalla combinazione di sapori e aromi che si mescolavano armoniosamente nella sua bocca, «È davvero fantastico», disse con sincera ammirazione, «Non ho mai assaggiato niente di simile».
Sir Kita sorrise, soddisfatto, «Sono felice che ti piaccia».
Continuarono a mangiare in silenzio per un po', godendosi il pasto e la compagnia reciproca.
Improvvisamente il telefono del preside squillò dal salotto un promemoria delle lezioni pomeridiane a scuola alle ora sedici, quindi mancava solo mezz'ora prima di tornare.
«Ah! Tra mezz'ora dovrò tornare a scuola, quasi dimenticavo!», esclamò Sir Kita.
Joka sorrise, sospirando, «Il tempo scorre quando ci si diverte...».
Sir Kita si alzò dalla sedia e portò i piatti vuoti al lavabo, poi si voltò verso Joka con un'espressione di leggera delusione.
«Sì, purtroppo il tempo sembra volare quando siamo immersi in piacevoli momenti come questo, che spero si ripetano», disse.
Joka lo guardò con occhi sognanti, «Non puoi annullare le lezioni e passare il resto della giornata con me?».
«No, sono il preside!», rispose Sir Kita, accennando una risatina, «Come mai questa richiesta? Non ti starai "innamorando" di me, spero...», disse con tono giocoso.
Joka rise leggermente, scuotendo la testa.
«Niente affatto! Sono solo piacevolmente sorpreso dalla tua compagnia e dalla tua cucina straordinaria, oltre alla tua abilità a darmi piacere, il piacere che voglio», disse con malizia.
«Ma capisco le tue responsabilità come preside», aggiunse.
Sir Kita rise, «Sai che io mi interesso poco al dovere come principio, per me viene prima il divertimento, poi il dovere. Non voglio rovinare la mia reputazione di Ombra oscura e cattiva».
Joka sorrise, apprezzando l'atteggiamento giocoso di Sir Kita.
«Beh, allora dovremmo sicuramente sfruttare al massimo il nostro tempo insieme», disse con un sorriso malizioso, «Chi sa quando avremo di nuovo l'opportunità di gustare un pasto così delizioso e compagnia così piacevole...».
«E senza veli», lo interruppe Kita.
Joka si alzò dalla sedia e si guardò addosso, poi le sue guance si colorarono di nuovo di rosso.
Sir Kita sospirò, «Ancora? Non c'è bisogno di imbarazzarsi!», disse con gentilezza, «Siamo entrambi Ombre, non abbiamo nulla da nascondere l'uno all'altro!».
Joka sorrise timidamente indietreggiando, dove i suoi piedi nudi echeggiarono un dolce suono sul pavimento, sentendosi confortato dalle parole di Sir Kita.
«Hai ragione», disse, lasciando che il suo imbarazzo svanisse gradualmente, «Scusami. Non sono abituato a... a questo tipo di intimità!».
Sir Kita gli sorrise, stringendolo a sé tra le braccia e baciandolo sulle labbra.
«Capisco, ma qui, con me, puoi essere te stesso. Non c'è bisogno di vergognarsi», lo rassicurò.
Joka annuì, sentendosi più a suo agio.
«Ora, perché non continuiamo a goderci il nostro tempo insieme prima che vada a scuola?», suggerì, indicando il tavolo ancora imbandito con il delizioso pasto che aveva preparato.
«E ci vestiamo?», chiese Joka.
Sir Kita rise e scosse la testa, «Hm... Se lo desideri, possiamo farlo. Anche se devo ammettere che mi piace questa atmosfera informale e intima. Mi piace ammirare la lucentezza della tua pelle ai raggi del sole che filtrano dalle finestre».
Joka balzò, ancora imbarazzato, «V-va bene... forse potremmo... continuare n-nudi...».
Le due Ombre tornarono al tavolo e finirono di consumare il pasto.
Successivamente, quando l'orario scoccò, Joka si rivestì come Sir Kita e insieme uscirono dalla casa e Sir Kita chiuse la porta a chiave, poi indicò la sua macchina parcheggiata lungo il marciapiede, illuminata dalle luci del tardo pomeriggio.
«Vuoi che ti accompagni a casa?», propose, aprendo la portiera per Joka.
«Certo, grazie», rispose Joka.
Egli salì a bordo accanto a Sir Kita, mentre la macchina si metteva in moto e si dirigeva verso la sua casa. Durante il viaggio, l'atmosfera era carica di un senso di intimità e calore, entrambi erano immersi nei pensieri della giornata trascorsa insieme.
Quando Arrivarono davanti alla casa di Joka, Sir Kita si fermò e spense il motore.
«Grazie per avermi accompagnato», disse Joka, guardandolo con un sorriso.
«È stato un piacere», rispose Sir Kita, ricambiando il sorriso, «Se hai bisogno di qualcosa, non esitare a venire a scuola nel mio ufficio, ti assicuro che non disturbi», aggiunse ghignando.
Joka scoppiò a ridere.
«Lo terrò a mente, anzi, verrò apposta per disturbarti! E grazie ancora, Kita, per tutto e... mi raccomando non essere duro con i tuoi studenti!», disse mentre scendeva dalla macchina.
Sir Kita annuì, guardando Joka allontanarsi verso la porta di casa.
«Non preoccuparti, Joka», disse e si allontanò verso la scuola.
Joka intanto chiuse la porta di casa alle sue spalle, lasciandosi cadere contro di essa con la schiena, come se avesse bisogno di un momento per elaborare tutto ciò che era accaduto. La sua mente era piena di pensieri su Sir Kita, sulle loro interazioni e sulle sensazioni che aveva provato durante quel tempo insieme.
Si coprì il viso con le mani coperte dai guanti rossi e respirò profondamente, cercando di calmare il battito accelerato del suo cuore. Era attratto da lui, ma c'era qualcosa in lui che lo attirava irresistibilmente, qualcosa di più profondo di una semplice attrazione fisica.
Ma era ancora troppo presto per capire cosa significasse tutto questo, e Joka sapeva che doveva prendersi il tempo per riflettere su ciò che stesse provando, soprattutto dopo la storia con Le Prof, attuale compagno di Sir Kita.
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