Delle paure
Vieni. Inseguimi tra i cunicoli della mia mente
tastando al buio gli spigoli acuti delle mie paure.
[Saffo]
— C'è un motivo ragionevole per il quale ti stai arrampicando su quelle scale come un'artista circense? Noi non entreremo di nuovo in quella mansarda, mai più!
Fissavo a braccia conserte Trish dalla soglia della mia camera, con la coda che premeva fastidiosamente contro il muro. Era stato non tanto il rumore dei suoi passi veloci sul pianerottolo a svegliarmi, quanto piuttosto lo scricchiolio sinistro dell'ultimo gradino, del quale, evidentemente, non si era ricordata.
Ma le parole Trish e divieto non andavano d'accordo, più di quanto facessero a pugni Trish e rimorso: infatti quella ebbe la faccia tosta di rivolgermi una linguaccia e aprire la porta della soffitta con uno strattone, fregandosene altamente.
Sbuffando, me ne tornai nel letto ancora caldo. Era inutile ormai fare l'arpia della situazione, considerando soprattutto che i miei cari cugini si erano distrattamente dimenticati di chiudere a chiave lo studio e rimettere le telecamere di sorveglianza online, ed ero più che sicura che questa dimenticanza si sarebbe perpetuata nel tempo. Ragion per cui evitavo di dare aria alla bocca, non avrei comunque ottenuto alcun risultato.
Affondai la faccia nel cuscino con un sospiro di sconforto. Eravamo tornati a casa alle due, io mi ero addormentata alle tre e mezza ed ero stata costretta ad alzarmi solo cinque ore dopo, ossia la metà di quelle che mi servivano a seguito di una serata – più che altro nottata – del genere. Inoltre, avrei avuto meno di trenta minuti per lavarmi, vestirmi, rifarmi una coda decente e partire per la via della Montagna Spaccata, dove speravamo di trovare un'anima pia gaetana che ci portasse un po' in giro.
E a proposito di anime pie gaetane, il rifiuto di Mattia – o la sua idiozia, che fosse voluta o reale – mi bruciava ancora. In realtà mi bruciava anche il fatto che ci avessi provato così spudoratamente, molto in stile donna dai facili costumi o ragazzina in calore, ma il torto maggiore apparteneva a lui: per uno che faceva volontariato, accettare il gentilissimo invito di una povera vacanziera a fingersi una guida turistica per un solo, misero giorno sarebbe dovuto essere più facile che bere un bicchier d'acqua.
A quanto pare, accontentare un'americana disperata non era nella sua lista delle priorità. Nella mia lista delle priorità, invece, in un punto non ben precisato tra tagliarmi i capelli e urlare al Consiglio e più in generale al mondo intero che Jean è uno stronzo era comparso vendicarmi di Mattia Nardone.
Un urlo di Chrysta dal piano di sotto mi riscosse dai miei pensieri, rammentandomi che era tardi e nessuno aveva ancora inventato un modo per rallentare il tempo. Perché lei è sempre così gentile.
Alla fine riuscimmo tutti ad essere pronti con solo qualche secondo di ritardo sulla tabella di marcia, dovuto principalmente al fatto che a Villa Orlando la colazione era un privilegio riservato a chi se la preparava da solo, e nessuno si sarebbe azzardato a compiere un atto di carità nei confronti del dormiglione di turno, nemmeno con la promessa di un cospicuo guadagno.
In fondo in famiglia i soldi non mancavano affatto: messi insieme lo stipendio ordinario del Conclave, con varie aggiunte dovute alle straordinarie imprese passate e presenti del gruppetto, mamma e nonna Jocelyn che ogni tanto vendevano i loro quadri, i lavoretti occasionali di zio Magnus, papà e zio Alec spesso chiamati in Accademia a tenere lezioni e conferenze e nonno Robert che una volta al mese mandava la paghetta ai suoi cari nipotini, avevamo accumulato un patrimonio abbastanza cospicuo da spartire tra di noi. Così zio Simon aveva rimodernato l'Istituto, papà aveva ristrutturato la villa degli Herondale col pensiero che un giorno potessi andare ad abitarci io – Sì, come no, aspetta e spera, gli ripetevo sempre, specialmente nell'ultimo periodo – zio Magnus aveva contribuito alla costruzione di un orfanotrofio ad Alicante e nonno Luke aveva donato negli anni un centinaio di migliaio di dollari al rinascente Praetor Lupus.
Per quanto riguarda noi ragazzi, io sinceramente non sapevo quali casse riempire con quelle somme esorbitanti, quindi le tenevo da parte e spendevo il necessario. Chrysta non è che sperperasse il proprio denaro, ma si concedeva qualche acquisto futile che poi buttava nel fondo dell'armadio o regalava a me, senza sapere che io gli avrei riservato lo stesso infelice destino. Trish, oltre a un'insana ossessione per lo shopping compulsivo, cercava di stare sempre al passo con la tecnologia, anche se spesso e volentieri preferiva scambiare l'usato con il nuovo e pagare la differenza, per evitare di rivendere tutto. Logan era un po' più misurato, ma non risparmiava sui regali, tant'è che più di una volta ci siamo trovati tra le mani un pacchetto all inclusive per una spa della Florida, un biglietto in prima fila per un concerto compreso di accesso al backstage o l'ingresso in un club esclusivo.
Per cui, di quella vacanza non mi spiegavo tante cose: in primis perché non avessimo preso una stanza di albergo – almeno lì la colazione te la portavano in camera, o perlomeno te la preparava qualcun altro; oltretutto non potevamo dire che Gaeta fosse carente in materia: certo non potevi pretendere il lusso più sfrenato, ma avevo avuto modo di vedere che almeno un hotel aveva ottenuto le cinque stelle ed era anche vicino alla spiaggia, cosa che Villa Orlando non era affatto.
Poi, perché Gaeta. Nulla da contestare alla piccola cittadina, che in effetti era molto graziosa e sembrava amata dai turisti, ma con tutto ciò che offre l'Italia mi stupivo che i miei cugini, abituati al mare delle Bahamas, all'area urbana di New York e alle altezze mozzafiato degli Appalachi, avessero preferito una meta più moderata invece che puntare allo spettacolare, come, non so, la Costa Smeralda in Sardegna o le Dolomiti.
Forse avevano visto così tante meraviglie che ormai non si stupivano più, quindi tanto valeva scegliere la mediocrità, per una volta. O forse avevano semplicemente bisogno di tranquillità.
Dopotutto, la più bisognosa di tranquillità era proprio la sottoscritta, dal momento che parlavo con un Angelo. Sarei dovuta essere l'ultima a poter mettere bocca su quell'argomento, dato che di più assurdo di una conversazione con un tizio splendente quanto l'incarto di un Ferrero Rocher – la mia droga nei mesi in Italia – c'è veramente poco, se non nulla.
Tuttavia, mi sarei ricreduta.
E mi sarei ricreduta anche su Mattia Nardone, perché fu lui, qualche tempo dopo, ad introdurmi a qualcosa di ben più assurdo.
~ • ~
In realtà mi ricredetti su Mattia Nardone non appena vidi la sua longilinea figura aspettarci sulle scale del Santuario della Ss.ma Trinità, i gomiti appoggiati a qualche gradino più dietro e le lunghe gambe distese in avanti. Se ne stava lì seduto, tranquillo, a prendere il sole come una grossa lucertola. Non era esattamente una visione divina – come suggerivano il contesto e la doppia ripetizione della radice sant- nel nome della chiesa – ma, ecco, ci si avvicinava.
Lo riconobbi soltanto per la mascella alquanto squadrata che caratterizzava la sua silhouette: metà del volto era nascosta da un paio di Ray-Ban dalla montatura spessa, e il vento aveva arruffato i riccioli castani, che la sera prima erano stati pettinati o quantomeno sistemati. Era in perfetta tenuta da scampagnata, con una maglietta leggera sotto una giacca di jeans, pantaloni di cotone e Converse incredibilmente pulite.
Ci squadrò attraverso gli occhiali, che gli erano scivolati sulla punta del naso, sorridendo sotto i baffi. In particolare si soffermò su Logan.
Se non mi avesse parlato della sua ex ragazza, avrei detto che era gay. Magari era bisessuale.
— Lui — furono le sue prime parole, — è l'unico con un po' di cervello qui.
L'idiota che mi ritrovo per cugino non perse tempo con i convenevoli, tipo domandargli chi diavolo fosse e perché si rivolgesse a noi, e nemmeno gli chiese di parlare in inglese per poter capire meglio, nooo. Semplicemente si fece arrivare gli angoli della bocca alle orecchie e con una voce squillante dichiarò: — Ma grazie!
L'italiano si passò una mano tra i capelli. — Come non detto. Comunque, signorine — proferì alzandosi, — io sono Mattia Nardone, e ieri sera ho avuto il piacere di parlare con quella che credo essere vostra cugina, mi sbaglio?
Trish per poco non sbavava, e Chrysta non era da meno. Cosa ci fosse da sbavare non lo so: non è che Mattia fosse questa grande statua greca, eh. Jean sì che era un tipo per cui versare secchiate di bava. Ma in generale Jean era un tipo per cui avresti fatto ogni cosa possibile su questa terra. Nel bene e nel male.
Data la scarsa se non nulla serietà delle mie care compagne di viaggio, decisi che per quel giorno – soltanto per quel giorno – avrei messo da parte il rancore nei confronti del signorino Nardone e mi sarei prodigata al fine di non farci fare una pessima figura. Come se a quel punto mi importasse di non fare una pessima figura con lui. Tzé.
— Sì, sono loro cugina. Ciao.
Lui si mostrò fintamente sorpreso. — Oh, ma ciao! Non ti avevo vista. Evidentemente ero troppo impegnato a pensare a una frase ad effetto per la mia entrata in scena. — Ghignò. — Allora, andiamo?
Trish scosse la testa come un cane bagnato. — Andiamo... sì. Quanto vuoi?
— Nulla. — Mattia si spinse gli occhiali sul naso. — Anzi, specifico, nulla di materiale. Però vi obbligo a non stare mai zitti a meno che non ve lo dica io, la strada è lunga e se non parliamo la fatica si fa sentire. A tal proposito, rinnovo i miei complimenti al baldo giovane, qui: bravo, hai capito che servono i pantaloni lunghi. Ragazze, vi riempirete di graffi e terra.
Mi voltai verso Chrysta, trionfante. — HA! — esclamai, puntandole il dito contro. — Perché non mi state mai a sentire se sapete che ho sempre ragione?
Logan mi si avvicinò con una falsa aria compassionevole e mi batté una mano sulla schiena. — Perché di secondo nome fai Cassandra. Povera, piccola profetessa condannata a parlare e non essere ascoltata.
— Di secondo nome faccio Amatis — sbuffai.
Mattia gli impedì di replicare infilandosi tra noi due. — Okay, non era questo che intendevo con non stare mai zitti. Preferisco condurre conversazioni intelligenti, se non vi dispiace. E suppongo non vi dispiaccia. Oltretutto, ma dalle vostre parti non si usa presentarsi?
— Oh, scusa. — Logan gli strinse la mano. — Logan Lewis. Quella bassa con il fisico di Christina Aguilera nei suoi anni d'oro è mia sorella Patricia, detta Trish, e Janet Jackson, lì, è la mia cugina preferita, Chrysta. E poi c'è lo spaventapasseri, non credo di dovertelo presentare.
— Ma vaffanculo, va'! — Lo spinsi via brontolando. — Un giorno me la pagherai cara.
— Uuuh, che paura! Così parlò Zarathustra! — Lui mi fece una pernacchia, sputacchiando saliva dappertutto.
In tutto questo, Mattia ci fissava con le labbra arricciate e un sopracciglio inarcato. — Se continuate così mi farò seriamente pagare. Avete finito?
— Sì, hanno finito — sibilò Chrysta. — Su, guida turistica abusiva, fa' il tuo lavoro.
Mattia ridacchiò. — Subito. — Si infilò le mani in tasca. — Abbiamo tre opzioni: fare chiesa, mano e Grotta del Turco e Montagna Spaccata; prendere la strada principale e vedere le tre polveriere; scegliere la via più lunga e salire fino al mausoleo. Io consiglio le prime due, ci vorranno poco più di un paio d'ore. Il mausoleo è meglio tenerselo da parte per un altro giorno. Ci state?
Noi quattro ci guardammo negli occhi per un breve momento, poi Logan si fece portavoce: — Ci stiamo.
Mattia sorrise. — Bene, partiamo!
Si diresse spedito verso la chiesa, salendo velocemente i gradini che la rialzavano dal livello del terreno. Ci affrettammo a seguirlo.
— Qui a dire la verità non c'è molto di interessante. — Prima di entrare Mattia si tolse gli occhiali da sole e, una volta arrivato al centro della navata, si fece il segno della croce. Solo allora notai che al collo gli brillava un piccolo crocifisso d'oro giallo. — Ci tengo a sottolineare però che il santuario è stato citato nel Don Chisciotte, e sorge in un contesto abbastanza insolito, dato che il posto è da sempre luogo di fenomeni mistici.
Toccai la targhetta affissa a uno dei banchi. Il nome del donatore era quasi illeggibile. — Aspetta, mi pare di aver letto qualcosa. È implicata la Montagna Spaccata?
— La Montagna Spaccata è implicata in tutto. Venite e vedrete.
Non uscì se non dopo essersi rifatto il segno della croce.
Nella mia (dis)onorevole carriera da Shadowhunter ho studiato e incontrato molte religioni, ma nessuna di esse mi ha affascinato quanto quella cristiana, soprattutto il ramo cattolico. Ovviamente, avendo a che fare con i demoni, ogni buon Nephilim sa che i nostri più validi alleati mondani sono gli esorcisti ordinati dal Vaticano – anche se persino in quell'ambiente c'è qualche infiltrato del Conclave, specialmente tra le Guardie Svizzere. Seppur con metodi diversi, alla fine combattiamo per la stessa causa.
Mattia ci condusse oltre un arco, poi svoltò a destra. Davanti a noi si stendeva uno stretto corridoio scoperto, delimitato sui lati lunghi da due muri, nei quali, a intervalli regolari, erano scavate delle nicchie. Ce le indicò. — Le stazioni della Via Crucis, maiolica del 1850 o giù di lì. Per me è tappa obbligata il Venerdì Santo.
Avanzammo lentamente, seguendo l'ordine delle stazioni. Non ci fu bisogno di descriverle o commentarle: tralasciando il fatto che le immagini parlavano da sé ed erano comunque accompagnate da una didascalia, conoscevamo la Bibbia sicuramente meglio di Mattia.
— Tu fino a che punto credi? — gli chiese Trish a bruciapelo.
Lui ci pensò un po'. — Dipende — sospirò infine. — I Vangeli di solito li prendo alla lettera, dopotutto è quella la base della mia religione. Fin quando si dice che Gesù resuscita i morti ed egli stesso fa altrettanto mi sta bene, però poi c'è Salomone che evoca i demoni e li costringe a stare ai suoi ordini, e insomma... ma anche no.
Mi scambiai un'occhiata eloquente con i miei cugini. Era evidente che stessimo pensando tutti e quattro la medesima cosa: Meglio se non parlo.
— Però credo agli angeli — riprese dopo un po'. — Mia nonna li vede, a volte. E ai fantasmi. Quelli li vede mamma, invece.
E bravo Mattia, due su tre.
Chrysta rise. — Tu non vedi niente?
— I film horror. Di qua, venite. — Ci fece segno di stargli dietro. Sembrava camminare quasi in automatico. — Sulla destra, mentre scendiamo, potrete ammirare la mano del Turco.
— Sì! — A Trish scappò un urletto sorpreso. La fulminai con lo sguardo, e lei di ricambio sillabò "Fottiti". — È quel fatto della roccia che diventa burro?
Mattia scosse la testa. — No. È quel fatto della roccia che diventa ricotta. All'asilo ce lo raccontavano così, e guai se lo interpretavamo a modo nostro. — Si fermò davanti all'impronta. — Eccola qua.
Effettivamente, sul fianco della montagna era ben visibile il segno del palmo e delle cinque dita, diventato liscio per tutte le mani dei visitatori che vi si erano posate sopra. Non riuscii a trattenermi: dovetti toccarlo anch'io. — Wow.
La nostra guida ridacchiò sotto i baffi. — Già. È la prima cosa sensata che ti sento dire da stamattina, Lorianne.
Gli indirizzai segretamente una linguaccia. — È Lori-enn, non Lori-ann.
Alle mie spalle, sentii Logan che sussurrava: — È Leviòsa, non Leviosà!
— Come ti pare. — Lui scrollò le spalle. — E voi badate a non calcare troppo le T, odio quando mi chiamano Matttia. Comunque, a meno che non vogliate tradurre il latino o l'italiano, la storia ve la spiego io: c'era un marinaio, probabilmente turco, alquanto scettico circa la credenza popolare secondo la quale la Montagna si sarebbe spaccata a seguito del terribile urlo del Cristo poco prima della sua morte. Novello San Tommaso, venne qui, mise la mano sulla roccia e abracadabra, miracolo era fatto. Capirete da soli che questa è pietra calcarea, molto porosa, e con un po' di umidità in più è facile che si deformi. Andiamo avanti, attenzione che si scivola.
Nemmeno a farlo apposta, non appena Mattia ebbe finito di parlare Trish evitò un capitombolo aggrappandosi al fratello. L'italiano sbuffò. — Come volevasi dimostrare.
Scesi gli ultimi gradini, arrivammo in un piccolo ambiente che conduceva a una minuscola chiesetta. Prima di entrare, Mattia ci fece notare una rientranza nella parete della montagna. — Questo è il letto di San Filippo Neri: passava qui molte delle sue notti, vicino alla cappella del crocifisso, che è stata visitata tra gli altri da Ferdinando II di Borbone e Papa Pio IX.
Logan fischiò, ammirato. — E io che pensavo fosse solo una cittadina di provincia.
Mattia si finse offeso. — Non insultare Gaeta! — lo ammonì. — È ed è stata custode delle reliquie di Sant'Erasmo, ultima roccaforte del Regno delle Due Sicilie, tremendamente bombardata durante le Guerre Mondiali e centro strategico americano per la Guerra del Golfo. E poi qua hanno inventato la tiella.
— Tiella? — domandai, confusa. — Pensavo che in dialetto tiella significasse pentola.
— No, quello è tiana, ma si può usare anche tiella, dipende da dove vai — precisò lui. — In effetti la tiella ha forma circolare, l'etimologia potrebbe essere questa.
Trish arricciò le labbra. — Che cos'è? Si mangia? Io non l'ho mai sentita.
— Sembrerà strano, ma si mangia davvero — rise Mattia. — È lo stesso impasto della pizza, ma con litri d'olio in più e steso molto più sottile. I ripieni sono vari, di solito è pesce – polipo, baccalà, calamaretti, alici – e verdure varie, dal pomodorino a broccoli o scarola. E peperoncino. Sempre.
— Interessante — commentai. — Dove possiamo assaggiarne una fatta bene?
— A casa di mia... — Mattia si interruppe di colpo, fissando un punto sulla parete davanti a lui. Rimase così per tre secondi buoni, tanto che mi chiesi se non stesse assistendo a un'apparizione divina. — Nonna — concluse, sussurrando. — Scusate, ho... niente. Forse era solo un'ombra. Risaliamo.
Non spiccicò parola durante tutto il tragitto di ritorno.
Nessuno di noi altri aveva visto o avvertito qualcosa, neanche Chris, molto sensibile alle presenze di ogni genere. — Magari è soltanto un po' montato — mi mormorò all'orecchio mentre risalivamo le scale. — O suggestionato.
— Suggestionato da cosa? — sibilai di rimando. — Non penserai sia stato influenzato dalle rune...
— Possibile — si inserì Logan. — Chi potrebbe mai dimenticarsi degli infiniti sproloqui di Sikh sui nuovi studi condotti sull'argomento dai Silenti?
Trish annuì. — Concordo. E poi, Lori, andiamo, tu sei una barra di plutonio radioattivo ambulante, chiunque impazzirebbe con te nelle vicinanze. Senza offesa, eh — si affrettò ad aggiungere. — È la pura e semplice verità.
Suo fratello mi diede un colpetto sulla spalla. — Sempre detto che i Dursley sono cattivi perché hanno vissuto con un Horcrux per sedici anni.
— Con te funziona più o meno allo stesso modo — ribadì Chrysta. — Tu hai visioni, la gente ha visioni. Te lo ricordi Francis Argentsang, quando...
— Sì, sì, me lo ricordo, grazie — brontolai, grata che fossimo tornati di fronte alla chiesa e Mattia avesse riacquistato la voglia di parlare. — Chiudiamola qui, okay? — aggiunsi, mentre la nostra guida allungava la mano in avanti, in attesa di qualcosa.
— Ehm... — Trish si stampò in faccia un sorriso colpevole, rivolgendosi a Mattia. — Dicevi?
Lui emise un verso stizzito. — Sganciate un euro ciascuno, serve per scendere nella Grotta. — Ci fissò uno ad uno, inarcando le sopracciglia. — E mettetevi l'anima in pace, che sono duecentosettantacinque gradini.
Ossignore.
~ • ~
Mattia aveva paura di qualcosa.
Non smise un attimo di guardarsi attorno né nella Grotta né durante il resto della nostra passeggiata; restò distratto e assente, parlando giusto per farci notare una vipera che si rintanava tra la boscaglia, un cespuglio di mirto profumatissimo o un arbusto di ginestra particolarmente rigoglioso. Dalle parti della terza e ultima polveriera, la Trabacco, che tra l'altro offriva un meraviglioso sguardo sul mare e gli scogli sottostanti, affrettò il passo a tal punto che dovemmo chiedergli di non correre.
Parve calmarsi un po' solo quando si sedette sul muretto circostante la polveriera, in attesa che noi facessimo le foto di rito e ammirassimo il panorama, dondolando le lunghe gambe davanti a sé. Mi accorsi che si toccava continuamente il crocifisso al collo, come se potesse infondergli coraggio. Dopotutto, pensai, per un credente come lui in effetti era così.
Quando fui certa che Chris, Logan e soprattutto Trish fossero abbastanza lontani, mi avvicinai a lui titubante. — Che cos'hai visto — sillabai lentamente, — giù nella cappella?
Teneva gli occhi puntati a terra. — Non sono nemmeno sicuro di aver visto qualcosa, figuriamoci se so cosa. — Si passò la lingua sulle labbra. — È da ieri sera che mi sento... osservato.
Tirai internamente un sospiro di sollievo: la teoria secondo la quale ero io la causa della sua suggestione era comprovata. — Dai, sta' tranquillo, ti sarai immaginato tutto.
Lui rise, una risata breve, quasi tra i denti. — Ma io non mi immagino mai niente, Lorianne. Dannazione, nonostante la scuola – e sono all'ultimo anno, considera – riesco a fare affiancamento in ospedale, così da ridurre i tempi di tirocinio dopo che mi sarò laureato, vado a correre col mio cane tre sere a settimana, faccio da babysitter a mio nipote e addirittura aiuto i miei al ristorante quando serve... Sono una persona estremamente realista, terrena e materiale, come faccio ad immaginarmi qualcosa?!
— Be'... — Mi strinsi nelle spalle. — I tuoi genitori o altri parenti sono stati uccisi da un assassino seriale e sei a tua insaputa in un programma di protezione dei servizi segreti?
Mi guardò di sbieco. — Stamattina erano tutti vivi.
— Uno spirito evocato da tua madre ti sta perseguitando?
— Mamma non evoca gli spiriti, ci parla soltanto.
— Sei invischiato con la mafia?
Fece una faccia disgustata. — Per l'amor di Dio, no! Assolutamente no, non lo sarei mai. E poi qui non ci sono più i grandi clan di decenni fa, è alquanto improbabile.
Mi azzardai a dargli una pacca sulla spalla. — E allora è solo stress. Se fossi in te mi stupirei di non essere nemmeno un po' stressata, con tutto quello che fai.
— Ma a me piace quello che faccio — ribatté lui con tono lamentoso.
— E su, Mattia, può capitare a chiunque! — replicai allargando le braccia. — Forse hai ereditato i geni di tua madre e si stanno manifestando solo ora. Forza, non disperare.
Lui si tormentò le labbra per un minuto buono. Infine disse: — Ma ti pare che una vacanziera americana pressoché sconosciuta deve farmi da terapista?
Finalmente risi. — Ehi, quid pro quo: tu ti improvvisi guida turistica, io mi improvviso terapista, nessuno viene pagato. Uno scambio equo.
— Grazie. — Mi rivolse lo stesso sorriso della sera prima, un sorriso sincero e spontaneo. — Andiamo, vi riporto indietro.
~ • ~
— Quindi, ripetiamo: a parte casa di tua nonna, dove posso mangiare una buona tiella?
La voce di Mattia mi giungeva un po' disturbata. — Il forno Giordano in Via Indipendenza, ma il proprietario è un...
— Ehi? Ci sei?
Lui continuò imperterrito: — Il Mediterraneo sulla salita di Sant'Erasmo, e qui vi obbligo ad assaggiare le cozze al gratin, la zuppa di cozze o qualsiasi piatto comprenda le cozze; la Pizzeria del Porto vicino alla Guardia di Finanza, però questa ultimamente ha perso in qualità.
— Chiaro. Abbastanza. Cosa dicevi a proposito del proprietario del forno? C'è qualche interferenza nella linea.
— Ovvio, sono dentro un vicolo. Comunque, dicevo che è un montato del cavolo, si crede chissà c...
E non terminò la frase.
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Voglio farvi rosicare, quindi beccatevi 'sto bello snippet da House of Cards:
•
— Tu come ti leggeresti?
— Dall'alto in basso, dal basso in alto e in entrambi i versi della diagonale, cerchiando tutte le maiuscole e anagrammandole in caso possano formare una frase di senso compiuto.
•
Tanto non riuscirete MAI a capire chi sta parlando. *Faccina malvagia*
Ritornando al capitolo... mmh, non mi piace più di tanto. Oddio, dipende dalla parte. Però sono contenta di avercela fatta ad inserire, oltre al colpo di scena finale, di cui verrà rivelata la causa nel prossimo capitolo e voi dovrete capire quel che sarà sottinteso tra le righe, un paio di easter eggs tremendi che solo chi già conosce lo sviluppo della trama (leggasi: me e altre due o tre personcine) potrà cogliere. U_U #likeaboss
Quindi nulla, vi lascio ad ammirare qualche foto di Gaeta e vi mando un bacione, ciao!
Federica
Panorama dalla salita per la chiesa
Chiesa della SS. Trinità
Montagna Spaccata, seconda spaccatura (credo...)
Polveriera Carolina
Polveriera Trabacco
Scatti vari
(La Grotta e la Mano cercatevele da soli u.u)
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