"Vaniglia"
Un fiore sa quando la sua farfalla ritornerà,
e se la luna va via, il cielo capirà.
Ma adesso ferisce, guardarti partire così presto, quando non so se mai ritornerai.
(Sanober Khan)
Caro Gesù Cristo, ti prego dimmi che non fai sul serio.
"Kat? Che fai qui? " chiede Jace stranito mentre guarda la mia mano chiusa in pugno pronta a sferrare un colpo, mi lascio cadere sulla panchina.
"J-jace! Niente di particolare, giornata pensate, ero venuta qui per rilassarmi un po'" rispondo cercando di sorridere.
Indossa un maglione verde acqua e dei jeans chiari, i suoi occhi verdi sono confusi "Ah capisco, beh allora tolgo il disturbo eh ciao! " impacciatamene fa per girarsi, perché mi trattano tutti come se mordessi?
"Jace, no! Tranquillo, vieni!" il ragazzo sorride e si accomoda nella panchina.
"Senza offesa eh, hai una brutta cera" puntualizza guardandomi il viso "Lo so, non ho dormito molto" spiego "Ancora i tuoi incubi?" oh, quanto vorrei si trattasse soltanto di vecchi incubi, una volta, mio unico problema.
"Si" bugia "Mi dispiace tanto, ma che...?" mi fissa le mani "Oh, si! Sto facendo boxe, ieri ho scordato i guantoni" quanto avrei voluto, invece sono sotto addestramento per difendermi dai vampiri.
"Oh wow, boxe, non me lo sarei aspettato da te sinceramente, ecco diciamo che non sei una fanatica dello sport ...ricordo ancora quando abbiamo giocato a baseball con i miei!" spiega grattandosi la testa non riuscendo a trattenere una risata.
Mi perdo fra i pensieri, nel suo sguardo tenero che mi riporta indietro nel tempo, quanto sono lontani quei tempi, guardo meglio il volto del ragazzo e mi viene un nodo alla gola, sembra passata un vita.
"Spero sia tutto apposto sai, per quella faccenda, io non volevo..." i suoi occhi dispiaciuti puntano il terriccio, quanto vorrei che nulla fosse cambiato.
"Non preoccuparti davvero, è acqua passata succede a tutti no?" Dico sperando di confortarlo "Katty" quel nomignolo, troppi ricordi, troppa malinconia non per lui in sé, ma perché avrei volentieri fatto tornare indietro il tempo, quando ancora ero spensierata.
"Hai l'aria triste" farfuglia e trovo difficoltà a sciogliere il nodo che si forma in gola.
"Sono sempre stata triste, sono triste, lo sai bene" parlo piano "In questo momento lo sei più del solito, è questo che mi preoccupa" confessa.
Certe volte credo di esserci nata, triste, mi sono scervellata per anni nella speranza di poter giungere al fulcro del mio malessere e abbatterlo, vincerlo.
Quante voci mi hanno torturato, è soltanto depressa, non ha elaborato il lutto, le piace soffrire, cerca essa stessa il dolore per poter struggersi l'anima, è una sua scelta, vuole attirare l'attenzione.
Mi piace soffrire, Dio che visione semplicistica dell'anima.
Ma poi mi sono semplicemente resa conto che non era un qualcosa da dover abbattere, la malinconia, la tristezza, questo senso di inappartenenza al mondo proprio, persistevano, sono parte di me.
Certe volte, sono talmente fragile che anche solo respirare diventa pesante, il peso del mio stesso corpo diventa qualcosa di troppo faticoso da trascinare per la superficie terrestre, tutto improvvisamente è capace di ferirmi ed indebolirmi, una foglia che dice addio al suo ramo e si lascia cadere sgretolandosi nella corrente d'aria, un bambino che viene cullato dalle braccia di una madre.
Ecco certe volte, credo di sentire tutto troppo.
Qualcosa mi solletica le guance e con la mano decisa mi gratto lo zigomo, sono lacrime.
"Oh katty..." nel volto del ragazzo c'è dello stupore, senza esitazione mi stringe forte a sé.
Ho il viso nascosto nel suo petto e posso sentire il suo cuore, il suo calore, il suo profumo, vaniglia.
"Scusa" mi stringe ancora più forte "Giornata pesante eh?" ribatte cullandomi.
Sono raggomitolata tra le sue braccia grosse che mi avvolgono completamente, mi sento protetta, piango ancora di più sapendo che non durerà molto.
"Troppo pesante scusami, scusami, sembro matta" dico singhiozzando "Shh capita a tutti davvero, è naturale, qualsiasi cosa sia, passerà Katty, passa tutto" lo stringo forte, ma non è come in passato, le sue parole mi sconfortano ancora di più, sono qualcosa di già sentito.
Qualcosa di classico da dire in momenti in cui vorresti confortare qualcuno ma non sai come e così rovisti nei cliché, passa tutto, non esiste cazzata più grande.
"E potrai sempre contare su di me, per quanto possa servire" alzo il viso e gli sorrido, mi asciuga qualche lacrima.
Anche questa può sembrare una frase fatta, ma so che è sincera.
"Ti va di prendere qualcosa di caldo? Su dai, vedrai ti farà bene" domanda sorridente annuisco cercando di liberarmi delle lacrime.
Mi trovo stretta al suo collo senza rendermene conto visto che mi prende di peso e mi solleva sulle braccia come se fossi una bambina, scoppio a ridere.
"Jace! Jace! Mettimi giù" grido tirando su col naso "Oh no, prima devo sentirti ridere così tanto da farti dimenticare qualsiasi cosa ti abbia ridotto così " ridacchia perdendo per qualche secondo l'equilibrio.
Usciamo dal parco così, con me stretta fra le sue braccia, molte persone ci osservano non riuscendo a non sorridere, sembriamo due normali adolescenti.
Arrivati alla tavola calda il ragazzo ordina due tè caldi e li porta al tavolo.
"Allora cosa succede?" domanda mentre mette la seconda bustina di zucchero nella tazza
"È solo una di quelle giornate in cui vedi tutto nero, però capita a tutti quindi beh è un dettaglio confortante, no? " rispondo cercando di sembrare sincera.
"Certo, sinceramente è strano vederlo capitare a te" dice mettendo la terza bustina di zucchero "Già, è strano, sei il solito! Basta con lo zucchero!" rispondo sperando di distogliere l'attenzione.
Prendo le bustine in carta dello zucchero e le allontano come si fa con i bimbi.
Lui mi sorride mentre le guance si colorano di porpora e comincia a sorseggiare.
"Tu cosa mi racconti?" domando "Mio padre è già in contatto con la Columbia University, ci sono buone probabilità che vada lì, sto cercando di dare il giusto peso alla scuola, voglio uscire con dei bei voti e poi, preparati, diventerò zio!" dice eccitato "Oddio congratulazioni! Dustin?" domando riferendomi al fratello maggiore di quest'ultimo "Melanie è al terzo mese, ci hanno fatto l'annuncio una settimana fa avresti dovuto vedere mia mamma non riusciva a smettere di piangere" sorride mostrando tutti i denti dritti e bianchi da illuminare l'intero pianeta terra.
"Sono davvero felice per voi, manda gli auguri da parte mia, sono sicura che sarai uno zio pazzesco!" lui sorride spontaneo, prendo un sorso lungo "Grazie mille per prima davvero" confido sincera.
" Mi ha fatto piacere poterti aiutare, davvero Katty, per qualsiasi cosa, qualsiasi, ci sono e ci sarò sempre per te" passiamo lì ancora qualche minuto ridendo e scherzando, poi torno a casa dove il maestro Victor è pronto per cominciare.
"Ti senti bene oggi?" chiede palesemente preoccupato "Si davvero, non si preoccupi" "La governante mi ha detto di averti trovato qui stamattina" chiede scrutandomi attento.
"Si ecco, avevo voglia di bruciare un po' di energie" rispondo cominciando a riscaldarmi "Si vede dalle tue mani, fasciale oppure oggi non faremo niente" ubbidisco "Va meglio?" chiede "Alla grande" comincio a correre veloce, così veloce da sovrastare il groviglio caotico che mi imprigiona la mente.
I giorni passano quasi lentamente, come per farmi assaporare questo disgustoso dolore, ma il fine settimana finalmente arriva, Liz è in camera mia, sfoglia svogliata una rivista di moda.
Sono vicino la finestra, imbambolata da tre ore nel contemplare il nulla.
Sento uno sbuffo e scovo la bionda puntarmi con gli occhi nervosi mentre lancia la rivista nel letto.
"Minchia oh! L'allegria proprio Suon Caterina! Basta pensare a vampiri o qualsiasi altra cosa inquietante, stasera ci divertiamo!" esclama mentre sfoglia inorridita un libro sulla stregoneria medievale che trova ai piedi del letto.
"Non me la sento.." farfuglio "Oh no tu te la senti, te la senti eccome! Manco te ne rendi conto ma è proprio quello di cui hai bisogno, una voce soppressa nella tua testolina grida in cerca del mio aiuto, ed eccolo qui! Devi reagire o presto diventerai un tutt'uno con l'arredamento, che palle" si avvicina con il volto preoccupato.
"Per caso c'entra un vampiro bipolare?" Chiede curiosa
"Non sto così per lui!" rispondo offesa "E' l'insieme di merda che mi ritrovo addosso" lei alza le mani in segno di resa e poi mi lancia il suo sguardo da Bambi, dio mio potrei mettermi a piangere quando fa così, riesce a farmi sciogliere.
" Tanto mi obbligheresti comunque! Fai di me cioè che vuoi Widmore!"
Sono le ventuno spaccate, siamo difronte il Pop Ops, una discoteca appena fuori dal centro di Covington.
Sembra più un capannone da fuori ma va benissimo così essendo l'unica a non chiedere documenti, la fila difronte a me è composta da quasi tutti gli alunni della mia scuola.
Ho messo una gonna in eco pelle rossa aderente e un top nero in pelle così lucida da potercisi specchiare, lascia scoperta la pancia. I capelli mossi mi riscaldano dal freddo, la mia partner in crime è dentro un vestitino corto e sopra tacchi alti quasi quanto lei.
La musica è forte ed è pieno zeppo di gente che urla, salta, balla ma sopratutto beve la qualsiasi, un vero manicomio, improvvisamente mi sento così fuori posto da escogitare mentalmente mille modi per una fuga.
Liz si allontana per prende due birre, rimango sola, impalata vicino l'entrata, che almeno mi permette di sentire la corrente d'aria fresca.
Le luci ingannano la vista, le figure si muovono a scatti, mi sento sola nonostante sia circondata da gente, sento un brivido che conosco, oh no, no, no.
Non può essere, cammino verso la pista spedita, cercando di allontanarmi dall'entrata e confondermi in quell'ammasso di corpi.
Ma non abbastanza velocemente, sento chiamare il mio nome, riconoscerei questa voce pure all'inferno.
Mi volto rassegnata, puff! Lestat, guarda concentrato il mio corpo a lungo, sono conciata come una beh..
"Buonasera" dice serio, voglio scappare o forse ucciderlo "Sera, posso aiutarti?" chiedo cercando di sembrare tranquilla ma sopratutto disinteressata "Si " dice di getto continuando a fissarmi le gambe.
"Hai letto il fascicolo?" domanda, l'avevo fatto.
In breve, Willow è più volte stata scelta per scontri con la Talamaska sopratutto per il suo spiccato odio per gli accordi, era famosa nel mondo delle ombre per essere la più 'giovane' ad avere fatto così tanti massacri e in uno stile da film dell'orrore, di certo non le mancava la fantasia.
"Si" rispondo secca "Hai cambiato idea?" chiede arrogante "No anzi, mi sento molto più motivata, grazie mille" mi giro ma si piazza davanti a me subito.
"Non fare la sciocca, basta con questa storia! Non è adatto che tu vada lì Katherine" Dice freddo e svogliato ma non riesco a guardarlo in faccia, voglio completamente evitare i suoi occhi come la peste.
"Non è adatto che tu mi dica cosa fare o meno e che soprattutto ti trova qui, mi segui? Perché comincia ad essere snervante questa cosa " sbuffo mettendomi le mani sui fianchi.
E' un tormento, me lo ritrovo sempre in mezzo ai piedi.
Sento una fastidiosa rabbia imprigionarmi lo stomaco, vorrei poterlo prendere a pugni.
In quel momento arriva Jace con due birre in mano "Katty!" grida per sovrastare il chiasso "Ei Jace!" vado ad abbracciarlo "Oh grazie!" prendo la birra e facciamo scontrare le bottiglie di vetro.
Guardo Lestat per un secondo "Tutto okay?" chiede curioso Jace "Si tutto bene, andiamo" lo abbraccio e mi allontano mentre comincia a raggiungere la pista.
"Ci vediamo prossimamente Lestat" sussurro appena e raggiungiamo il centro della pista, fuori dalla mia vita.
Mi scolo la birra con un unico sorso, subito dopo lascio che quel frastuono mi contagi, comincio a ballare "Vedo che stai molto meglio!" strilla Jace "Si, stasera voglio, anzi, devo sotto direttiva di Liz distrarmi! Sei ufficialmente il mio supporto, quindi fammi divertire" grido per riuscire a farmi sentire.
Il ragazzo sorride, la mia amica arriva da dietro, rischiando di farmi venire un infarto.
"Ei! Ho mandato Jace da te quando ho visto Lestat, da brividi! Comunque se ti interessa saperlo e lì all'angolo della pista che ci fissa, è l'ora di pareggiare i conti, dacci dentro sorella!" mi spiega all'orecchio, mi guardo alle spalle per lasciare un bacio sulla guancia della mia bionda che per risposta mi passa la sua birra che finisce velocemente con un sorso, sono una diciassettenne alla fine, no?
Presa dall'adrenalina e sopratutto, dalla birra, mi avvicino a Jace, sotto le note di She Dosen't Mind di Sean Paul.
Comincio ad ondeggiare vicino al ragazzo, sento i versi motivanti, come manco le scimmie fanno, della bionda.
"Balla con me Jace" sussurro sorridendo, dopo un attimo mi è addosso tenendomi per i fianchi, comincio a muovermi come la mia partner mi ha insegnato.
Lestat mi sta fissando, lo sento sulla pelle, mi da una carica assurda, seguo il ritmo ancheggiando, la gente intorno a noi urla e ci incita.
Sento il sudore fastidioso sul petto, mi scuoto senza freni.
Mi sento fiera, ecco la mia vendetta, si una vendetta degna di una rinco..spegno il dannato cervello.
Jace si avvicina al mio collo, rovescio la testa poggiandola sulla sua spalla insieme cominciamo a strusciarci, le urla si fanno più forti.
Inquadro Lestat all'angolo della sala con il viso duro e le labbra serrate, lo trafiggo con gli occhi, non è stato niente, tu non sei niente.
Dalla console parte Damaged di Adrian Lux.
Mi paro difronte a Jace muovendomi lentamente, ha gli occhi verdi spalancati che brillano seguendo ogni mio movimento, comincio a toccargli il petto lentamente, per risposta comincia ad accarezzarmi i fianchi e la schiena, mi avvicino ancora di più e senza pudore, sotto il ritmo frenetico, lo bacio.
Le sue labbra calde sanno di un sapore che conosco bene ma che non mi da più nulla, è come baciare il nulla, ma non smetto, siamo avvinghiati in un bacio accattivante.
Mi stacco per prendere fiato, fingendo di essere entusiasta.
Mi volto per guardare Lestat, è ancora lì mi fissa con sguardo impenetrabile privo di qualsiasi espressione, Jace è impegnato a baciarmi il collo.
Alzo il viso con fare da famme fatale, ti sta bene brutto stronzo, chiudo gli occhi e torno a muovere i fianchi a ritmo di musica.
Quando li riapro il vampiro non c'è più, ed improvvisamente non c'è più neanche quella mia arroganza.
Cosa ho fatto? Non penso a Lestat penso a Jace, mi stacco dalle sue braccia che adesso sembrano quasi soffocarmi e a grandi passi raggiungo il bancone, ho i capelli appiccati per il sudore al collo, questa volta niente birra, prendo uno shot di tequila che scolo velocemente.
Perché mi sono comportata così? Mi viene da piangere, non riesco più a riconoscermi e non capisco più da dove provenga tutta la rabbia che provo.
Le mie emozioni continuano a prendere il controllo di me, facendomi agire d'impulsività, ma non è da me, non sono io.
Ordino un altro shot di Tequila, se può aiutarmi a dimenticare beh, butto tutto giù.
Il liquido sembra essere fuoco, appena arriva allo stomaco sento come un'esplosione.
Quando mi volto per cercare Liz trovo Lestat davanti a me, con uno sguardo furioso.
"Allora sei davvero un'alcolizzata" dice spregevolmente "Ci sono tante cose che non sai" rispondo sfacciata asciugandomi la bocca con la mano.
"Oh, ho visto" arrogante, mi ha appena dato della puttana? "Che c'è l'ape ti ha punto?" domando ridendo "Sei esattamente uguale a me solo al maschile, sai? Quindi non fare il moralista Lestat, che proprio non fa per te" ribatto acerba.
"Io sono io tu sei tu" Ribatte, ma che dovrebbe significare? "E tu sai chi sono io? La tua arroganza è sempre di casa vedo, fammi un favore tornatene in quel luogo squallido pieno di succhia sangue schifosi, ops scusa, i tuoi simili" Gli ringhio contro, lui mi afferra per il braccio e mi fissa con sguardo demoniaco, è pieno di vene intorno e gli occhi sono rosso sangue.
"Sei impazzito? Smettila c'è gente! Proverai ad uccidermi di nuovo? " prendo fiato e il vampiro stringe di più la presa "Leva queste mani schifose oppure ti ritroverai presto con il culo per terra" sono furiosa.
"La tua femminilità stasera è in vacanza?" chiede velenoso "La mia femminilità si presenta soltanto davanti a persone all'altezza non a cose come te, in quel caso cerco di mostrarmi in un modo mostruoso quasi quanto il tuo" rispondo imitando i suoi modi di fare.
"Eppure su quella spiaggia tutto lasciava credere il contrario, avresti voluto far molto... molto altro con questo mostro.." sussurra ad un centimetro dal mio volto "Ti sei abbandonata totalmente, come argilla fra le mie mani, avrei potuto modellarti come preferivo se solo l'avessi voluto" continua ancora più lentamente, schioccando la lingua per bene, ricordandomi il richiamo dei serpenti.
Sento il suo fiato fresco sul naso e le gambe cedere per le sue parole, il calore mi imprigiona il viso e non faccio in tempo a controllare la mia reazione, dannazione Stone!
"Io non volevo, ero arrabbiata, mentre lo facevo io non volevo, ti odiavo, mi odiavo! Sono sicura che mi hai soggiogato con qualche stupido trucchetto da succhia sangue! Sono certa che sia cosi..ma tanto non me lo diresti mai e poi mai vero? " dico, ma la mia voce tremola ferita, mi mordo subito la lingua cercando di darmi un tono, troppo, troppo vulnerabile.
I suoi occhi si fanno indecifrabili, stringe ancora di più le labbra mentre un ciuffo gli taglia di netto un occhio.
"Ci vediamo prossimamente" conclude secco lasciandomi "Testa di cazzo" sussurro sapendo che può sentirmi.
Ordino un'altro shot di Tequila, mi tremano le mani dalla rabbia, butto giù il liquido trasparente.
Jace arriva dietro le mie spalle baciandomi il collo "Ei katty" farfuglia impegnato a baciarmi la pelle, cazzo ci manca lui !
"Ei" mi scosto un po', l'ho usato, sapendo quando sia cotto.
"Tutto bene?" chiede "Si mi gira solo un po' la testa, probabilmente andrò a casa" farfuglio facendo fuori un altro shot "Non guidi così ti accompagno io"
"No davvero va tutto bene.." "No Katty ti accompagno io fine della storia" avvisiamo Liz che ci informa che sarebbe tornata con Jared.
Durante il tragitto regna silenzio, arrivati al cancello il ragazzo spegne il motore, non parla e sento l'imbarazzo e l'angoscia crescere dentro di me.
"Ascoltami devo darti delle spiegazione, per prima..." sussurro imbarazzata ma lui mi ferma "Non dire niente davvero, non serve, lo so sicuramente eri confusa, la birra tutto il resto, non preoccuparti ho afferrato" Fissa dritto, con gli occhi delusi, non avrei dovuto.
Guarda in direzione dei pedali e i suoi occhi sono velati da uno strato di lacrime che sta cercando in tutti i modi di reprimere, è infuriato con se stesso, ne sono certa, tutto per colpa mia! Sono stata egoista, vorrei poter sotterrarmi.
Penso alle parole di Liz, devo reagire, devo far si che Lestat esca dalla mia testa.
E' tutta colpa sua! Ho ferito Jace che realmente tiene a me senza pensarci due volte, l'ho usato, per un vampiro.
"Non volevo dire questo volevo dire" prendo fiato, sopprimendo il buon senso che strilla di fermarmi prima che sia troppo tardi" Riproviamoci, però con calma..tutto qui" dico senza realmente trovare un senso logico.
"Io sapevo che un giorno..." si ferma lasciando morire quelle parole e mi bacia, non sento nulla.
-Oh, wow non me l'aspettavo ma beh fai bene! Jace è un ottimo partito davvero, vedrai ti farà sentire meglio....solo vacci piano.
-Lo spero.- farfuglio
-Sii meno rigida con te stessa.
-Adesso vado è qui.
Scendo in fretta le scale ed esco dalla villa, fiocchi di neve si incastrano tra le ciglia, trovo Jace in macchina, pranzeremo fuori e poi andremo al bowling, sarà divertente.
I giorni passano tra Jace, l'addestramento e la scuola, passano due settimane, di Lestat nessuna notizia, è bravo a sparire, ma non è altrettanto bravo a farlo dalla mia mente.
Penso continuamente a lui soprattutto quando sto con Jace.
"Più forte" Victor mi fa colpire con un paletto un manichino ormai sciupato.
"Signorina, la cena è a tavola, la prego" sussurra la governante alla porta della palestra "Arrivo Dora, grazie" continuo a colpire il manichino "Okay, okay, basta così per oggi Stone, ci vediamo domani"
La notte mi sveglio più volte sentendo quel brivido che mi avverte quando Lestat è vicino a me, probabilmente è la stanchezza o le allucinazioni, di male in peggio, manca una settimana e incontrerò Willow.
Che tattica userò? Servirà a qualcosa? Ne uscirò viva?
Corro tra gli alberi innevati del fitto bosco adiacente la villa, il sole si è suicidato anche oggi lasciandomi nell'oscurità.
Corro freneticamente, cercando di essere più veloce di tutti i pensieri che occupano fin troppo la mia mente, le gambe bruciano tremanti per lo sforzo, insieme al petto che si muove isterico.
Corro ormai da due ore e non riesco a fermarmi, la luna si fa spazio nel cielo.
La luce del satellite rende più difficile scorgere gli ostacoli ma non mi fermo, sfreccio tra la vegetazione.
Un brivido mi pizzica la pelle fino alla nuca, il mio respiro si fa più pesante.
Nebbia fitta avvolge il terriccio umido ricoperto di muschio verde, ingoiando le grosse radici degli alberi le cui spesse cortecce sono ricoperte di brina.
La neve continua a scendere e ad incastonarsi fra le mie ciglia, improvvisamente lo scrocchiare dei rami più alti dei pini cattura tutti i miei sensi, dei gufi volano lasciando echeggiare il loro cupo canto fra la notte.
Il mio caldo respiro irregolare si tramuta in fumo denso, la pelle d'oca ricopre la mia pelle.
Mi scontro con i rami di cespugli spogli che ad un tratto sembrano quasi volermi afferrare dalle caviglie, provo a calciarli via ma i miei piedi vengono circondati da qualcosa, casco perdendo l'equilibrio.
Ho le dita affondate nel muschio con difficoltà mi metto a sedere con i gomiti, sento il terriccio umido sotto le unghie.
La nebbia avvolge i miei piedi, provo a tirarmi su ma qualcosa d'improvviso mi tira dalla caviglia sinistra verso i cespugli secchi che sono abbracciati dalle tenebre e casco nuovamente riuscendo in tempo ad ammortizzare la caduta con le mani.
Adesso posso vedere, i fragili rami scuri dell'arbusto sono mani carbonizzate con affilate unghie che freneticamente tirano la mia caviglia verso di loro.
Lancio un acuto strillo che rimbomba per qualche secondo, altre mani mostruose mi circondano la caviglia, vogliono prendermi!
Alzo il piede libero e comincio a tirare calci a raffica contro le ombre "Lasciatemi!" grido in preda al panico.
Riesco a liberarmi e mi tiro su sfrecciando lontano terrorizzata, giungendo al fiume freno in fretta e mi piego stremata poggiando le mani sulle ginocchia.
Non è possibile, cos'era?
Respiro come un toro impazzito, bevo un po' d'acqua e mi sciacquo il viso per bene, anche se si congela sto morendo di caldo.
Tolgo la felpa e comincio a bagnarmi braccia e collo, salto in aria appena sento un rumore.
Un brivido, mi metto sull'attenti guardandomi un po' intorno, nessuno.
Torno a girarmi e proprio quel vampiro è difronte a me, urlo fortissimo e indietreggio.
Ed eccolo il mio tormento in carne ed ossa, vorrei picchiarlo fino al sangue ma invece mi metto seduta su una roccia, ho un capogiro non da poco.
Qualcosa in me si risveglia.
"Mi hai appena soggiogata? Sei stato tu poco fa? I cespugli?" domando, oltre che a lui a me stessa.
"Esatto, questo è soggiogare e per tua informazione è la prima volta che lo faccio su di te, è la prima volta che ti soggiogo, sei ancora sicura delle tue affermazioni sulla serata in Grecia? O adesso ritirerai tutto indietro e mi dirai che eri solo un po' alticcia?" dice beffardo, sento le gambe tremare.
"Non azzardarti mai più a giocare con la mia mente hai capito?" farfuglio scacciando l'immagine delle mani carbonizzate intente a volermi trascinare nel buio.
"Dovevo farlo..e non hai risposto alle mie domande" continua
Bastardo succhia sangue, non te la darò vinta.
Decido di cambiare strategia, ignorerò completamente questo argomento, per me non ha rilevanza quel bacio quindi cambio rotta.
" Sei vivo vedo" dico sviando il tutto.
"Non letteralmente ma sì" dice facendo il sarcastico "Certo certo"
Mi avvicino al fiume e continuo a bere acqua, sto morendo dalla sete.
"Vedo che ti tieni molto allenata" osserva, non rispondo "Novità?" continua vedendo il mio silenzio "Nessuna, solito programma" Rispondo fredda.
"Posso sapere perché quest'atteggiamento con me, forse sei arrabbiata perché ti ho smascherato? Per il bacio che mi hai dato? Non credo di averti fatto niente, si beh le mani carbonizzate saranno state impressionanti ma era la tua immaginazione" parla curioso.
Bacio che mi hai dato? Mi hai baciato tu! Lo sta facendo apposta, vuole concentrare l'attenzione lì per potersi prendere gioco di me.
"Ma.. sono arrabbiata perché alla festa ti sei messo ad offendermi dandomi della prostituta alcolizzata" Rispondo sbalordita "Non ti ho mai chiamato in quel modo" ribatte alzando un sopracciglio.
"Non fare lo stupido, volevi dire precisamente quello Lestat, poi sono io che ho qualcosa?" dico addentrandomi nel bosco, sperando che sparisca così com'è spuntato.
"Senti ero nervoso sai sto cercando di aiutare una povera pazza a non andare contro una morte certa" mi giro di scatto non riuscendo a trattenermi.
"Ma chi ha chiesto il tuo aiuto? E chi sarebbe la povera pazza?" lo guardo dritto negli occhi "Vedi sei tu, con questo comportamento infantile irriti la gente" continuo, lui scoppia a ridere.
"Io? comportamenti infantili? Adesso sei una donna? Dov'è la ragazzina che l'altra sera si comportava in un certo modo in quel locale?" senza rifletterci gli tiro uno schiaffo "Non osare mai più" ma le parole svaniscono, mi è addosso gettandomi a terra.
"Non provare a mettermi le mani addosso" ringhia "Fa male eh? Ecco le parole sono peggio, forse così capisci" ribatto, mi soffia contro come un felino, il suo volto si trasforma in quello di bevitore di sangue "Sparisci, torni poi sparisci dopo ancora ritorni, mi baci, sparisci, ritorni" Urlo, ecco sono cascata nella sua trappola.
"Ma chi credi di aver trovato un bambolina? Io non posso starti dietro, ho cose molto più importanti a cui dedicare il mio tempo mi vuoi aiutare bene aiutami, vuoi solo farmi incazzare, vai via" dico rialzandomi
"Ancora pensi al bacio? " chiede ridendo, piegandosi e portandosi una mano sullo stomaco, una fitta di dolore mi arriva dritta al petto.
"Oh no facciamo finta che non sia successo niente! Sarò pure una ragazzina di appena diciassette anni, ma tu ne hai trentamila e non riesci ad affrontare nessuno se non con i tuoi giochetti da malato mentale, complimenti davvero" sputo quelle parole e mi allontano decisa.
"Ma il discorso l'abbiamo già affrontato bambolina, non è stato niente quello, solo una cosa fisica, mi dispiace aver spezzato il tuo cuoricino, ma Edward cullen non esiste" Dice ridendo
"Guarda come parli, fai sul serio? Sei fissato con questo Edward Cullen, forse lo invidi? Sei davvero patetico, sai che ti dico, non farti più vedere davvero, non ho bisogno di un bambino maleducato fra i piedi" dico andando via
"Non potrai cavartela senza di me" parla con un tono così fermo da zittire il cinguettio degli uccelli.
"Me la sto cavando benissimo senza di te" rispondo cominciando a correre.
Esco dalla vegetazione, Lestat mi afferra il braccio, i soliti ciuffi gli crepano il viso e le sue labbra sono serrate, mi fissa con gli occhi iniettati di sangue, che fanno da fari nella notte, sono così ipnotici è un qualcosa a cui ogni umano non sarà mai abituato.
"Non mi vuoi più fra i piedi eh?" chiede sarcastico "Cosa dovrei dirti? Ne faccio volentieri a meno, non sei una persona su cui posso contare, mi confondi solo di più..." perdo le parole intimorita da quei bagliori rossi in cui riesco a scovare il mio riflesso.
"Sono sola in questo gran casino probabilmente è giusto sia così e anche se non mi fido e sei una persona orribile almeno sapevo di averti, sapevo di non essere sola, non temo la solitudine, non è il punto, ma tu eri l'aggancio per me fondamentale, Lestat io...." Mi muoiono le parole in gola sono confusa e non so più di cosa sto parlando.
"Mi hai ferito ma è okay, tu lo fai sempre, per tua natura, ma la cosa più brutta...è che mi hai deluso, questo vuol dire che seppur in minima percentuale avevo una fragile aspettativa nei tuoi confronti, l'aspettativa che non fossi completamente schiavo della tua natura" continuo guardandolo dritto negli occhi indecifrabili come sempre.
Ecco, è proprio questo il problema, per me lo saranno sempre, mi giro e corro via.
Mi sono pento immediatamente di ciò che ho gli detto, una parte di me lo pensa ma l'altra mi grida di fermarlo e dirgli la verità.
Quel bacio mi ha scatenato qualcosa dentro, non che mi piacesse Lestat o stronzare simili, ma pensavo che un po' mi rispettasse e non avevo accettato il modo in cui aveva cercato di chiarire la cosa, ci stava che l'avesse fatto così per fare, è da uomini.
Ma non era da lui dirlo in quel modo, cioè in realtà sì era da lui, ma io dentro di me sapevo che, infondo, Lestat era buono.
Wattpadiani, grazie per aver concluso il capito!
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