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"Legame"

  Avere passione significa potersi concedere di perdersi in qualcosa.
(Gail Sheehy)

Scivolo a terra rotolando, salto tirando un calcio dritto allo stomaco del maestro che cade a terra, balzo sopra la mia preda, pronta a colpirlo "Ferma, ferma! Per oggi va bene così!" esordisce ridendo e prendendo fiato, gli porgo la mano e lo aiuto ad alzarsi.
"Sono particolarmente elettrizzata oggi" spiego  "Non preoccuparti, meglio così, ma non per me" risponde con il fiato corto.  

"Stai facendo progressi letteralmente assurdi, davvero, sono molto soddisfatto, dovresti esserlo anche tu" continua, mentre sono intenta a colpire il manichino con il paletto "Posso fare molto di più" dico sferrando un colpo "Sei troppo severa con te stessa, dovresti essere orgogliosa dei traguardi raggiunti, sei una cacciatrice nata, non ho mai visto nessuno riuscire così in poco tempo ad arrivare a questo livello" dice togliendomi il paletto dalle mani "Per oggi basta, vai"  sconsolata lo saluto e  raggiungo la mia camera per lavarmi di dosso tutto quel sudore. 

Il pranzo è  servito sopra il piano dell'isola in quarzo, il solito vaso è al suo centro, pieno di fiori colorati e profumati.
"Oh signorina! Si accomodi" prendo posto e dopo qualche minuto fa il suo ingresso zio Cedric che si è assentato parecchio ultimamente.

"Buongiorno Signorine!" dice sorridendo "Zio ti prego sto morendo di fame" lo supplico  ridendo lui si accomoda e Dora serve una fetta di sfoglia ripiena, che divoro, in questo periodo posso mangiare qualsiasi cosa non ingrasso mai, mi sento così forte. 

"Katherine, ho visto che il tema di letteratura italiana è andato bene, la tua professoressa vorrebbe farti partecipare ad un concorso di scrittura" dice, è vero ho preso il voto più alto, ma avevo di netto rifiutato l'offerta della professoressa che sicuramente, avrà avvisato lo zio.

"Davvero vorrei, ma quest'anno voglio concentrarmi solo sullo studio, c'è la maturità" rispondo bevendo il mio succo di mirtilli "Ma hai voti ottimi in tutte le materie, non hai di cosa preoccuparti sarebbe bello se tu partecipassi a questo concorso, sai potrebbe rivelarsi una bella esperienza..." mi incita sorridente, questo ottimismo comincia a starmi stretto. 

"Comprendo, ma davvero non mi va di prendere un impegno del genere, sono presa dalla scuola" rispondo secca, lui, finalmente, perde le speranze "E' da un po' che non stiamo insieme, fra tutti gli impegni con l'università sono stato assente, ma domani sono libero ti va di andare a Porterdale? C'è una mostra in un museo presentata da un mio amico e ci sarà una piccola fiera di paese sai? Ci divertiremo" propone felice. 

"Sarebbe fantastico! ma ho la scuola domani" "Devo stare con la mia katy, il resto del mondo per un giorno può farne a meno!" spiega divertito "Fantastico!"  lo abbraccio "Signore volevo dirle che ho preparato gli inviti per la festa di natale in totale gli invitati dovrebbero essere centoventisette all'incirca" spiega la governante  "Grazie, per il menù della serata?" domanda l'uomo "Ne ho scelti tre, deve dirmi quale vuole" parla veloce mentre esce dal frigo della macedonia  "quindi per la festa posso invitare qualcuno?" chiedo "Certo katy, fammi avere i cognomi così li inserisco nella lista, appena posso"

La festa di natale in casa Stone, è sempre stato uno degli eventi più attesi di tutta Covington, partecipano un sacco di aristocratici e pezzi grossi di qualsiasi settore, principalmente, della Talamaska, tutti pronti per sfoggiare i loro abiti super costosi manco fosse un Red Carpet. 

Dopo aver finito il pranzo corro di sopra ad avvisare Liz della mia improvvisata visita a Porterdale ma lei frantuma il mio entusiasmo tirando fuori quel nome.

-Beh, non provare ad evitare il discorso come stai?

-Liz, davvero non mi va di parlarne, per me è morto.

-E' morto, tecnicamente. 

- Voglio tagliarlo fuori dalla mia vita, è solo un mostro. dico scocciata

-Capisco la tua rabbia, chi non lo sarebbe al tuo posto?  Francamente non penso potrò mai scordare quello che ha fatto, non lo giustifico,ma lui non è umano, è un vampiro è la sua natura e tu ne sei innamorata, non potrai tagliarlo fuori così facilmente.

Basta così

-Liz scusa ora devo andare ci sentiamo quando torno da Porterdale eh, ciao.

Chiudo in fretta la chiamata, non ho voglia di affrontare nuovamente il discorso, siedo sul letto coccolando Principe Fuffy, le sue fusa echeggiano nella stanza,  mi guarda con i suoi grandi occhi verdi, mi viene in mente il vampiro, di quanto si spaventasse dei gatti e di quando successivamente si mise a coccolare principe fuffy, come ha  potuto farmi questo? Mi addormento sciupata da quel chiodo fisso in testa, fra le lacrime.                                                                            

Spalanco gli occhi, è solo un incubo, respiro profondamente, Lestat, Willow e Simon uccidevano i miei genitori ed io ero distesa sulla neve soffice, accanto a me l'uomo che ormai dormiva sul fondo del lago, entrambi eravamo pieni di sangue. 

E' solo uno stupido incubo,controllo l'ora sono le tre e mezza di notte, mi alzo dal letto e vado in bagno per rinfrescarmi, quando potrò  farmi una dormita in santa pace?

E' tutta colpa di Lestat, è tutta colpa sua, comincio a piangere senza freni, sono sola nella notte, non devo dimostrare a nessuno di essere forte, fra me e me posso sfogarmi, il mio cervello sembra andare in fiamme, brava, questo è quello che ti meriti per esserti fidata di un vampiro! 

Mi sono innamorata e mi sento terribilmente in colpa con i miei genitori, mi sono innamorata della stessa mano che li ha uccisi, forse sono un mostro tanto quanto lui per questo.

Torno in camera e mi abbandono al pavimento, ogni lacrima è un urlo silenzioso, che nessuno al di fuori di me può sentire, mi guardo allo specchio appeso al muro difronte a me, solo pochi mesi fa il mio unico problema era studiare, evitare Jace e prepararmi alla maturità,  adesso quanti problemi ho?  Sembra sia passata una vita e se ripenso a quella ragazza che un tempo sono stata, è totalmente diversa da quella che sono oggi, chi sono?

Tutto quello che avevo intorno è crollato e mi sento sola, la finta morte dei miei genitori, quel video che mi ha aperto un mondo, quel dannato locale, Lestat, i vampiri, questo riflesso, non sono io.

Tiro un pugno allo specchio che si frantuma in piccoli pezzi, mi guardo le nocche ci sono dei tagli e sta uscendo del sangue, il mio stomaco si rivolta e sono costretta a correre in bagno per vomitare,  non sto bene, sono diventata pazza, lo sento

Lavo i denti e sciacquo la mano per tornare in camera, lo specchio è frantumato e il riflesso del mio viso adesso è distorto,  si vede solo una metà del volto, una metà di me, mi sento così, incompleta e a pezzi. 

Principe Fuffy comincia a strofinarsi tra le mie gambe e durante la notte lunga notte è lui a coccolarmi.

"Signorina!" è la governante che bussa alla porta "Avanti!" esclamo mettendomi seduta a fatica sul materasso, sono distrutta. 

"Cos'è successo?" chiede allarmata guardando i resti dello specchio  "Ieri nel modo di muovermi con la sedia l'ho rotto " mento spudoratamente, ormai sto diventando abile "Oh, beh ci penserò più tardi, fra mezz'ora la colazione è in tavola!" la ringrazio.

Dopo essere rimasta sotto il getto dell'acqua a lungo, indosso un jeans chiaro e un dolcevita grigio, scendo e prendo posto a tavola, sono tutti alle proprie postazioni. 

"Buongiorno tesoro" esordisce l'uomo sorridendomi "Giorno zio"  lo saluto "Non hai dormito bene?" chiede sistemandosi gli occhiali "Si nota?" dico sarcastica "Tranquillo sto bene, solo qualche incubo"

 Dopo qualche minuto siamo nella macchina di quest'ultimo, una BMW serie 7  "Cintura messa?" domanda accendendo il motore "Fatto, lei capitano?" domando, lui ride e parte. 

C'è freddo e la neve ormai ha preso il sopravvento, inserisco il cavetto nel mio cellulare e seleziono Follow The Sun di Xavier Rudd  "Andiamo a divertirci un po' Katy" sentenzia l'uomo con un grande sorriso stampato in viso.

Arriviamo dopo una mezz'oretta a Porterdale,  una cittadina simile a Covington solo più piccola, stiamo bevendo una cioccolata calda nella piazza principale. 

"La mostra comincia alle sedici e mezza e sono le dieci quindi abbiamo una mattinata libera e so cosa fare, shopping!" propone "Shopping?" chiedo stupita "Si, dobbiamo trovarti un abito per la festa di natale, ci saranno molte persone e tu devi splendere...e poi devo trovare anch'io un completo quindi all'opera" 

Giriamo per il centro, entrando in qualche negozio dove con l'occasione compro i regali di natale, sono piena di sacchetti e non posso chiedere l'aiuto di mio zio, il poveretto fa l'equilibrista con sacchetti di ogni dimensione e colore.

Quando si ferma di colpo facendo cascare una manciata di questi, guarda la vetrina di una boutique, mi avvicino perplessa  "Wow" sussurra, esposto su un manichino un vestito rosso valentino, con uno scollo a barca con mezze maniche in tulle decorate da ricami in pizzo tempestati da piccole perline che danno pacati punti luce che scendono per sfumare nella gonna lunga e morbida in tulle,  è mozzafiato.

"Avanti, starai benissimo!" mi sprona l'uomo ad uscire dal camerino, è troppo esagerato per me  però ci starei dentro una vita è così morbido. 

"Non vorrai stare lì tutto il giorno, no?"  continua, sposto le pesanti tende ed esco imbarazzata, faccio un giro lasciando svolazzare il tulle "Non è un po' eccessivo su di me?"  l'uomo guarda la commessa al suo fianco che gentilmente ci aveva aiutati, scuotono entrambi la testa.

 "E' sublime " costata e non posso che dargli ragione  "Allora lo prendiamo" sentenzia senza farmi esitare e raggiunge la cassa, spero sappia si tratti di un totale di quattro cifre, non che per noi sia un problema certo, ma quella cifra per un abito, se Liz mi sentisse mi lincerebbe. 

Raggiungiamo all'orario prestabilito la mostra,  è in una piccola sala stracolma di gente, che mio zio, saluta perennemente, dio ma come fa ad essere cosi paziente e gentile? dopo avermi presentato ad almeno mille persone ed aver scambiato cortesi chiacchiericci finalmente ci godiamo le opere esposte. 

Sono particolari, astratte, ma belle "Questo sembra un cavallo...che...balla il tango" azzarda l'uomo,  scoppiammo a ridere come due bambini, la tela successiva è più incisiva e chiara, una figura femminile assopita, posa nuda in una distesa di schizzi colorati che sembrano un campo di fiori, è intenso, zio Cedric è rapito da quell'opera, con i suoi occhi è altrove, dopo qualche minuto, decide di comprare il quadro.

E' quasi ora di cena, siamo già di ritorno, il telefono di mio zio squilla insistentemente, ma lui impegnato alla guida, lo ignora completamente "Controllo chi è? Rispondo?" chiedo "Non c'è bisogno più tardi controllerò" dice inserendo una marcia. 

"Magari si tratta di un ammiratrice e non vuoi dirmelo? " lui mi guarda imbarazzato e sorride "L'unica donna della mia vita sei e sarai sempre tu... e Dora ovviamente" scoppiamo a ridere, intanto mi farebbe piacere saperlo felice con qualcuno. 

Spesso mi sento in colpa,  penso di aver irrimediabilmente inciso sulla sua vita sotto tutti gli aspetti "Mi sono divertita tantissimo oggi grazie per tutto, sopratutto per il vestito  " lui mi guarda serio " In questo periodo sono stato molto preoccupato per te,  non riuscivo più a vederti così, avevo bisogno di farti staccare la spina e poi avevo tanta voglia di passare una giornata con te, spero solo che, qualsiasi cosa succeda, se ti senti giù o litighi con qualche amica conti su di me, l'hai sempre fatto ma ultimamente sei stata molto sulle tue e non voglio che il nostro rapporto cambi"  spiega.

 "Mi dispiace averti fatto preoccupare,  è stato un periodo strano lo sai ma conto sempre su di te, davvero e non cambierà mai niente tra noi, credo che sto solo....cambiando"  mi sento male, prima confidavo tutto a mio zio, ovviamente tutto tranne le faccende più intime,  qualsiasi cosa confidavo sempre in lui e adesso, non posso dire niente, non più.

Arrivata a casa salto la cena, raggiungo camera mia per sistemare tutti miei acquisti, appendo il vestito protetto dal copri abito, devo trovare  le scarpe,  Liz mi avrebbe aiutato ne sono più che sicura. 

Raggiungo la cucina e  preparo una camomilla, passo dal salotto e trovo mio zio e Dora intenti a guardare dei fogli e parlare "Disturbo?" domando entrando in scena "Oh no stiamo discutendo per la festa di natale, vieni qui ci serve il tuo parere" dice l'uomo disperato, mi accomodo al suo fianco e leggo alcuni fogli, una pila di questi sono nomi su nomi, alcuni rigati da linee rosse  altri ancora scritti a matita, è il caos.  

" Sono sempre al lavoro non riesco a pensare a questo" spiega "Ho sempre organizzato io ma quest'anno sono sommersa da faccende da fare ma posso riuscirci, soltanto mi serve un parere e delle direttive" interviene la governante, sono così disperati che mi si accende la lampadina, se posso dare una mano lo faccio con piacere. 

"Ci penso io! Avrete la festa più bella di sempre" dico prendendo tutto il materiale sul tavolo, con qualche difficoltà, quanto pesano, i due si guardano confusi "Su fidatevi! Avete entrambi molto da fare io posso occuparmene "  "Ma è sicura signorina? Deve scegliere il catering, menù, decorazioni, invitati fare i dannati inviti, siamo già in ritardo " mi informa dora ansiosa "Oh non preoccuparti  ti aggiornerò cosi in caso mi dai una mano adesso basta parlare tutti a nanna"

Nevica a mai finire arrivo a scuola congelata, ho perso la sensibilità nelle dita dei piedi, raggiungo la mia aula, Liz, con un maglione peloso rosa e dei jeans talmente stretti da non farla respirare scrive qualcosa velocemente su un quaderno.

 La raggiungo togliendomi il giubbotto "Buongiorno, che fai?" chiedo "Buongiorno, i compiti, non li ho fatti e se il professor Anderson lo scopre anche questa volta sono FOTTUTA" dice esasperata.

Alzo gli occhi al cielo, apro la tracolla e prendo il quaderno con i miei compiti "E poi non sono una buona migliore amica eh, tieni"  lei mi guarda con gli occhi da bambi "Oh ti amo" dice cominciando a scopiazzare.  

"Si ma tu dopo scuola mi aiuti, abbiamo una grande missione, primo cercare delle scarpe per il mio abito che ho comprato per la festa di natale e secondo organizzare la festa di natale !" lei mi guarda stordita "Il tuo abito? Quando l'hai preso? La festa..?"  farfuglia 

"Si l'ho comprato, ma sarà una sorpresa e si penserò io ad organizzare la festa e so che tu ami queste cose quindi comincia a pensare a qualcosa! Ah per tua informazione, gli stripper non rientrano in questi tipi di eventi" lei si finge morta nel banco appoggiandosi con la fronte  "Come niente stripper?" si lamenta, per fortuna viene interrotta dal professore. 

"Il solito Annie!"  strilla la bionda alla cameriera "Devo dirti una cosa, cioè avrei dovuto dirtela stamattina ma sembravi così energica, non volevo rovinare il tuo buon umore" dice giocando con un braccialetto.

 "E' successo qualcosa?" chiedo preoccupata "L'altra notte, ecco, stavo buttando la spazzatura fuori casa e ho visto Lestat, era venuto per parlami..." si sofferma "Per parlarmi di te" In quel momento Annie porta i frappè, afferro il mio quasi sotto shock. 

"Cosa voleva? Ti ha fatto male?" chiedo spaventata, lei tortura la cannuccia rosa "Nono, assolutamente" continua a girare la cannuccia fastidiosamente "Liz voglio immediatamente sapere che cazzo faceva fuori casa tua perché sennò lo ammazzo"  la sprono bruscamente "Tranquilla Buffy!  Ho detto che non mi ha fatto niente solo che, senti so di essere stata io la prima a dirti che è un bastardo perché ha fatto cose orribili ed imperdonabili, ma l'ho trovato proprio giù di corda, mi devi credere, era irriconoscibile, era venuto a chiedermi di te, come stavi, se c'erano stati problemi, tipo gente che prova ad ucciderti o rapirti

Ed era conciato male, moralmente si, ma avresti dovuto vederlo fisicamente, davvero" spiega, alzo gli occhi al cielo e bevo rumorosamente il mio frappè "Poverino adesso fa la vittima correndo dalla mia migliore amica depresso dopo che ci ha fatto occultare il cadavere di un uomo che ha ucciso e sopratutto dopo avermi presa in giro e manipolata, mettendoci tutti, compresa tu che fai la compassionevole, in grave pericolo! Oh che carino!" dico rabbiosa. 

La bionda sbuffa "Ha fatto a botte con tutti al Saguinem Bibitis, perché ha detto la verità e ti ha difeso dicendo che non avrebbe più fatto niente per loro,  ovviamente è finita male, Lestat è fortissimo perché ha miliardi di anni, ma comunque sia le ha prese, non sto dicendo che devi perdonarlo, ne tanto meno, provare pena, ma mi si è stretto il cuore vederlo così, quando hai rischiato di morire lui c'era per salvarti il culo e sopratutto se non ci fosse stato lui tu non saresti stata qui oggi, ricordi?  Mi ha lasciato questo numero di telefono, mi ha ordinato di chiamarlo qualora succedesse qualcosa, per poterti difendere, per aiutarti" prende il biglietto  e lo posa vicino il mio bicchiere di frappè ormai vuoto. 

"Fai ciò che ritieni opportuno io credevo fosse giusto darlo a te" Rimango zitta, dopo una manciata di minuti afferro il foglietto di carta stropicciato e lo ficco nella tracolla "Andiamo a cercare le scarpe?" dico cambiando totalmente discorso "Oh aspetta, dillo di nuovo che ti registro "

Giriamo per mezz'ora tra i negozi della città, finché troviamo quello che stavamo cercando, un paio di tacchi rossi con il plateau,  molto semplici, tanto verranno coperti dal tulle quindi poco importa alla fine.

Mentre sono in cassa vedo la mia amica guardare sofferente degli stivali in vernice rosa, di una nuova collezione,  Gesù che orrore ma come fa?  stringo gli occhi per guardare le cifre impresse sul cartellino, ottantacinque dollari, cifra troppo alta per un paio di stivali per la mia amica, non ci penso nemmeno un nano secondo. 

Raggiungo la piramide di scatole e cerco la misura esile della bionda, la trovo facilmente, raggiungo la cassa e vedo Liz arrossire con un velo d'emozione negli occhi, non è una novità per me, quando vedo qualcosa che le piace la compro, è mia sorella e sono nella posizione di fare questo e d'altro per lei, tra l'altro la maggior parte del denaro nelle mie carte di credito è intatto. 

"No! Non devi, non è giusto!" dice facendo la finta offesa la guardo male due secondi e porgo la carta di credito alla commessa "Ho già detto di avere la migliore amica del mondo?" chiede felice come una bimba alle giostre.

Siamo in villa da qualche ora, abbiamo fatto il piano della situazione e devo dire che la mia amica, mi stupisce sempre di più, è riuscita in due ore a programmare tutto, i dettagli li sistemeremo più avanti, passa un'altra ora  tra mille telefonate, fiorai, addobbi, rinfresco, personale. 

Siamo stremate sul letto con la testa che scoppia, Liz chiude in fretta la chiamata "Ho trovato l'albero perfetto per la sala" dice scarabocchiando un elenco "Quindi ricapitolando, domani lo portano qui e monteranno l'attrezzatura, verranno pure quelli per l'illuminazione esterna e poi" dice aguzzando lo sguardo "Ah abbiamo l'assaggio per il banchetto"  dice infine gettando l'elenco a terra e lanciandosi comoda nel letto.


Lo specchio della mia camera non è più rotto, Dora si è premurata di metterne uno nuovo, mi guardo allo specchio e tocco il vetro per sfiorarmi il viso, non riesco a togliermelo dalla testa.

Afferro dai meandri della tracolla il numero, passo ore a fissarlo e rigiralo fra le mani, arriva la governante per avvisarmi della cena ma declino l'invito, non ho fame.

Non merita il mio interesse, non merita nulla di nulla, ma Lestat nel bene o nel male c'era per me nei momenti bui,  si era premurato di curarmi al meglio, come minimo, devo sapere come sta, predo il mio telefono digito il numero indecisa.

Principe fuffy mi punta gli occhi addosso contribuendo a farmi sentire in colpa, chiamo e mi metto sotto le coperte chiudendo gli occhi arrabbiata con me stessa per quello che sto facendo, Lestat risponde.

-Pronto?- la sua voce è diversa dal solito.

Non riesco a rispondere mi blocco senza un motivo, panico!

-Pronto? - chiama più forte, le lacrime senza motivo scivolano fuori, blocco la chiamata decisa raggiungendo il bagno, faccio una doccia fredda che aiuta a calmarmi, dopo aver asciugato i capelli metto il pigiama, sono le ventidue, non riesco a darmi pace, Al diavolo! Tu non sei senza cuore come lui.

Afferro il telefono sospirando e chiamo decisa quel dannato numero.

-Pronto? Con chi parlo? - Dice Lestat

-Sono Katherine - rispondo freddamente per un momento c'è solo silenzio, sento solo il suo respiro.

-Katherine -dice quasi sospirando- come stai?

-Molto bene grazie, ho saputo che hai avuto qualche problema, mi... - le parole svaniscono, non riesco a dire mi dispiace- come stai? - taglio corto

-Tutto bene davvero non preoccuparti.

-Cos'è successo, chi è stato? -Chiedo con un tono freddo.

-Quelli del Sanguinem Bibitis- risponde secco

-Perché?

-Perché ho scelto da che parte stare, non ti daranno fastidio per ora, non lo faranno. 

Rimango basita

-Ma sei impazzito? Così loro..- Mi ferma

-Sono più forte di tutti loro messi insieme, la maggior parte infatti è morta e tranquilla che li ho conciati anch'io per le feste, ho passato molto di peggio.- la sua risata bassa mi fa rabbrividire, lui e il suo eterno passato misterioso.

-Ti sei fatto vedere da un medico? - Chiedo, come risposta mi arriva una delicata risata 

-Non mi servirà, ho capacità curative impressionanti, ricordi? - chiede sarcastico 

Mi viene un'ansia assurda, sta male? Soffre?

-Senti devi farti vedere da qualcuno, Chuck fa al caso tuo ne sono sicura, Liz mi ha fatto una descrizione dettagliata.

-Lei esagera.

Conosco bene la mia amica, non è una che si sbilancia inutilmente quando si tratta di queste situazioni.

-Dove sei?- stupida! Che domanda è? Cosa te ne frega a te ? 

-A casa mia- risponde perplesso

Il silenzio cala, congelando il tempo,  non mi ha mai detto dove vive.

-2298 Emory St SW. - confessa velocemente, per chiudere immediatamente la chiamata. 

Lo odio con tutto il cuore, ma devo assicurarmi che stia bene, com'è che si dice? Non si comanda al cuore. vi prego fermate la mia testa!

Prendo il kit medico che ho nel bagno lo sistemo nella tracolla, indosso velocemente un jeans nero e una maglietta turchese che usavo per andare a correre è molto larga ma è la prima cosa che che ho afferrato, andrà benissimo. 

Faccio la coda alta e corro giù, la governante è in cucina  "Esce a quest'ora?" chiede stupita "Scusa, ma Liz ha litigato con il fidanzato ed è giù, non faccio tardi, evita di dirlo a mio zio, si allarmerebbe per nulla, mi raccomando

Balzo in macchina, e raggiungo l'Emory St SW, una strada circondata da verde e alberi, ormai coperti di neve.

Il civico è quello di una casa in legno grigio ardesia, gli infissi sono bianchi, nell'insieme è piccola, la classica casetta campagnola, le luci calde sono accese, wow pensavo vivesse dentro un cimitero, spengo la macchina e raggiungo la porta, faccio un respiro, puoi farcela!  Busso. 

Dopo pochi istanti la porta di apre, Lestat è davanti a me, i nostri occhi si scontrano per alcuni istanti, no, distolgo lo sguardo frantumando quel momento, non riesco, lo vorrei picchiare.

Indossa un jeans e una maglietta grigia, il volto è pieno di lividi il labbro di sopra spaccato e il sopracciglio aperto, è osceno in questo stato. 

"Prego accomodati" dice spalancando del tutto la porta, facendomi entrare.

L'ingresso è luminoso da subito sul salotto, il parquet chiaro e le pareti color avio,  appeso un quadro, dalla cornice spessa, il dipinto raffigura un isolotto in mezzo all'acqua, un solo albero, un ciliegio ricco in piena fioritura, i petali colorati si sprigionano, ma il suo riflesso sullo specchio dell'acqua scura è tutt'altro, è spoglio, privo di colore e di vita. 

Su una parete c'è una libreria, un piccolo stereo, un tavolino in legno spesso, difronte un caminetto acceso che riscalda l'ambiente, tutto molto semplice

Il vampiro mi fa accomodare in cucina, proprio difronte a noi, noto un corridoio sulla sinistra mentre entriamo nella stanza, il piano lavoro è classico sull'azzurrino spento, è spoglia, ovviamente cosa dovrebbe farsene di una cucina? Si siede al tavolo chiaro, mi accomodo anch'io, è così imbarazzante.

"Menomale che non avevi niente" dico secca senza fissarlo, guardo altrove, non voglio degnarlo della mia attenzione più di tanto, no piombare qui nella notte è già abbastanza. 

"Non è niente passa" dice con voce bassa "Si, certo! Facciamo che ci penso io"  mi fissa stranito,  prendo la tracolla poggiandola sulla sedia, adagio sul tavolo il kit medico e lo apro con cura, lui comincia a ridere.  

"Cosa ci ridi?" chiedo già snervata " Si sarebbero dovute richiudere dopo poche ore, ma non mi sono nutrito ultimamente e quindi il processo è più lento ma non c'è necessita di medicarle, non ha senso quello che stai facendo" spiega "Invece la necessita c'è eccome" dico fredda prendo un po' di bambagia e la bagno con il disinfettante, tremo, mi avvicino a Lestat e gli alzo il volto, stavolta lo scontro con i suoi occhi è inevitabile.

Ci guardiamo per qualche secondo comincio a disinfettare le ferite "Così vivi qui?" chiedo "Questa topaia? No, non è casa mia, cioè si, ma l'ho presa quando ti ho conosciuta perché era vicina, ma casa mia sono tanti posti" spiega, oddio ha preso una casetta per poter stare più vicino a me, stalker!  

Continuo a tamponare, le ferite sono così profonde che rabbrividisco, finisco di medicarlo, sistemo il kit e lo ripongo nella borsa, mi alzo e in un baleno il vampiro è davanti a me, troppo troppo vicino.

 "Kat.." sussurra con la testa bassa "Mi dispiace tantissimo, ma non ti conoscevo, non potevo sapere che sarebbe andata così, tu capisci che per me era impossibile saperlo? " spiega con voce ferma e la testa ancora bassa "Così come Lestat?" domando pungente,  alza la testa e mi guarda dritta negli occhi, inchiodandomi. 

"Così.... per quanto ci scontriamo, ci feriamo, abbiamo creato un legame nostro" mi informa "Quale legame?" chiedo ridendo "Quello che ti ha spinta a venire qui ad assicurarti che stia bene" dice stufo fissandomi, quelle parole mi mettono con le spalle al muro.

"Non mi resta che supplicare il tuo perdono, guardami! E' vero sono un mostro, un demone, non sono per niente una brava persona" ride amaramente per continuare "Se così posso definirmi, ma ci tengo a te, non capisco perché ma è la verità, mi sono fatto conciare così per te, tu lo sai meglio di me che è così" dice avvicinandosi ancora di più "Non avvicinarti a me!" urlo, il ragazzo indietreggia come chi ha paura di toccare qualcosa di così fragile da poterlo rompere con una sola carezza.

"Tu mi fai schifo!" dico andando verso la porta, ma lui è già lì davanti bloccandomi l'uscita "Non è vero non saresti qui" dice con tono severo "Tu..." nono non adesso! Le lacrime irrompono indesiderate e scivolano sulle mie guance.

"Hai la minima idea di come mi sono sentita? Di cosa ho provato in questi cazzo di giorni? Tu non puoi capire come mi sento" dico piangendo "Lo posso capire invece, benissimo!" risponde ad alta voce "Ah si? Per caso ti risulta che io ti abbia usato solo per spiarti ? Eh? Ho ucciso qualcuno davanti i tuoi occhi? Un'innocente?" dico furiosa. 

"Non c'entra questo,  ascoltami per una volta!" il suo volto è in preda al panico "Ho fatto una cosa orribile, qualsiasi parola sarebbe inutile, mi dispiace che tu abbia assistito ad una cosa del genere, ero fuori di me, non mangiavo da giorni, io, quando ti ho visto quella mattina con quell'imbecille..." Si porta una mano sul viso sbuffando quasi si stesse deridendo da solo.

"Tu riesci a farmi controllare dalle emozioni, emozioni, Katherine io non credevo fosse possibile, tu parli dalla tua visione, io dietro le spalle ho miliardi di vite vissute, non sai io chi sia stato in passato, quindi non hai metodo di paragone ma sembra che solo tu abbia sofferto in questi giorni e lo rispetto, ma se io non posso capirti beh neanche tu puoi farlo e sai che è così, Io non sono un umano, non lo sarò mai se è questo quello che vuoi..." Si ferma per attirare la mia attenzione.

" Guardami il volto! Non l'avrei fatto se non per una buona ragione!" Dice quasi urlando, mi giro dandogli spalle per non guardarlo più in faccia, in un attimo sono le sue braccia mi imprigionano stringendomi forte, il mio pianto si fa più forte.

 Non lo respingo, lascio che il suo freddo penetri nella mia pelle, la sua forza, il suo profumo. "Perché mi hai fatto questo? Quale buona ragione? Io neanche capisco, noi non ci conosciamo, non mi hai parlato di te, tutte le volte che ho provato mi hai respinto, come posso aver un legame se non conosco minimamente la persona?" chiedo esausta "Perché non vuoi saperlo, fidati" 

"Credi sia una deficiente? Sei un vampiro, ormai l'ho accettato, secondo te non tengo in conto che il tuo passato sia grondante di sangue innocente? Mi da i brividi ma è la tua natura, cosa posso fare se non accettarla? Ma non è questo quello di cui parli Lestat, vero?  Cosa dovevi a James? Sei un antico, lo sappiamo entrambi, io lo vedo che tu stai scappando da qualcosa" farfuglio velocemente dandogli le spalle imbarazzata per la mia voce tremolante.

"Katherine, non vuoi saperlo fidati" sussurra.

Mi giro verso di lui per ribattere, ma perdo le parole quando lo scovo che mi fissa con occhi infranti "Perdoniamoci" sussurra, mio dio la sua voce,  in un attimo mi bacia contro ogni mia aspettativa, ma non riesco a fermarlo mi tiene letteralmente ferma.

La sua bocca è ghiacciata a tal punto da causare brividi ovunque, ma allo stesso tempo emanare un senso di calore, il mio corpo è in estasi e il cuore batte così forte da farmi male, lo prendo per le guance e lo bacio forte, con passione, con odio. 

Mi solleva con le sue forti braccia e  mi aggrappo a lui con le gambe, bisognosa di quel sapore, baciandomi mi poggia contro il muro violentemente, la schiena aderisce completamente, le mani sulle mie cosce mi torturano.

Presto mi lascia sul divano e si distende su di me, dentro la mia mente c'è un contrasto, lo odio ma lo sto baciando, sto impazzendo lo so.

Si stacca un secondo ansimante e mi fissa "Non respiro ma perdo comunque il fiato, Perdonami mi fai diventare vulnerabile" sussurra con la voce roca, non ho mai sentito quel tono è quasi di supplica, potrei impazzire. 

Scivolo sopra, prendendo il controllo, lo bacio, geme di dolore e mi stacco "Il labbro" dice "Scusami" farfuglio,  riprende a baciarmi furiosamente, lo stringo forte a me, per tutte le volte che non l'ho potuto fare e avrei voluto, il suo profumo è forte e le sue braccia mi tengono stretta, mi prende la coda e la scioglie in un gesto veloce e preciso, i capelli cadono lunghi contro il mio viso.

Continua ad ispezionarmi gli occhi,  con una mano attenta mi sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio e poi mi imprigiona in un bacio ancora più furioso di quello di prima, mi prende per la gamba e mi fa scivolare, il suo peso mi imprigiona.

Si inarca come un serpente sopra di me, con le mani mi insinuo sotto la maglietta sentendo i addominali asciutti e compatti, la pelle ghiacciata e liscia come il marmo, la prendo dai bordi e gliela tolgo aggressivamente.

la sua pelle è perfetta, bacio il suo collo e una sensazione nuova si apre dentro di me, è fame, fame di lui. 

Lo stomaco si stringe mentre il cuore accelera pericolosamente, bacio il petto e scendo giù verso la pancia piatta per risalire e lasciare un bacio vicino le labbra mentre lui è intento a baciarmi il collo. 

Non devo farlo, una frustrazione improvvisa mi assale, lo odio, è un mostro, ma non riesco a fermarmi, non so cosa mi stia prendendo! 

Passano i minuti poi sento la stanchezza improvvisa, appesantirmi il corpo e la mente, mi sento rilassata e in qualche modo a casa, Lestat mi stringe forte, nessuno di noi due proferisce parola, in questo momento sarebbero totalmente sbagliate, siamo in pace nel nostro silenzio, i miei occhi senza nessun preavviso si chiudono e per la prima volta dopo tanto tempo, riesco a dormire bene, senza fare incubi. 

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