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2- We're shadows

Sono sempre stata affascinata dall'acqua.

Amavo la sua chiarezza mentre la si guardava da lontano, ero incantata da come la luce si riflettesse su di essa riuscendo a creare i più vasti colori esistenti, non smettevo mai di amare la sensazione di libertà che essa mi dava quando mi immergevo e nuotavo, era come liberarsi per qualche momento da tutto e catapultarsi in un mondo a parte, un mondo in cui tutto era ovattato e pulito, un mondo migliore direi.

E questa è l'unica cosa che ricordo.

Ricordo vagamente che amavo nuotare, ricordo il mio corpo sotto l'acqua mentre mi spingo con agilità con le gambe, ricordo la sensazione dei capelli bagnati sulla mia pelle ma niente altro, non ricordo il mio nome, il mio cognome, il perché io sia in quella piscina, il perché fossi qui, quale fosse casa mia e tanto meno ricordo il ragazzo dai capelli neri che si è appena gettato in piscina nel disperato tentativo di salvarmi.

Guardo in silenzio il ragazzo mentre si lancia nella piscina senza neanche togliersi i vestiti e nuota verso il mio corpo afferrandolo con le sue braccia muscolose stringendolo forte e voltando la mia faccia verso l'alto cercando di farmi respirare, continuo a guardarlo mentre mi scuote urlando, osservo i suoi occhi leggermente a mandorla mentre diventano sempre più disperati e mi perdo nell'immagine di lui mentre abbraccia il mio corpo senza vita.

"Rebecca cazzo svegliati, Rebecca" Urla il ragazzo mentre accarezza le mie guance pallide continuando a scuotermi le spalle, assaporo il nome appena uscito dalle sua labbra, Rebecca, mi è familiare, è il mio nome, io mi chiamo Rebecca.
"Hey, sono qui, ragazzo, sono qui" Lo richiamo cercando di attirare la sua attenzione su di me ma le mie parole sembrano una folata di vento non udibile per le sue orecchie mentre trascina il mio corpo immobile verso il bordo della piscina facendolo uscire dall'acqua.

"Michael chiama una cazzo di ambulanza" Urla il moro a qualcuno oltre il mio corpo, confusa mi volto e noto proprio dietro di me un ragazzo dai capelli viola e gli occhi verdi immobile sulla soglia della porta con gli occhi sbarrati.
"Michael cazzo muoviti" Lo richiama il moro mentre preme le mie mani sul mio petto cercando di farmi riprendere.

Osservo il ragazzo dai capelli colorati mentre urla all'ambulanza di muoversi e li informa del fatto che io non respiri più, ascolto il nome della via ma non ho la sensazione di prima come per il mio nome, Valligan Road, un nome come un altro.

Guardo ancora il moro mentre appoggia la testa sul mio petto e continua a fare il massaggio cardiaco mentre io sento i miei occhi pizzicare, deve fare qualcosa, deve aiutarmi, non posso morire, ho solo diciannove anni cazzo, mi avvicino al moro guardando il mio corpo praticamente bianco e colorato solo dalla mia chioma azzurra.
"Fai qualcosa, aiutami" Urlo cercando di spingere il ragazzo il quale non sente il mio tocco come io non riesco a sentire il suo corpo con la mia mano, è come se avessi sfiorato una corrente d'aria fredda con le dita, non sento il tessuto della sua maglietta bagnata o l'acqua sulle mie mani, non sento assolutamente niente.

"Ragazzo spostati" Urla una voce alle mie spalle, alzo lo sguardo notando un uomo con una divisa bianca e arancione mentre corre verso di me spingendo via il moro il quale con gli occhi sbarrati guarda i medici mentre si accovacciano attorno a me premendo come il ragazzo le mani sul mio petto cercando di far riprendere il battito del mio cuore ma più tempo passa e più mi rendo conto che sia troppo tardi per me.

"Come si chiamava?" Urla un medico al moro il quale sbatte le palpebre continuando a fissare il mio corpo bagnato e freddo senza riuscire a parlare.
"Ragazzo, come si chiamava?" Chiede ancora l'uomo con più severità e finalmente il moro si risveglia passandosi una mano trai capelli scuri e bagnati.
"S-si chiama Rebecca Ramirez" Dice ed io annuisco mentre guardo i medici prendere il mio corpo in braccio e appoggiarlo su una barella prima di prendere un telo bianco e appoggiarmelo sopra coprendomi completamente.
No aspetta.

"No, no, fermi cosa fate? Non sono morta, sono qui, mi scusi" Dico cercando di richiamare l'attenzione dell'uomo che abbassa la testa scuotendola dispiaciuto prima di ignorarmi e voltarsi verso il moro il quale ancora scioccato rimane in silenzio fissando il lenzuolo bianco.
"Cosa fate? No, dovete salvarla" Urla il ragazzo dai capelli colorati cercando di avvicinarsi al mio corpo ma un medico lo ferma.
"Che cazzo succede?" Il mio sguardo si punta su un altro ragazzo dai capelli biondi scuro e leggermente ricci mentre guarda prima l'ambulanza e poi il moro bagnato ed infine il mio corpo morto.
"Rebecca" Il mio sguardo saetta ancora una volta su un differente ragazzo sempre biondo ma non biondo scuro, un biondo quasi platino e con una statura molto più grande dell'altro, ragazzo che corre verso la barella ma che viene bloccato dai medici che gli urlano di fermarsi spiegandogli che per me è troppo tardi

Continuo a guardare i quattro ragazzi cercando di ricordarmeli, cercando di capire le loro parole, i loro nomi ma niente, non ho la più pallida idea di chi loro siano, eppure sembra fossero miei amici.
"Non può essere morta" Dice il biondo più chiaro mentre si accascia al suolo con gli occhi lucidi ed io sento una fitta al cuore mentre un nome rimbomba nella mia testa, guardo i suoi occhi azzurri come il cielo mentre si riempono di lacrime ed ascolto i suoi singhiozzi che riempono il silenzio finché le mie labbra lasciano scappare un nome.
"Luke"

Si chiama Luke, non so come faccia a saperlo ma so che il suo nome è Luke, so di conoscerlo ma non so chi sia per me.

Il mio sguardo poi viene catturato dalle sirene della volante della polizia che velocemente parcheggia accanto all'ambulanza e con altrettanta velocità due poliziotti escono dalla macchina dirigendosi a passi lunghi verso i quattro ragazzi che indietreggiano confusi.
"Verrete con noi in stazione per l'omicidio di Rebecca Ramirez" Dice uno di loro ed io li guardo confusa, omicidio? Mi hanno uccisa? Ero così fastidiosa?

"Non è stato un omicidio, la ragazza si è lanciata da quella finestra" Dice un medico calmando le acque e indicando una finestra al secondo piano aperta con le tende bianche svolazzanti, mi sono suicidata? Cosa?
"No, no, non posso essermi suicidata, non sono così stupida, signore aspetti" Urlo al poliziotto il quale mi ignora, corro verso di lui e mi posiziono proprio davanti alla sua faccia.
"Signore, mi ascolti, sono qui, mi guardi cazzo" Urlo infuriata mentre lui continua a parlare con il medico della mia morte.

"Non ti possono sentire" Una voce profonda attira la mia attenzione precedentemente puntata sui capelli sporchi e spettinati del medico il quale nonostante le mie urla e i miei vari spintoni non mi ha neanche degnato di uno sguardo.

Mi volto notando proprio accanto alla piscina un ragazzo che guarda attentamente l'acqua strofinando la punta delle sue scarpe nere e consumate sul bordo come per testare la resistenza del materiale, continuo a guardarlo notando i suoi capelli castani spettinati e poco curati, la sua carnagione leggermente abbronzata, le sue labbra appoggiate l'una sull'altra in un'espressione concentrata ed i suoi occhi nocciola fissi prima sull'acqua ora lentamente puntati nei miei.

Rimango immobile ad osservare il ragazzo che con tranquillità dopo aver fatto vagare i suoi occhi su tutto il mio corpo soffermandosi a lungo sui miei capelli azzurri, si lecca lentamente le labbra bagnandosele prima di infilarsi le mani nelle tasche dei suoi jeans scuri e guardarsi attorno.

"Odio l'odore del cloro" Dice poi storcendo leggermente il naso prima di puntare la sua attenzione su uno dei quattro ragazzi, i quali fanno parlando con i medici di qualcosa che non riesco ad udire.
Gli occhi del moro si puntano ancora su di me prima che una sua mano esca dalla sua tasca destra e il suo indice si posi su di me indicandomi.
"Peccato, era un vestito carino" Dice alzando le spalle e guardando il mio abito, confusa abbasso lo sguardo sul mio corpo vedendo solo ora attorno a me lo stesso abito bianco bagnato che il mio corpo morto sta attualmente indossando.

Guardo da vicino il tessuto leggero quasi trasparente attaccato alla mia pelle chiara, talmente attaccato che riesco a intravedere alcuni miei tatuaggi, tatuaggi di ogni tipo e genere, mi mordo il labbro prendendo con due dita una mia ciocca di capelli azzurri guardandola attentamente e sentendo le mie dita bagnarsi mentre continuo a perdere gocce d'acqua come se fossi appena uscita da una piscina.

Di scatto alzo lo sguardo puntandolo sul ragazzo il quale mi guarda in silenzio alzando un sopracciglio non appena gli rivolgo uno sguardo totalmente spaesato.
"Tu mi vedi" Dico in un sussurro e lui inclina le labbra piene e rosee in un ghigno strafottente.
"Non ti sfugge niente, dolcezza" Mi risponde con un tono sarcastico ed io lo guardò male mentre un poliziotto mi passa accanto fermandosi vicino a me e alzando lo sguardo verso la finestra aperta.

"Chissà cosa la avrà spinta a fare una cosa del genere, era così giovane e bella, è un vero peccato" Dice l'uomo in un sussurro mentre con lentezza si toglie il cappello passandosi una mano trai capelli corti e neri scuotendo la testa in un sospiro frustrato, prima di guardare ancora la piscina e indietreggiare verso la macchina.
"Signore, aspetti, non credo di essermi lanciata, io, io non ero triste, signore, mi scusi" Urlo al poliziotto cercando di fermare i suoi passi appoggiando una mano sulla sua spalla ma come prima le mie dita lo attraversano come se fosse un ologramma.

"Come ti ho detto poco prima, non può sentirti, nessuno di loro riesce a vederti o sentire le tue urla" Dice il ragazzo alle mie spalle ed io mi volto verso di lui.
"C-chi diavolo sei tu?" Chiedo temendo una risposta sincera.
"Oh che maleducato, ero talmente preso a guardare questo macello che hai fatto che mi sono dimenticato di presentarmi, piacere, mi chiamo Nick Robinson, mentre tu sei Rebecca Ramirez" Dice avvicinandosi ma io indietreggio leggermente facendolo fermare.

"Cosa sei?" Chiedo poi guardandolo e sentendo un brivido gelido lungo la mia schiena non appena il ragazzo piega le labbra in un sorrisetto alzando le spalle e guardandosi attorno.
"Cosa sono? Ci chiamano in molti modi, angeli, spiriti, fantasmi, spiriti guida, luci, sospiri, shanigami e tanti altri nomi poco carini a volte" Dice divertito ed io lo guardo stringendomi le braccia al petto, nessuno di questi nomi mi consola, sono tutti legati alla morte, e lui ha usato il plurale.

"Dolcezza non fare quella faccina spaventata, qualunque cosa io sia tu sei esattamente come me, se ti faccio paura dovresti proprio vederti, non sei sicuramente un raggio di sole in queste condizioni" Alzo lo sguardo notando il suo volto divertito mentre mi prende in giro per il mio abbigliamento e i miei capelli bagnati, mi mordo il labbro guardandomi attorno e vedendo i quattro ragazzi salire sulla macchina della polizia.

Li osservo uno per uno, guardo il moro che mi ha tirato fuori dalla piscina il quale ha la testa bassa e un'espressione indecifrabile, il ragazzo dai capelli colorati che cerca di parlare con il poliziotto il quale non lo guarda neanche in faccia, il riccio che rimane semplicemente in silenzio ed infine Luke che lascia scorrere sui suoi zigomi scolpiti e pallidi delle fredde lacrime.

"Io sono morta" Dico sentendo i miei occhi pizzicare mentre entrambi i veicoli partono allontanandosi da noi.
"Eccome se sei morta, devi proprio aver fatto un bel volo da quella finestra" Mi risponde Nick Robinson con voce divertita, come se tutto ciò fosse normale, come se fosse uno scherzo.

"Non voglio morire, questo è un incubo, questo deve essere un sogno, non posso essere morta" Dico chiudendo gli occhi e stringendo i pugni e inficcando con forza le mie unghie dentro i miei palmi.
"Mi piacerebbe darti ragione dolcezza, ma questa è la realtà, ti sei gettata da quella finestra finendo annegata in questa bella piscina con il tuo abitino bianco e ora eccoti qui con me" Dice affiancandosi a me lentamente.

"Cosa sono ora?" Chiedo aprendo gli occhi lasciando una lacrima scivolare sulla mia guancia gelida prima di voltarmi leggermente e guardare il moro il quale mi sorride.
"Dolcezza, sei quello che mi piace definire, un'ombra,sono felice di darti il benvenuto nel tuo fottuto nuovo mondo" Dice con finto entusiasmo ed io sento una fitta dolorosa dentro al mio petto, una fitta inesistente visto che non sento il mio cuore battere ne i miei polmoni lavorare.

Il ragazzo si accorge del mio brivido e della mia smorfia di dolore così alza le spalle prima di infilarsi una mano in tasca ed estrarre un pacchetto argenteo porgendomelo.
"Sì fa parecchio schifo, vuoi una sigaretta?"

Hey Everybody

Spero le cose si stiano facendo leggermente più chiare per voi, riassunto; Rebecca è morta, non si ricorda la sua vita, Nick è come lei, sono ombre, Nick è gnocco.

Per chi non sapesse chi Nick Robinson sia beh informatevi e cominciate ad amarlo come me perché sarà molto importante, già, vi sto dando l'occasione di inserirlo nella vostra lista di Crush.

Auguro a tutti una buona vita, fatemi sapere cosa ne pensate della storia e del cast.

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