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Capitolo 9

ATTENZIONE: in questo capitolo sono presenti scene di sesso esplicite. Buona lettura ;)


Una scena familiare si presentò a Feliciano mentre seguiva Ludwig, attraverso la pesante porta metallica della mensa, per il loro ultimo pasto della giornata. Centinaia di detenuti da ciascuno dei blocchi della prigione erano affollati nella sala rumorosa, metà dei quali già nascondevano il cibo mentre altri erano ancora in fila alla stazione di servizio. Alfred e Arthur avevano appena aperto la porta per i detenuti del blocco D, come sempre, Ludwig fu il primo a passarci e questo privilegio era stato concesso allo stesso Feliciano. Solo due giorni prima, però, qualcuno aveva provato a superare l'italiano, chiaramente non era a conoscenza della relazione che aveva col biondo, ed era stato messo a terra da un tedesco arrabbiato...quando le guardie erano voltate da un'altra parte ovviamente.

Il moro rimaneva sempre al fianco dell’amico, consapevole del fatto che questo fatto stava suscitando la rabbia di tutti, in quella prigione. L’unico che sembrava relativamente felice della cosa era la guardia carceraria americana; Feliciano aveva avuto la sensazione che non gli piacesse l’amicizia con Arthur, ma, dato che in quel momento era Ludwig a prendersi cura di lui, l’inglese si era fatto da parte, limitandosi a rivolgere all’italiano qualche sorriso amichevole o un saluto. La protezione e i consigli che solitamente riceveva da lui, adesso, gli erano offerti da Ludwig.

Il, come sempre, tavolo vuoto del biondo si trovava sul fondo della sala e stava aspettando solo loro due. Il tedesco aspettò che Feliciano prendesse il proprio vassoio prima di avviarsi. Era una routine che diventò presto una seconda vita per l'italiano: entravano nella mensa insieme, prendevano il cibo insieme, si sedevano insieme, mangiavano insieme e poi se ne andavano insieme; il tutto senza interruzioni o problemi. Quel giorno, tuttavia, fu diverso. Mentre lui e Ludwig si stavano avvicinando al loro tavolo, un detenuto seduto lì vicino si era alzato e aveva tentato di bloccare il loro cammino. Non mise un dito su nessuno dei due, si limitava a stare di fronte a Ludwig, guardandolo non intimidito.

Le voci intorno a loro si attenuarono in mormorii incerti mentre l'attenzione della gente era rivolto a quella scena insolita. Il tedesco sembrò momentaneamente irritato dallo strano comportamento di quell'uomo, poi i suoi occhi si strinsero, il suo viso si fece aspro, alzò mano colpendo il detenuto in pieno volto, facendolo cadere su un tavolo. I suoi occhi color ghiaccio si posarono sugli altri detenuti che tornarono frettolosamente alle loro conversazioni cercando di ignorare l'uomo, col naso gocciolante di sangue, che cercava di rimettersi in piedi.

«Scusa per prima.» grugnì in direzione dell'italiano mentre si sedeva.

Feliciano sorrise leggermente, sistemando il vassoio. «Va bene...»

Il tedesco scosse la testa lanciando una scura occhiata all'uomo che si era allontanato. «Non so perché l'Arschloch non si sia comportato normalmente.»

«Normalmente?» chiese il moro.

«Non so se l'hai visto oppure no, ma tutti mi stanno alla larga.» spiegò.

Feliciano tamburellò ansiosamente le dita sul tavolo. «...forse è colpa mia.»

«Che cosa?»

L'italiano scrollò le spalle. «Forse pensano...sai, perché rimango con te...»

«Che sono diventato morbido?» chiese Ludwig con uno sbuffo. «Beh, se quei deficienti vogliono rischiare la pelle in quel modo, facciano pure.» disse con un sorrisetto e Feliciano poté giurare di aver visto i bicipiti dell'altro ingrossarsi.

L'italiano osservò il biondo iniziare a mangiare; nell'ultimo mese aveva avuto molte opportunità di vederlo infuriarsi in azione, sia per proteggerlo che per proteggersi. «...sei sempre stato così?» chiese dopo qualche istante di silenzio.

Ludwig ingoiò il boccone. «Sempre stato così come?»

Feliciano esitò, nonostante la loro amicizia c'erano cose che era ancora diffidente nel dire in faccia all'uomo. «...un po' violento...» balbettò leggermente nel vedere le sopracciglia del biondo alzarsi. «...volevo dire...che ti piace stare al comando...come un re...»

Ludwig sembrava contemplare le parole dell'italiano mentre mangiava un altro boccone di stufato. «Non sono un re.» disse. «Voglio dire, nessuno mi porta offerte o cose del genere.» fece notare.

Il moro annuì lentamente. «Si...ma fanno quello che dici.»

«Dico loro solo di starmi lontano e lasciarmi in pace. E agisco solo se qualcuno pensa di affrontarmi.» precisò, lanciando un'occhiata cupa alle persone presenti.

Quando i loro occhi si rincontrarono il viso del biondo si ammorbidì all'istante, Feliciano sorrise. «...non dovresti comportarti così per tutto il tempo.» disse con affetto.

«Questo è il solo modo in cui io abbia vissuto la mia vita.» mormorò Ludwig poggiando i gomiti sul tavolo. «Quando sono arrivato qui era tutto ciò che sapevo.»

«Quindi non hai mai interagito con nessuno qui?» chiese incuriosito l'italiano.

«Nein.» rispose subito l'altro prima di aggrottare le sopracciglia. «A meno che non conti i compagni di cella che ho avuto prima di te.»

Feliciano si era completamente dimenticato di questo fatto. «Cos'è successo a loro.»

«Uno si è suicidato.» disse Ludwig con indifferenza. «A proposito, non l'ho influenzato.» aggiunse quando vide gli occhi ambrati del più giovane spalancarsi per l'orrore. «Gli altri sono stati portati fuori dalla cella dopo che li ho..."convinti" ad andarsene.» finì con un sorrisetto.

Il moro sorrise goffamente e inclinò la testa di lato. «...perché? Perché non li volevi lì?» sapeva che il tedesco amava la solitudine, ma allora perché stava così volentieri con lui e con nessun altro?

Il biondo si strinse nelle spalle. «Non volevo stare con nessuno.»

«Devi esserti sentito molto solo.» disse Feliciano senza accennare a toccare il proprio cibo.

«Non proprio.» borbottò l'altro.

L'italiano lo guardò con curiosità. «Cinque anni sono tanti per non avere amici.»

Ludwig guardò il moro sorridendo. «Beh, adesso ho te...» disse bevendo un sorso d'acqua. «...no?»

Il minore ricambiò il sorriso, ma la sua mente meditabonda non gli permetteva di fermarsi. «...volevo chiederti questo.» mormorò.

«Riguardo a cosa?»

Feliciano si morse il labbro. «Beh, cosa mi ha reso diverso?»

Il tedesco non rispose subito. «Cosa intendi?»

«Non hai mai voluto avere un amico o qualcuno che ti girasse attorno qui.» chiarì. «Ma hai cambiato idea con me?» disse con tono interrogativo, un sorriso danzava nei suoi occhi.

Ludwig si massaggiò la nuca, iniziando a sentire caldo. «Beh...non volevo avere niente a che fare con te fin dall'inizio.» dichiarò bevendo un altro sorso d'acqua.

L'italiano annuì lentamente, faticava a trattenere il sorriso. «...ma mi hai salvato dall'asta del sesso.» sottolineò, e mai nella vita avrebbe pensato di dire "asta del sesso" con così tanta disinvoltura. «...e mi hai salvato altre volte, come con quel tipo nelle docce...»

«Solitamente me ne sarei fregato.» disse poggiando il bicchiere di plastica sul tavolo. «Ma tu sei un caso speciale.»

Feliciano sorrise raggiante. «In che senso?»

Ludwig scosse la testa. «Feliciano...sei consapevole di essere incredibilmente attraente?» chiese con una sincerità spiazzante.

Il moro avvampò e il suo sorriso fu sostituito da una smorfia imbarazzata. «...che cosa?» borbottò.

Il tedesco sorrise, quasi ridacchiando. «Sei un italiano meraviglioso e, senza offesa, sei anche piuttosto effemminato.» mormorò piano, prendendo segreta la gioia di aver fatto arrossire il ragazzo. «Perciò anche gli uomini che si dichiarano etero possono giustificare nell'essere attratti da te.»

«Le persone qui sono attratte da me?» chiese spalancando gli occhi allarmato.

Il tedesco alzò gli occhi al cielo. «Ja, non l'hai notato? Non voglio spaventarti Feliciano, ma probabilmente sei la persona più desiderabile qui dentro.»

L'italiano sprofondò su se stesso, se il suo viso non fosse stato così rosso sarebbe impallidito all'ultima osservazione. «Oh...yay.» sospirò.

«Ecco perché sono intervenuto.» continuò l'altro. «So come funzionano le cose qui, la seconda volta che ti ho visto sapevo che avresti avuto problemi.»

Feliciano si morse il labbro. «...scusa.»

Ludwig si strinse nelle spalle. «Figurati, non è colpa tua.

Il moro annuì lentamente ma sorrise. «...grazie, voglio dire...» la sua mano si mosse sul tavolo, come se volesse prendere quella del tedesco ma non lo fece. Alzò lo sguardo su Ludwig guardandolo con occhi luminosi. «...per molte cose.»

«Di niente.» grugnì, distogliendo i suoi occhi azzurri da quelli ambrati. «Per una volta è davvero bello aiutare qualcuno.» disse con un'alzata di spalle, lanciando uno sguardo curioso al cibo intatto dell'italiano. «Non lo mangi?» chiese, cambiando in fretta l'argomento.

Feliciano si strinse nelle spalle, sollevò la forchetta, la infilò nello stufato dall'aspetto piuttosto viscido e arricciò il naso. «Non ho molta fame...e comunque non mi sembra avere un buon sapore.» mormorò, rimettendo a posto la posata. Emise un sospiro sognante. «Antonio, il ragazzo di mio fratello, mi aveva portato dei panini alla cannella l'ultima volta che sono venuti a farmi visita...» mormorò, poggiando la testa sul palmo della mano.

«Beh, non troverai niente del genere qui.» grugnì l'altro.

L'italiano sospirò nuovamente. «Penso che sia la prima cosa che farò.»

«Che cosa?»

«Quando esco...» spiegò il moro sorridendo leggermente. «...la prima cosa che farò sarà tornare a casa e riempirmi di pasta e pasticcini.»

Ludwig annuì. «Se mai uscirò c'è solo una cosa che vorrei fare.» mormorò.

«Cosa?»

«Visitare la tomba di Gilbert.» disse. «Non ho mai potuto farlo. Non mi è stato permesso nemmeno di partecipare al funerale.» brontolò amaramente.

«La prigione non te lo aveva permesso?» chiese Feliciano scioccato.

«Oh nein, allora non ero ancora incarcerato...sarebbero stati disposti a partecipare con una scorta, ma i Beilschmidts non mi volevano lì.»

L'italiano lo fissò. «È così ingiusto!»

Ludwig scrollò le spalle, emettendo un profondo sospiro. «Legalmente erano ancora i suoi tutori...e in quanto tali erano responsabili del funerale, non volevano presente l'uomo che lo aveva tenuto lontano da loro.» mormorò.

«Non sapevano dell'uomo che lo aveva ucciso?» chiese il moro con gli occhi spalancati per lo stupore.

Il biondo sbuffò. «Ja, ma a loro non importava; odiavano me, non lui...beh, probabilmente anche lui, ma incolparono me per la morte di Gil.» spiegò freddamente.

Feliciano si morse il labbro. «...non è giusto, Gilbert era più tuo che loro.» disse piano.

«Ja...» il tedesco lo guardò, sorridendo leggermente. «... almeno qualcuno lo capisce.»

Feliciano gli sorrise di rimando, bevve qualche sorso d'acqua ma non toccò il cibo. Lui e il biondo chiacchierarono insieme per qualche altro minuto finché le guardie della prigione non si mossero verso le porte per aprirle e permettere così ai detenuti di tornare alle loro celle. Fu mentre le aprirono che successe un evento simile a quello dell'inizio della cena. Un detenuto che il moro conosceva molto bene si era alzato dal suo tavolo e si era avvicinato a loro, si fermò accanto all'italiano e gli sorrise malizioso.

Feliciano alzò lentamente lo sguardo e il suo cuore affondò nello stomaco. Era il grande detenuto che aveva incontrato nel suo secondo giorno in prigione...quello che aveva tentato di comprarlo prima che venisse Ludwig in suo soccorso, Eric. Aveva rivisto quell'uomo un paio di volte dall'incidente e lo faceva sempre sentire male, ma da vicino era terrificante. Il tedesco si ricordava fin troppo bene di quel giorno, socchiuse gli occhi che si fecero scuri e si rivolse al detenuto. «Posso aiutarti?» ringhiò, poggiando le mani sul tavolo in caso avesse avuto bisogno di balzare in piedi.

Lo sguardo di Eric fluttuò dall'italiano verso il biondo, sempre ghignando. «Ludwig, credo che tu abbia qualcosa che mi appartiene.» disse, stringendo con una grossa mano la spalla di Feliciano.

La faccia del tedesco si contorse. «Cosa?»

«Non ti dispiace se lo porto via con me, vero?» disse con calma mentre affondava le dita nella spalla ossuta dell'italiano e lo trascinava in piedi.

Anche in un attimo Ludwig si alzò, così velocemente che per poco la panca dietro di lui non cadde. «Togligli le mani di dosso.» disse molto lentamente.

Eric continuò a sorridere. «Perché?» chiese innocentemente.

«Perché?!» abbaiò il tedesco incredulo, una vena sulla sua fronte iniziò a pulsare.

«Si, perché? Non è tuo, vero?» disse scuotendo leggermente l'italiano, facendolo sussultare.

Ludwig fu preso alla sprovvista. «N-Nein ma non è tuo, Arschloch!» urlò, marciando attorno al tavolo, afferrò con forza il braccio di Eric che reggeva Feliciano. «Mettilo giù prima che ti spezzi il braccio.» ringhiò, le dita affondarono duramente nel braccio del detenuto.

Eric sussultò ma stranamente non reagì. «Quindi non è tuo? Ma rivendichi ancora la proprietà su di lui?» disse lentamente, guardando il moro.

«Nessuno lo possiede!» sibilò il biondo, confuso dalla mancanza di risposta del detenuto. «Ma è mio amico, e se non lo lasci andare e te ne vai renderò la tua vita molto interessante.» trascinò l'uomo più vicino a sé, ringhiandogli in faccia. Ci fu un momento di silenzio e Ludwig strinse l'altra mano a pugno, pronto per l'inevitabile rissa che sarebbe scoppiata. Gettò uno sguardo in giro per assicurarsi che le guardie non sarebbero intervenute. Ma con sua grande sorpresa, Eric lasciò cadere l'italiano, si tirò fuori dalla presa del tedesco e tornò a sedersi tranquillamente al proprio tavolo.

Ludwig lo guardò allontanarsi, le sopracciglia corrugate prima di posare delicatamente una mano sulla spalla di Feliciano. «Stai bene?» chiese.

Il moro annuì lentamente, mordendosi il labbro. «...sì, grazie.»

«È stato strano.» mormorò il biondo.

L'italiano annuì. «Già...non aveva mai provato a riavermi prima.»

Ludwig scosse la testa. «Non quello.» grugnì, socchiudendo gli occhi. «Conosco Eric, e lui non si comporta mai così.»

«Cosa intendi?»

«Eric non si arrende mai in quel modo, non normalmente, anche se dopo non combatterà, litigherà fino a quando non sarà rosso in faccia.» lo informò. «Non capisco perché se ne sia andato via così.» disse, si guardò attorno e vide che Alfred aveva appena aperto la porta del loro blocco. «Andiamo.»

Feliciano annuì e seguì Ludwig fino all'uscita. Mentre passava davanti al tavolo di Eric osò lanciargli un'occhiata e lo vide conversare con qualcuno seduto accanto a lui. Quest'uomo sembrava piuttosto familiare; Eric gli stava parlando piano, quasi nell'orecchio, e proprio in quel momento entrambi alzarono lo sguardo e fissarono l'italiano. Il moro incontrò un paio di freddi e profondi occhi grigi appartenenti ad un volto appuntito. Prima che Feliciano potesse soffermarsi su questo fu manovrato dolcemente fuori dalla mensa da Ludwig, che sorrise alla guardia britannica mentre passava.

~O~

Feliciano sbadigliò stancamente, rannicchiandosi sotto le sottili lenzuola sul fondo della sua cuccetta, i suoi occhi si aprirono e incontrarono l'oscurità. Stava iniziando a pentirsi di non aver mangiato quella sera perché era certo che era la ragione per cui gli veniva negato il sonno. Sospirò, girandosi sulla schiena, il letto scricchiolò al movimento, ma fortunatamente Ludwig dormiva profondamente. L'italiano richiuse gli occhi, ascoltando il silenzio del loro blocco.

Il moro impiegò diversi minuti che il respiro costante del tedesco stava pian piano accelerando. Aprì gli occhi ambrati, fissando la cuccetta sopra di lui, anche se non riusciva a vederla bene per colpa del buio. Ludwig cominciò a borbottare parole angosciate mentre tremava. Feliciano sapeva cosa significasse. Il tedesco stava avendo uno dei suoi incubi, fino ad allora l'aveva visto accadere solo una volta; Arthur gli aveva detto che era sorpreso dal fatto che fosse trascorso così tanto tempo dal suo ultimo, dato che solitamente accadevano settimanalmente.

Quella sera, tuttavia, avevano fatto brutalmente ritorno. La voce soffocata del biondo si era fatta più disperata. «G-Gil...non andare...tieni duro...Gil n-non...»

Feliciano giaceva lì, stringendo le lenzuola, il cuore batteva ansiosamente mentre aspettava che il tedesco si svegliasse. Ma Ludwig continuava ad andare avanti, la sua mente si rifiutava di tornare al mondo reale. L'italiano non riuscì a resistere un secondo di più, con un impulso abbastanza aggressivo balzò giù dal letto. Rapidamente, e con qualche difficoltà, riuscì ad afferrare la scaletta e salire.

«N-No! N-Non...aspetta...ti voglio troppo b-bene...» Ludwig stava singhiozzando, il moro poteva sentire il modo il cui le parole gli bruciavano la gola.

Feliciano si morse il labbro, a tentoni trovò le spalle del tedesco e diede loro una leggera scossa. «Ehm, Ludwig?» sussurrò. Il biondo continuò, ma la sua voce divenne più flebile. «Ludwig svegliati, stai sognando.» Tuttavia il detenuto continuava a dormire mentre riprendeva ad agitarsi. Il moro si tirò più avanti, sedendosi a cavalcioni sul biondo. «Ludwig!» gridò, scuotendo l'uomo sotto di lui. «Svegliati!»

Ludwig si svegliò sussultando e per poco l'italiano non cadde dal letto. Il tedesco strinse impulsivamente il giovane di fronte a lui, il respiro rallentava lentamente. «F-Feli?» chiese fissandolo.

Feliciano annuì, facendo scorrere delicatamente le dita sul suo viso, asciugandolo dalle lacrime. «Sì, sono io...stai bene?» sussurrò piano.

Il biondo scosse la testa, deglutendo a fatica. «Era così reale...Gilbert, lui era...sembrava così vero...mi sentivo come se...oh Gott...» balbettò, stringendo le mani alla vita dell'italiano. «...come se stesse per riaccadere.» respirava ancora pesantemente.

«Va tutto bene, era solo un incubo...» mormorò Feliciano, usando il bordo della manica per asciugare le lacrime del tedesco che continuavano a scendere.

«Va tutto bene lì dentro?» all'improvviso riecheggiò una voce alle loro spalle. Il moro si voltò e una forte luce gli fece chiudere gli occhi; Arthur era in piedi all'esterno della loro cella, proiettando una torcia nella loro direzione, sul volto era stampata un'espressione preoccupata e confusa.

«Sì, va tutto bene.» rispose Feliciano, con la coda dell'occhio vide Ludwig chinare la testa imbarazzato. «Davvero Arthur, va tutto bene.» disse frettolosamente.

«Beh...se ne sei sicuro...» borbottò lanciando un'occhiata al tedesco tremante. «Sono in servizio, quindi sarò di pattuglia qui in giro...se avrete bisogno di me.»

Il moro sorrise in segno di gratitudine. «Grazie.»

Arthur annuì e scomparve di nuovo. Quando la luce della torcia fu completamente sparita dal campo visivo dell'italiano, si girò per affrontare Ludwig. Il tedesco lo stava ancora trattenendo mentre cercava di calmarsi; il moro avvolse le braccia intorno al suo collo. «Va tutto bene...» sussurrò abbracciandolo.

Il tedesco si irrigidì al contatto e sembrò che lo avrebbe respinto, invece si accasciò su di lui, affondando la testa nell'incavo del suo collo. «...scusa.» borbottò.

«Non scusarti.» sussurrò il moro tra i suoi capelli.

Feliciano sentì la stretta attorno ai suoi fianchi scivolare immediatamente. L'italiano continuò ad accarezzarlo tra i capelli e abbracciarlo; era il genere di cose che lo avrebbero fatto sentire meglio dopo aver fatto un incubo ed era certo che avrebbero aiutato il suo compagno di cella. Sembrava funzionare; il respiro del biondo era tornato regolare, le lacrime avevano smesso di scendere e non sentiva più il battito furioso di Ludwig contro il suo petto.

Tuttavia il tedesco doveva ancora lasciarlo andare. In realtà Feliciano si sentì avvicinare sempre più finché non fu seduto proprio sul cavallo dei pantaloni di Ludwig. L'italiano allentò la presa sul suo collo e gli diede una pacca sulle spalle, indicandogli che poteva lasciarlo andare. Ma più il moro cercava di allontanarsi, più aumentava la presa del biondo su di lui. Dopo alcuni minuti di quella lotta imbarazzante, Feliciano cedette e tornò alle insistenti coccole; era insolito che il tedesco si comportasse in quel modo, ma tutto sommato non gli dispiaceva.

Il giovane chiuse gli occhi e poggiò la testa contro il petto muscoloso dell'altro. Si sentiva profondamente a proprio agio, quasi abbastanza da pensare di potersi addormentare in quella posizione. Sentiva le mani forti di Ludwig corrergli su e giù per la lunghezza della sua schiena, offrendogli un senso di sicurezza, finché quelle mani si spostarono sul davanti provocandogli una vampata di calore. Feliciano aprì gli occhi e fu allarmato quando vide che il biondo gli stava sbottonando i bottoni della sua divisa.

Poteva solo distinguere i contorni nell'oscurità e nel suo stato di dormiveglia non si era accorto subito di cosa stava succedendo. La divisa fu calata sulle sue spalle e il moro rabbrividì quando il freddo della cella che incontrò il proprio petto. Il freddo durò finché non sentì qualcosa di caldo e umido su uno dei suoi capezzoli. Rimase senza fiato per lo shock, le sue mani tremanti si aggrapparono alle spalle del tedesco mentre rabbrividiva.

Ludwig spinse in fretta la divisa dell'altro oltre le sue spalle, le labbra pattinavano sul petto esposto di fronte a lui; si spostò sull'altro capezzolo, dandogli un lieve ritocco coi denti prima di sporgersi per mordere il lato del collo di Feliciano mentre faceva vagare le mani sulla schiena. Il moro piagnucolò piano mentre la lingua dell'altro accarezzava scherzosamente la pelle sensibile. Stava davvero succedendo?

Improvvisamente il biondo spinse all'indietro l'italiano in modo da poter finire di spogliarlo. Feliciano deglutì a fatica e, con mani tremanti, cominciò a fare la stessa cosa con Ludwig; quest'ultimo si fermò per permettere all'altro di sfilargli la parte superiore della divisa. Il moro lasciò che le sue dita scendessero delicatamente dai suoi lisci pettorali ai suoi addominali ben definiti. Il tedesco rabbrividì leggermente e fece sedere Feliciano in ginocchio in modo da potergli sfilare anche i pantaloni.

Essendo vergine e non avendo mai superato il semplice bacio a stampo non si era mai trovato in quella situazione prima, ma ciò non significava che il suo corpo non avrebbe reagito di conseguenza. Non poté fare a meno di arrossire quando gli occhi azzurri di Ludwig puntarono sul rigonfiamento dei propri boxer, ebbe il forte impulso di coprirsi. Emise un rantolo acuto quando una delle grosse mani del tedesco diede una leggera stretta a quel punto. Feliciano gemette piano, le sue dita tremanti si aggrapparono alla nuca del biondo mentre quella mano tortuosa continuava a muoversi, premendo in tutti i punti giusti.

Ludwig si chinò e premette un bacio bagnato sulla mascella del giovane che emise un gemito acuto. Qualcosa dentro il tedesco doveva essersi spezzato, tutta la pazienza era andata perduta, afferrò il giovane e lo fece distendere sul letto a pancia in giù. Il moro strillò di sorpresa quando, altrettanto improvvisamente, il biondo gli sollevò i fianchi verso di lui. Feliciano si morse il labbro, il cuore batteva velocemente, mentre sentiva le dita dell'altro afferrargli l'elastico dei boxer e fargli scendere lungo le gambe, lasciandolo completamente esposto.

L'italiano deglutì, seppellendo la testa nel cuscino per impedirsi di piagnucolare dalla paura. Continuava a ripetersi che si fidava del tedesco, lo faceva davvero, ma ciò non impediva alle sue gambe di trasformarsi in gelatina mentre Ludwig gli passava le dita lungo la pelle liscia della sua schiena. La mano del biondo scivolò verso la parte posteriore del suo collo, dove intrecciò le dita tra i capelli castani, tirandoli leggermente mentre si chinava e premeva baci delicati tra le sue scapole. Il giovane grugnì piano, inarcando la schiena su quelle labbra morbide e sollevò la testa dal cuscino. Tre delle dita di Ludwig scivolarono verso il viso di Feliciano e si fecero strada nella sua bocca. Il moro esitò, poi, capendo cosa voleva che facesse il tedesco, iniziò a succhiarle.

Quando il biondo sentì che le dita erano sufficientemente bagnate, le staccò dalla bocca del giovane, che sospirò sollevato. Sospiro che divenne presto un guaito quando sentì una di quelle dita premere con forza contro la sua entrata. Feliciano si morse il labbro, piagnucolando piano, quando quel dito fu spinto dentro il suo corpo; l'intrusione sembrava strana e disagiante, ma stranamente eccitante. Si costrinse a tacere mentre il dito sondava e pungolava, ma non poté evitare che un potente gemito gli sfuggì dalle labbra quando un secondo e poi un terzo si unirono al primo, muovendosi dentro di lui e allargando lo stretto passaggio. Feliciano grugnì piano, stringendo le lenzuola e muovendo il bacino contro quelle dita per farle andare ancora più in profondità.

Ludwig allontanò la mano dal giovane che emise un gemito di disappunto. Subito dopo emise un sussulto quando il suo fianco di afferrato e lui fu girato con la schiena contro il letto; sopra di lui riuscì a scorgere il biondo che si liberava frettolosamente dei propri vestiti. Il moro aprì automaticamente le gambe quando il tedesco gli si avvicinò e lo afferrò per la vita; l'italiano chiuse gli occhi, mordendosi il labbro mentre aspettava impazientemente ciò che sarebbe accaduto da lì a poco.

Con un rapido movimento Ludwig entrò in Feliciano, le sue dita affondarono duramente nei suoi fianchi. Il più giovane dovette trattenere un grido; faceva molto male. Le dita del tedesco non erano nulla in confronto a quella grande intrusione, lo stava allargando così tanto che era preoccupato di non riuscire a prenderlo completamente. Le mani tremanti del moro si strinsero saldamente ai bicipiti del biondo, il suo respiro usciva come un sussurro acuto mentre l'altro continuava ad avanzare lentamente dentro di lui. Qualche goccia di sangue gocciolò sulle lenzuola, un segno della sua verginità data all'uomo che lo stava osservando nell'oscurità. «Stai bene?» grugnì improvvisamente.

Feliciano si morse il labbro, le lacrime iniziarono a bagnargli il viso. «...fa male.» sussurrò, sentendo la voce nel petto.

Immediatamente sentì i movimenti di Ludwig fermarsi, e le sue mani si spostarono dai suoi fianchi fino al viso dove gli accarezzò le morbide guance coi pollici. I loro occhi incontrarono nel buio, in quel momento più facilmente visibili grazie a quella vicinanza; vi fu un lungo silenzio rotto solo dal respiro affannato dell'italiano mentre si guardavano l'un l'altro, con le dita del biondo che tracciavano dolci disegni sulla sua pelle. Feliciano poté sentire l'altro avvicinarglisi, il suo respiro caldo scendeva come una cascata sulle sue labbra mentre i loro volti si avvicinarono costantemente. I loro occhi erano socchiusi, i loro corpi nudi erano premuti l'un l'altro, le punte dei loro nasi si sfioravano; ingoiarono un nodo alla gola durante quella pausa inquieta, entrambi incerti sulla loro prossima mossa. Il tedesco sopra di lui si morse il labbro e accennò un piccolo movimento col bacino.

«Ahh!» Feliciano gettò la testa all'indietro e lanciò un grido; il dolore che aveva provato fu presto surclassato da un intenso piacere che prese il sopravvento. Ludwig gli lasciò un veloce bacio sul collo ed uscì per poi entrare in lui più facilmente di prima. L'italiano circondò il collo del biondo con le proprie braccia mentre iniziava a spingersi verso di lui, quest'ultimo iniziò ad aumentare la velocità delle spinte mentre afferrava saldamente i fianchi del giovane.

L'italiano tirò il tedesco verso di lui, ansimando ad ogni incontro con la prostata; non aveva mai provato niente del genere. L'intero letto tremava per la forza delle spinte di Ludwig, i loro lamenti, i loro gemiti e il rumore delle loro pelli l'una sull'altra riempivano la cella. Le mani tremanti di Feliciano artigliarono alcune ciocche bionde dell'altro e con un grido venne tra i loro corpi. Il tedesco rabbrividì violentemente e in un attimo si svuotò nel giovane.

Ludwig collassò sopra Feliciano, i loro corpi erano ricoperti di sudore e sperma. L'italiano non riusciva ancora a capire cosa fosse successo; il biondo si mise lentamente a sedere e uscì da dentro l'altro, il quale rabbrividì. Era completamente prosciugato di energie e non poteva far altro che rimanere steso sul letto a fissare il profilo del tedesco con un curioso sorriso sul volto.

Ma Ludwig...Ludwig non stava sorridendo. Si affrettò a mettersi in ginocchio e a rivestirsi; Feliciano lo guardò confuso mentre l'altro scendeva dal letto. Cominciò a camminare per la loro cella per la loro testa tenendosi la testa fra le mani, il respiro affannato.

«...Lu...Ludwig...» mormorò il moro, era sfinito, riusciva a stento a tenere gli occhi aperti. Le sue palpebre si abbassarono, ma le costrinse a rialzarsi; il tedesco era in piedi di fronte a lui e gli dava le spalle.

Feliciano cercò disperatamente di scongiurare il sonno, ma invano; chiuse gli occhi mentre i suoi muscoli affaticati cedevano. Non riusciva a ricordare se fosse stato parte di un suo sogno o se fosse realmente accaduto, ma dopo qualche istante aveva sentito una mano passargli delicatamente tra i capelli, dita morbide gli sfiorarono la pelle. Si addormentò e poté giurare di aver sentito una voce spezzata sussurrare nell'oscurità.

«Feli...mi dispiace così tanto.»

ANGOLO DELLA TRADUTTRICE
Oggi capitolo intero, spero che vi sia piaciuto u.u

E nulla, finalmente Ludwig ha chiesto a Feliciano di sposarlo e hanno trascorso la Luna di miele in Germania, lol.
So che non c'entra gran che, ma mi andava di condividere questa cosa con voi qwq

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