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Capitolo Tre


In principio era il verbo.
No, in principio era il sesso.
Antonio Gramsci



Una bella villetta costruita in pietre color grigio, spicca contro il cielo azzurro.
E' accompagnata da un ampio giardino ben tenuto e una recinzione di ferro battuto che concede la visuale all'interno.
La targhetta lucente e pulita, con la scritta "Villa Malfoy", brilla come un trofeo sul lato destro dell'ingresso.

Un sospiro lascia dolcemente le labbra di Harry, quasi impercettibile, esattamente come la cocente ansia che lo divora. Forse per nervosismo, forse per trepidazione, si passa una mano sulla fronte stropicciando la cicatrice con fare agitato.

Per l'ennesima volta ricontrolla l'orario e finalmente il suo dito pigia il campanello: è ora di entrare.
Osserva pensieroso le inferriate aprirsi da sole, oltrepassandole con passo deciso, fino a fermarsi di fronte alla porta della casa.

La figura che si trova davanti è immobile.
Esita appena, sembra quasi irreale: lunga vestaglia di raso nero, pantofole abbinate di colore scure, e la pelle candida... nuda... che si scopre ad ogni movimento rivelando una consistenza liscia pressoché perfetta.

-Buongiorno, Potter. E' molto presto... Mi hai portato, per caso, la colazione?- Domanda ironico, scoppiando subito a ridere di fronte all'espressione smarrita che ne riceve in cambio.

-Scherzavo. Per la barba di Merlino! Sei veramente esilarante... Dai, entra pure.-

La saliva viene deglutita pesantemente dal Grifondoro, che cerca sollievo dall'arsura che lo soffoca, schiarendosi varie volte nervoso la gola.
Cosa dovrebbe fare?
Parlargli subito? Continuare a seguirlo... e farlo... poi?

Dall'agitazione che lo scuote, neanche riesce ad ammirare gli antichi quadri che riempiono l'ingresso, i molteplici soprammobili di costosa porcellana e i ritagli appesi ovunque.

Soltanto un'enorme cornice di legno scuro, con la foto di famiglia del padrone di casa, lo desta dal torpore.
Pose rigide e sguardi duri: Lucius guarda in camera severo e Narcissa ha una mano appoggiata sull'unica cosa che abbia mai amato veramente in vita sua... suo figlio Draco.

-I tuoi non ci sono?- Domanda con tono incerto, facendo fermare di scatto il ragazzo biondo che per qualche strano motivo esita nel rispondere.

-No, i miei sono sempre in viaggio e la casa ora è solamente mia.-
Di nuovo il vibrante canzonatorio si insinua nella voce del Serpeverde.
-Non avrai mica pensato che ti avrei invitato qui, con loro presenti. Vero?-

Le spalle si girano leggermente ed il sorriso sghembo che gli appare sul viso lascia spazio subito dopo ad uno sbuffo annoiato.
-Ma non distrarti, e soprattutto seguimi senza parlare. Non mi piace fare conversazione di prima mattina.-

La supponenza che trasuda è talmente carica che Harry sente il fastidio montargli addosso in pochissimi istanti.
-E invece, pensa un po', dovrai farlo... perché io sono qui proprio per questo!-

I piedi di Draco non si fermano all'esclamazione piena di rabbia del Grifondoro.
Non è per nulla interessato. Si muovono nel lungo corridoio come se niente fosse, e Harry si trova quasi a doverlo rincorrere per seguirlo e non perdersi in questo labirinto enorme di stanze.

Dove si fermano è una specie di salotto ben arredato: Draco si lascia cadere sull'enorme divano incrociando le gambe tra di loro ed esponendo un ampio scorcio della pelle chiara e nuda

-Dunque?- Domanda acido spostandosi il ciuffo biondo, e sbattendo le ciglia irritato.

-Voglio leggere il contratto.-

Un sopracciglio biondo si muove verso l'alto. Passano alcuni secondi carichi di tensione in cui i due ragazzi si studiano a vicenda. Occhi negli occhi, verde contro azzurro.
-Avresti dovuto farlo prima di accettarlo.-

-Beh, lo voglio fare adesso! Non puoi evitarmelo... e tu lo sai!- Ribatte secco.

Un rapido movimento di polso dato con la bacchetta, un cassetto si apre ed alcuni fogli volteggiano leggiadri fino a bloccarsi davanti al naso di Harry.
-Siediti.- Ordina Draco indicando varie poltrone imbottite.

Per alcuni minuti nella stanza si sentono soltanto i respiri lenti e il frusciare dei fogli che vengono aperti, richiusi, ripassati più e più volte.
Draco osserva fisso Harry che stringe gli occhi nervoso ad ogni passaggio.
Ad un tratto un sorrisino compiaciuto gli appare sul viso e si alza di scatto, improvvisamente felice.
-Io sono a posto... me ne posso andare.-

L'espressione fredda di Draco non si smuove di un millimetro, se pensava di farlo vacillare ha sbagliato di nuovo preda.
-In che senso te ne vai? Io e te abbiamo un accordo.-

L'indice della mano destra corre a sistemare gli occhialini tondi in quella classica montatura che non ha mai cambiato fin da quando era piccolo.
-Il contratto è in essere, se io continuo ad avere bisogno di te nei sogni...
Ma visto che sembrerebbe tutto finito, e sono settimane che non ci chiamano... beh! Posso assolutamente confermare che non ho più bisogno dei tuoi fantastici servigi. Il contratto, a conti fatti, è nullo.-

Nuovamente l'espressione atona del Serpeverde non si scalfisce. Con una lentezza esasperante, Draco porta la schiena indietro e i gomiti appoggiati sullo schienale in alto.
Il petto si stende e la vestaglia si apre mostrando uno scorcio di pettorale.

-Ti stai arrampicando sugli specchi, sfregiato... ma sappi che a me le sfide piacciono.
Sta bene. Spera soltanto che non tu non debba avere di nuovo bisogno di me. Altrimenti...-

La minaccia rimane sospesa nell'aria.
Le lunghe gambe si scrociano e si aprono impunemente quel tanto che basta, per lasciare scivolare la vestaglia di lato.
Gli occhi verdissimi vengono calamitati al loro interno.
La pelle glabra bianchissima, i muscoli allungati e una piccola immagine del membro a riposo.

Harry si volta di lato imbarazzato, con le gote completamente rosse.
-A... Altrimenti cosa?-Sussurra con un registro bassissimo.

-Altrimenti le mie maniere con te, non saranno così delicate come volevano essere oggi. –



Le solite tinte sbiadite, il tremolio appena percettibile, lo sfarfallio di colori: tutti minuscoli particolari che preannunciano l'ingresso nel mondo dei sogni.
Sullo sfondo di un cielo nero, si erge una casa abbandonata, un portone dismesso e un tetto pericolante.
L'uomo davanti a loro, cammina zoppicando e tenendosi una mano stretta all'altezza del cuore.
Trema leggermente e ansima terrorizzato: la paura di cosa potrebbe trovare in questo ambiente ostile è talmente forte che arriva all'improvviso fino a loro.

Attorno all'abitazione si alza una polvere scura, una nuvola tetra che si inarca ed s'infila svelta in un spiraglio di una finestra.
Il babbano apre la porta infilandosi in casa e i tre Auror lo seguono a stretto giro, guardandosi attorno attenti.

Per fortuna che non può vederli!

Gli sguardi vigili serpeggiano in tutte le direzioni, mentre tengono le bacchette ben impugnate nella mano.
Harry percepisce alcuni rivoli di sudore formarsi sulla fronte: è nervoso non solamente per la missione, ma anche per quello che potrebbe capitargli durante.

I maghi oscuri potrebbero arrivare da un momento all'altro, la nuvola che hanno visto non si sa bene cosa sia, e inoltre...
Se dovesse risuccedere il solito problemino, Draco lo aiuterebbe di nuovo? In che modo gliela farebbe pagare?
Perché è assodato che lo farebbe!

-Dividiamoci. Qualcuno può andare con lui e gli altri due potrebbero pattugliare la zona sotto. Se dovesse essercene bisogno, urlate per avvertire o chiedere aiuto.- Dichiara Hermione indicando l'uomo che si sta dirigendo nei piani alti attraverso una scala sgangherata.

-Vado io con lui.- Esclama Draco prima di sentirsi tirare per la maglietta.

Due enormi occhi verdi lo scrutano con fare accigliato.
-No, fai andare Hermione. Lei è più brava di tutti noi... sai... con gli incantesimi.-

Un sopracciglio chiarissimo si alza sul viso apatico e il Serpeverde fa un piccolo passo indietro lasciando lo spazio necessario per far passare la ragazza.
Continua a lasciare le iridi posate sul volto di Harry che strofina la cicatrice con imbarazzo.

Camminano vicini perlustrando la zona, entrando prima in una stanza colorata e piena di scarpe, per poi passare ad un altra chiarissima oberata da mille computer che svolazzano.
L'ultima, in cui accedono, è invece molto buia.
-Lumus.- Impartisce Harry aggrottando la fronte perplesso.

Qualcosa non gli torna: troppe camere, troppo spazio e cose in disordine. Il sogno è, in qualche modo, manomesso dalla magia oscura... ma loro, i cattivi, dove diavolo sono finiti?

-Perché hai voluto rimanessi con te qui sotto, Potter?-

-Non c'e poi molto bisogno che te lo spieghi.- Sibila lui acido.

I ragazzi entrano nell'ennesimo ambiente che sembra, a primo acchito, normale: un frigorifero, alcuni calici colmi di vino appoggiati ad una tavola e del cibo in perfetto stato.
Se lo assaggiasse risulterebbe commestibile?

-Ah!- Esclama soltanto con tono ironico Draco senza voltarsi, ed esaminando accuratamente con lo sguardo le pareti prive di finestre.

Si muove piano, appoggiando un polpastrello alla parete gelida e percependo distintamente il momento esatto in cui l'atmosfera cambia.
L'aria diventa rarefatta, un caldo insopportabile si insinua sulla pelle, ed un primo suono mozzato si alza dalla gola del Grifondoro.
-Non ho nessuna intenzione di aiutarti.- Annuncia serio.

Le spalle si girano e gli occhi ghiaccio osservano incattiviti la figura appoggiata di spalle al muro: le guance rosse, la bocca leggermente aperta e le mani che sono già andate ad accarezzarsi da sopra i pantaloni.

-Oh... cavolo! Mi... mi dispiace.- Mormora Harry, stringendosi il labbro inferiore tra i denti.

-Non me ne frega un cazzo dei tuoi "mi dispiace". Avevamo un patto e tu non lo hai rispettato.-

-Io pensavo che non ce ne sarebbe più stato bisogno!-
Le ciglia sono calate su quegli occhi verdissimi che sono colmi di desiderio, e la lingua continua a saettare fuori umettando le labbra secche.
Le mani si intrufolano veloci dentro al pantalone ed iniziano a muoversi veloci.
Come può evitare di farsi trascinare di nuovo in questo fottuto delirio?

Ad un tratto gli occhi si spalancano e Harry cade in ginocchio. Gattona sinuoso fino a Draco, che lo osserva immobile dall'alto verso il basso.
-Potrei... ahhhhhhhhhh... potrei fartelo o... oooooora.-
Prorompe appoggiandogli le mani sulla patta solo per aprire il primo bottone.

Esamina come il Serpeverde non faccia nulla per fermarlo e velocizza il movimento aprendogli totalmente i bottoni con furia.
Il boxer chiaro e pieno catalizza subito la sua attenzione. Si avvicina annusandolo felice e lasciando uscire un alto gemito.
Con una mano tremante si insinua al suo interno per estrarne l'erezione non ancora totalmente formata.

Per la Barba di Merlino, com'è differente dal suo!

E' chiarissimo, con le vene in rilievo, ed è grande... più grosso del suo.
Tira fuori la lingua portandola verso la cappella e assaggiandolo con calma con gli occhi chiusi.
Il sapore è amaro, sembra quasi...

A cosa potrebbe assomigliare non arriva a capirlo, in quanto è questione veramente di pochi attimi.
Draco si aggrappa con poca gentilezza alla testa di Harry e la sposta all'indietro. Le dita sono incastrate in mezzo ai capelli scuri e li stringono con talmente tanta forza da farlo lamentare per il dolore.

Con un leggero ghigno si sistema il membro, di nuovo dentro ai boxer, e cerca di chiudersi il pantalone su quel rigonfiamento evidente.
-Lo volevo l'altro giorno, Potter. Non adesso. Vedi... oggi, mi sono svegliato infastidito... e non ne ho voglia di fare... sesso.-

La sufficienza con cui dice la frase, porta Harry a spalancare gli occhi e a sentire il panico farsi strada nel petto .
-Ma perchè? Come... come faccio? Sai benissimo che non posso uscire di qui in questo stato!-

Si riporta vicino a lui, ancora in ginocchio, attaccandosi disperato ad un suo braccio.
-Non vuoi proprio darmi una mano?-

-La risposta a come gestire questa situazione, che solamente tu ti sei cercato, te la sei appena data da solo. Ne hai due... di mani, intendo. Aiutati da solo.-

-Ma non sarà abbastanza! Ti prego, Draco... TI PREGO! –

Un palmo si alza e passa sulla nuca di Harry, accarezzandola leggermente. Gli sfiora il collo, l'orecchio, fino ad appoggiarsi con l'indice sulle labbra.
La dolcezza del movimento non lascia scampo al Grifondoro che prorompe in un altro altissimo gemito eccitato.

-Mi piace quando mi preghi, ma purtroppo adesso supplicarmi non è più abbastanza.
Ho capito che devi essere educato come un tenero cucciolo.
E punito nello stesso identico modo.
Quindi ora ti sistemi da solo come hai fatto fare a me l'altro giorno.
Poi, quando torniamo nel nostro mondo, parliamo per bene di cosa può succedere quando una persona non mantiene i contratti che ha preso con me.-

La mano torna tra i capelli neri e li strattona nuovamente all'indietro. Il mento di Harry si alza e gli occhi vanno ad incastrarsi a quelli ilari di Draco.

-Ci vediamo fuori dalla stanza quando hai finito di trastullarti, Potter.-

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