Capitolo Otto
Il sesso è una delle nove ragioni
per la reincarnazione: le altre otto non sono importanti.
Henry Valentine Miller
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Le mani stringono, in un gesto nervoso, la scatola quadrata.
I bordi, sotto la pressione data dalle dita, si accartocciano leggermente deformando il perimetro del poligono.
Harry non riesce a rilassare i muscoli delle braccia, o a mollare la presa serrata su di essa, ma anzi... in preda alla più totale ansia, la tiene in equilibrio su un palmo solo, mentre si stropiccia per la terza volta di seguito, la cicatrice sulla fronte.
Emette un poderoso respiro imponendosi mentalmente la calma, prima di suonare il campanello.
Alcuni passi rumorosi e una ingombrante figura di donna, appare sulla soglia.
-Harry caro! Mancavi solo tu!- prorompe Molly correndo subito a stringerlo in un convulso abbraccio.
La sua testa si smuove a destra e a sinistra, cercando di adocchiare di traverso la scatola nella speranza di non farla cadere rovinosamente a terra.
-Sei sempre il solito bravo ragazzo! Non dovevi portare nulla. Forza, entra pure, gli altri ti stanno già aspettando.-
L'atmosfera che percepisce appena varcata la soglia della cucina che conosce oramai da anni, è intrisa di tante cose diverse: di persone, di profumi, di sentimenti... e di quella amata tranquillità che soltanto un luogo che ti ricorda "casa" riesce a farti provare.
Hermione gli volge un dolce sorriso, girandosi svelta e dando una sberletta nel coppino a Ron che sta dedicando tutta la sua attenzione agli sformatini di zucca appena messi in tavola.
L'amico alza gli occhi verso il cielo, prima di salutare goffamente Harry che ricambia ridacchiando.
George lo saluta con una mano, facendogli segno di stare in silenzio con l'altra. Senza farsi beccare, sta cercando di versare qualcosa di incolore nel bicchiere di Neville.
Quest'ultimo gli accenna a un saluto con la testa, restando seduto al suo posto, tenendo per mano Luna che si è accomodata alla tavola, di fianco a lui.
-Ciao Harry.- Dice lei con voce leggera, girando lo sguardo verso Ginny che si alza subito dalla seggiola, per poi andare ad abbracciarlo forte.
-Cos'hai portato?- Domanda prendendogli la scatola dalle mani per portarla in frigorifero.
-Una cosa semplice: una classica torta bavarese al pistacchio. So che a te piace molto e... ehm, ai tuoi non dispiace, vero?-
La solita tenera insicurezza che risplende negli occhi verdi del Grifondoro fa esitare la ragazza, e arrivare in suo soccorso il Signor Weasley, che ruba la scatola dalle mani della figlia, incuriosito.
-E' stata preparata con la magia?-
-Oh no, l'ho acquistata in una pasticceria che va molto di moda a Londra.-
-E hanno fatto tutto loro...? senza aiuti esterni?- Domanda Arthur incredulo, alzando un angolino della confezione e allargando gli occhi meravigliato.
Una bella patina lucida fa risplendere la parte superiore del dolce, di un colore verde brillante.
-Beh, direi di si.-
-Notevole.- Sussurra ancora rapito, grattandosi un guancia.
-Siamo pronti! Tutti a tavola!-
•
Il pasto inizia subito: le tante portate della Signora Weasley saziano non solo le pance, ma anche le menti, rendendo il momento spensierato e piacevole.
Ogni tanto Neville, si gratta distratto la testa, portando George a nascondere le risate, dietro alle mani. Due piccole escrescenze di pelo marrone gli sono spuntate in mezzo ai capelli scuri.
-Mi sento strano.- Annuncia ad un certo punto, raspandosi con forza un'orecchia allungata verso l'alto.
Ron volta la testa, guardandolo e sobbalzando stupito.
-Miseriaccia! Ci credo che ti senti strano! Ti stai trasformando in un furry! Anzi no... mi ricordi tanto... George!- Esclama a voce alta.
-Hai per caso testato su di lui la nostra pozione segreta, "Stregatto"?-
Il fratello alza le spalle sereno.
-Dovevamo provarla prima o poi, no?-
Un mestolo si alza dalla cucina e atterra sulla sua testa facendogli esclamare un "Ouchhh" dolorante.
Harry scuote la testa sghignazzando: è sempre tutto uguale. Alza gli occhi posandoli di fronte a sé e sorridendo allegro nel notare come Ginny lo stia guardando fisso.
Anche la ragazza alza gli angolini delle labbra verso l'alto sfiorandogli, da sotto il tavolo, la gamba con la propria.
Muove la testa verso il corridoio, indicandoglielo, prima di scusarsi, alzarsi e sparirci dentro.
Per qualche istante la testa scende in basso e Harry ragiona sulla soluzione migliore da prendere. Ha delle emozioni contrastanti che gli smuovono il petto e sarebbe il caso prima di chiarirle.
Un piccolo calcetto lo raggiunge di nascosto, facendogli alzare all'improvviso lo sguardo verso Hermione che indica con un dito il punto in cui è andata Ginny.
Con una smorfia, si pulisce le labbra prima di alzarsi e uscire dalla cucina anche lui.
Percorre il corridoio, prima di inforcare la lunga scala e arrivare al piano di sopra.
-Harry...- La voce di Ginny lo richiama immediatamente dalla prima stanza in fondo a destra.
La camera della ragazza è rimasta la stessa di sempre: il letto alto e pieno di coperte colorate, i libri ammassati ovunque, mollette variopinte posizionate nei grandi portagioie sparsi ovunque, e alcune bambole di pezza fatte a mano dalla Signora Weasley.
Anche loro, come Ginny, hanno i capelli rossi.
-Avevi bisogno?- Domanda riportando l'attenzione sulla ragazza che è rimasta ferma in mezzo alla stanza. Una mano si strofina, in un moto agitato, contro l'altra.
-Sai, quando torno qui, insieme a te, non riesco a non pensare alla prima volta che ti ho visto.
Eravamo proprio in cucina, era il tuo secondo anno a Hogwarts e io avevo già una leggerissima cotta per te.- Dice ridacchiando di fronte all'imporporarsi delle guance del ragazzo.
Una mano si alza ed un polpastrello si sfiora il viso.
-Questa casa mi ricorda moltissimo anche le ferie estive che facevi insieme a noi, i nani da giardino che i miei genitori ci obbligavano a cacciare, le zone buie in cui ci nascondevamo per baciarsi senza essere visti dai miei fratelli, le nozze di Bill e Fleur... ma anche le orribili fiamme che l'hanno divorata e quasi rasa al suolo.
Voldemord e i suoi dannati Mangiamorte...-
Un brivido le fa accapponare la pelle e Harry si avvicina abbracciandola forte.
-Ora è tutto passato. Siamo stati bravi, abbiamo ricostruito "La Tana", e siamo finalmente al sicuro.-
Asserisce convinto, pensando per qualche istante ai sogni e a cosa stia succedendo al loro interno.
-Tu, tu... stai veramente bene?-
Il fiato della ragazza gli sbatte sul collo, facendolo rabbrividire. Harry si stacca appena, guardandola delicatamente negli occhi.
-Si. Perchè?-
Un leggero avvicinamento e le labbra si scontrano. Un primo bacio, poi un altro e infine un terzo.
Più lungo e più umido. Il contatto è un ricordo di cose già successe, è un ritrovarsi con qualcuno che si pensava di aver perso.
Ma come allora, la sensazione che qualcosa non vada come dovrebbe, è oggi molto più viva che mai.
Oltretutto, i pensieri di Harry sono un groviglio confuso e caotico.
Si stacca di botto, portando Ginny a spalancare gli occhi sorpresa. Lo scruta per interminabili secondi seria, prima di mordersi il labbro.
-Mi dispiace. Ci siamo lasciati, e io non ho pensato che tu non volessi.-
-Oh, Ginny, non è che non voglio. Ma è... difficile. Sono in una situazione particolare, e ho bisogno prima di risolverla.-
La testa dai capelli rossi si abbassa sconfitta.
-Ti vedi per caso con un'altra?-
-Non proprio.- Mormora lui deglutendo agitato.
Non ha nessuna voglia di parlare di cosa sta succedendo, ne con lei ne con nessun altro. Non vuole neppure pensarci: il tarlo dagli occhi di ghiaccio è sempre impiantato nel suo encefalo, e ultimamente lo passa a trovare spesso e nei momenti meno opportuni.
Una mano tocca la sua: una leggera pressione con le dita, come a volerlo rassicurare.
-Forse è il caso che scendiamo dagli altri.-
•
Al rientro in cucina, nessuno fa molto caso a loro. Soltanto Hermione rimane intenta a esaminare le movenze di entrambi i ragazzi, registrandone le pose dure e a disagio.
Finita la cena, prima che si ritirino tutti per la notte, tira da una manica Harry sgridandolo severa.
-Adesso basta! Io e te dobbiamo proprio fare un bel discorsetto. Ci sono cose che non mi stai dicendo e che non sarebbero un problema se non fosse che ti stanno portando all'esaurimento.
Sei nervoso, mangi poco e ti comporti da completo idiota.-
Riguardo all'ultima cosa, l'amica non è neppure lontanamente consapevole di quanta ragione abbia.
Draco sta rispettando i termini del contratto: non lo ha più cercato, ne chiamato neppure una dannata volta.
Lavorano entrambi nello stesso distretto, anche se in due zone diverse. Ogni tanto si sono incrociati, ma a parte uno sguardo annoiato o un borbottio d'obbligo, non ha ricevuto nient'altro da lui.
Dovrebbe esserne felice, eppure per qualche motivo a lui sconosciuto, la sua indifferenza gli sta dando altamente sui nervi.
-Allora? Mi vuoi dire che ti succede? Stasera sembri un lontano parente della "nostra" Luna!-
-I nargilli mi avranno mangiato il cervello.- Risponde lui alzando le mani in segno di resa, quando la ragazza digrigna i denti furiosa.
-Stavo scherzando! Sono solo... pensieroso. Mi è capitata una cosa, che non capisco come posso risolvere.-
-Spiegati. - Dichiara lei incrociando le braccia al petto.
-Potrei aver bisogno di aiuto per una pozione che mi ha colpito la prima volta che siamo entrati dentro a un sogno.- Spiattella tutto d'un fiato, senza riuscire più a guardarla negli occhi.
L'espressione rigida di Hermione diventa in un attimo, un cipiglio preoccupato.
-Che ha fatto cosa, esattamente? Per tutte le mandragole, Harry! Lo sapevo che centravano quei maledetti!-
Un gufo dalle piume dorate entra come un razzo lanciandosi per la finestra. Strilla forte, cercandoli e aprendo il becco. Sul tavolo a loro vicini viene depositata una strillettera che inizia subito ad agitarsi per parlare.
Si anima, stringendosi e trasformandosi in una bocca formosa di colore rosso, prima di sgranchirsi la gola e pronunciare forte.
-Il Signor Potter e la Signorina Granger sono richiesti subito al Ministero della Magia.
Un nuovo sogno sta per iniziare.
Che aspettate? Fate in fretta!
E' richiesta la massima celerità.-
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