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39. Go away.

Arrivata a casa Ian non c'è ed io non so se considerarla una buona cosa oppure no, ma non mi lascio trascinare dalla forza delle mie emozioni e scappo sù, in camera mia.

Pronta per fare le valigie, trascino tutti i cassetti a terra e combino un emerito casino in camera da letto, fin quando non mi calmo e metto a posto sia i reggiseni caduti a terra che i miei pensieri disordinati.

Cosa sto facendo?

Mi siedo nel letto ed inizio a pensare, mettendo un attimo di ordine in quel gran caos che chiamo generalmente testa. Sto gettando tre anni di relazione con un uomo bellissimo ed in carriera solo perché mi manca un ragazzo con cui stetti per poco più di due mesi anni addietro? È sul serio saggio fare una mossa del genere? Mi metto le mani nei capelli lunghi e mossi e poggio i gomiti sulle ginocchia sbuffando.

Indosso una semplice maglietta bianca, nulla di molto particolare ed un jeans, voglio solamente sentirmi comoda per adesso.

Mi guardo intorno ed inizio a preparare la prima valigia mettendo dentro alla rinfusa tutto ciò che mi capita davanti. L'ordine, adesso, è l'ultimo dei miei pensieri.

Sento emozioni contrastanti e mi chiedo perché il mio cervello stia ragionando così. Mi dà fastidio sentire tutte queste cose contrapposte e non so dove o come sfogare la mia frustrazione mista a rabbia, pentimento e sensi di colpa. È tutto così maledettamente difficile, ma ormai la mia decisione è questa e quindi andrò fino in fondo in questa strana situazione.

Qualche ora dopo mi ritrovo in un albergo per dormire. Ovviamente non voglio incontrare Ian dopo quello che sto facendo; ciò non implica che io non gli debba nessun tipo di spiegazione. Assolutamente no, io lo amo come amo Harry, ma penso siano due amori troppi diversi per poterli spiegare con semplici parole. Per il mio fratellastro provo un amore senza eguali, un qualcosa di così maledettamente semplice ma allo stesso contorto per le troppe emozioni che mi reca. Al contrario per Ian provo un amore circostanziale, sicuramente non facile da dimenticare, ma -credo- nato dal tanto tempo passato insieme.

Ed è brutto da dire, ma è come se questo ci sia stato imposto da forze superiori e non da noi stessi. Non penso che la grande differenza di età abbia influito in qualche strano modo che non consideriamo naturale, anzi. Mi sono trovata davvero bene con il suo tipo di vita (lavorativo e non) e con le sue tante esperienze fatte nel corso degli anni. È stato come vivere un sogno ad occhi aperti: abbiamo fatto sesso almeno due volte a settimana, i soldi non ci sono mancati per nessuna cosa e non abbiamo mai avuto pensieri di nessun tipo se non "cosa mangiamo stasera?".

Chiudo gli occhi e provo a dormire, sperando di riuscirci con questi mille pensieri che vagano imperterriti nella mia mente.

Ci ritroviamo nudi, abbracciati sulla riva di questo piccolo lago, dopo aver fatto un lungo bagno e dopo esserci divertiti come mai in vita nostra. La parte migliore? Sapere di aver trovato finalmente quell'immensa pace e quella meravigliosa tranquillità che tutti vorrebbero avere. Ed io, nonostante mi senta un fantomatico schifo per mia sorella che vaga sola per questa foresta, credo di essere in paradiso. Uno vero, stavolta.

Mi bacia il collo scoperto e poggia una sua mano tremendamente calda sul mio fianco nudo; inutile precisare che, sotto al suo tocco, la mie pelle si riempie di brividi. La pelle d'oca è arrivata ad estendersi fin sopra l'attaccatura dei capelli e dire che mi sto godendo a pieno ogni suo movimento, sarebbe un eufemismo così grande, da essere denunciato. Ed al momento, nonostante sappia dove vuole arrivare, lo fa con estrema calma e lentezza, quasi voglia farmi impazzire. Assecondo i suoi movimenti lenti ed eccitanti ed inizio ad accarezzargli i ricci perché, che io voglia oppure no, sarò sempre dipendente da queste piccole onde color cioccolato. Stringe giocosamente un mia natica facendomi ridacchiare di gusto e continua ad accarezzarmi il corpo ancora bagnato per il precedente divertimento.

Poggio le mie labbra sul suo lobo e lo sento irrigidirsi pesantemente. Davvero gli faccio tutto questo effetto? Non pensavo che un ragazzo dal fascino di Harry potesse invaghirsi di un corpo come il mio; non che io mi stia lamentando sia chiaro, ma ce ne sono di migliori. Quando inizio a succhiare avidamente, quasi voglia fare mia quella parte di pelle, la cartilagine del suo orecchio lui emette un roco gemito prodotto dalla gola.
«Ah.» un piccolo ansito mi lascia la bocca, inconsciamente, quando lui mi bacia una parte di carne vicino al capezzolo. Con un movimento scaltro che, sinceramente, mi lascia sconvolta e mi prende alla sprovvista, mi posiziona sotto di lui.

Sento il suo peso schiacciarmi contro la terra sottostante e, prima che io possa ridacchiare per la sua goffaggine, lui si sostiene grazie alle mani ai lati della mia testa. Mi sento maledettamente dominata, ciononostante la cosa mi piace e per me è strano ammetterlo; ovvero, io amo comandare tra le lenzuola quando si tratta di Harry. Mi piace pensare che, almeno in questo, io riesca a mantenere il controllo; ma, adesso, io non ho più quest'ultimo su niente. Ciononostante, mi sento bene con me stessa - nel verso senso della parola; dopo tantissimo tempo. Mi bacia la fronte e, successivamente, poggia la sua sulla mia imperlata leggermente da uno stato di sudore causato, penso, dall'eccitazione.

Dopo che le sue mani scendono verso i miei fianchi e prendono ad accarezzarli, poggia le labbra sulle mie, facendo svolazzare le farfalle nel mio stomaco; mi chiedo come ci riesca. Com'è in grado di farmi sentire in questo modo, conoscendomi solo da quattro mesi circa? È riuscito in poco tempo a farmi capire cosa, prima del suo incontro, facevo; ovvero: morire senza farlo veramente. E, di questo gliene sono grata, e gliene sarò sempre, nonostante io, molto volte, lo neghi.
«Harry?» lo richiamo, quando i suoi fianchi hanno iniziato, involontariamente, a fare movimenti circolari e ben decisi vicino la mia area più sensibile, bagnata fradicia.
«Uhm?» ottengo come risposta, un mugolio abbastanza udibile da sentirlo, ma troppo basso per affermare che sia riferito al mio richiamo. In ogni caso, decido di parlare.
«Ricordi quando uscivi con Cindy?» domando (retoricamente, si intende) e lui, come scottato dalle mie parole, stacca la bocca famelica dal mio collo e mi guarda con occhi che, onestamente, non saprei come descrivere. Ma, in realtà, penso che io non sia mai stata in grado di affiancare un aggettivo preciso al mio fratellastro. Per rendere l'idea: è un po' come quando si dice "Buon Dio"; non è necessario mettere quella caratteristica prima del nome, semplicemente, perché si sa che lo è.

Sto per iniziare a formulare il mio quesito quando, con un morso sul labbro rosso e gonfio, mi precede sorprendendomi.
«No, Holland, non mi piaceva sul serio.» e, dopo questa frase azzardata ma perfettamente indovinata, mi circola in testa una domanda che, credo, mi perseguiterà a vita: che lui sia in grado di leggermi nel pensiero? Spero che non sia vera la constatazione, se no solo Dio sa come lui dovrebbe iniziare a correre lontano da me per i miei oscuri pensieri.
«Come sapevi - » non mi fa concludere (e questa cosa inizia a darmi fastidio, ma non tanto affinché io glielo faccia notare) la frase che già sorride addolcito ed ovvio.
«Lo sapevo e basta. Un po' come quando vedi gli occhi di una persona brillare: sai che qualcosa di bello gli è capitato senza necessariamente chiederglielo.» spiega mentre torna ad inumidire, con la sua lingua calda e bagnata, la pelle sotto il mio orecchio; un punto che mi fa gemere forte, troppo.

Sbalordita dalla sua risposta, mi faccio trasportare in un mondo di baci rubati, carezze al massimo della dolcezza e parole non dette. Ma va bene, così, davvero; non ho bisogno di altre smancerie per capire che stiamo per fare una cosa nuova per tutti e due (certo, io non sono più vergine già da un po', ma diciamo che con lui sarà tutta un'altra cosa). Mi bacia il solco tra i due seni e porta, piano piano - quasi a volermi torturare sadicamente, una mano sulla mia intimità. Penso sia inutile dire che il mio corpo freme incontrollabile sotto al suo tocco che, nonostante io abbia già provato, mi fa arrossire sempre. E ad Holland Jonson, prima che arrivasse questo bellissimo ragazzo in jeans stretti, il viso non si era mai colorato di un porpora così tenue. Ma devo ammettere che, nonostante odi con tutta me stessa questo nuovo "fenomeno" (perché sì, lo è), sono felice ne sia lui la causa. E, irrimediabilmente mi ritrovo a ringraziare chiunque abbia inventato quel sadico gioco con cui tutto iniziato; e ringrazio persino Cindy perché, senza quella sua domanda impertinente, non sarei mai stata qui, sotto il corpo di quello che considero fonte di vita. Della mia vita. Ma è quando inizia a fare giri circolari con il suo dito, mandandomi scosse di piacere lungo tutto il corpo, che io lo fermo dolcemente.

«Harry, basta più preliminari. Ti voglio sentire.» quando pronuncio questi frasi brevi ma di grande importanza, vedo uno strano repentino cambiamento nei suoi lineamenti perfetti. Che si sia pentito? Prima sorride a trentadue denti, quasi illuminandomi il viso nell'imbrunire della sera; poi, come se si fosse appena accorto di qualcosa di estremamente importante, il suo sorriso svanisce, prima piano piano, poi sempre più velocemente, lasciando spazio ad una smorfia dispiaciuta ed infastidita. Ciononostante, cerca di non darlo a vedere, per non rovinare il momento romantico (se esso si può definire tale) e ritorna a sorridere, stavolta meno ampiamente; ma comunque è già qualcosa.

«Piccola, ho dimenticato il preservativo e, come dire, non vorrei rischiare.» mi confessa ed io ridacchio per la sua inaspettata innocenza. Per quanto Harry possa essere innocente, sia chiaro.
«Haz, in questo momento tutto mi interessa, tranne di un fottuto preservativo, domani prenderò la pillola del giorno dopo, tranquillo.» rispondo afferrandogli i ricci in due pugni disordinati e portandogli il viso vicino al mio, a pochi millimetri di distanza. Scende con il viso a baciarmi la pancia, facendomi accapponare la pelle sin sopra il collo. Respiro profondamente quando bacia la parte in mezzo alle mie gambe, ma solo per continuare la sua ascesa verso le mie cosce e, successivamente, i miei polpacci. Ne stringe uno tra le sue grandi mani, facendomi ridacchiare per il gesto infantile. Come a voler farmi capire che, da me, non cerca solo sesso, risale a baciarmi passionalmente ripetendomi, di tanto in tanto, parole estremamente dolci. Cose smielate e veramente carine come: "mi piace il sapore della tua pelle" o "mi piace quando arrossisci per me, piccola" o, la mia preferita, "adoro sentirmi parte di te".

E, quando pronuncia queste parole, giuro che sto per morire a causa del battito troppo accelerato; ma, in realtà, non sarebbe una cosa brutta perché, insomma, creperei felice. Mentre formulo pensieri intricati tra loro, la sua lingua esplora la mia bocca, come a volerne ricordare il sapore e, appena si stacca per riprendere fiato, incrocia le nostre dita portandole sopra la mia testa. Mi guarda negli occhi, come se fossero la cosa più bella che abbia mai visto e, per questo, mi chiedo se lui si sia mai guardato allo specchio. Posiziona i suoi pollici, rispettivamente, sulla parte bassa dei miei fianchi e li acchiappa, facendomi posizionare meglio sotto di lui, sempre senza schiacciarmi con il suo peso.

La sua erezione preme fortemente contro il mio stomaco e, nonostante non abbiamo quasi fatto niente, posso constatare quanto sia duro ed eccitato in questo momento. Spinge, come per poter trovare almeno un po' di sollievo, il suo bacino contro il mio ed io, oltre ad inarcare la schiena, mi mordo il labbro per non ansimare indecentemente. E non perché io abbia paura che qualcuno ci possa sentire (penso che sia impossibile, oltre tutto) o perché non voglia dargli la soddisfazione di avermi dato piacere, semplicemente è per un mio principio di pudore. Per quanto io ne possa disporre, in momenti come questi.

Per stimolarlo ancora di più, allungo una mano verso il basso e prendo la sua lunghezza in mano, iniziando a simulare i movimenti di un preliminare. Quando la mia mano, chiusa a pungo sul suo pene, scorre verso il suo glande, mi soffermo più del dovuto su esso, provocandogli un roco gemito gutturale.
«Cazzo, Holland. Piccola.» parole sconnesse fra di loro escono dalla bocca del mio fratellastro (per quanto odi chiamarlo così, lo è pur sempre) ed io chiudo gli occhi godendomi il suono della sua voce.

Quando parla, molte volte, mi capita di non ascoltare i suoi discorsi, semplicemente mi faccio trasportare dal suono incredibilmente rilassante della sua voce e mi godo gli attimi. Perché, infine, la vita è fatta di essi e noi dovremmo accorgercene prima di qualunque altra cosa. Sento le sue labbra premere contro la mia guancia e, per quanto poco sensuale possa essere questo piccolo gesto, lo preferisco a molti altri, semplicemente perché l'ha fatto senza malizia. Arresto i miei movimenti e porto entrambi le mani sui suoi addominali, come a volerli accarezzare e, magari, è proprio quello che voglio fare. Lui, dal canto suo, chiude gli occhi facendomi capire che oltre ad essere eccitato è anche rilassato ed io sospiro, pensando a quello che sto facendo.

E rifletto su come io possa sentirmi così bene nel male; perché, ad essere del tutto sincera con me stessa, questa è una delle cose più errate che io abbia fatto in vita mia. Eppure mi sembra la cosa più giusta che possa fare in tutto l'arco della mia esistenza.

Poggia una mano sopra il mio seno e mi guarda a lungo, come a voler un consenso che, mi pare sia ovvio, non c'è bisogno di essere esplicitato.
«Harry, voglio semplicemente sentirti.» dico: sincera, schietta, veloce e diretta.
«Anch'io, piccola.» poggia la sua bocca sulla mia ed io sorrido, per quanto la sua presenza me lo permetta. Mi bacia tutte le parti che costituiscono il mio viso e, con un ultima occhiata d'intesa, posiziona il suo bacino, perfettamente allineato, al mio fremente.

Ansiosa come solo un adolescente prima di una verifica di matematica può essere, lo supplico prendendo, nuovamente, la sua lunghezza in mano. Convinta del mio gesto mi avvicino ancora di più a lui e posiziono la sua asta all'altezza della mia apertura. Le mie mani sono sostituite dalle sue che, nonostante siano tremanti come delle foglie, sembrano più decise e più pratiche.
«Dio, piccola.» dice prima di spingere lentamente, quasi avesse paura di rompermi, penetrandomi, ancora non completamente.
«Vai, Haz.» dico annuendo, come per dare un'ulteriore conferma e, lui, più sicuro di prima spinge verso la mia intimità.

Mi riempie completamente e, per quanto mi dispiaccia ammetterlo, non posso non paragonarlo a Niall. Certo, quest'ultimo è davvero molto grande, ma Harry è decisamente più enorme; quindi, lascio intendere la mia difficoltà in questo momento. Tira un sospiro di sollievo ed entrambi chiudiamo gli occhi quando inizia a muoversi lentamente dentro di me. Mi abituo alla sua presenza o, almeno, di questo cerco di convincermi. Si muove con movimenti lentissimi che mettono, quasi, agonia e mi fanno capire, per l'ennesima volta, che lui non vuole sesso; vuole semplicemente sentirmi ed è quello che voglio anch'io. Avverto perfettamente il suo calore e la cosa, nonostante possa sembrare disgustosa ed orribile, mi piace eccessivamente.

«Ah.» gli scappa un leggero ansito quando, con una spinta lievemente più decisa (ma sempre maledettamente lenta e cauta) tocca una mia parte sensibile che, a quanto sembra, fa gemere anche lui. È strano come Harry possa parere il solito ragazzo con la filosofia di vita che gira tutta intorno a "me le scopo e poi le butto"; non è affatto così e, egoisticamente, non voglio farlo capire a nessuno, se no correrei il rischio di averlo rubato da qualcuno.

Porta una mano al mio seno sinistro e lo palpa con lo stesso ritmo con cui mi sta penetrando, quasi a voler sfogare tutto il suo piacere. Mi mordo prepotentemente il labbro, fino a farlo quasi sanguinare per non urlare; non tanto per il piacere immenso (non che io non ne stia provando, sia chiaro), ma per il semplice fatto che griderei qualcosa di cui poi mi pentirei amaramente. Inarco la schiena quando sento che, nuovamente, tocca una mia parte sensibile. Abbassa il viso fino ad arrivare alla mia bocca e mi bacia, come se fossi fatta di vetro, come se volesse essere il più delicato possibile. Ci sta riuscendo perfettamente.

«Piccola, non sai da quanto aspettavo questo momento. Ti prego non mi lasciare.» le parole bellissime che pronuncia vengono divise tra loro da qualche ansito sconnesso ed io, per la loro immensità, mi commuovo. Dunque, una lacrima solca il mio viso; ma non una lacrima amara o, almeno, non nel senso figurato del termine.
«Scusa pensavo ti piacesse!» dice all'improvviso arrestando i suoi movimenti.
«Cosa?! Certo che mi piace, continua idiota!» lo rimprovero bonariamente e dal mio sguardo capisce che sono divertita più che arrabbiata - se tale termine si può utilizzare in un contesto del genere.

In un movimento scaltro ribalta le posizioni ed io, ritrovandomi sopra di lui, inizio a tenere costante il ritmo che causa ad entrambi gemiti di puro piacere.
«C-così, piccola.» mi incoraggia e, per l'ennesima volta oggi, cambia le nostre posizioni. Lui è seduto normalmente sul terreno, con le gambe leggermente piegate, così da avere le ginocchia un po' sollevate; mentre io sono a cavalcioni sul suo bacino, con le mani poggiate sul suo petto tatuato per sorreggermi. Quindi, al momento, la velocità e la modalità delle rotazioni e delle spinte le detto io; ma, a quanto mi sembra, non sembra disgustato, anzi. Mantengo il ritmo lento ma deciso e, per quanto maledettamente agognante sia, voglio godermi questo rapporto con lui al massimo.

«Mh.» gemiamo entrambi con il tono di voce estremamente basso e, oserei dire, gutturale, contemporaneamente.
«Dio, sento che potrei venire da un momento all'altro, ma- ma voglio a-aspettarti.» confessa dandomi un bacio sull'angolo della bocca e poggiando le mani alla base della mia schiena nuda e seduta. Sono consapevole del fatto che le mie spinte non hanno aumentato la loro velocità quando il ragazzo sotto di me lo ha chiesto, ma non voglio che finisca tutto così presto. Semplicemente, vorrei continuare all'infinito e non perché è sesso (non che non mi piaccia, sia chiaro), ma solo perché sono insieme a lui e, per una delle poche volte, non stiamo discutendo su qualcosa. E quant'è bella quella sensazione di puro piacere emozionale che ti trasporta, capace di farti dimenticare tutto per un po'? Tanto, oserei dire. Tantissimo, davvero.

Harry ha iniziato, sempre mantenendo questo ritmo lento ma deciso, a muovere il bacino contro il mio, facendo funzionare un po' meglio le cose.
«Ah.» risucchia un respiro quando, posizionando le mani sulle sue spalle imperlate di sudore, gli bacio il collo. Volutamente gli lascio in molti punti un po' di saliva, su cui poi soffio sopra per farla asciugare sulla sua pelle abbronzata nonostante sia dicembre. Sento che aumenta leggermente (se non fossi stata attenta, neanche lo avrei notato) la velocità quando prendo a marchiargli la pelle avidamente per lasciare un segno. Gli lascio un segno violaceo alla base del collo e, nonostante sembri doloroso, so per certo che non gli faccia male o, almeno, non tanto da darlo a vedere.

«Holland, ti supplico.» sentendo la sua preghiera inizio a premere ancora di più contro il basso e, ogni qual volta lui affonda perfettamente dentro di me, io ruoto i fianchi come per amplificare tutta la goduria. «Harry.» il mio non è un richiamo, semplicemente, sto pronunciando il suo nome perché penso sia il suono più bello che possa esistere al mando; dopo quello del mio nome uscito dalla sua bocca, ovviamente.
«Holland.» farfuglia dopo di me facendomi gemere, e non solo perché mi ha appena penetrato con maggiore decisione, ma semplicemente perché ha scandito ogni lettere del mio nome, marcandolo.

Chiudo gli occhi e continuo a muovermi sopra di lui, con le sue mani poggiate sulla schiena nuda e i suoi occhi verdi puntati addosso. Non ha mai guardato una sola minima parte del mio corpo, ha continuato a variare lo sguardo dalla mie iridi ai miei capelli o alle mie labbra. Mi scappano vari gemiti perché, comunque, che si vada lenti o veloci, non puoi impedire al piacere di raggiungere la tua intimità ed espandersi per tutto il corpo. Respiro sempre più pesantemente ed i miei movimenti sembrano provocare lo stesso effetto a lui che stringe, maggiormente, le sue dita attorno alla mia pelle madida di sudore. Incrocio le caviglie dietro la sua schiena e tiro un urlo abbastanza soffocato quando mi morde la parte di pelle sotto l'orecchio; giuro di aver sentito Dio chiamarmi per morire e raggiungere il Paradiso o, forse, l'Inferno.

«Baciami.» e, per quanto questo possa sembrare un ordine, è una supplica, come se ne avesse bisogno. Ed io, non potendo resistere tanto più a lungo (sono forte e determinata, ma fino ad un certo punto), lo faccio, assaporando ogni millimetro della sua bocca. La sua calda lingua giocherella con la mia, facendomi pensare a quanto io sia fortunata in questo momento; o meglio, a quanto io lo sia ogni volta che sto con Harry. Sento che sto per raggiungere l'apice del piacere e, volente o nolente, non mi posso davvero fermare a questo punto.

Aumento l'intensità e la velocità delle spinte e, dai suoi sguaiati lamenti ed ansiti poco sommessi, capisco che non dispiace neanche a lui. Ruota, spinge, geme, ansima, bacia, sospira, morde e lecca; con un'intensità che quasi mi sconvolge. Questo ragazzo mi sa trasportare in una maniera che nessuno aveva mai sperimentato prima e, a quanto dà a vedere, io per lui sono la stessa cosa.
«Holland, non resisterò a lungo.» confessa dandomi un piccolo e soffice bacio sulla tempia, facendomi sorridere.
«Harry rilassati, sta' tranquillo.» ribatto tra i gemiti forse troppo forti per passare inosservati; ma, adesso, non mi interessa.

Forse troppo stanco per sorreggere il mio peso tra le spinte ormai forti e veloci, ci capovolge e mi ritrovo, nuovamente, sotto di lui. Inarco la schiena ai limiti dell'impossibile quando Harry mi penetra fino allo sfinimento; non posso far altro che buttare fuori un urlo per esternare tutta la goduria che sto provando.
«Vai! Ti prego.» dico con voce alterata, un tono che pensavo potesse raggiungere solamente Adele; mi sbagliavo.
«Piccola, non mi lasciare dopo di questo.» un'altra frase che mi lascia interdetta, ma non così tanto da lasciarmi senza parole.
«Harry, non lo farò, mai.» dico attirandolo verso di me per baciargli, castamente, le labbra.

Dopo averlo fatto lui mi sorride dolcemente, facendo apparire sulle sue meravigliose guance delle fantastiche fossette. Nasconde la sua testa riccioluta e morbida in mezzo a i miei seni e, nonostante le strane circostanze, sembra un bambino indifeso. L'immagine mi addolcisce, per quanto possa farlo comunque, perché: quale strana persona troverebbe la scena dolce in momenti come questi? Nessuno, appunto. Sento dei mugoli strozzati e, onestamente, non so se provengono da me o da lui, fatto sta che la velocità aumenta ancora di più facendomi chiudere fortemente gli occhi. Mentre maledico mentalmente Harry per essere così maledettamente grande, quest'ultimo pronuncia il mio nome come a volermi avvisare.

«H-Holland!» balbetta prima di venire dentro di me. Sento le mie pareti essere bagnate da qualcosa di unto e caldo, oserei dire, quasi bollente; segno che lo sperma ha abbandonato il suo corpo. La strana (ma ben accetta, sia chiaro) sensazione fa venire me; le mie gambe tremano e urlo il suo nome ripetutamente, fino a che il suono non si trasforma in un sussurro. Quando, piano piano, finiamo entrambi di muoverci, rilassando i muscoli, Harry sia accascia su di me, sfinito. Chi non lo sarebbe? Sento il suo respiro che è decisamente troppo veloce, un po' come il battito del suo cuore; la stessa circostanza vale per me che, mordendomi il labbro, vedo di smorzare qualche piccolo urlo acuto.

Alle nove del mattino suona la sveglia e, come è mia abitudine ormai da tanto tempo, la spengo con un colpo secco della mano - qualche giorno sono sicura che romperò il mio iPhone.

Mi accorgo però di aver sognato una cosa molto particolare e mi chiedo come sia possibile. Ricordo perfettamente quello scenario, quelle sensazioni.

Mi alzo svogliatamente e trovo tre chiamate perse da Ian, una da Sarah (amica di vecchia data) ed un messaggio da Des. Non considero nessuno di quest'ultimi e mi avvio verso il bagno per lavarmi.

Tra poche ore, partirò.

Angolo autrice.

Ed ecco qui il nuovo e penultimo capitolo. Io vi giuro che non so come sentirmi, mi mancherà talmente tanto questa storia che quasi piango ogni volta che la vedo tra le mie bozze più recenti. Proprio perché mi mancherà ho deciso di fare un salto indietro nel passato e rivedere la prima volta che ho scritto una scena di sesso tra Holland ed Harry.
Spero apprezziate.
Andate a leggere la mia nuova fan fiction su Zayn, ve ne sarei grata.

La vostra Tori.

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