29. Sex or love?
La serata passa abbastanza velocemente e, devo ammettere, piuttosto bene. Ma non spreco tempo per raccontare degli interi avvenimenti di queste notte particolare; anche perché, sono dettagli alquanto irrilevanti se si considera il fatto che Harry ha detto chiaramente che vuole fare sesso. Non che mi dispiaccia, comunque; la lussuria che provo quando il suo corpo mi è vicino non è paragonabile a nulla.
Infatti, mentre saliamo in camera, posso sentire perfettamente l'eccitazione montare dentro di me, irrimediabilmente. Inutile precisare che Harry si trova nelle mie stesse condizioni; mentre ballavamo al piano inferiore (o, meglio, ci strusciavamo l'uno contro l'altra) ho sentito più volte il suo membro ribellarsi ai jeans stretti. Così, decisi a soddisfare i propri bisogni al meglio, ci siamo scambiati uno sguardo d'intesa che rivelava quando ci desideravamo tutti e due.
Ed ora, aprendo la porta della nostra camera, la tensione sessuale che aleggia tra di noi è abbastanza palpabile da farmi fremere ed arrossire. Motivo per il quale Harry mi guarda qualche secondo prima di tuffarsi sopra di me, appiccicandomi alla porta; non mi dispiace affatto questa sua aggressività. Anzi, penso che lo renda ancora più sexy di quanto lui non sia; o, almeno, per me.
Mi bacia prepotentemente contro il muro che pressa sulle mie spalle, fino a farle dolere; ma non è di certo un male a cui faccio attenzione in momenti del genere, sia chiaro. Tocco i suoi pettorali solidi da sopra la sua camicia e, dopo avergli rubato un gemito gutturale, afferro in un pugno disordinato i suoi meravigliosi ricci. La sua mano destra prende a palpare un mio seno, facendomi eccitare maggiormente, come se fosse possibile dato il mio livello di goduria. Penso di star morendo, quando, insieme ad i suoi succhiotti ad alle sue piccole toccatine, inizia a muovere il bacino contro il mio. Spinte lente ma decise, il che mi fa crepare di agonia; vorrei un dannato contatto maggiore. Quest'ultimo arriva presto, non appena Harry poggia la sua mano a coppa nella mia intimità, facendomi bagnare per il suo tocco rude ma paradisiaco.
Mi ritrovo, per l'ennesima volta, a pensare quanto il mio fratellastro riesca ad essere così contrastante; il suo tocco rude ma leggero, il suo essere odioso ma amorevole allo stesso tempo. Tutto. Ogni cosa che compone Harry Styles, ogni molecola che fa parte di lui, ogni caratteristica che lo forma, mi sbalordisce sempre; nonostante sia passato del tempo dal nostro primo incontro.
Smetto di riflettere lucidamente quando il suo pollice rotea sul mio clitoride, mandandomi scosse di piacere per tutto il corpo. Non faccio in tempo a serrare le labbra, che un gemito poco sommesso mi esce dalla bocca; il che mi fa apparire più vulnerabile di quando io non sia. Comunque sia, Harry non ci fa molta attenzione, dato che mi restituisce il suono velocizzando i movimenti sulla mia area pulsante. Respiro velocemente e spero di non cadere perché, il ragazzo appiccicato alla sottoscritta, sta scatenando i suoi ormoni e le sue fantasie sessuali. Non che mi dispiaccia, sia chiaro, non mi disgusterebbe mai una cosa del genere se fatta dal riccio.
Mi trascina verso il letto e mi ci butta di sopra, atterrando sopra di me; per un soffio (se non esagero: direi qualche millimetro) non mi schiaccia completamente, riesce a far leva con i suoi avambracci ai lati della mia testa. I miei capelli sono legati in una crocchia fatta disordinata appositamente (per quanto senso questa frase possa avere, ma una dimostrazione sarebbe più esauriente), ma i vari spostamenti d'aria la stanno facendo sciogliere. Il che dà fastidio ad Harry, dato che inizia a sputacchiare a causa dei miei rossi boccoli; ridacchio e lo osservo meglio. E non avrei mai immaginato che il Paradiso esistesse, fin quando non ho conosciuto il ragazzo che, al momento, mi sta sovrastando con la sua alta figura. Sopprimo un respiro e mi prendo qualche secondo per ammirare il suo viso; c'è essere umano al mondo più bello di lui?
Mi perdo nei suoi occhi, cercando di capire come delle iridi del genere possano esistere; non è un colore definito, assolutamente no. Ma, forse, sta proprio lì la loro bellezza; o, meglio, in Harry e basta. E so perfettamente che i pensieri che in questo momento mi inondano la testa sono privi di senso compiuto, ma non ne posso veramente fare a meno. Così, prima che possa riflettere più del dovuto e commiserarmi per la mia strana vita (perché lo è), afferro i suoi ricci e lo bacio: sperando che questo gesto gli faccia capire quanto, al momento, ho bisogno di sentirlo. Ma, ad essere del tutto sincera, ho sempre bisogno di lui; nonostante io affermi il contrario. E oserei dire una cosa a tutte quelle persone che pensano che la perfezione non esista: incontrate Harry Styles e vi ricrederete.
«Ti prego baciami, piccola.» odo sentire queste poche parole dalle sue labbra carnose e rosse.
Chiaramente non aspetto più di qualche secondo per esaudire il suo desiderio; compiacendo, al contempo, me stessa. È stranissimo: ogni volta che bacio Harry uno stormo di giganti farfalle si libera nel mio stomaco, attanagliandomi le viscere in una morsa salda. Non credo sia semplice attrazione fisica, o meglio, sessuale, ma non voglio ammettere che forse è qualcosa di più forte. Mio malgrado, tutto questo; ma non sono pronta a credere che mi piaccia il mio fratellastro. Le conseguenze sarebbero veramente troppe e, forse, anche troppo brutte; quindi mi limito al rapporto sessuale. Non che la cosa, se fossimo amanti, non adorerei comunque; certo che sì. Secondo me, il sesso in una storia d'amore (o qualunque cosa ci sarebbe tra me ed Harry) è fondamentale; non necessariamente per il piacere, semplicemente per sentirsi vicini al meglio.
Sento, mentre la sua lingua si intrufola nella mia calda bocca, che si slaccia la cintura con una sola mano. Ansiosa di sentirlo, lo aiuto nel gesto tanto facile quanto complicato in momenti del genere.
«Harry.» gemo nella sua bocca, mordendomi il labbro fino alla soglia del dolore, mentre il suo bacino è sempre più vicino al mio.
«Cristo, Holland.» sibila mentre bacia entrambi i miei capezzoli, conscio perfettamente che quei punti siano i più deboli. So che vuole farmi impazzire; e gli do il permesso di farlo, certamente.
«Cosa vuoi che faccia?» mi chiede, toccandomi la parte più delicata del mio corpo fremente; tale solo per lui.
«Fammi sentire tua.» ed è come se avessi dettato un ordine; in pochi secondi si toglie la camicia e la butta ai piedi del letto.
«Sei già mia!» ringhia strappandomi il vestito di dosso; nel vero senso del termine.
«Lo so, Haz. Solo tua.» lo tranquillizzo e gli bacio il petto, mentre lui è intento a far scendere i suoi pantaloni fino alle caviglie.
In pochi secondi riesco a capovolgere l'intera situazione, trovandomi seduta sul suo membro, ricoperto solamente dai boxer. Non che la cosa, ormai, mi faccia arrossire; sono sempre a mio agio, ammetto.
«Dio, amore.» sussurra mentre muovo lievemente i miei fianchi contro di lui; è la seconda volta che gli scappa quel piccolo nome affettivo. Ho paura che anche lui stia iniziando a provare qualcosa verso di me; e non è come molti la potrebbero pensare. Se il mio fratellastro provasse più di un semplice piacere sessuale verso di me, ne sarei preoccupata ma felicissima. Insomma, è quello che sento anch'io; quindi perché commiserarci?
«Ti voglio.» mi faccio scappare un gemito quando, appositamente, ruota i fianchi mentre spinge verso l'alto, ovvero verso di me. Dio, mi farà impazzire, ne sono certa.
«Anch'io, in tutti i sensi Holland.» tira un sospiro di sollievo quando gli calo i boxer, facendo in modo che la sua erezione colpisca la mia area pulsante e il suo stesso addome.
Così, decisa a fargli sentire tutto il piacere che io provo quando lui è vicino a me, mi abbasso lentamente baciando tutto il suo busto nudo. Determinata a fargli capire quanto io lo desideri, in tutti i sensi che si possono cogliere nel termine - che, oserei definire, neutro, bacio il suo glande. Sento perfettamente che risucchia un respiro, appigliandosi ai miei capelli; amo questa sua aggressività, sempre se essa può definirsi tale.
Lecco la grande vena in rilievo che vi è sulla sua erezione e arpiono con la mano destra la sua coscia nuda; voglio che non si muova.
«Mh.» fa un verso di approvazione quando, con le dita libere, accarezzo lentamente il suo membro, così piano che il movimento diventa agognante.
«Sta' fermo.» lo rimprovero bonariamente quando noto che si contorce malamente sotto di me; ribadisco: non voglio che si muovi, o almeno, non così tanto.
«Continua.» mi incita prima di afferrare con la sua mano grande la mia mascella.
Mi tiene ferma guardandomi e, prima che io possa mordermi il labbro per l'eccitazione, mi tira sopra di lui, facendomi stendere.
«Cosa c'è?» chiedo, allora, abbastanza stranita dal suo comportamento.
«Basta cazzate, voglio solo sentirti, piccola.» risponde con tono così serio che, quasi, mi mette paura. Harry non è mai stato così durante i nostri rapporti sessuali, sebbene ne abbiamo avuti tanti nell'ultimo periodo.
Appena siamo nudi tutti e due, mi mordo il labbro osservando per intero il suo meraviglioso corpo; mi prendo due buoni minuti per farlo, nei quali il mio fratellastro mi prega di iniziare a fare qualcosa. I suoi tatuaggi sono i disegni migliori che io abbia mai visto, e non lo dico perché provo sentimenti nei suoi confronti; assolutamente. I suoi muscoli sono definiti, ma non esageratamente; non sembra uno di quei ragazzi che adora avere la cosiddetta tartaruga. I suoi ricci sono scombinati sopra il materasso e gli occhi verdi, che non fanno altro che guardare ogni mio piccolo movimento, sono accessi di una strana luce.
«Vai, piccola.» sibila dandomi una sculacciata, al che io sussulto; mi stupisce sempre di più questo ragazzo dalle mille sfaccettature - non che io sia meno incasinata, chiaramente.
«Subito, amore.» mi mordo il labbro inferiore così fortemente da farlo spellare, provocandomi bruciore e dolore.
Mi siedo a cavalcioni sul suo busto muscoloso e lievemente sudato, prima di prendere il membro tra le mie piccole mani. Afferro saldamente quest'ultimo e lo porto vicino alla mia entrata bagnata, in modo tale che scivoli perfettamente dentro di me, senza procurarmi più dolore del dovuto. Non che io senta ancora tantissimo bruciore dopo aver perso la verginità con Niall, ma è sempre un po' fastidioso essere penetrata da un qualcosa di estraneo.
«Ah.» buttiamo entrambi un lieve sospiro, il quale mi fa intendere che posso iniziare a muovermi. Piccoli saltelli e lente rotazioni, il tutto compiuto con un estrema calma che manda in bestia entrambi.
È una cosa bellissima sentire quanto siamo ansanti l'uno per l'altro, non per forza solo per quella cosa chiamata "sesso"; magari le cose stanno cambiando sul serio. Certo, mi dispiace non avere più quel rapporto di soli benefici con lui, ma quando si tratta della felicità di un determinato individuo, quello scende in secondo posto. E, così, in compagnia del riccio sotto di me e dei miei pensieri alquanto masochisti, continuo a spingere molto lentamente. So perfettamente che questo sta facendo crescere un'agonia che, a breve, sarà palpabile nell'aria; ma non mi importa. Voglio solo assicurarmi che lui muoia per me (nel senso astratto del termine, chiaramente); perché io lo sto facendo per lui. Come mai l'ho fatto per nessun altro.
È difficile ammetterlo, ma Harry mi ha cambiata; non necessariamente in meglio, ma in un modo particolare che mi rende contenta ed appagata. Il che può venire testato mentre bacio le sue labbra, nel frattempo che il mio bacino compie movimenti poco casti contro l'intimità di Harry.
Continuo il mio lavoro basato su questi piccoli movimenti; sento perfettamente che il ragazzo sotto di me ha bisogno di più contatto - come me d'altronde. Infatti, pochi secondi dopo, mi ritrovo sotto la sua figura slanciata; capisco che vuole dominare lui, e glielo permetto. Non che la velocità sia aumentata di molto, comunque; ma non mi dispiace. Entra ed esce dal mio corpo ansimando e contraendosi ogni qual volta io spingo verso di lui, per ottenere maggiore frizione. Il piacere e l'eccitazione sono palpabili nell'aria, ma non è una cosa di cui io ed Harry ci preoccupiamo al momento; certo che no. Almeno io mi sto concentrando semplicemente sulle meticolose sensazioni; non voglio dimenticarle mai più. Non potrei desiderare un Capodanno migliore: io e la persona a cui più tengo sopra di me ansante. Esiste di meglio?
«Piccola, ti prego.» sento un sussurro sommesso, il quale appartiene al riccio sudato sopra di me. Penso che non voglia qualcosa in particolare, aveva semplicemente bisogno di supplicarmi; senza un reale motivo. Così, pensando alla sua spontaneità nel fare praticamente tutto, mi mordo il labbro sopprimendo un sospiro di piacere. Dio, penso che voglia farmi impazzire per lui; e ci sta riuscendo perfettamente.
«Harry.» lo richiamo senza un motivo, non ho nulla da dirgli, al momento; volevo semplicemente pronunciare il suo nome ad alta voce.
«Holland.» ansima nel mio orecchio, poggiando la testa tra il mio viso e la mia spalla, come a volersi nascondere.
«Lasciati andare.» sento la necessità di dire queste due parole; non ne so il motivo, ma la mia bocca si è aperta da sola.
«Con te lo faccio sempre,» dice leccandomi il lobo dell'orecchio al quale sta sussurrando sensualmente. Le sue spinte si sono fatte poco più veloci, ma non tanto da avvertirsi completamente il cambiamento.
«mi voglio solo assaporare il momento.» continua baciandomi e leccandomi lentamente la parte dove il collo incontra la mascella. Un punto che mi fa gemere rumorosamente; il che avviene e fa accrescere l'eccitazione di Harry.
«Dio, vorrei stare così tutto il tempo.» ringhia contro il mio collo, facendo vibrare il suo petto e facendomi rabbrividire.
«Dentro una ragazza?» spezzo l'atmosfera, come solo io sono capace di fare. Dio!
«No,» risucchia un respiro quando poggio le mie mani nella parte bassa della sua schiena.
«qui, con te. Dentro te.» specifica al meglio.
«Harry, ti prego.» questa volta, a pregare senza un valido motivo, sono io. La supplica è uscita dalle mie labbra invano; non c'è nulla da chiedere in più di quello che ho ora.
«Piccola.» mi morde una guancia e in seguito il labbro inferiore rosso e gonfio.
«Penso di essere prigioniero di queste nostre conversazioni intime.» confessa mentre dà una stoccata più forte e decisa delle altre.
«Mh.» ansimiamo insieme, ma, penso, per motivi diversi; io per quello che ha detto, lui per il mio gemito acuto.
E, successivamente, nella stanza di questo meticoloso e meraviglioso albergo, possono sentirsi semplicemente: il fruscio delle lenzuola sotto i nostri corpi, le nostre nudi pelli contrapposte ed i nostri ansiti. Non potrei chiedere di meglio; e ricordo perfettamente che "al meglio non c'è mai fine" (frase che mi hanno ripetuto centinaia di volte), ma io ho trovato la sua fine... ed essa, per me, è definita Harry Styles.
Inverto le posizioni e mi ritrovo sopra di lui; quest'ultimo sta seduto ed io accovacciata nel suo bacino mentre spingo lievemente. I movimenti, seppur lenti ed agognanti, stanno portando entrambi al limite del piacere; non ne potrei essere più grata. È vero: io ed il mio fratellastro non abbiamo (escluso questo, chiaramente) rapporti da una sola settimana e mezza, ma ho capito che il bisogno di sentirci così vicini è costante.
«Holland, ti prego va un po' più veloce.» mi morde e succhia il labbro inferiore facendomi gemere sommessamente. Comunque, faccio come mi dice e, in cambio, ottengo dei piccoli e rochi ansiti che soffoco con baci carnali.
Pochi secondi e qualche spinta dopo, io vengo sussurrando il suo nome continuamente, come se fosse un mantra. Ma, il mio raggiungimento del piacere, non mi fa fermare; mi muovo ancora abbastanza velocemente per far raggiungere il culmine ad Harry.
«Holland, piccola.» ringhia facendo vibrare fortemente il suo petto; segno che sta per venire dentro di me.
«Harry, lasciati andare.» ordino per la seconda volta; mi ascolta. Quindi, preso da quella fortissima sensazione chiamata orgasmo, capovolge velocemente le posizioni, standomi di sopra. Lo ringrazio mentalmente (sono davvero sfinita) e lascio che lui detti velocità e intensità della spinte; sono completamente sua, al momento.
«Piccola, piccola, piccola.» pronuncia sempre più velocemente e, qualche secondo dopo, sento che si libera al mio interno.
Viene con piccoli fiotti caldi che mi fanno rabbrividire e fremere, nonostante io abbia già raggiunto il coito. Stremato, stanco e sfinito (aggettivi che tra loro sono sinonimi, ma è per rendere al meglio l'idea; anche se penso che non esistano parole per farlo), si accascia sopra di me.
«Grazie.» mi dà un bacio nella spalla, nella quale la sua testa è dolcemente poggiata.
«Per cosa?» chiedo, allora, ingenuamente.
«Per tutto.» sospira e infila le braccia sotto il mio esile corpo, per abbracciarmi.
Poco dopo, quando ci alziamo per raggiungere la festa (nessuno dei due vuole farlo, ma è necessario), sento qualcosa crescere dentro di me. Una sensazione magnifica che non so come definire; che sia più di un piacere?
«Harry, andiamo.» dico mentre sistemo i miei capelli davanti lo specchio decorato che vi è appeso vicino l'ingresso.
«Holland, aspetta.» mi ferma, afferrandomi il polso esile e tirandomi verso di sé.
Odio quando succedono cose del genere, mi rendono più vulnerabile di quello che vorrei mostrare alle persone. Ma, soprattutto, odio quando è Harry a rendermi tale; Dio!, vorrei uccidermi per tutti questi complessi mentali che mi affliggono. Detesto tutte queste domande che affiorano nella mia mente, perché sono delle dannatissime questioni che non hanno una risposta, non hanno una soluzione, ma... pensandoci meglio: è il mio fratellastro Harry. È lui la soluzione a tutti i miei problemi; solo che non posso ammetterlo o, meglio, il mio orgoglio non vuole permettere che io lo faccia.
«Sei una delle persone più belle che io conosca e volevo ringraziarti,» inizia, penso, uno dei suoi grandi monologhi su come tenga a me; non che mi dispiacciono, sia chiaro. Ma la cosa mi imbarazza alquanto e non posso sopportare il rossore che si diffonde per le mie guance; non ero mai arrossita prima d'ora.
«quindi per favore non interrompermi.» dice seriamente, guardandomi meglio come mai aveva fatto prima d'adesso. Intensamente e passionalmente, non penso esistano altri termini per descrivere lo sguardo con cui mi osserva.
«Non l'avrei fatto comunque.» ridacchio io riferendomi al fatto che non voglia essere interrotto.
«L'hai appena fatto, amore.» mi fa notare e, a quel piccolo nomignolo, il mio cuore si scalda facendomi mordere il labbro inferiore.
«Parla.» ridacchio allora, cercando di fargli intendere quanto io sia curiosa delle sue prossime parole, ma, allo stesso tempo, spaventata da quella che possa essere una mia reazione. Odio questa mia impulsività, ma fa parte del mio essere; quindi, perché cambiarla?
«Dicevo... Sei una delle persone più belle che conosca, anche se sei anche una di quelle che mi fa soffrire di più.» inizia, finalmente, con il suo lungo monologo che oserei chiamare flusso di coscienza, in quanto stia dicendo tutto quello che pensa senza "peli sulla lingua" (so che è una locuzione strana, ma è per rendere l'idea al meglio).
«Ho provato con tutto me stesso a non amare i tuoi occhi, le tue labbra, il modo in cui mi tocchi, tutto. Ho provato a non amare niente del tuo essere, di te, ma è stato tutto più che inutile. Come faccio a non adorare la persona che mi ha salvato da una vita senza emozioni, senza sensazioni, senza piacere. Come faccio?» si avvicina piano piano al mio corpo intrappolato tra la sua alta figura e la porta in legno dietro di me; mi sento in trappola.
Ma non in senso fisico, mi sento in una trappola che, diamine, può essere definita quasi letale. È iniziato tutto dal sesso, un atto carnale che non doveva mischiarsi con un qualcosa di più. Non dovrei provare questo; assolutamente no. Ma non penso si possano controllore i propri sentimenti, soprattutto se il protagonista di essi è qualcuno di perennemente presente; in tutti i sensi che questo termine può assumere. Perché, volente o nolente, devo ammettere che Harry c'è sempre stato e, penso, sia l'unico che per sempre ci sarà. Insomma, sopporta solamente lui: i miei sbalzi d'umore, i miei vari comportamenti disagiati e le mie enormi stupidaggini.
«Holland, quello che sto cercando di dirti è che non voglio più stare senza di te, voglio poterti abbracciare senza che tu mi urli di lasciarti stare perché mi odi.» a queste sue parole dolci quanti sincere, abbasso lo sguardo diventando rossa e prendendo le sembianze di un pomodoro. So perfettamente che ogni qualvolta lui compie un bel gesto verso di me (come un semplice abbraccio che, però, dato da lui diviene un qualcosa di enormemente magnifico), viene ricompensato con un mio "ti odio", o peggio, con uno sguardo di sufficienza.
«Holland, voglio te e basta. Non mi importano tutte le altre cazzate. Non mi importa neanche di Niall e neanche del fatto che praticamente siamo fratelli. Non mi importa più di una minchia; voglio solo stare con te.» conclude e mi stampa un veloce bacio a stampo che mi fa intendere quanto abbia bisogno di me. Non che io non necessiti la sua presenza, no di sicuro.
«Harry, lo sai anche tu che non possiamo ufficializzare questa cosa.» e giuro che il mio non è un rimprovero, o almeno, non è serio; l'ho detto abbastanza bonariamente, poiché la situazione è frustrante persino per me.
«Piccola...» attira la mia attenzione mentre afferro la maniglia della porta che vi è dietro di me.
«No, Harry.» lo richiamo guardandolo abbastanza male; per quanto male io possa osservare il mio bellissimo fratellastro.
«Sì, Holland.» annuisce alla sua stessa affermazione e si sporge verso di me con il capo inclinato, come se volesse studiare meglio la mia espressione (penso sia esterrefatta, in questo momento).
«No, Harry.» la mia voce si affievolisce sempre di più, quando mi bacia il collo e mi lecca il lobo dell'orecchio. Dio, questo ragazzo mi fa impazzire come nessuno!
«Sì, Holland.» continua a scendere con le labbra semiaperte e, man mano che raggiunge le mie scapole, lascia una scia umida di saliva.
«Harry.» questa volta balbetto e, agganciando le braccia al suo collo, lo attiro verso di me; sono già eccitata.
«Stai con me, ti prego.» si allontana, mordendosi il labbro e giochicchiando con le sue unghie. Posso percepire il suo nervosismo, nonostante sia ad un metro circa da me.
«Haz...» lo chiamo così per addolcire la situazione; non voglio che stia male per me, basta più farlo soffrire a causa mia.
«Piccola, so che lo vuoi.» mi coglie alla sprovvista con le sue parole, non pensavo fosse evidente che io brami lui ed il suo corpo.
Lo guardo. Non so spiegare cosa stia succedendo dentro di me; capisco solo che il bisogno di esserci per lui in qualsiasi istante, si fa spazio dentro di me ed io non lo posso frenare più. Quindi, in conclusione, prenderò una decisione che, mi piaccia oppure no, uscirà dalle mie labbra con scioltezza e sicurezza assoluta.
«Tu vuoi stare con me? Come una coppia?» domando e, subito dopo, mi rendo conto di aver elaborato male i quesiti; sicuramente l'ho messo in imbarazzo.
«Sì, Holland.» si tortura il labbro inferiore, al che mi avvicino a lui e, con il pollice, levo quest'ultimo dalle grinfie dei suoi denti bianchi.
«Quindi, vuoi essere la mia ragazza?» finalmente pone quella domanda, quella fatidica domanda che tutte le ragazze sognano di aver posto dal proprio principe azzurro.
«Sì.».
Bastano due semplici lettere, una corta parola a scatenare una reazione del tutto nuova da parte del mio fratellastro. Il suo viso candido è solcato da una lacrima e le sue labbra sono piegate in un sorriso esagerato; non è da lui... O, almeno, non è dalla persona che lui vuole far credere di essere. E sono felice; non so perché, ma sento l'allegria prendere il posto di tutte quelle emozioni tristi e brutte che fanno parte del mio essere.
Una parola per farmi capire quanto io stia sbagliando a stare con Niall, inutilmente oserei dire. Due lettere per farmi capire e quanto io tenga ad Harry. Una consonante ed una vocale per stravolgere il mio intero mondo.
Angolo autrice
Il capitolo è stato completato solo adesso, in quanto io non abbia avuto tempo (si intende materiale) e neanche ispirazione. Il prossimo capitolo verrà postato tra una settimana al massimo, il che è una buona notizia. Scusate l'enorme attesa, ma la scrittura non è una cosa "abituale", non puoi forzare le tue dita. Quindi, nonostante mi dispiaccia tantissimo, non ho una scusa perché non esiste una scusante.
Vi amo, grazie di cuore.
La vostra Tori.
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